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Autore: Lirin Lawliet    21/07/2011    20 recensioni
Ho intenzione di riprendere a breve gli aggiornamenti, abbiate fede!
Ormai, dopo rispettabilissimi diciotto anni vissuti nello spasmodico desiderio di essere baciata (e magari anche sodomizzata, perchè no?) dalla fortuna, era giunta all'inoppugnabile conclusione che qualsiasi progetto avesse tentato di portare a termine sarebbe stato inevitabilmente disturbato da un morboso e sadico inconveniente che l'avrebbe portata a ricominciare tutto daccapo. Era un classico caso di A.S.N.C.M.S.; sigla che, per chi nasceva con la sfiga saldamente avviluppata al patrimonio genetico, aveva un significato quasi profetico: alla sfortuna non c'era mai scampo.
Un soggetto su un milione nasce con l'abbonamento alla sfiga cronica, la peculiarità di ingrassare con l'ossigeno, la dirompenza atletica di un bradipo paraplegico e la tendenza a sviluppare brufoli negli unici giorni in cui sarebbe estremamente gradita la loro assenza... E Nabiki Tsukiyama, franco-giapponese, figlia di mezzo (e perciò, già sfigata di suo!) era nata proprio sotto quella cattiva stella.
[Pairings: MORI X OC / HIKARU X KAORU / TAMAKI X HARUHI X HIKARU]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Takashi Mori Morinozuka, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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nota: questo capitolo contiene un po' di slash, ma per attenermi alle regole del sito, e trattandosi Hikaru e Kaoru di due fratelli, le descrizioni sono state scritte in modo leggero. Lo so, lo so... Non ditemelo! E' una pena anche per me, ma purtroppo le regole sull'incesto devono essere osservate. Non vorrei proprio che mi cancellassero la storia per un errore del genere.

 

 

.LA BOTTEGA DEI DESIDERI.

 

Decimo ingrediente:

La bottiglia del destino

 

 

Ariete

Fortuna: Tempo di cambiamenti! Tempo di cambiare casa! Sì, dovrai proprio cambiare casa, in quanto la tua sta per essere distrutta. Come dici? Ah, non puoi permetterti una casa nuova? Non fa niente, le stelle ti vogliono bene e mi dicono che la riavrai... Sfasciata, distrutta e allagata, ma la riavrai.
Soldi? Come no! Tantissimi... Quelli che spenderai per rimettere la casa in condizioni decenti!

Salute: è molto grave, piccola arietina... Mi sento quasi in imbarazzo a parlartene, ma il codice d'onore degli astrologi mi impone di dirti la verità, e solo e soltanto la verità; infatti devi sapere che così come i medici fanno il giuramento di Ippocrate, noi astrologi facciamo quello di Giucas Casella... Comunque, ora siediti un attimo e fai un bel respiro. Sei pronta? Bene... Le stelle mi dicono che sei affetto da una forma aggressiva di CASTITA'.
Ma non disperare! Una cura esiste... Beh, certo, per quelli messi male come te sarà difficile trovarne una disposta a guarirvi. Ma ciò non toglie che la cura c'è. Dovete solo convincerla ad aiutarvi (Urino Suimuri consiglia la tecnica della fontana di lacrime. Di solito funziona!).

Amore: In amore, troverete una compagna ideale in un luogo inaspettato. Seguite bene le istruzioni delle stelle:
Vedete quell’escrezione carnosa che vi esce dalla spalla? Seguitela verso il basso. Ci siete? Bene. Ora, vedete quella sorta di giuntura? Ecco! Si chiama "gomito", e voi siete sulla giusta strada. Proseguite sempre dritti e troverete un incrocio a 5 biforcazioni. Perfetto: in gergo giovanile quella viene chiamata Federica, e non vi lascerà mai da soli. Fatene buon uso!

 

Benchè Takashi Morinozuka sembrasse fatto al cento per cento di pura roccia vulcanica ed avesse la stessa espressione cucciolosa di un Tyrannosaurus Rex appena svezzato, fondamentalmente, era la persona più innocua e goffa del mondo. Infatti, da una parte c'era "Mori-senpai": il Tipo Selvaggio; il ragazzo silenzioso; il campione nazionale di kendo; l'ultimo dei samurai; quello che non avrebbe cambiato espressione nemmeno se lo avessero investito con un treno merci... E, dall'altra, c'era semplicemente "Takashi": l'impacciato, timido, premuroso Takashi; quello che puntualmente sbagliava i pronostici, che scivolava sulle bucce di banana superstiti e che, addirittura, era arrivato a sprofondare nella depressione per non aver ricordato al cugino di lavarsi i denti prima del riposino... Per ben due volte!
Perciò, si può facilmente intuire la gravità di questo gesto.

Dunque, cos'avevano in comune le due facce di questa medaglia? Ma, ovviamente, Mitsukuni!
Dopotutto, l'anno precedente Tamaki aveva sapientemente espresso il concetto, quando Ritsu Kasanoda (uno yakuza con evidenti carenze d'affetto) si era recato all'Host Club con l'intenzione di diventare il suo apprendista. Ricordava perfettamente le parole che il Re del Club aveva rivolto a quel povero diavolo dai capelli rossi; e il sol pensiero gli causava ancora le vertigini...

«Ascolta, Casanova-kun, sebbene tu e Mori-senpai abbiate qualcosa in comune, c'è un elemento che ti manca del tutto: l'Accessorio Adorabile! Infatti, se guardi attentamente Mori-senpai ti accorgerai che ha un aspetto spaventoso, e potrebbe darti un'impressione congelante; ma cosa succede se gli mettiamo Mitsukuni sulle spalle? Lo scenario cambia! E' come vedere il Gigante Orso con un Coniglietto! Inoltre, questo oggetto è anche una copertura per la natura silenziosa di Mori-senpai, perchè mettendo semplicemente Honey accanto a lui le persone immagineranno che Takashi sia una persona molto aperta... Ma, sfortunatamente, Mitsukuni ha un contratto a lungo termine con Mori-senpai, perciò non possiamo prestartelo!»

E, lì per lì, Takashi aveva creduto che Kasanoda si sarebbe talmente innervosito per quel rifiuto che avrebbe finito con lo scagliargli contro una Maledizione Senza Perdono.
Magari, un Avada Kedavra. O un Avada Kebab... O un Kebab, e basta! Sarebbe stato agghiacciante in ogni caso.
Ma il punto era un altro; e cioè che, da quando Tamaki gli aveva fatto notare che tutto il suo fascino era dovuto esclusivamente alla presenza del cugino, Takashi aveva il terrore di fare qualsiasi cosa senza di lui (...No, non al punto di chiedergli di fargli compagnia anche al bagno!). Infatti, il solo pensiero di dover parlare con qualcuno che non fosse strettamente legato all'Host Club lo faceva sentire quasi nudo. Perciò, si potrebbe dire che Mitsukuni era «la mutanda d'emergenza» di Takashi.
D'altra parte, a nessuno dei due cugini era mai venuto in mente di separarsi. Erano cresciuti insieme; erano l'uno l'appendice dell'altro, neanche fossero stati legati a filo doppio da un cordone ombelicale. Erano, come si suol dire, indispensabili l'uno all'altro... Almeno, finchè Takashi non aveva deciso di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza, evitando così di assecondare le scelte di Mitsukuni che, invece, si era iscritto a Scienze e Tecnologie. L'unica precauzione a riguardo era stata quella di assicurarsi che il cugino interrompesse il legame simbiotico con il suo coniglietto di peluche almeno durante le ore di lezione. Insomma, erano arrivati ad un non tanto tacito accordo; ma, alla fine, il compromesso aveva finito per soddisfare entrambi senza causare spargimenti di sangue o attacchi d'ansia da parte del Re.
L'ostacolo più grande per Takashi, invece, era stato un altro: Reiko Kanazuki, la pseudo-cira-meno-quasi fidanzata di Mitsukuni. Da quando avevano iniziato a frequentarsi, i pomeriggi di Takashi si erano riempiti di maledizioni, wara ningyo* e bamboline woodoo; e spesso e volentieri aveva dovuto studiare al buio a causa della fotofobia del migliore amico della Kanazuki: Nekozawa-senpai. Un depresso Nekozawa-senpai, per la precisione! Infatti, da quando aveva perso la testa per Nabiki, il presidente del club di Magia Nera non faceva altro che preparare improbabili filtri d'amore, il cui puzzo pestilenziale avrebbe potuto stendere un esercito di zombies affamati; tanto che, quando lo aveva raccontato ai gemelli in un raro momento di esasperazione, gli avevano chiesto se per caso Nekozawa non stesse cercando di effettuare l'esperimento dell'Imprigionamento del Peto... Inutile dire che Takashi non aveva la minima intenzione di scoprire se avessero ragione, o meno.

Insomma, dove c'era Nekozawa, c'era Reiko; e dove c'era Reiko, c'era Mitsukuni. Il problema era che dove c'era Mitsukuni c'era lui!

Infatti, prelevarlo dalle grinfie di quei due pazzi non era stato affatto facile, ed aveva richiesto un accuratissimo e delicatissimo piano tecnico/tattico, studiato in ogni più piccolo dettaglio... Praticamente, aveva affittato il DVD di The Ring e li aveva lasciati lì, nella speranza che lo guardassero in contemplazione mistica e che elegessero Samara Morgan a loro personale divinità oscura. Infatti, con un po' di fortuna, non si sarebbero nemmeno accorti della loro assenza; e così, forse, il pomeriggio sarebbe stato relativamente salvo.
Dopotutto, com'era che si diceva? «A mali estremi, estremi rimedi.»

E Takashi Morinozuka aveva proprio bisogno di un rimedio estremo!

La sola idea di presentarsi a casa di Nabiki senza la sua arma migliore lo gettava nel panico più totale per dieci motivi diversi, molti dei quali avevano a che fare con domande del tipo: «Cosa le dirò?», «Ma dovrò per forza parlare?», «E se le spiegassi la storia con dei disegnini?» per poi terminare con un «Ma perchè mi hanno incastrato in questa situazione?». D'altra parte, Takashi era consapevole del fatto che, quando Nabiki era nei paraggi, gliene capitavano di tutti i colori: salvataggi in extremis di coniglietti suicidi; operazioni di spionaggio non previste; arruolamenti nei cast di film yaoi, e chi più ne ha più ne metta! Insomma, la sfortuna di quella ragazza si diffondeva per osmosi. E, purtroppo per tutti, quella sfiga, combinata alla sua goffagine, creava un mix ancora più micidiale degli intrugli flatulenti di Nekozawa-senpai. Ecco perchè confidava nella presenza del cugino che, più che un essere umano, aveva ormai raggiunto lo stadio di "medicina universale".
Quindi, quando aveva bussato alla porta di Nabiki era ancora relativamente tranquillo (nonostante la visione della ragazza seminuda avesse rischiato seriamente di distruggere l'espressione da blocco di cemento per cui si era allenato tutta la mattinata). Dopotutto, c'era Mitsukuni con lui; no?

Eppure, quando finalmente poterono accomodarsi nel minuscolo appartamento della ragazza, Takashi sentì l'ansia montargli dentro, neanche avesse una frusta elettrica al centro dello stomaco che si divertisse a trasformare tutta la sua agitazione in pesanti, indigesti blocchi di meringa. Fortunatamente, Mitsukuni aveva già iniziato a saltellare per la stanza, ora adocchiando una fotografia buffa, ora braccando un pachidermico gattone a pelo lungo, che si guardava intorno alla ricerca di una via di fuga che non c'era. In quel momento, Takashi benedì suo nonno materno per aver generato sua zia: la madre di Mitsukuni. Cos'avrebbe fatto senza di lui?
Già s'immaginava la scena: lui che entrava, lei che lo accoglieva in casa, lui che la guardava, lei che ricambiava lo sguardo... Ed eccolo lì, il dannato silenzio imbarazzante, capace di surgelare ogni cosa nel raggio di dieci chilometri. Oh Kamisama... E se le avesse congelato il gatto? Dopo come lo avrebbe sbrinato? No, non voleva nemmeno pensarci!
Già. Non aveva neanche motivo di farlo, dopotutto: con un po' di fortuna, suo cugino avrebbe vomitato ettolitri di parole al posto suo; e lui sarebbe tornato a casa senza sentirsi un perfetto imbecille.

Peccato che non andò così.
Non andò assolutamente così.

«Ehm... Allora, io andrei ad asciugarmi i capelli. Ci metto poco, promesso.» iniziò Nabiki, guardandosi intorno come se si aspettasse di vedere le telecamere di Scherzi a Parte puntate su di lei «Voi fate pure come se foste a casa vostra. State solo attenti al gatto.» si raccomandò, avviandosi verso il bagno.
«Perchè? Graffia?» chiese Mitsukuni, indicando la bestiola, che aveva tutta l'aria di dire "Non mi prenderai mai vivo!" mentre cercava di mimetizzarsi con il tappeto.
«No, è che spesso tenta di suicidarsi lanciandosi dalla dispensa. Il problema è che non ha ancora capito che i gatti cadono sempre sulle quattro zampe.» rispose l'altra; poi arrossì, come se si fosse improvvisamente resa conto di aver detto una cosa assurda «S-Sta cercando di imparare. Sì, insomma, state attenti che non sia la volta buona che capisca come deve fare.» concluse, richiudendosi la porta alle spalle.
Takashi rivolse uno sguardo eloquente al cugino che, di rimando, esplose in una risata che ricordava spaventosamente da vicino un coro di campanellini.
«Nacchan è proprio forte. Vero, Takashi?» chiese, accostandosi ad un mobile basso su cui erano disposte disordinatamente alcune fotografie.
«Sì.» rispose, stupendosi del sorriso spontaneo che subito gli arricciò le labbra.
Dopotutto, apprezzare ciò che piaceva a Mitsukuni era quasi sempre facile; infatti, se aveva dovuto fare violenza su se stesso per accettare Reiko Kanazuki, fare altrettanto con Nabiki non aveva comportato alcun problema: era stato facilissimo, se non addirittura naturale. Se non altro, Tsukiyama non dormiva in una bara foderata di chiodi, a differenza di quella pazza della sua futura cognata... E tanto gli bastava per trovarla simpatica a pelle. Il problema era capire se la simpatia era reciproca; perchè, infatti, se non gli era mai interessata molto l'opinione che le fans avevano di lui, stranamente, si era scoperto curioso di conoscere quella di Nabiki.

Ti sconvolge il fatto che sia lei a capire te, mentre tu la vedi come un'equazione al cubo irrisolvibile. Non era mai successo, eh? - gli suggerì la coscienza; coscienza, che aveva la stessa voce di suo fratello Satoshi: il suo alterego -Forse, sei solo curioso di capire perchè quando ci sei tu, lei scappa.

Già, forse era così.

«Vieni a vedere, Takashi! Nabiki suonava il piano. Tu lo sapevi?»
Takashi scosse il capo in segno di diniego; quindi, si accostò al cugino e, senza rendersene davvero conto, si portò la foto al viso per osservarla con più attenzione. Doveva essere un ricordo di famiglia, pensò, contando ben sei soggetti vagamente sorridenti. Li studiò attentamente, da sinistra verso destra. C'era un uomo sulla cinquantina, alto, dai tipici tratti orientali; una donna bionda, occidentale, un po' in sovrappeso e con l'espressione sciocca di un lemure del Madagascar; una ragazza bellissima, bionda anche lei, e con magnetici occhi azzurri come quelli della madre, che sembrava voler avere un rapporto sessuale con l'obiettivo della macchina fotografica; un'altra ragazza, mora e più giovane, con il naso seppellito in un libro di chimica; e poi, c'era lei... Una ragazzina bassa e cicciottella, col viso infestato da una colonia di brufoli purulenti, lunghi capelli corvini e occhi verdi, annoiati, di chi preferirebbe fare un tuffo dalla cima dell'Himalaya anzichè trovarsi lì.
Quella era Nabiki. O meglio: quella era stata Nabiki.
La cosa più strana era che nessuno dei suoi parenti sembrava essere felice per lei, anche se Nabiki in quella foto stringeva una coccarda con il numero 17.
Beh, si era classificata diciassettesima, dopotutto...!
Insomma, nessuno di loro le stava vicino; nessuno, ad eccezione di una donna giovane che, stranamente, somigliava in modo inquietante a...

«Takashi, sei nervoso.» affermò Mitsukuni, interrompendo il flusso dei suoi pensieri «Hai l'aria strana. E' per Nacchan?»
«Uhm... No.» rispose, distogliendo lo sguardo.
Mitsukuni non si arrese, continuando a studiarlo con occhi indagatori. Takashi sospirò lievemente.
«E se... Se io non...?»
La domanda di Takashi venne interrotta da un tuono; l'ennesimo di quel pomeriggio. La stanza venne illuminata per un breve istante e, subito dopo, un'ombra minacciosa si disegnò sul pavimento. Takashi e Mitsukuni inorridirono: Napoleone stava cercando di lanciarsi dalla dispensa.


..


«Stai calma. Stai calma. Stai calma.» si ripeteva Nabiki, frizionandosi spasmodicamente i capelli con un asciugamano pulito «Non è niente di grave: c'è solo Takashi di là.»

Infatti, mica è grave? Ti sta solo venendo un infarto! Credo che dovresti farti trapiantare un cuore di riserva, perchè se continui così non durerai altri dieci minuti.
Non c'entra niente! Semmai è colpa di Light Yagami... Sì, dev'essere così! Ha scritto il mio nome sul Death Note e io sto per morire di crepacuore.
Scarichi sempre le colpe sugli altri! Guarda in faccia la realtà: sei cotta. Così cotta, che tra poco ti squaglierai e dovremo raccoglierti con il cucchiaino.
Beh, magari sottoforma di pappina liofilizzata riuscirò a mimetizzare la cellulite, no?! Dici che prima l'ha notata?
Credo di no... Il suo sguardo era fisso sull'accappatoio color vomito. Ma dico, ma li hai mai visti i film? Di solito, in queste scene la protagonista sfigata indossa una canottierina ascellare ed un paio di pantaloncini modello "struprami a tradimento"... E tu invece che fai? Vai ad aprire la porta vestita come un netturbino.

«E sta' un po' zitta, dannazione!» gridò Nabiki, pentendosene subito dopo. Sperò che nè Mitsukuni nè Takashi l'avessero sentita, e continuò ad asciugarsi i capelli con maggior energia «Devo chiamare Ranka-san.» aggiunse, agguantando il cellulare. Compose il numero del padre di Haruhi ed attese pazientemente che qualcuno si decidesse ad accettare la chiamata...
«Moshi moshi? Qui è Ranka, il tuo sogno proibito. Dimmi tutto, gioia mia! Ogni tuo desiderio è un ordine per me, padroncino caro.»
Nabiki inorridì. Quello doveva essere l'approccio sexy di quel pazzo travestito da pazza?
«Faccia poco lo spiritoso, Fujioka-san. Qui è la Polizia di Stato e lei è stato denunciato per oltraggio al pudore.»
«C-C-Cos...? Io... Ehm... Ma non è possibile! Ci d-deve essere un e-er-rore!»
Nabiki scoppiò a ridere, rischiando di sbattere la fronte contro il lavandino.
«Baka! Sono Nabiki! Puoi stare tranquillo.» disse, asciugandosi le lacrime «Devo chiederti un enorme favore.»
«Brutta str...!» Nabiki allontanò la cornetta ed attese che le bestemmie del padre di Haruhi cessassero «Cosa accidenti ti fa credere che ti aiuterò, eh? Dopo uno scherzo del genere, poi! Dico, ma lo sai che io sono anziano?! Non si fanno questi giochetti.»
«Uno: me lo fa credere il fatto che potrei dimezzarti lo stipendio. Due: hai meno di quarant'anni, perciò non sei ancora anziano... Sei diversamente giovane, ecco.»
«Cosa vuoi?» chiese Ranka-san, sbuffando.
«Oggi non posso lavorare, perciò devi andare tu alla Bottega dei Desideri. Non preoccuparti per i dolci: nel retrobottega c'è l'insegna del "Chocolate Day". Con questo tempaccio, una cioccolata calda è proprio quello che potrebbe attirare i clienti. Devi solo sciogliere il cioccolato nel latte ed aggiungerci un po' di zucchero, stai tranquillo.»
«Com'è che adesso fai tutta la carina?» chiese Ranka-san, sospettoso «C'è di mezzo un uomo, non è vero?»
Nabiki sorrise.
«Direi più di uno. In effetti, sono due.»
«Hai capito! E io che pensavo non valessi quattro soldi, e invece ti fai valere, eh? Brava, brava. Ora so che mia figlia non deve frequentarti.»
«Gnègnègnè!» lo scimmiottò lei «Ora sbrigati, e vai al negozio. Se domani La Bottega sarà ancora in piedi, ti regalerò un weekend di ferie.»
«Sì, vado, vado...»
Il Travestito Malefico riagganciò.

Peccato che Nabiki fosse del tutto ignara delle sue mosse: infatti, proprio mentre la pasticciera si apprestava ad ingoiare mezzo tubetto di dentifricio, ond'evitare di tramortire Takashi con possibili ondate di alito mortifero, Ranka-san compose il numero di Kyouya e gli spiegò tutta la situazione...


..


Quando Nabiki ebbe finito di dire le sue preghiere, tornò in salotto, dove trovò Mitsukuni praticamente seppellito nei meandri del suo frigorifero (probabilmente, alla ricerca di qualche dolcetto) e Takashi comodamente sdraiato sul divano, intento nell'accarezzare Napoleone. Il pachidermico felide si era completamente abbandonato alle carezze del ragazzo, tanto che emetteva fusa più assordanti di uno schiacciasassi e i suoi occhioni d'ambra scintillavano estasiati, come in preda ad un orgasmo platonico. Quasi quasi, Nabiki potè vedere Takashi in gattovisione perchè, dal punto di vista di Napoleone, il ragazzo era circondato da petali di rosa immaginari e i suoi denti scintillavano come quelli della pubblicità delle Vivident.

Cose da pazzi... Ora ho persino un rivale con la coda! Questo è troppo!
Dai, tranquilla. In quanto a peluria se non altro potete competere. Anzi, mi sa che ti serve proprio una bella ceretta.
Ma tu ancora parli? Ma una vacanza non te la prendi mai?
E perdermi un simile divertimento? Giammai!
Giambico!
E cosa c'entra?
E' un tipo di verso della metrica latina.
Sì, ma cosa c'entra?
Niente. Era solo un'associazione di idee...
Tu devi farti rinchiudere. Sul serio. Questa cosa potrebbe degenerare da un momento all'altro.

«Ehm... Ok, dopotutto vi avevo detto di fare come se foste a casa vostra.» iniziò Nabiki. Takashi la guardò, ma non parlò; Mitsukuni era ancora saldamente avviluppato al frigorifero.
Nabiki si schiarì la voce, in imbarazzo.

O non ti hanno sentita o non ti hanno proprio considerato. Ritenta!

«Pensi che inizio studiemmo potrare?» chiese.
Stavolta, sia Takashi che Mitsukuni la guardarono, sì, ma con le sopracciglia aggrottate.
«Volevo dire: pensi che adesso potremmo iniziare a studiare?» si corresse, arrossendo vistosamente. Spesso, quando era nervosa, le accadeva di mischiare le parole insieme.
«Certo.» acconsentì Takashi, abbandonando il divano con un unico movimento fluido. Napoleone lo seguì, adorante, strusciandosi contro le gambe perfette.
«Al signor Micio piace Takashi! Prima lo ha salvato da una brutta caduta.» cinguettò Mitsukuni, accomodandosi sul divano del salotto «Posso guardare la tv, Nacchan?»
Nabiki non vide lo sguardo terrorizzato di Mori-senpai, per cui acconsentì senza problemi, ed indicò a Takashi il tavolo della cucina nella stanza adiacente.
Avrebbero studiato lì.

«Allora... Da cosa vuoi iniziare?» chiese Takashi, senza degnarla di uno sguardo. Il suo naso seppellito fra le pagine del libro di storia.
«Ehm... Dall'inizio?»
«Dall'era Tokugawa?» chiese Takashi, leggermente sconvolto «Ma parte dal milleseicento.»
Nabiki chinò lo sguardo, raggiungendo il punto di fusione del piombo.
«No... Ehm... Io intendevo dall'inizio-inizio. Dall'epoca Yayoi: la preistoria.»
Takashi si lasciò sfuggire il libro dalle mani e la guardò come se si aspettasse di vederla ridere e dirgli che stava soltanto scherzando.
Poi, notando che la ragazza non si degnava di dare ascolto alle sue preghiere, sospirò.
«Lo so che devo sembrarti stupida. Dopotutto, si tratta soltanto di storia... Non ci vuole un genio per impararla.» disse la pasticciera, distogliendo lo sguardo «Il fatto è che in Francia ho studiato la storia occidentale, e mi mancano proprio le basi di quella giapponese. E' per questo che ho sbagliato il test, quindi non devi pensare che sono una cerebrolesa con il cervello di un calamaro, per favore.»
Mentre lo disse, Nabiki si morse il labbro inferiore. Quando trovò il coraggio di rialzare gli occhi, Takashi stava sorridendo. Sembrava divertito.
«Ho di nuovo parlato troppo, vero?»
Inaspettatamente, una mano di Takashi si librò nell'aria, descrisse un arco perfetto e si posò delicatamente sul suo capo. Le accarezzò i capelli in un gesto di incoraggiamento.
«A me non dispiace.» la rassicurò.
«Neanche a me!» si affrettò a dire l'altra, avvampando «Cioè, non nel senso che anche a me non dispiace parlare troppo, nel senso che non mi dispiace che a te non dispiaccia.»
Takashi dovette sopprirmere l'ennesimo sorriso al di sotto della sua maschera di ghiaccio.
«Ok, forse mi dispiace di più che tutto quello che dico oggi non abbia il minimo significato. Facci l'abitudine: è probabile che peggiorerò!»
«Sono qui apposta.»

Fu allora che Nabiki partorì un pensiero semplice. Minuscolo, eppure fondamentale.
Takashi non era solo un bel ragazzo: Takashi era un bravo ragazzo.
E le piaceva, le piaceva da impazzire... Perchè era un piacere che andava ben oltre l'apparenza. Era un sentimento che stava iniziando a scavare in profondità, lì dove Nabiki era più vulnerabile; infatti, se l'aspetto di Takashi poteva essere un piacevole passatempo, una fantasia capricciosa, che non avrebbe comportato alcun male, il fatto che potesse piacerle anche per la sua personalità, beh... Era allarmante.
E immensamente, incommensurabilmente meraviglioso...

Non so perchè, ma ora che lo conosco un po' meglio e ci parlo tranquillamente, mi sembra più umano. Più raggiungibile.
Ok, ma per baciarlo ti servirebbe comunque uno scaletto a tre gradini, gioia mia.
Intendevo solo dire che ... Argh! Ma perchè perdo tempo a spiegartelo?

Così, un'ora volò senza particolari problemi. Mitsukuni guardava una puntata di Doraemon in tv, e Nabiki e Takashi continuarono a studiare, finchè, dopo l'ennesimo tuono, ci fu un blackout. Il silenzio e l'oscurità si accartocciarono su loro stessi, come serpi che tendessero un agguato. La stanza sparì e, con essa, scomparve ogni cosa. Solo il ronzio del frigorifero continuò a riempire il silenzio.
«E' andata via la corrente?» chiese Mitsukuni, dal soggiorno.
«Oh no...» biascicò Nabiki, aggrappandosi al tavolo neanche fosse la sua unica àncora di salvezza.
«Che hai?» fece Takashi, tranquillo.
«Niente.»

Te la stai solo facendo sotto dalla paura!
E che ci posso fare se ho il terrore del buio!?
Ma cosa c'è di così spaventoso, scusa?
Niente... A parte le cose che si muovono nel buio. Insomma, se non si comportassero così vorrebbe dire che non avrebbero cattive intenzioni. E invece lo fanno! Quindi sono pericolose!
Idiota! Non c'è niente nel buio... A parte Takashi. Lui ti sembra pericoloso?

Un attimo dopo, Nabiki si sentì avvolgere da un braccio e per poco non cacciò un urlo che avrebbe spaccato anche i diamanti.

«Sono io.» le disse lui «Andiamo a cercare le candele. Se inciampi, ti prendo io.»

Ripeto: ti sembra pericoloso?
No: mi sembra pericolante, a giudicare da come mi è finito addosso! E la cosa mi starebbe benissimo, se non fossi terrorizzata!

Così, Nabiki si lasciò sostenere da Takashi, rischiando più volte di sfasciarsi un fianco contro una sedia o di pestare la coda del gatto. Inizialmente, il terrore le impedì di comprendere qualsiasi cosa che non avesse a che fare con l'assoluta necessità di non gridare; perchè, onestamente, rendersi ancora più ridicola agli occhi di Takashi era l'ultima cosa che avrebbe desiderato. Dunque, insieme camminarono lentamente, finchè Nabiki non riuscì a trovare il cassetto in cui teneva le candele. Stava quasi per esultare, vittoriosa, quando un agghiacciante colpo alla porta dell'ingresso la fece sussultare, tanto che per poco non le sfuggirono le candele di mano.
Un altro colpo provenne dalla porta e, in quel momento, Nabiki seppe che Takashi la stava guardando interrogativamente.

«Aspettavi qualcuno?»
«No...»
Un altro colpo ancora.
Takashi si mosse, ma Nabiki lo strattonò per una manica della camicia.
«Non andare! E se fosse un maniaco? O un ladro? Peggio: pensa se fosse Kamazaki-san!»
«Chi è Kamazaki-san?» chiese Mitsukuni, dal soggiorno.
Un altro colpo. Un secondo. Un terzo.
«Dobbiamo controllare, non pensi?» ripetè Takashi, cercando di allontanarsi nuovamente «Magari è qualcuno che ha bisogno di aiuto.»
«Non farlo!» gridò Nabiki, sbilanciandosi per placcare il ragazzo... Ma, inavvertitamente, inciampò in una piega del tappeto e crollò sul pavimento, trascinandosi dietro anche lui. La testa di Takashi era così pesante che per poco non le ruppe una costola, e soltanto dopo la pasticciera capì perchè proprio una costola, e non, per esempio, un femore. Takashi, invece, evidentemente non aveva capito subito dove fosse atterrata la sua cara testolina, poichè impiegò qualche secondo per scostarsi dall'abbondante (ed onnipresente) seno della ragazza. Il suo imbarazzo era così palese che Nabiki percepì un repentino aumento della temperatura, ma, ciò nonostante, nessuno dei due osò muoversi, quasi sentissero che se lo avessero fatto avrebbero avvertito una mancanza spiacevole. Era dolce quella vicinanza: sapeva di paura ed eccitazione; era come avere uno spettacolo pirotecnico al centro dello stomaco: bruciava, ma era anche incredibilmente piacevole. Nabiki non avrebbe saputo dire se avesse caldo o freddo: sapeva solo che quei brividi, di qualsiasi natura fossero, erano quanto di più sublime avesse mai provato. Soltanto allora, realizzò tutte quelle cose che prima non aveva colto a causa della paura: l'odore di menta piperita di Takashi, la mano grande e calda adagiata inconsapevolmente sulla sua coscia, il suo respiro rovente che le solleticava la fronte...
Una diffusa sensazione di calore le incendiò i lombi quando si rese conto di avere il battito ed il respiro eccessivamente accelerati. Era in qualche modo doloroso, eppure era anche, e soprattutto, piacevole. Estremamente piacevole. Si accorse, con sorpresa, che le stava girando la testa, tanto che il pavimento le sembrò improvvisamente fatto di gomma piuma.

Oh mio dio, ma sta accadendo a me? Proprio a me?
Infatti! Che fine ha fatto la tua sfiga?

Un guizzo rovente le percorse la spina dorsale, quando si accorse di quanto il suo corpo s'incastrasse alla perfezione con quello di lui.

«Nabiki...» la voce di Takashi le giunse vicina, liquida, vibrante, come fosse racchiusa all'interno di un tornado.
«S-Sì?»

Un altro colpo alla porta.

«Ragazzi, andate voi o vado io?» chiese candidamente Mitsukuni, ignaro di aver distrutto l'atmosfera.

Nabiki non rispose: ormai, le sue corde vocali si trovavano in un luogo irragiungibile per lei. Insieme al suo cervello, per intenderci.
Takashi invece deglutì, scostandosi leggermente.

«C-Che stavi dicendo?»
«Mh?» fece lui, quasi cadendo dalle nuvole «Non ho detto niente.»

Un altro colpo alla porta.

«Ho capito. Vado io!» propose Mitsukuni, alzandosi dal divano.

Un attimo dopo, Hani-senpai aprì la porta, e la luce accecante di alcune torce scrutò rapidamente il buio, finchè non inquadrò del tutto i due ragazzi, ancora rannicchiati sul pavimento. Quando Nabiki riuscì a mettere a fuoco i proprietari di quegli aggeggi infernali, inorridì senza ritegno. Non era possibile!
«Oh-ho, guarda guarda cos'abbiamo qui...» disse qualcuno, sparaflashando tutt'intorno come un fuoco d'artificio.
«Questo non è affatto noioso!» gongolarono due voci all'unisono.
«Mori-senpai, che diavolo stai facendo? Papà non approva per niente!!!»
«Lo sapevo che non dovevamo intrometterci...»

Ah, ecco, dicevo io. Eccola qua, la tua sfiga!


..

 

L'Host Club era al gran completo.
I gemelli non riuscivano ad evitare di sghignazzare come iene ubriache, mentre saltellavano per raggiungere le spalle di Takashi; spalle, sulle quali non mancavano si assestare delle tonanti pacche congratulatorie. Per fortuna, era troppo buio per decifrare l'espressione di Takashi, ma Nabiki era quasi del tutto sicura che, se avesse potuto, si sarebbe scavato la fossa con le proprie mani e ci si sarebbe buttato dentro con un bel tuffo carpiato. Kyouya, dal canto suo, scriveva qualcosa sulla propria agenda, aiutandosi con la luce della torcia elettrica. Tamaki, ancora, si era gettato ai piedi della pasticciera e la supplicava di dirle che stava bene e che nessuno aveva osato violare la sua verginità... Domanda che, ovviamente, ottenne un pugno come cordiale risposta. Haruhi, invece, era rimasta in disparte e si guardava intorno con aria afflitta, come se volesse trovare una spiegazione alla sua stessa presenza in quel covo di matti. Curiosamente, aveva con sè un lettore MP3, ed una delle cuffiette era collegata al suo orecchio sinistro. Quando Nabiki le chiese il perchè di quella stranezza (Haruhi non le sembrava il tipo a cui piacesse la musica), lei si limitò a dire che era a causa dei tuoni.
Nabiki fece spallucce. Aveva sempre pensato che Haruhi fosse strana.

Lei sarà anche strana, ma tu ti sei impadronita di una torcia elettrica neanche se fosse lo scettro del potere assoluto.

«Allora, si può sapere perchè siete qui? Avete interrotto una profonda e sentita riflessione sulle prodezze di Sesshomaru durante il periodo Sengoku.»
«Punto primo: la riflessione che abbiamo visto noi era indubbiamente sentita, ma dovremmo fare un replay per appurarne la profondità!» esordì Hikaru, allusivo.
«Punto secondo: Sesshomaru è solo un personaggio del manga di Inuyasha, e non credo proprio che sul libro di storia ci sia la firma della Takahashi.» concluse Kaoru.
«Punto terzo...» continuò Kyouya «Senza corrente non potete studiare; per cui abbiamo pensato di offrirvi la nostra deliziosa compagnia.»
«Deliziosa, sì... Come un ricciocorno schiattoso* infilato su per il colon!» cinguettò Nabiki, sfoggiando un sorriso falso come Giuda.
«Tu leggi troppa roba per adolescenti, non te l'ha mai detto nessuno?» chiese Kyouya, sibillino «Comunque sia, ormai siamo qui. Che vogliamo fare?»
«Oserei proporvi di andare a giocare a Mosca Cieca sull'autostrada.»
«Giochiamo a nascondino?» suggerì invece il Re, nuovamente entusiasta.
«Nah, già fatto.» dissero i gemelli.
«Beh, allora giochiamo a carte?» propose Mitsukuni, in un turbinio di fiorellini rosa.
«Honey, non c'è luce. Come le vediamo, le carte?» gli fece notare Hikaru.
«Perchè non giocate a "Sparite per sempre dalla mia vita, e chiudete la porta, grazie" ?» propose nuovamente Nabiki.
«Haruhi, tu a cosa giocavi quando eri alle elementari?» chiesero i gemelli, sinceramente interessati, abbracciando la ragazza per entrambe le spalle.
Haruhi parve pensarci seriamente su.
«Beh, al gioco della bottiglia, obbligo o verità...»
«Trovato!» esultarono i gemelli «Giochiamo al gioco della bottiglia dell'obbligo e della verità!»

La notizia ebbe il potere di entusiasmare tutti, ad eccezione di Nabiki e Haruhi, che si scambiarono uno sguardo eloquente, seriamente sconcertate. In realtà, neanche Kyouya sembrava eccessivamente interessato al gioco, ma nonostante tutto si accomodò sul tappeto del salotto, formando un cerchio insieme a tutti gli altri. Haruhi aveva provato a spiegare di non voler giocare, ma i gemelli, tanto avevano piagnucolato, e tanto avevano protestato, che alla fine erano riusciti a convincerla. Nabiki non seppe se chiamare la polizia o accontentarli: ma, in fine, Dio solo sa come, accettò di giocare.
Fu così che si ritrovarono tutti accucciati sul pavimento, formando un cerchio perfetto.
Le torce erano state disposte in modo tale che la loro luce potesse rischiarare solo lo spazio centrale, nel quale svettava minacciosa una bottiglia di Coca Cola ormai vuota.

«Allora, le regole sono queste.» iniziò Hikaru, impugnando la bottiglia «Prima di ruotare la bottiglia, il giocatore deve scegliere fra obbligo e verità. La persona verso la quale punterà la bottiglia dovrà accettare per forza la punizione, così potrà fare lo stesso con qualcun altro.»
«E' un gioco stupido. Non c'è nulla da guadagnare: tutti vengono costretti a dire o a fare qualcosa che non vogliono.» puntualizzò Kyouya; e, per un attimo, Nabiki e Haruhi si sentirono molto meglio, ma poi l'altro aggiunse «Beh, forse può essere interessante. Giochiamo pure.»
Haruhi e Nabiki si afflosciarono come palloncini sgonfi.
«Hika-chan, Kao-chan, posso iniziare io?» chiese Mitsukuni, sfoggiando un paio di occhioni luminosi e grandi come quelli di un cartone animato.
Nemmeno i due perfidi gemelli avrebbero saputo dire di no a quello sguardo; quindi, Mitsukuni ottenne la tanto agognata bottiglia e pronunciò un ultrasonico «Obbligo di baciare Hika-chan!» che, di sicuro, sarebbe stato sentito anche in Mozambico. Subito dopo, ruotò la bottiglia con così tanta energia che occorsero ben cinque minuti perchè si fermasse (durante l'attesa, Takashi aveva quasi rischiato di addormentarsi, ma il terrore di dover baciare Hikaru costituiva un motivo abbastanza valido per lottare contro il sonno). Alla fine, il collo della bottiglia puntò, neanche a farlo apposta, verso Kaoru.
Gli occhi dei due gemellini incestuosi luccicarono di gioia persino al buio.
«Hikaru! Ero così preoccupato!» sospirò Kaoru, lanciandosi fra le braccia del gemello «Cos'avrei fatto se qualcun altro avesse potuto avere le tue labbra? Cosa?»
«Kaoru... Non temere. Loro potranno avere il mio corpo, ma solo tu potrai avere il mio cuore.» recitò l'altro, ancora più melodrammatico del primo.
Kaoru quindi chiuse gli occhi e prese il viso di Hikaru fra le mani, carezzandone la pelle adamantina. Hikaru, in risposta, sospirò languidamente.
«Hikaru...» soffiò Kaoru, sfiorando con le labbra quelle del fratello.
«Kaoru...» gli fece eco l'altro, dischiudendo la bocca per offrirsi a quella del gemello più romantico.
Le loro labbra, così come le loro lingue, finalmente si incontrarono. Si cercarono. Si pretesero a lungo.

Fu un bacio tutt'altro che casto ma, fortunatamente, soltanto Kyouya se ne rese conto. Era troppo buio perchè tutti potessero notare che Hikaru e Kaoru si stavano baciando sul serio. Di solito, i due Tipi Vivaci si limitavano a fingere, al fine di alimentare le sfrenate fantasie delle loro ammiratrici, eppure, ragionò Kyouya, se lontani dai riflettori non avevano alcuna remora nel baciarsi, forse era perchè nella loro intimità questi gesti erano normali. Dopotutto, chi poteva davvero comprendere la natura di un rapporto fra due gemelli? Due gemelli, due persone che, prima di nascere, non erano divise. Erano una sola unità. Una sola anima divisa in due? No, Hikaru e Kaoru erano molto più di questo. Semmai, erano due anime diverse imprigionate in un solo corpo; in un corpo che era identico per entrambi.

«Ehm... Ragazzi, per questo bacio volete un premio Nobel o possiamo continuare a giocare?» chiese il Lord, speranzoso.
«Va bene, va bene. Scelgo "verità".» disse Kaoru, facendo girare a propria volta la bottiglia. Il collo di quest'ultima, puntò dritto dritto contro Haruhi.
A Tamaki per poco non venne un infarto multiplo, mentre l'espressione di Kaoru mutò, anche se nessuno potè vederla a causa del buio.
«Allora, Haruhi...» iniziò il gemello, lisciandosi il mento glabro con aria sibillina «Finalmente puoi dirci chi di noi è il tuo "tipo". Su, spara! Sono proprio curioso di saperlo.»
«Infatti. Haru-chan non ce l'ha mai detto!» gli fece eco Mitsukuni, curioso come un gatto.
«Ragazzi, ma questo gioco è una scemenza. Non è detto che avrei scelto qualcuno, se ne avessi avuta l'occasione.» protestò Haruhi, imbronciandosi.
«Devi rispondere. E' la regola.» precisò Kyouya «Se preferisci, immagina che sia una questione di vita o di morte.»
«Di vita o di morte?» ripetè l'altra, scorgendo una strana urgenza nella voce del senpai «Beh, ecco...»
«Haruhi, entro il prossimo millennio, please!» protestarono i gemelli, sbadigliando.
«Il Tipo... Il Tipo...» mormorò Haruhi «Beh, è difficile. Scarterei a prescindere il Tipo Tenero e il Tipo Selvaggio; scarterei anche i Tipi Vivaci, perchè non comprendo questo fanatismo per lo yaoi. Poi, il Tipo Frizzante e il Tipo Tenebroso sono troppo giovani...»

A quel punto, gli occhi di Tamaki e quelli di Kyouya bruciavano come supernove nell'oscurità della stanza.

«E poi, il Tipo Affascinante è, per l'appunto, affascinante. Ma non so... Mi metterebbe a disagio.» concluse Haruhi «Il Tipo Regale è l'unica scelta possibile.»
A quel punto, Kyouya si aggiustò gli occhiali ed assorbì silenziosamente un duro colpo; mentre Tamaki crollò al suolo, privo di energie, neanche avesse lottato con un drago a tre teste.
«Tamaki?» fece Nabiki, allarmata, pungolandolo con un dito.
«Tama-chan, stai bene?» le fece eco Mitsukuni, sbiancando.
«E' morto.» proclamò Takashi, incrociando solennemente le braccia al petto.
«Vabè, allora continuiamo a giocare.» propose repentinamente Haruhi, che voleva evitare di essere ancora al centro dell'attenzione «Obbligo di restare chiusi in una stanza buia.» annunciò, ruotando la bottiglia. Dopo qualche istante, il collo di quest'ultima puntò contro Nabiki, la quale, al solo pensiero di essere chiusa al buio, senza neanche una misera lucina da notte, rischiò di svenire.
«No! No! No!» protestò «Non posso farlo! Assolutamente non posso.»
«Dai, su, devi farlo, Nacchan! Solo cinque minuti, dai.» protestò Mitsukuni.
«Ma io ho paura!»

Quell'affermazione avrebbe generato un coro di risate, se Takashi non avesse afferrato la bottiglia e non l'avesse consegnata repentinamente a Nabiki.

«Scegli qualcuno da portare con te.» le propose.

Nabiki non disse nulla. Semplicemente, prese la bottiglia e la ruotò senza quasi rendersene conto. L'affermazione di Takashi le era sembrata una miracolosa proposta indecente o, quanto meno, una proposta di aiuto che lei non aveva alcuna intenzione di sprecare con qualche commento stupido. Dunque, tenne lo sguardo fisso sul collo della bottiglia, ripetendo mentalmente il nome del ragazzo prescelto neanche fosse un sermone buddista.
La bottiglia oltrepassò Tamaki, Mitsukuni, Haruhi, se stessa, Hikaru, Kaoru e... Si fermò su Takashi.

Non contarci troppo, ciccia. L'autrice mi comunica che non può andarti così bene.

Infatti, dopo un breve istante, il collo della bottiglia oscillò, si spostò e puntò dritto su... Kyouya.

E vabè, però! Quante possibilità c'erano che ti andasse così male!?

Continua...

 

NOTE

1)La frase di Tamaki, che si riferisce alla natura di Mori e Hani è stata interamente ripresa dall'episodio 22 - "Mori-senpai ha un apprendista teppista"
2)Avada Kedavra: penso che lo sappiate tutti, ma comunque è una Maledizione Senza Perdono (Harry Potter); invece "Avada Kebab" deriva da un gruppo su Facebook e non è di mia creazione.
3)Chi non ha letto il manga non sa che Takashi e Mitsukuni sono rispettivamente iscritti alle facoltà di Giurisprudenza e Scienze e Tecnologie.
4)Reiko Kanazuki è un personaggio che compare solo nel manga. E' la fidanzata di Hani-senpai (personalmente, io la adoro!). Mi è sembrato che a Mori-senpai Reiko non piacesse molto, quindi ho enfatizzato un po' questa mia impressione.
5)Wara Ningyo: chi conosce bene Death Note, sa cosa sono. Sono delle bambole di paglia, che vanno inchiodate al fine di nuocere a qualcuno che si vuole maledire.
6)Il fatto dell'Imprigionamento del Peto è una battuta di una mia carissima amica. 7)Sesshomaru è un personaggio del manga "Inuyasha" di Rumiko Takahashi.
8)Ricciocorno Schiattoso: sempre di Harry Potter. Questa specie magica viene citata da Luna :)
9)DOMANDONE: Avete capito tutti chi è la donna bionda nella fotografia? Dai: bionda + pianoforte. =D

Ok, ragassuoli e ragassuole. Lo so, lo so: sono in ritardo. A mia discolpa posso dirvi che il 18 ho dato un esame (che odio a morte) e che prepararlo mi ha portato via molto tempo e molta fatica (anche se alla fine ho preso 27! YEAH!) e per questo motivo non ho ancora risposto alle vostre recensioni. Sappiate che però ho scritto questo capitolo in un giorno solo U_U
Risponderò alle vostre recensioni il prima possibile. Non temete: a tutti verrà data una risposta.
Fra due capitoli ci sarà il film yaoi ^^

Ringrazio le 18 persone che hanno recensito; le 26 che hanno aggiunto questa storia all'elenco delle preferite; le 2 che l'hanno aggiunta all'elenco delle ricordate e le 34 che l'hanno aggiunta all'elenco delle seguite. Ovviamente, ringrazio anche chi semplicemente legge, ma voglio che si sappia che non è mai troppo tardi per rompere le scatole all'autrice =P

Un bacio a tutti.
Buone vacanze :)

PS: io parto il 28 e dovrei tornare il 5 di agosto; prima della mia partenza probabilmente ci sarà un ultimo aggiornamento. Baciiii

   
 
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