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Autore: Haruakira    21/07/2011    2 recensioni
Milo e Camus: il dolore e il tradimento durante la guerra sacra, i ricordi di una vita nei confronti di un amore dolce e devoto, infine ritrovarsi di fronte al muro del lamento, di fronte a una morte luminosa. (anche possibili accenni Cardia/Degel)
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Kardia Skorpiū- Il cuore dello Scorpione-'
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Il ghiaccio sul cuore
Kardia Skorpiū
Il cuore dello Scorpione
-Traditori-


M
ilo di Scorpio scendeva le gradinate del Grande Tempio. Era stato al fianco della sua dea non appena aveva percepito il pericolo, aveva riconosciuto in Kanon, il traditore del Santuario, colui che si era preso gioco degli dei e degli uomini, un alleato, un compagno, un suo pari, aveva lavato l' onta del tradimento che pesava su quel cuore pentito con le cuspidi di Scorpio.
Milo, cavaliere dello Scorpione scendeva le gradinate del Tempio di Atena. Presto si sarebbero macchiate del sangue dei fratelli e degli amici.
 Ancora una volta.
Lo sapeva, il santo dell' ottavo fuoco sapeva che probabilmente non sarebbe vissuto a quella guerra.
E del resto, non era forse il più probabile dei destini per un cavaliere quello di perire nel fiore degli anni?
Il tempo lo aveva dimostrato. E lui era destinato a quel cammino, il medesimo cammino sempre uguale a sè stesso  -come una ruota che gira- che altri prima di lui avevano percorso e altri dopo di lui avrebbero ugualmente compiuto. Chissà per quanto ancora.
Si sedette su di una roccia, stanco più che per il tragitto -era abituato a ben altro- per i pesi che la sua giovane mente avrebbe dovuto sopportare in quella notte infausta.
Chiuse un momento gli occhi per poi riaprirli sulla meridiana dello zodiaco.
Dodici fuochi.
Dodici fuochi fatui brillavano.
Sembravano fantasmi.
Quello dei Gemelli era doppio con due punte. Come la fiamma di Ulisse e Diomede pensò Scorpio.
Rise con una certa ironia:- i consiglieri fraudolenti-
Il cielo si era fatto sempre più scuro, scuro e minaccioso. Era denso e pesante come la pece. Non una stella, non la falce timida della luna brillava.
Non aveva mai creduto ai presagi ma quella notte scura su di loro non era una fantasia, era maledettamente reale.
Respirò a pieni polmoni l' aria fredda e pungente -gelida quasi-  che li colpì come un pugno. Un brivido lo percorse lungo tutto il corpo, si guardò le braccia, aveva la pelle d' oca.
Faceva freddo.
Sorrise soddisfatto.

E io ti raggiungerò.

Quel momento l' aveva bramato, ambito, cercato con tutto se stesso. Con ogni fibra del suo essere aveva cercato disperatamente l' istante, il modo, l' occasione -qualcosa- che gli donasse il suo stesso destino.
Non aveva certo pensato al suicidio, quello no. Era un guerriero. Non poteva venire meno al suo dovere, non poteva macchiarsi di una morte infamante.
Camus di Aquarius era morto. Per mano di un ragazzino.

Che io ho fatto passare.

Era stato lui a stringere il corpo perfetto del suo compagno tra le braccia. Lui era corso all' undicesima casa non appena il cosmo del cavaliere dei ghiacci eterni si era spento.

Eterni... tsè.
Neanche tanto.


Lui lo aveva pianto abbandonandosi alla disperazione, accarezzandolo, chiamandolo, stringendolo, baciandolo.
-Ah! Che donnina che ero stato- disse il cavaliere con con scherno amarognolo.
Ma non è forse di fronte alla Nera Signora che l' uomo mostra la sua anima nuda, inerme, distrutta?
Milo ora pensava a quel giorno e il ricordo era un dolore lacerante.
Era un ricordo maledetto.
Era un ricordo infido e reale.
Gli sembrava di averlo ancora tra le braccia il suo Camus, gli sembrava di tremare e di piangere ancora.
Quel ricordo uccideva un uomo che era già morto.
Sì, perchè Milo di Scorpio quel giorno era morto. Era morto con lui. Era morta la sua anima.
Solo la mente rimaneva vigile a guardia della sacra acropoli della dea.
Ora il corpo aspettava di ricongiungersi alla terra. Vicino alla sua croce.
Vicino.

*

Le armate di Hades varcarono improvvise -come la morte- le sacre soglie del tempio.
E fu Caos in quella novella notte di inganni.
Gli inganni, figli del bene e del male; dell' ambizione e dell' umiltà; della giustizia e dell' infamia.
Gli inganni questa volta si erano presentati con le sembianze di cavalieri già morti.

-Hanno giurato fedeltà al nemico- gridò qualcuno.

E fu semplicemente infamia.
Disonore.
Tradimento.
Nel tempio della Giustizia, nel nome della dea.

Il sangue scorreva sulle gradinate immacolate ancora una volta.
Era morto il cavaliere più vicino agli dei, il Budda, l' illuminato. E fu nuovamente caos.
L' ira e il dusgusto accecarono gli animi dei santi che ancora potevano definirsi tali impedendogli di vedere al di là di ogni salda apparenza.

Aveva visto il cavaliere di Aquarius indossare una surplice nera.

Mi hai tradito.
Mi hai tradito.
Mi hai tradito.

Tre parole, stupide, impalbabili parole riecheggiavano nella mente del cavaliere di Scorpio. Gli occhi sgranati per una sorpresa troppo grande e sgradita si erano assottigliati, la mano, all' altezza del viso era diventata un' arma di morte.
Era solo rabbia.
Era solo vendetta.
Era lo sdegno dell' infamia compiuta perchè nulla è più grande dell' onore di un cavaliere, nulla più grande di un ideale di pace. Nessun cavaliere di Atena poteva vedere il tradimento e perdonare.
Nessuno. E Milo non faceva eccezioni, soprattutto perchè era lui ad essere stato tradito.
La cuspide aveva colpito ed era stato colpito a sua volta.
Ora due fazioni si trovavano schierate pronte a morire.

Ma non sapevano che era per lo stesso ideale.

Saga di Gemini, Shura di Capricorn, Camus di Aquarius erano i traditori, erano coloro che avevano ucciso Shaka, cavaliere della Vergine con un colpo infamante.
Mu di Aries, Aiolia di Leo, Milo di Scorpio erano i buoni, erano i santi che quella morte avrebbero vendicato.
Mu affrontava l' uomo che aveva ucciso il suo adorato maestro -ora nemico. Anche lui-
Aiolia il cavaliere che gli aveva portato via il fratello e che era doppiamente colpevole ai suoi occhi perchè quel fratello era un amico per quell' uomo.
E Milo... Milo affrontava l' amico più caro che avesse mai avuto. Milo affrontava il suo tutto.
Che ironico scherzo del destino. Un fato davvero beffardo è quello che ama giocare con i cuori e le menti degli uomini attizzando sentimenti maggiori nei confronti di coloro a cui siamo maggiormente legati nel bene o nel male.

Ma la Morte Signora ancora non reclamava quei santi di nero e d' oro vestiti.
I giovani cavalieri di bronzo avevano evitato la morte dei sei uomini placando con i loro cosmi il colpo distruttivo dell' Atena Exclamation. Quello, il colpo della vergogna.
Poi la dea capì. Solo un modo vi era per affrontare il dio infero.
Atena ora voleva che i traditori fossero portati al suo cospetto.
-Perchè mi hai tradito, amico mio?- domandò Milo mentre sorreggeva il corpo del traditore.
Strinse un poco di più il corpo dell' amico. Nonostante tutto aveva bisogno di farlo.
Srinse.
Strinse.
Strinse.
Si girò verso di lui respirando a pieni polmoni il suo odore.
Era diverso, non era più delicato, non era più un profumo fresco che ti entrava dentro rasserenandoti provocando un brivido freddo ben accetto per il corpo. Era un odore caldo, quasi secco. Bruciava. Sembrava lo zolfo dell' inferno.
I santi gettarono i corpi dei traditori sul pavimento.
Poi tutto ciò che accadde in seguito sembrò essere il frutto acre delle paure più celate di ogni cavaliere, di ogni uomo.
La dea era morta.
Ed era stata lei stessa, Lei, la Giustizia, a volerlo. Atena Glaucopide aveva offerto il pugnale alle mani tremanti del traditore Saga, ex cavaliere dei Gemelli, ex tiranno del Tempio.
Colui che aveva tradito due volte. Tre.
Gli occhi dei presenti si sgranarono all' inverosimile.
Mu tentò di dire qualcosa ma non vi riuscì. Sentì le parole morirgli in gola. In fondo lo sapeva, anche le menzogne, anche l' inganno possono essere figli della giustizia.
La mente pesante e confusa, quasi annebbiata,  Milo si girò di scatto verso Camus. Un suono gutturale uscì dalle sue labbra.
Un ringhio? Un' imprecazione?
Avrebbe voluto urlare che no, tutto quello non era reale.
Non era reale il cielo denso di nubi sulle loro teste, il sangue della dea sulle gradinate,  i cavalieri morti in battaglia.
Non era reale Camus, lì davanti a lui. No, Camus era morto.
Strinse il collo del ex cavaliere di Aquarius tra le mani.
Strinse.
Strinse.
Strinse.
Ancora, ma animato da una ben  altra necessità.
Lo avrebbe spezzato quel collo bianco, lo avrebbe soffocato con le sue mani, avrebbe macchiato la pelle fredda con il sangue.
E stringeva.
-Mh- un suono basso, impercettibile vibrò tra le labbra del cavaliere dei ghiacci.
Era così reale.
E allora -quale inonopportuno momento- gli vennero in mente i baci, le carezze, i respiri, i corpi che non possono fare a meno di cercarsi e intrecciarsi tra le lenzuole di lino, tra le mura del tempio. Ricordò il primo incontro con quei capelli rossi, il primo sorriso, il primo bacio, la prima volta.
Gli scherzi, i litigi, le risate.
Con lui, con tutti.
Vide, con gli occhi di uno spettatore, una generazione di cavalieri ora bambini, ora adolescenti. Immediatamente uomini. Guerrieri.
E allora Milo capì. Capì che non avrebbe potuto ucciderlo, che fosse un fantasma o un' illusione, che fosse -soprattutto- vivo, no, non avrebbe potuto.
-Tutto ma non questo- sussurrò cadendo in ginocchio e stringendo i pungni -stretti fino a fare male, era giusto così- che prima erano aperti sul suo collo, sul petto del ragazzo.
E pianse.
Pianse per i suoi compagni caduti.
Pianse per Atena.
Pianse perchè aveva dubitato di lui.
Pianse perchè per un attimo di assurda follia, lui, Milo di Scorpio, sarebbe stato carnefice dell' uomo sul cui corpo morto aveva pianto come un bambino.
Non poteva accettarlo.

Vide Camus e gli altri sparire sotto i suoi occhi eppure non si sentiva vuoto, non provava dolore.
Camus gli aveva accarezzato la testa. Era stato un attimo.
Lo aveva perdonato e tanto bastava.
Ora, mentre attraversava il Tempio insieme ad Aiolia e Mu voleva solo combattere, essere solo un guerriero.
L' aria puzzava di bruciato e dell' odore stantio della morte, i corpi stesi lungo la sacra acropoli non si contavano più, i templi erano ormai semi distrutti e di alcuni rimaneva in piedi appena qualche colonna  un poco diroccata, i calzari veloci dei santi calpestavano gradinate insanguinate.







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ANGOLO AUTRICE:  
Potrebbero essere aggiunte delle scene erotiche, ancora non so, nel qual caso la dicitura "erotico" sarà aggiunta tra i generi e il rating potrebbe, e dico potrebbe perchè è possibile che io tratti la cosa in maniera più soft, aumentare a rosso.
Gli episodi a cui si fa riferimento li conosciamo tutti dunque non chiedetemi quali sono perchè non ricordo esattamente. Ovviamente su questi episodi io non ho nessun diritto. La storia prevederà ancora uno o al massimo due capitoli. Come sempre ogni commento o critica sarà gradito. Preciso che lo stile è volutamente leggermente spezzato, molte frasi sono volutamente brevi perchè ogni parola vuole essere quello che è, è presa e caricata del suo significato più denso. L' idea e questo quasi procedere per blocchi, si propone di dare la fotografia o lo schizzo, come preferite, della vicenda, di delineare brevemente l' atmosfera e le percezioni e se certe parole ricorrono più di altre, ecco anche questo è voluto.


DISCLAIMER: Saint Seiya e i suoi personaggi non mi appartengono ma sono degli aventi diritto


   
 
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