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Autore: LoveShanimal    21/07/2011    4 recensioni
Io sono Helena. E questa è la mia storia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera! Eccomi qui con un nuovo capitolo! ^_^
Come state passando l'estate? Spero bene! 
Di solito non aspetto tanto tempo per pubblicare un capitolo.
Potrei inventarmi un sacco di cose, ma non servirebbe a niente. Semplicemente, non avevo idee per questo capitolo e sono pigra quanto un panda v.v 
Vorrei ringraziare _EmTale_, JessRomance, RosaBuò e JennySLouder che hanno recensito il capitolo precedente! 
Solo un'ultima cosa: il titolo mi è venuto così, alla fine con il capitolo non c'entra niente, c'entra solo con un personaggio che qui viene messo più in evidenza! xD

Quiiiiiiiiiindi, senza ulteriori indugi, leggetevi il capitolo v.v 



Capitolo 2: Sole.


 
 
“Non sappiamo come ringraziarla, davvero!” la donna di fronte a me si asciugava la lacrima che gli era scappata con l’indice destro, mentre con la mano sinistra stringeva la busta che le avevo appena consegnato io.
Qualche domenica prima si era sposata, e quel giorno era venuta a ritirare le foto da me, nel mio studio fotografico.
Era molto soddisfatta, e quindi mi ringraziò più e più volte prima di andare via insieme al marito.
“Allora.. la signora mi sembrava molto contenta delle tue foto, o sbaglio?” Cristopher sbucò dalla camera buia alla mia destra e venne a posizionarsi vicino a me, mentre prendevo dal mazzetto di contanti i soldi che gli spettavano.
Cristopher era il mio assistente. Un tecnico formidabile, mi aiutava con le luci e con le scenografie dei servizi fotografici. Era sempre lì, pronto ad aiutarmi e a correggere le imperfezioni dei nostri lavori. Era più giovane di me, aveva quasi ventisei anni, e mi stimava talmente tanto professionalmente che era voluto a tutti i costi essere mio amico. Io avevo finito per considerarlo come un fratello minore.
“Si, abbastanza. È stata una fatica ma alla fine il risultato era buono!” gli porsi la sua parte e sistemai la mia.
“Io te l’avevo detto, no? Mi devi ascoltare, ho sempre ragione!”
Io lo guardai sarcastica. “Sempre ragione, pff..” ritornai a guardare le foto che avevo consegnato alla signore sul desktop del computer, e conclusi che avevo fatto un bel lavoro.
“Che poi non capisco di cosa ti preoccupavi!”
“Mi preoccupavo..- dissi, chiudendo la cartella e girandomi verso di lui - .. del modo in cui loro sarebbero venuti nella foto. Quando dico che il mio cliente deve essere soddisfatto, intendo totalmente. Tra cinquanta anni quando rivedranno quelle foto, dovranno sempre vederle perfette, e non iniziare a pensare Oh santo cielo ma che faccia avevo? Come siamo venuti male! No. Se è un mio lavoro, non l’accetto. Quando li ho fotografati erano molto.. come posso spiegarti.. rigidi! La maggior parte degli scatti che sono finiti in quell’album sono quelli che ho fatto di nascosto. Quando si comportavano normalmente, come loro solito. Quando erano naturali, insomma.” Aspettai che il computer fosse spento, e iniziai a mettere a posto le cose sulla scrivania. L’orario di chiusura era ormai passato da un bel pezzo.
“Tu sei la persona più professionale che io conosca.” Disse lui, sorridendo.
“Lo so! – gli sorrisi di rimando – ..chiudi tu?”
Lui acconsentì, e mentre infilavo la giacca richiese la mia attenzione.
“Domani hai un servizio fotografico.”
“Bene. Mattina?”
“Si.” Vide che non accennavo a chiedergli nient’altro e continuò. “Devi lavorare per una band molto famosa!” il suo sorriso si allargò e gli occhi gli brillarono.
“Bene.” Dissi, con lo stesso tono neutro di prima. La sua eccitazione affievolì.
“Ma come? Non ti interessa sapere il nome della band? Ho raccolto tante informazioni!” prese uno di quei fogli bianchi per la stampante, abbondantemente usato, e lo strinse tra le mani.
“Sinceramente Cri? No.” Risi e mi avvicinai ulteriormente alla porta.
“E domani come farai se non sai niente di niente di loro?”
“Improvviserò, come al solito!” gli schioccai un occhiolino e poi risi di nuovo.
“Rimangio quello che ho detto prima!!” Riuscì a dirmi, prima che io lo lasciassi solo nello studio con i suoi appunti.
 
 
Tornai a casa, stanca dopo una settimana estenuante di lavoro, e buttai senza pietà borsa e giacca sul divano. Andai a mettere su la macchinetta del caffè, prima di vedere la spia rossa della segreteria telefonica che cercava di attirare la mia attenzione, lampeggiando.
“Oh no..” bisbigliai. Perché non riuscivo a godermi cinque minuti di relax?
 

Hel, quando senti questo messaggio, richiamami se puoi. Ti devo raccontare di un tipo che ho incontrato! Cioè è stata una cosa incredibile.. quindi muoviti a chiamarmi che ti devo aggiornare!

 
Il bip improvviso decretò la fine del messaggio, e premendo il bottone destro sul telefono svuotai la memoria.
Kristen è quel tipo di donna eternamente giovane, che si comporta come una ragazzina pure avendo trentacinque anni suonati. Non che non ammiri la sua estrema voglia di divertirsi e vivere, ma dovrebbe anche capire che alla sua età le toccherebbe cercare anche di fondare delle basi solide per una relazione seria.
Mi bloccai dopo questo pensiero, e iniziai a ridere. Io? Io che davo lezioni sui rapporti sentimentali?
Sorseggiai il mio bicchiere di caffè bello lungo, e poi composi il numero sul cordless.
Primo squillo.
Secondo squillo.
“Oh finalmente! Pensavo non mi richiamassi più!!” la sua voce squillante risuonò nel mio orecchio, ma non mi scomposi più di tanto. Dopo anni di ore e ore passate a telefono con lei, c’ero abituata.
“Calma calma! Ricordati che sono proprietaria di uno studio fotografico, e non è semplice! Dovrei anche riposarmi, dato che ho varcato due minuti fa la soglia di casa!”
“Ohh perdono! Non pensavo avessi fatto così tardi! Sgriderò Cristopher, non può trattarti così!” la sentii borbottare.
“Quello che deve essere sgridato non è lui, sono io che l’ho sequestrato!”
“Ma sei un danno!” disse lei, accennando ad una risata.
“Sono venuti due signori a ritirare delle foto del matrimonio e si sono dilungati molto più del previsto..” dissi, salendo le scale.
“Ma no! E io adesso con chi me la prendo?”
Prima che uscisse fuori di testa, cambiai discorso, puntando l’attenzione su qualcosa, o meglio qualcuno, di molto più interessante.
“Ah ma.. tu non dovevi raccontarmi qualcosa?” dissi, con finto distacco.
“AHHHHHHH è VERO!” allontanai momentaneamente il telefono dall’orecchio, e quando sentii che si era ammutolita lo riavvicinai.
“Dai, ti ascolto.” Sorrisi.
“Allora.. prima stavo tornando a casa dal lavoro, e siccome ero andata con il pullman perché ero rimasta senza benzina, torno a piedi. Mentre stavo prendendo il cellulare per mandarti un messaggio, vado a sbattere contro un uomo. Dire un uomo è dire niente, lui è L’uomo. Aveva delle spalle e delle braccia giganti e..”
“Kris, non per dirti qualcosa, ma potresti perderti nella spiegazione delle braccia! Dimmi come avete continuato!” ridemmo insieme, e lei continuò. Io intanto andai in bagno e aprii l’acqua calda della vasca,  per rilassarmi con un bel bagno.
“Mi scuso, sto per andare via, ma lui mi raggiunge e mi si mette davanti. Inizia a chiacchierare, dice di avermi visto in un bar qualche tempo prima, e che l’ho colpito. Proprio le solite frasi per abbordare una donna. Mi interessa, quindi fingo di essere una sempliciotta e gli do corda. Lui inizia a chiedermi cosa ci facessi da sola, e io gli dico che stavo per tornare a casa. E lui? Boom! Mi chiede se mi può accompagnare, magari facciamo due passi e cose del genere! Ma cosa mi ha preso per stupida? Io gli faccio un sorrisetto, lo ammetto, bastardo, e gli dico ciao bello! Lui ci rimane a bocca aperta e poi quando si riprende mi dice qualcosa tipo Bah, si son messe d’accordo! Io mi giro e lui mi afferra il braccio. Non lo avesse mai fatto! Gli do uno schiaffo dritto dritto in faccia che non se lo scorda più! Sgrana gli occhi, gli dico maiale! e me ne vado, mentre sento il suo gruppo ridere! Che soddisfazione guarda: era bello che era bello, ma aveva la faccia di un maniaco. Quello si aspettava che ero una facile e invece gli ho dato il due di picche!” iniziai a ridere, e lei si aggiunse a me.
“E io che pensavo ti fossi messa a fare la ragazzina!”
“Io? Ragazzina? Quando ci incontriamo te ne dico due!”
Risi. “Tu mi lasci quel messaggio nella segreteria, dove parli come una diciottenne! È ovvio che penso che ti sei messa a fare la ragazzina!”
“Ah va bene, la prossima volta ti lascio un messaggio dove dico incontrato ragazzo. Aggiornare subito! Poi voglio vedere che dici!”
“Dai non fare l’offesa!” dissi io, immaginandomi Kristen, la mia Kristen, parlare così. Sarebbe stata più probabile un’apocalisse!
“Quand’è che ci incontriamo? Domani mattina non puoi liberarti e lasciare un po’ le cose nelle mani di Cristopher?”
“No, magari! Devo fare le foto ad un gruppo. Credo di dover andare anche con un po’ di anticipo in studio per informarmi su di loro, non so manco il nome!”
“Oh se lo sapevo non ti tenevo tanto a lungo a telefono! Vai a riposarti!” disse lei, apprensiva.
“Va bene mamma!” Le risposi io, facendo una voce da bambina.
“Buonanotte Luna!” disse lei, ridendo.
“Buonanotte Sole!” sorrisi e posai il cordless sul lavandino, mentre mi spogliavo ed entravo nella vasca.
C’eravamo date quei soprannomi quando eravamo ancora delle ragazzine, e continuavamo a chiamarci così anche adesso. Secondo me, lei illuminava le mie giornate, e secondo lei, io illuminavo anche le sue notti più buie.
Non potevo fare altro che sorridere pensando a lei, era quello che c’era più solido nella mia vita.
Quando fui in mezzo alla schiuma, iniziai a pensare alla nostra conversazione. Mi ritrovai a pensare inaspettatamente a Shannon. L’ultima volta che mi ero interessata a qualcuno era stata qualche settimana prima, e proprio a lui. Era stato il primo dopo anni, dopo.. si, dopo Arnold. Buttai con rabbia la testa sott’acqua, e rimasi in apnea a lungo.
 
 
La sveglia continuava a suonare. Aveva già suonato sei volte, e io l’avevo sempre ignorata, alla settima però mi iniziava a dare sui nervi. Un attimo.. SEI VOLTE???
Mi alzai di botto, presa dal panico. Ero in ritardo, in un enorme ritardo!
Corsi in bagno, e diedi un urlo guardando i miei capelli. Ero troppo stanca la sera prima per asciugarli, quindi ero andata a letto che erano fradici. E in quel momento sembrava che avessi un nido d’uccelli sulla testa.
Feci due respiri profondi, e poi riflettei.
Non potevo farmi prendere dal panico.
Presi la spazzola e la affondai senza pietà tanto in fondo da raschiare sulla nuca. Riuscii a togliere velocemente i più grandi, ma tenerli in quello stato era escluso: quindi presi un codino resistente e mi feci la coda. Lasciai solo il ciuffo davanti, e mi guardai allo specchio. Decisamente meglio.
Scelsi un abbigliamento semplice: un jeans stresso con un decolté bianco, e una camicetta dello stesso colore. Ora potevo andare.
Prima però di lasciare la stanza, mi accorsi di aver dimenticato il mio solito foulard. Con un sorriso amaro aprii il mio cassettone dove, riposta ordinata e precisa, c’era tutta la mia collezione che toccava i colori più svariati e le tinte più particolari. Presi uno bianco semplice e lo annodai stretto intorno al collo, coprendo quello che era il simbolo del mio errore più grande.
Scesi in fretta le scale, e afferrando il cellulare vidi decine di chiamate perse nel registro delle chiamate: Cristopher.
Entrai in garage, salii in macchina e accesi il motore.
Sgommai e lasciai il mio quartiere, cercando di fare il più in fretta possibile.
Intanto premetti il tasto per iniziare una conversazione, e prima che il mio interlocutore potesse fiatare dissi: “Sto arrivando!” e richiusi.
 
 
“Ma dove eri finita, stanno qui da mezz’ora!” Cristopher mi corse incontro, ma io lo ignorai e continuai a camminare.
“Buongiorno!” salutai qualcuno di non ben definito.
Posai la mia borsa sulla scrivania accanto al computer, e tirai fuori la macchina fotografica con estrema cura.
Qualcuno si schiarì la gola. Una voce lontanamente familiare disse acidamente: “Buongiorno eh! Le piace farsi attendere vero?”
“Mi dispiace, è molto sfortunato, è la prima volta che capita.” Io continuavo a cambiare le impostazioni della macchina fotografica secondo luci e modalità, quando Cristopher si intromise e disse.
“Non è meglio fare le presentazioni? Lei è Helena, e loro sono i 30 seconds to mars. Il cantante Jared Leto, il fratello e un loro amic..” Io lo interruppi.
“Certe volte sei infinitamente stupido Cris. Credo che loro non vogliano essere chiamati per parentela, ma per nome. Non credo vivano come supporti di.. Jared, ma come persone. O sbaglio?” Mi girai sorridendo. Davanti a me incontrai solo volti sorpresi, e mi soffermai sull’ultimo.
Sorrisi. “Oh, ciao Shannon.”
 
 
  
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