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Autore: kresbiten    21/07/2011    13 recensioni
Altra mia piccola pazzia: questa volta è una OS di un solo capitolo! Mi limito a lasciarvi un'anteprima di quello che succederà, nella speranza che leggiate e vi piaccia!!
Caro diario? Dovrei dire “caro diario” quando la cosa che più voglio è prendere qualsiasi cosa, anche te, e romperlo, spaccarlo, distruggerlo, incendiarlo e fare non so cosa. Caro diario? Sì, mio caro diario, la vita fa schifo. Sto piangendo come una forsennata chiusa in questo misero bagno di casa mia, seduta sulle mattonelle blu e con la testa poggiata alla doccia. Vorrei prendere la mia testa e sbatterla contro al muro fino a morire.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Buonasera! Una mia piccola pazzia, un pò diversa dalle altre! Mi limito a  ringraziare Rò (SweetCullen) per la stupenda immagine, Valeria per i consigli e dedicare questa storia alla mia gemellina (_Stella_Cometa_)!!
Metto il link per una canzone che dovrete ascoltare in sottofondo per tutta la storia, ma maggiormente da dove troverete gli asterischi (p.s. quando la canzone terminerà, ricominciate ad ascoltarla da capo fino alla fine della OS!!) Seguite il mio consiglio, per favore. http://www.youtube.com/watch?v=WIbUNfg_wmM
Fatemi sapere che ne pensate ^^



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( 17 LUGLIO 1989)

Caro Diario,
ti scrivo da camera mia per l’ultima volta, se tutto va bene.
Ho già preparato la borsa con i vestiti: è un misero borsone in cui ho infilato quattro pantaloni, sei maglie, intimo, due paia di scarpe e le cose più importanti e che mi serviranno. Ho preparato anche una seconda borsa che porterò sempre dietro e in cui ci sarai anche tu, naturalmente.
Sono mesi che pensiamo a questa pazzia: inizialmente ci ridevamo sopra ma poi, riflettendoci, abbiamo capito che era l’unica soluzione a questa situazione diventata tremendamente difficile e pesante.
Non possiamo nemmeno scambiarci uno sguardo in mezzo alla strada che, o Charlie o i suoi genitori, ci richiamano portandoci all’ordine. E’ tutto tremendamente frustante.
Solo a scuola, durante l’ora di pranzo, possiamo chiuderci in bagno a coccolarci o a parlare, semplicemente. Poi, ci rivediamo il giorno dopo allo stesso posto e alla stessa ora.
A volte penso che gli adulti siano più testardi dei bambini e che, quando vogliono qualcosa, fanno di tutto per riuscirci. Infatti, di tutto stanno facendo per separare me e Edward, a causa del loro litigio avvenuto circa sette anni fa per questioni ereditarie. In pratica, la nonna di Edward e mia cara nonna acquisita per affetto a causa della vicinanza delle nostre case, dopo la morte ha lasciato un pezzo della sua eredità anche a me e a Charlie e, i Cullen, persone abbastanza permalose, hanno contestato ciò creando una vera e propria lite conclusa in un modo abbastanza vergognoso: nessuno dei due parla all’altro. Adesso, sia Charlie che loro hanno dei pregiudizi abbastanza precisi su ogni componente dell’altra famiglia e quindi, la nostra relazione, non va bene. Al diavolo!
Ci abbiamo provato in ogni singola maniera, partendo dal dimostrare che entrambi eravamo bravi ragazzi e avevamo intenzioni serie e, i nostri già due anni di relazione, ne sono una prova certa. Ma non basta! Non basta mai niente!
Così, abbiamo preso l’unica scelta che ci avrebbe portato ad una vita migliore, almeno credo o meglio, spero.
Beh, caro diario, non so da dove ti scriverò domani e quando sarà la prossima volta, ma so che in quel momento la mia vita sarà completamente cambiata.

 
XxXxXxXxXxXxXxXxX

( 18 LUGLIO 1989)
Caro Diario,
mi trovo in una camera d’albergo, tra le giallastre lenzuola di un lettino duro e rumoroso e, probabilmente, con una rete arrugginita. Edward dorme placido al mio fianco e ogni tanto, dalle sue labbra semiaperte, fuoriesce un gemito di dolore causato dal mal di testa che lo tortura da circa tre ore. E’ stanchissimo e stressato. Oggi siamo,finalmente, scappati da casa. Abbiamo scelto questo giorno per terminare la scuola e vedere i risultati. E’ andata bene e siamo entrambi diplomati col massimo dei voti. Quando Charlie lo ha saputo mi ha abbracciata mentre esultava e, subito dopo, ha chiamato Renèe, mia madre, sua ex moglie e attuale migliore amica, per comunicarle la notizia. Sono esplosi entrambi di felicità e soddisfazione, destinata a durare nemmeno 24 ore.
Gli ho lasciato una lettera, appesa al frigo con una calamita, in cui gli spiegavo che né lui e né i Cullen potevano separare me e Edward, perché a noi le vecchie faccende tramutate in litigate familiari, non interessano: ci amiamo e non possiamo scrivere la parola “fine” alla nostra storia. Chissà come ha reagito nel momento in cui ha letto le lettere.. Ma non mi interessava. Lui e i Cullen ci hanno messo alle strette e noi abbiamo reagito di conseguenza. Ed ora eccoci qui, in una misera camera da letto a circa 300km da casa, per evitare che lo sceriffo Swan, mettendo sotto sopra Forks e dintorni, ci trovasse.
Accarezzo i suoi morbidi capelli mentre scrivo ma, nello stesso momento, penso anche al futuro e a quello che la vita ci riserverà.
Ce la faremo a trovare un lavoro, una casa, a crearci una famiglia tutta nostra e ad arrivare alla vecchiaia con i nipotini che giocano intorno a noi? Sì, perché il nostro amore è forte e indivisibile.

 
XxXxXxXxXxXxXxXxX

( 27 AGOSTO 1989)
Caro Diario,
è da tanto che non scrivo, ma sono stata molto impegnata. Ho trovato un lavoro come cameriera ad un ristorante vicino casa.. beh, non può essere definita casa viste le dimensioni del cucinino, della camera da letto e del bagno, ma è casa mia e di Edward, e questo particolare la rende perfetta: la nostra bolla di  felicità.
Edward ha trovato un lavoro presso un call center in cui, grazie alla discreta paga, riusciamo a pagare la retta mensile dell’affitto. Lavora tanto per guadagnare quello che guadagna e, ogni giorno, quando torna a casa, si addormenta subito dopo aver cenato. A volte mi chiedo se sia convenuto scappare e crearci una nostra vita attraverso le nostre forze ma, ogni qual volta posa le sue labbra sulle mie , capisco che è stata la scelta migliore che abbia mai fatto in tutti i miei 19 anni di vita.
Un’altra giornata è finita e Edward, dopo aver preso l’ennesima aspirina contro il mal di testa, è crollato sul letto in un sonno profondo e, fortunatamente, tranquillo.
Riusciremo a trovare un equilibrio nella nostra quotidianità?

 
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( 14 SETTEMBRE 1989)
Caro Diario,
ho 20 anni e sono sposata. Sì, ieri, giorno del mio compleanno, Edward mi ha chiesto di sposarlo con un anello e in ginocchio, davanti alla piccola cappella del paese e, dopo aver accettato tra le lacrime, mi ha presa per mano e mi ha portata dentro, dove il reverendo ci ha uniti in matrimonio davanti a Dio. Domani andremo al comune per sposarci anche lì e rendermi a tutti gli effetti la signora Cullen, per rendermi ancora più sua di quanto non lo sia già.
Stanotte abbiamo avuto anche la nostra privata luna di miele: nella nostra camera in cui il  letto era  circondato da candele bianche e petali  di rose dello stesso colore sparsi a terra. Mi sembrava di vivere in una favola, di essermi catapultata in un libro di fiabe in cui ero la principessa e Edward il mio principe, e stavamo per arrivare al ‘vissero tutti felici e contenti’. Sono convinta che ci arriveremo veramente, che saremo completamente felici e contenti un giorno: in una casetta con un piccolo giardino e tanti bambini giocarci intorno mentre lui mi accarezza la pancia teneramente, contenente un altro piccolo Edward. Ma fino ad allora, mi accontenterò di vivere la mia vita in ogni singolo istante con Edward, perché già questa è la felicità.

 
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( 1 GENNAIO 1990)
Caro Diario,
un altro anno si è concluso e mi trovo in cucina ad infornare la pasta. In questi tre mesi in cui non ti ho scritto sono cambiate tante cose.. a partire dalla nostra situazione economica, visibilmente migliorata. Finalmente possiamo iniziare a goderci una vita soddisfacente, incominciando dal festeggiare il capodanno come delle persone normali.
Edward è appena uscito per andare a comprare una bottiglia di spumante al supermarket dell’angolo, e a momenti dovrebbe tornare. Ogni giorno lo vedo sorridere mentre mi guarda negl’occhi e lo vedo soddisfatto della vita che, piano piano, ci stiamo creando. Nonostante tutto, il grande lavoro lo tiene impegnatissimo e stanchissimo, tanto che ha sempre continui mal di testa. Gli ho proposto di andare da un medico per vedere se può risolvere questo disturbo, ma mi dice sempre di non preoccuparmi e che una bella dormita risolverà tutto.
Penso che sia tornato perché ho sentito il portone delle scale sbattere. Adesso vado altrimenti la pasta si brucia e.. buon anno anche a te, sperando che porti frutti assolutamente positivi.

 
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(13 MARZO 1990)
Caro Diario,
i dolori al mal di testa di Edward stanno peggiorando. Quando torna dal lavoro non ha nemmeno la forza di mangiare che si distende sul letto, socchiudendo gli occhi, e si addormenta. Dorme, lavora, dorme, lavora. Si rifiuta di mangiare a causa del forte mal di testa che gli porta anche nausea, quindi, se mangia, dopo poco vomita. L’ho costretto a prendere un appuntamento all’ospedale del centro per fare una visita. Non mi interessa se è una semplice emicrania, ma voglio esserne sicura e voglio trovare una soluzione a tutto ciò. Non sopporto osservare i suoi smeraldi spenti a causa del dolore, non riesco a vederlo soffrire.
Mi è capitato di pensare alle nostre famiglie e che, se vivessimo ancora con loro, molto probabilmente Carlisle, medico tra l’altro, avrebbe già fatto fare qualche visita a Edward per accertarsi che stesse bene, e invece, c’ero solo io a “prendermi cura” di lui e non ero in grado nemmeno di fare questo. Mi sentivo in colpa perché non riuscivo ad alleviare il suo dolore ma lui, ogni volta, mi diceva che non era colpa mia ma della stanchezza. Cercava di rassicurarmi quando invece, ad assicurare, dovevo essere io a lui.
La visita è stata prenotata per dopodomani e io, naturalmente, lo accompagnerò. Sento una brutta sensazione ma, molto probabilmente, è sbagliata ma..
Mi rimane solo incrociare le dita e sperare che il medico risolva questo problema.

 
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( 16 MARZO 1990)
Caro diario? Dovrei dire “caro diario” quando la cosa che più voglio è prendere qualsiasi cosa, anche te, e romperlo, spaccarlo, distruggerlo, incendiarlo e fare non so cosa. Caro diario? Sì, mio caro diario, la vita fa schifo. Sto piangendo come una forsennata chiusa in questo misero bagno di casa mia, seduta sulle mattonelle blu e con la testa poggiata alla doccia. Vorrei prendere la mia testa e sbatterla contro al muro fino a morire. Sì, voglio morire per non avere la possibilità di vedere, di assistere, di partecipare senza poter far nulla.. per non poterlo vedere soffrire.
Ieri, siamo andati all’ospedale per l’appuntamento col medico a causa di Edward e, dopo aver fatto varie analisi, glie ne ha assegnate altre per poter accettarsi che sia quello che lui presume. Dopo domani ci sono i risultati ma, secondo lui, è quasi certo che sia quello. Che cosa? Ti starai chiedendo quale sia l’ipotesi del medico? Mi dispiace, ma, almeno per ora, non ho nemmeno la forza di scriverlo, di dirlo, di discuterne e, già solo pensarci, mi fa male, mi fa troppo male. Incrociare le dita? Pregare? Sperare? Non so a quanto serva, ma continuo a farlo..

 
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( 22 MARZO 1990)
Caro Diario,
ho appena buttato le rose appassite del vaso blu al centro del tavolo della cucina; erano diventate nere ed emanavano una bruttissima puzza, così mi sono decisa a buttarle. Gironzolo per casa senza sapere cosa fare, visto che, mi ritrovo senza lavoro. Ho lasciato, mi sono licenziata perché.. perché devo stare a casa.
Edward è sul divano che riposa con un bicchiere di plastica vuoto tra le mani addormentate. Beve in continuazione a causa della gola perennemente secca e nella speranza di colmare il mal di testa. Al tuo fianco ho le analisi che abbiamo ritirato due giorni fa all’ospedale del centro e.. le rimango chiuse perché non ho la forza di leggere e rileggere quelle parole che ormai so a memoria. Le ho lette tante di quelle volte che ricordo anche dove sono postate le virgole, i punti o qualsiasi minimo particolare. Perché le ho lette così tante volte? L’ho fatto nella speranza che quelle maledette parole cambiassero, diventassero bellissime parole con tantissime speranze per un futuro migliore da quello previsto. Ho vissuto questi giorni nella speranza che fosse tutto un incubo, che, la mattina al risveglio, mi renda conto che quello fino ad ora era stato solo un brutto sogno e che, svegliata, mi trovassi Edward con un bellissimo sorriso sulle labbra, con i suoi smeraldi splendere e con un “buongiorno amore mio” sussurrato all’orecchio. Ma ogni mattina, al risveglio, c’è Edward al mio fianco che dorme a causa della forte stanchezza che aumenta e dal mal di testa atroce che lo tartassa.
Ho il coraggio di aprire quelle analisi e rileggere, per l’ennesima volta, tumore celebrale. Prima di questa situazione non sapevo nemmeno precisamente cosa fosse, ma adesso, purtroppo, lo devo sapere. Colpisce il cervello e tutto il sistema nervoso, causando mal di testa, dolori ossei, stanchezza, fino ad arrivare a..
Scuotere la testa per cancellare questi pensieri è l’unica cosa che posso fare quando ci penso, cioè sempre. Quando lo abbiamo saputo, per certezza, siamo entrambi rimasti paralizzati senza nemmeno fiatare. Cosa potevamo fare? Cosa potevamo dire?
Ancora adesso, quando ne parliamo, non so cosa dire o meglio.. non riesco a dire niente perché i singhiozzi mi colpiscono in modo violento. Non dovrei piangere, dovrei essere forte per lui.. ma non ce la faccio. Abbiamo affrontato di tutto e adesso, che stavamo raggiungendo un equilibrio, la nostra vita viene frantumata in mille pezzi.
Cosa faremo adesso? Incroceremo come l’altra volta le dita? Continueremo a pregare? Perché lo dovremmo fare se la volta scorsa non è servito a niente? Certo, solo perché è l’unica cosa che ci rimane da fare.

 
XxXxXxXxXxXxXxXxX

( 12 APRILE 1990)
Caro Diario,
è da parecchio tempo che non scrivo ma il tempo è tiranno. Corro a destra e a sinistra senza tregua. Edward ha iniziato due settimane fa le chemio ed è sempre più stanco. Lo distruggono, lo spossano e, ogni volta ch torniamo a casa, corre in bagno a vomitare. E’ l’effetto delle chemio insieme alla perdita di capelli. Sì, i suoi setosi e ramati capelli..
Ogni volta che corre in bagno io corro a piangere per non scoppiare davanti ai suoi occhi; è già difficile per lui questa situazione e non voglio che mi veda così, nonostante sappia  che ci sto male. Mi ripete in continuazione di stare tranquilla, che passerà e che sconfiggeremo anche questa insieme ma il medico non è dello stesso parere. Ci ha portati da uno dei più bravi specialisti e anche questo ha detto che la malattia è già troppo avanzata, sono già tre mesi che è in circolo nel suo corpo e che, probabilmente, abbiamo agito in ritardo. Stupida, stupida, stupida. Dovevo convincerlo prima e, invece, mi sono fatta abbindolare da lui e dalla sua scusa “è solo la stanchezza”.
Edward dice di sperarci ancora ma so che non è così e che lo dice solo per me. Io continuo a fare quello che posso: lo porto all’ospedale, faccio di tutto per non farlo stancare, gli sto vicino, eppure.. non è abbastanza.
Speranza, speranza, speranza. E’ l’unica cosa che i medici ci dicono: sperare.

 
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( 18 MAGGIO 1990)
Caro Diario,
sono in ospedale al fianco di un Edward pallido, stanco, sudato,  infreddolito e disteso su un letto con i monitor attaccati e le flebo alle braccia. Non ha nemmeno la forza di parlare, nonostante si sforzi. Sono quattro giorni che siamo chiusi qui, da quando ha avuto una crisi a causa del forte mal di testa e mi sono decisa di portarlo in ospedale dal nostro medico, ormai, di fiducia. Era già da un po’ che cercavano di convincerlo a ricoverarsi ma la sua testa cocciuta gli suggeriva sempre di no, ma adesso ero stata io a prendere una decisione perché, fino a quando avrei potuto, avrei cercato di fare di tutto per salvarlo. Ormai, anche guardarlo mi fa male: il suo volto pallido con profonde occhiaie, i suoi occhi spenti, il suo corpo dimagrito, i suoi capelli ormai rimasti in pochi, e io.. io mi sento sempre più sola in questo enorme mondo. Gli parlo sempre, gli ripeto quanto lo amo nonostante tutto, gli dico di avere fiducia e che presto torneremo a casa insieme per coccolarci e creare una vera famiglia. Ma io ci credo?
 
XxXxXxXxXxXxXxXxX

( 29 MAGGIO 1990)
Caro Diario,
la situazione peggiora. Edward sta sempre più male e ora non riesce nemmeno più a mangiare tanto che, hanno dovuto attaccare una macchina per alimentarlo con sostanze liquide. Non riesce nemmeno più a parlare a monosillabi, né ad alzare la testa, né a sorridere, né ad allungare una mano e nemmeno a tossire. Non riesce a fare nulla. Io sono alla ricerca di una speranza anche nell’angolo più nascosto della mia anima e la trovo, la trovo sempre perché non riesco a pensare alla parola ‘fine’. Ho sempre la speranza che si alza, mi sorridi, mi dica bellissime parole, mi abbracci e torni a casa.
I medici non mi danno speranze ma ora mi dicono solo di aspettare. Cosa? Una guarigione o..
Gli accarezzo il viso mentre respira grazie alla macchina e ai tubi. Dorme sempre a causa della stanchezza e non ha nemmeno più la forza di ascoltare le mie dolci parole che cercando di rassicurarlo e di ricordargli del mio amore per lui.
Più volte ho avuto la tentazione di chiamare la sua famiglia ma penso che non mi darebbero la possibilità di stare più al suo fianco. E’ un ragionamento egoista ma.. non riesco nemmeno a pensarci. L’unica cosa che riesco a pensare è che non voglio perderlo perché lo amo troppo. Torna da me Edward.

 
XxXxXxXxXxXxXxXxX ****** canzone di sottofondo******

( 20 GIUGNO 1990)
Caro Diario,
oggi Edward avrebbe compiuto ventuno anni e invece.. e invece non ne ha avuto la possibilità. Sono diciannove maledetti giorni che Edward non ha la possibilità di far nulla perché.. perché.. perché la vita gli è stata strappata via senza nemmeno un briciolo di.. Non riesco a trovare le parole, ho un vuoto di memoria, non riesco a ragionare. Dicevano che col tempo la situazione sarebbe migliorata ma.. invece, la situazione peggiora ogni maledetto giorno. Passo il tempo ad immaginare come sarebbe stata la vita se lui fosse stato qui con me. Forse, se non fosse successo tutto questo, a quest’ora mi sarei trovata con una pancia gonfia e un bambino da crescere, con un marito preoccupato e iperprotettivo, con i vestitini da comprare, con una casa da sistemare e tutto il resto.
E invece, sono sul letto della mia misera casa, col telefono spento, le finestre chiuse e il lettore dvd ch continua a visionare il cd con le foto mie e di.. Edward. Dopo aver finito di guardarlo per la nona volta però, sono scoppiata nell’ennesimo pianto e, dopo aver indossato una sua camicia, mi sono distesa sul letto abbracciata al suo cuscino per espirare il suo profumo. Facendo così, mi sembra di sentirlo al mio fianco, che mi abbraccia, che mi riempie del suo profumo, che mi respira sul collo e, a volte, immagino anche la sua voce cullarmi.. ma tutto questo non è reale perché Edward, il mio Edward, si trova sotto terra da ben maledetti diciannove giorni. L’1 giugno, Edward mi ha lasciato sereno, mi ha guardata, mi ha sorriso, ha alzato una mano dopo tantissimo tempo e mi ha sfiorata una guancia, poi ha posato le sue dita contro le mie labbra, ha chiuso gli occhi, ha fatto un ultimo respiro e.. la forza della sua mano è venuta meno proprio come il suo respiro, le sue labbra e il suo cuore. Aveva capito che stava andando via e mi ha voluto salutare con un dolce sorriso, proprio come quello di un tempo, con i suoi occhi splendenti e un ultimo respiro sulla mia pelle.
Dopo essermi svegliata dai tranquillanti che i medici mi dovettero dare, fui costretta a chiamare i suoi familiari per avvertirli. Successe un casino: Esme svenne, Carlisle rimane ammutolito, i suoi fratelli scioccati. Quando arrivarono, come immaginato, iniziarono a dare la colpa a me, ma non mi interessava perché non era la giusta circostanza, tanto che, dal giorno del funerale, non ci siamo più sentiti.. nemmeno dopo il testamento di Edward in cui lasciava tutto a me.
Tutti mi chiedono come io stia e, ogni santissima volta, vorrei tanto prenderli a calci, ma l’unica cosa di cui ho la forza è dire “sì, sto bene”. Mica potrei urlare a tutti “sto da schifo, voglio morire e raggiungere il mio Edward”?! No, non posso e l’unica cosa che posso fare e dare false speranze alle persone che mi circondano, quelle pochissime persone che si preoccupano per me. Avrei tanto bisogno di qualcuno che si preoccupi e che mi voglia veramente bene al mio fianco, ma sono sola in questa misera casa in cui l’essenza di Edward è, nonostante il tempo, fortissima e questo non aiuta a dimenticarlo. Dimenticare.. impossibile! Potrei cercare di alleviare il dolore, nascondendolo in un angolino del mio cuore e della mia mente, ma il suo odore, le nostre foto, i suoi vestiti, l’anello sul mio anulare.. tutto mi ricorda lui e mi fa ricadere nel baratro in cui sono già mi trovo.
Pensavo che dopo questa situazione, i miei si sarebbero fatti sentire per aiutarmi a passare questo tragico momento, ma non si sono nemmeno presentati al funerale dopo la mia telefonata, anzi, quando lo hanno saputa mi hanno detto “okay”, solo questo e nemmeno un “mi dispiace”. Possono essere arrabbiati, delusi dalla propria figlia, ma di certo non era questo il comportamento da tenere. Ma non mi interessa, proprio come il resto delle cose che mi circondano. Angela, la mia unica amica rimasta accanto a me e che almeno una volta al giorno mi telefona, dice che il dolore si allevierà, io ricorderò per sempre Edward e terrò conservata la sua presenza nel mio cuore, ma che ho comunque solo venti anni e la vita va avanti, che troverò, forse, un’altra persona, che mi costruirò una famiglia, un lavoro, una casa e invecchierò come tutte le persone normali ma solo col ricordo di Edward nel cuore. Avrà davvero ragione? In fondo, è sempre stata la più intelligente tra le mie amiche ma, stavolta, non so se crederle o no..
Riuscirò a cancellare l’essenza di Edward in questa casa? Riuscirò a nascondere il suo ricordo in un angolino del mio cuore continuando a vivere come se niente fosse successo? Precipitosamente risponderei di “no”, ma la risposta più sensata sarebbe: lo scopriremo solo vivendo.

 
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( 1 GIUGNO 1991)
Caro Diario,
è passata un’ eternità da quando ti ho scritto. Come sempre, sono stata occupata tra lo studio e il lavoro. Sì, ho ripreso a studiare grazie ad alcuni risparmi lasciati da Edward e lavoro nella biblioteca dell’università, la cui paga, mi garantisce annualmente la retta universitaria.
Perché ti scrivo oggi? Perché oggi è un anno che Edward è morto, precisamente 365 giorni e 9 ore. Già.. è passato già così tanto tempo e a me sembra solo ieri, visto che, il dolore è sempre lo stesso. Ogni notte piango abbracciata al suo cuscino, mai cambiato, e avvolta da una sua camicia piena del suo profumo dolce e sensuale, quasi ogni giorno, la sera al posto di guardare i film sui canali televisivi, guardo il nostro cd in cui sono salvate tutte le immagini che scorrono semplicemente uno dopo l’altra, ogni volta che pranzo penso a quando cucinavo per lui e, ogni volta, mi diceva che ero bravissima.. ogni giorno vivo con lui, nonostante lui non ci sia più.
Sono seduta sulla sua lapide da circa due ore e diciassette minuti, ad accarezzare il marmo freddo nella speranza che le carezze arrivino anche a lui e che le parole sussurrate vengano ascoltate dalle sue orecchie.
Gli ho portato un mazzo di rose bianche, quelle che sia io che lui abbiamo sempre amato e condiviso, tanto che, i petali di questo fiore erano sparsi sul pavimento di casa nostra durante la luna di miele.. Quanti ricordi sono legati ad ogni minimo particolare, ogni minimo profumo, ogni minima forma, ogni minima parola.. E io, vivo di questo.
Non posso non ricordare il giorno del suo funerale al primo anniversario: la sua figura immobile, bianca e fredda, vestita elegante da un abito bianco, i suoi capelli, quei pochi rimasti, scompigliati nonostante tutto, le sue labbra pallide ma sempre stupende, i suoi occhi chiusi senza poter dare la possibilità di emanciparne la bellezza, il corpo disteso con le mani giunte al petto, rinchiuso nella bara di legno bianca a causa della giovane età, i petali sparsi intorno a lui, le corone di fiori posate dietro alla bara, Esme piangente al suo fianco, gli altri parenti a dare le condoglianze e io.. io sola dall’altra parte della bara con la mia mano posata sulla sua guancia..
La parte peggiore fu durante la messa, quando i suoi amici salirono sull’altare a parlare della persona spettacolare, stupenda e leale che era; vedere sua madre piangere, il prete parlare e dargli l’ultimo addio, Carlisle che cercava di consolare sua moglie, la bara al centro dell’altare e l’attenzione di tutti concentrata sulla sua figura. Mi fu proposto di parlare ma, sinceramente, non ne avevo avuto la forza, sia di alzarmi, di parlare, di ricordare e di condividere con gli altri i miei ricordi di lui.
Ma il momento della santa messa, era stato nulla a confronto del momento della sepoltura quando, gli addetti, iniziarono a far scendere la bara, grazie a delle corde che la reggevano, nella buca scavata poco prima. Ben quattro volte furono interrotti: una volta da Esme che voleva dare un ultimo saluto a suo figlio, e altre tre da me e dalle mie crisi di non volerlo lasciare andare fino a quando, cercarono di farmi calmare e dopo aver baciato per l’ultima volta la sua bara, lo avevo lasciato ricoprire di terra, iniziando dal mio pugno di sabbia e dalla mia rosa bianca.
A un anno della sua morte, sulla sua tomba di marmo grigia, c’è un solo mazzo di fiori finti pieni di ragnatele, segno che nessuno è stato qui. Io ci vengo ogni domenica: vorrei tanto venirci ogni giorno ma la distanza non me ne da la possibilità. Ogni volta porto il mio mazzo di fiori freschi, preferibilmente di rose bianche, una candela bianca e, la domenica dopo, le trovo dove le ho lasciate con l’unica differenza che sono appassite.
Ricordi quando ti dicevo dell’ipotesi di Angela? Beh, era sbagliata. Non ho dimenticato Edward e non ho nascosto il suo ricordo nel mio cuore, ma lo tengo vivo ogni giorno condividendoci ogni attimo della mia vita. Non riesco a vivere senza la sua essenza e senza immaginare che lui sia accanto a me, che mi osservi, e che mi sfiori con la sua pelle diafana la notte mentre dormo coccolata al suo cuscino. Non posso non pensare che lui sappia come viva ogni giorno e so anche che lui desidera ardentemente che io mi ricostruisca una vita, proprio come Angela. Ma non riesco a pensare me stessa accanto ad un altro uomo, in atteggiamenti da fidanzata, o chissà cosa.. Io e Edward eravamo due metà che si completavano, l’altra parte della mela, eravamo nati per stare insieme,e sarebbe stato l’unico uomo della mia vita. Non posso sapere cosa mi riserverà il futuro ma so, che ogni domenica e ogni 1 giugno, io sarò qui, seduta sulla sua tomba a ricordare nei minimi dettagli i momenti passati insieme, sia quelli tristi che quelli felici, perché il ricordo.. è l’unica cosa che mi rimarrà per sempre e non mi potrà mai essere strappato.

 
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( 1 GIUGNO 2011)
Caro Diario,
perdonami. E’ tantissimo tempo che non ti scrivo, da ben venti anni. Ieri, mentre sistemavo gli scatoloni in soffitta, ti ho trovato impolverato sotto ad una camicia di Edward. Appena ti ho visto, mille ricordi sono riaffiorati nella mia  mente e subito ti ho afferrato stringendoti a me, tu che hai condiviso il mio dolore e sei l’unico che ha capito davvero come mi sentissi. Penserai che sono pazza perché parlo con gli oggetti, ma tu, per me, non sei un semplice oggetto, non lo sei mai stato, ma sei stato il mio sfogo personale, quello che non ho condiviso con nessuno. Mi dispiace averti abbandonato per tutto questo tempo, e ciò non vuol dire che ti ho dimenticato o non ti ho prestato attenzione, ma sono stata fin troppo occupata a raccogliere i pezzetti della mia vita sparsi lungo tutto il percorso.
Mi sono laureata in psicologia, dopo cinque anni di studio, col massimo dei voti. Dopo nemmeno un anno, tra vari concorsi, sono riuscita a diventare psicologa infantile della clinica del centro. Lavorare e interagire con i bambini era sempre stato un mio sogno, fin da ragazzina e, visto che non avevo figli, ho preso questa decisione. E’ stato fin dal primo giorno un lavoro stupendo: consolare e giocare con i bambini bisognosi mi ha fatto sentire qualcuno di minimamente importante e speciale, grazie anche all’affetto che mi hanno sempre regalato.
Non ho venduto la casa mia e di Edward, ma la tengo come bolla privata in cui leggo, ricordo e rivivo certi momenti grazie a piccoli particolari che la caratterizzano. Però, ne ho comprata un’altra, molto più grande, a circa 200 metri dalla vecchia. E’ una villetta di due piani, discreta e con la sua finezza, in cui ho un arredo abbastanza moderno, tre camere da letto, due bagni, un’enorme cucina, un salotto e un piccolo giardino davanti in cui mi piace curare le piantine, soprattutto quelle di rose bianche che padroneggiano nel verde del prato.
Il rapporto con i miei genitori non è cambiato di una virgola: non li sento dal giorno in cui li ho chiamati per annunciare loro la morte di Edward; io non mi sono fatta sentire e nemmeno loro si sono fatti scrupoli. I Cullen, proprio come i miei, non si sono fatti vivi nemmeno una volta, nemmeno attraverso una telefonata per sapere se fossi ancora viva o no, niente di niente. Angela, la mia migliore amica, mi è sempre stata vicino invece, ha cercato di mettersi nei miei panni per quanto potesse, e ha condiviso il dolore negl’anni con me, aiutandomi a rimettere insieme i pezzi del puzzle e a crearmi una nuova vita, sempre col ricordo di Edward vivo nel mio cuore. Molte volte mi ha anche accompagnato al cimitero per venirlo a trovare ma, dopo l’acquisto della mia Volvo, auto fin dall’epoca piaciuta a Edward, ho fatto tutto da sola senza chiederle sempre un passaggio o usare il misero pullman il cui biglietto costava più della benzina consumata dalla sottoscritta in una settimana.
Oggi sono di nuovo qui, per ricordare il ventunesimo anno della morte di Edward. Come ogni anniversario, sono seduta sul marmo grigio ad annusare le rose bianche, ma so che oggi sarà diverso.
Non posso non sentirmi soddisfatta della piega che la mia vita ha preso in questi anni, perché, nonostante la mia giovane età nel momento in cui Edward è morto, e tutti i problemi, gli sono rimasta fedele. Infatti, anche se con disappunto di Angela la cui opinione suggeriva di trovarmi qualcuno con cui invecchiare, non ho avuto nessun’altro uomo al di fuori di Edward. Non ho nemmeno avuto il coraggio di accettare un appuntamento da qualche uomo sfacciato o gentile, mai, perché, ogni volta, non facevo che ricordare i momenti passati con Edward e la sua figura ricompariva in modo astratto davanti ai miei occhi, rendendomi impotente.
Sono passati ventuno anni dal giorno della sua morte, e il mio amore per lui non è mutato. Lo amo ancora incondizionatamente e senza limiti, nonostante lui non sia stato fisicamente al mio fianco ma sapevo che c’era, da qualche parte o in qualche modo, lui c’era.
La mia vita è stata questa: piena di carriera e di oggetti che mantenevano vivi i ricordi; niente di più, niente di meno. Ho vissuto per i ricordi, per i bambini di cui mi prendevo cura e basta, perché niente mi dava la spinta giusta per andare avanti e crearmi una vita perfetta, perché senza di lui, la mia vita non era perfetta, ma spezzata a metà.
Ricordi quando ti dicevo di voler scrivere la frase “vissero felici e contenti” alla mia storia con Edward? Penso che oggi lo possa fare e, visto che la nostra storia è rinchiusa qui, tra le tue pagine, provvedo a farlo.
Grazie Diario, grazie per aver condiviso con me ogni singola parola, ogni singola lacrima e ogni singolo sfogo. Non ti scrivo cosa succederà perché voglio lasciare un finale generale a te che mi sei stato amico per tutti questi anni, quindi mi limito, appunto, a scriverti questo: “e  vissero felici e contenti”.

 
Poso il diario nella mia borsa bianca, mettendola a sua volta ai piedi della lapide grigia; tolgo le comode converse e lo poggio al fianco della borsa.
Guardo il sole arancione tramontare e rendere il cielo da un pallido rosa ad un viola per poi diventare sempre più scuro e salutare il blu notte. Sento il venticello scompigliarmi i lunghi capelli e li lascio volare liberi, senza interrompere il loro percorso lungo le mie spalle, il mio viso e lo spazio che mi circonda.
Osservo le venature blu del bianco diario che si intravede ancora all’interno della borsa e un sorriso sfugge sulle mie labbra, facendo anche cadere una lacrima.. di felicità.
Prendo il mazzo di rose bianche portate questa mattina e lo poso al fianco della lapide.
Lentamente, cercando di non disturbare il dolce silenzio che ci circonda, mi distendo posando il viso sul marmo freddo e di fronte alla tua foto, che ti inquadra felice e raggiante e con uno sguardo verde brillante. Sorrido osservando il tuo volto e immaginando che forse lo vedrò.
Guardo verso la mia borsa e con un sorriso saluto il mio diario, incosciente di quello che sta succedendo. Osservo il cielo sempre più blu e il sole tramontare dietro alle dolci colline che ci circondano. Sento il venticello calmarsi e diventare sempre più lieve, fino a diventare una dolce carezza; in questo momento chiudo gli occhi e immagino.. sento che sono le tue dita che mi sfiorano e non il vento. Sorrido sentendo gli uccellini cantare all’avvicinarsi del crepuscolo e immagino.. sento che è la tua dolce e melodiosa voce. Non so cosa fare, non so come funziona, quindi mi limito a lasciarmi andare e vengo da te.  

   
 
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