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Autore: Deep Submerge85    22/07/2011    10 recensioni
L'amore vince su tutto...l'amore inteso nel senso più ampio possibile. Quello che provi per la tua compagna,per la tua famiglia,l'amore che provi per te stessa...Ma anche l'amore più forte deve affrontare degli ostacoli inimmaginabili,posti persino ai confini del tempo e dello spazio...
SEGUITO DI "A VOLTE MUORE ANCHE IL MARE".
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Haruka se ne stava seduta sui gradini delle scale con la testa stretta tra le mani e le spalle che sussultando, rivelavano un pianto convulso: sembrava il fantasma di se stessa.
Il rifiuto di Michiru, la sua freddezza, e soprattutto, il vederla andare via con un’altra persona, con un uomo, le avevano letteralmente spezzato il cuore.
Hotaru si era allontanata per darle la possibilità di sfogarsi in solitudine, ben sapendo quanto pesasse alla bionda mostrarsi debole, e anche Rei si era tenuta rispettosamente a distanza: lei e Haruka non erano mai state particolarmente vicine, dal momento che la sacerdotessa la considerava un po’ troppo piena di sé, come del resto tutte le Outer Senshi, ma gli avvenimenti delle ultime ore le avevano fatto capire quanto in realtà fosse fragile la guerriera di Urano, quanto fosse delicato il suo equilibrio. Anzi, aveva capito che era proprio Michiru, il suo equilibrio; che tutta la forza, la determinazione, e a volte anche l’arroganza, che contraddistinguevano Haruka, altro non erano che un riflesso della violinista. 
Rei aveva sempre pensato il contrario. Aveva avuto ampiamente riprova delle capacità di Michiru, ma nel vederle insieme aveva sempre ritenuto che fosse Haruka quella più forte delle due;e invece si era sbagliata. Mentre Michiru riusciva a splendere lo stesso, pur senza la compagna, Haruka non riusciva a brillare di luce propria. Non perché fosse debole, tutt’altro, ma lei aveva bisogno di qualcuno che la placasse, che le desse uno scopo, qualcuno che le desse una forza diversa da quella prettamente fisica. Quel tipo di forza che nasce dalla consapevolezza che non sei sola, che c’è e ci sarà sempre qualcuno al tuo fianco, amandoti e proteggendoti.
Lei aveva bisogno di Michiru al suo fianco per poter essere completamente se stessa, come il cielo ha bisogno di specchiarsi nel mare, per riconoscere ogni sua sfumatura.
E probabilmente questo era anche il motivo per cui Haruka, pur amando immensamente la compagna, si divertiva continuamente a flirtare con le altre ragazze: non era solo vanità la sua, ma un bisogno continuo di conferme, che la violinista con la sua gelosia, le dava prontamente.
La sacerdotessa sospirò preoccupata, continuando a guardare Haruka in uno stato sempre più pietoso, finchè si ricordò di essere Rei Hino, la guerriera della passione. Della lotta. E che quindi, non poteva restarsene lì impalata senza fare nulla, doveva intervenire, doveva dare ad Haruka una svegliata. Così, si diresse velocemente e con piglio battagliero verso la bionda.
“Haruka!” le gridò, ma non ebbe risposta. “Haruka!” gridò di nuovo, ma anche stavolta fu ignorata. “Senti, io capisco che-…” tentò di dire, ma non fece in tempo, perché la guerriera di Urano si alzò di scatto, voltandosi verso di lei con aria minacciosa.
“Non ti azzardare a dire che capisci quello che provo, Rei!” le sibilò tra i denti.  “Altrimenti che cosa mi farai, Haruka Tenou?” rispose la sacerdotessa per niente intimidita.
“Non mi sfidare…tu non sei Makoto, potrei farti male…” la canzonò con un sorrisetto ironico.         
“Si. Potresti.” le rispose Rei, decisa più che mai. “Ma mai quanto il male che stai facendo a te stessa!” Vide un lampo di perplessità comparire sul volto della bionda e proseguì. “Non hai fatto altro che piangerti addosso e questa non è la Haruka che conosciamo!Soprattutto, non serve proprio a niente!Dovresti reagire, invece di startene qui a piagnucolare!” le disse decisa.
“E che cosa dovrei fare?!Sentiamo!!Che cosa posso fare??” le chiese Haruka esasperata.             
“Combattere!!” tuonò la sacerdotessa. Per alcuni istanti si guardarono dritte negli occhi, dal momento che la bionda si trovava un gradino più in basso e quindi i loro visi erano alla stessa altezza.
Gli occhi neri come carboni ardenti di Rei, si scontrarono con le iridi smeraldo di Haruka, in una lotta di anime in cui non c’era  bisogno di parole.
Dopo alcuni istanti, con tono più pacato, la sacerdotessa riprese a parlare. “Haruka…stare qui ad aspettare che Michiru ti perdoni per un qualche intervento divino, è inutile…devi combattere per lei..!!Vattela a riprendere, come solo tu sai fare…”  concluse con una dolcezza che poche volte la bionda aveva notato in lei. Haruka allora, salì il gradino che le separava, portandosi al suo fianco; aveva gli occhi bassi e improvvisamente lucidi, perché in fondo Rei aveva detto la verità. Le aveva detto qualcosa che da sola, non era stata in grado di capire, di vedere.
Doveva combattere per Michiru, per la sua donna, doveva fare tutto ciò che era possibile e anche di più, per riaverla con sé, semplicemente perché non poteva vivere senza di lei. Perché niente aveva più senso, senza la sua Michiru. “Hai ragione, Rei…- le sussurrò quasi con vergogna – Finora sono stata cieca, mi sono fatta prendere dal senso di colpa…mi sono chiusa in me stessa, ma devo reagire…devo lottare per lei o vuol dire che non sono degna del suo amore…”
 




Frozen inside without your touch,
without your love, darling,
only you are the life among the dead.
All of this sight
I can't believe I couldn't see,
kept in the dark
but you were there in front of me
I've been sleeping a 1000 years it seems,
I've got to open my eyes to everything.


 
 
 


“Michiru…Michiru, riesci a sentirmi?” Da ore Sailor Pluto cercava di contattare l’amica: doveva avvertirla del pericolo incombente che correvano la Principessa e l’intera umanità, ma non riusciva in alcun modo a collegarsi con la sua mente. Le energie le mancavano, non aveva più con sé il suo bastone e pian piano stava iniziando a perdere di lucidità, ma non poteva arrendersi, doveva fare qualcosa. Chiuse gli occhi per l’ennesima volta, poggiò le mani a terra, rannicchiandosi su se stessa, per cercare di mettere insieme tutti i suoi residui d’energia e provò di nuovo.
“Michiru…ascoltami, ti prego…Michi-…” Non riuscì a pronunciare il nome dell’amica. Un’ondata di energia negativa la avvolse e aprì di scatto gli occhi: di fronte a sé un mucchio di sabbia si stava sollevando, prendendo velocemente la forma di un uomo. Di Kronos.
Sailor Pluto deglutì e si mise velocemente in piedi, pronta ad un altro scontro. Kronos la fissò a lungo, per poi piegare le labbra in un ghino che non prometteva niente di buono.
“Sei pronta, figlia?Adesso finalmente inizierà la tua missione…” le disse soddisfatto.                                
“Io non farò mai niente per te!!” gli gridò sprezzante la guerriera di Plutone. “Oh si, invece…” Le rispose lui sollevando un braccio verso di lei, col pugno chiuso, per poi aprire di scatto la mano, provocando un vortice di sabbia intorno alla ragazza. “Lo farai.”                                                                           
La sabbia le ricoprì velocemente il corpo, lasciando libera solo la testa, stringendola in una morsa che a Sailor Pluto sembrava d’acciaio: si sentì soffocare, come se quella sabbia le stesse completamente schiacciando i polmoni, tanto da non riuscire nemmeno ad urlare, sebbene il dolore fosse lancinante. Non poteva gridare, né riusciva a muovere un solo muscolo, l’unica cosa che poteva fare era aspettare. Che Kronos si stancasse di giocare con lei, che la finisse e basta; la morte non sarebbe stata altro che una liberazione, dopo anni di oblio, lotte e sofferenze. Una liberazione, se l’unica altra alternativa era fare del male alla sua Principessa e alle sue compagne. Non riusciva a desiderare altro. Lui la stava privando della gemma più preziosa del suo essere: la volontà. Quella che le era sempre servita per andare avanti, per combattere, per esserci sempre e comunque, per amare sempre e comunque anche chi non la ricambiava, per vivere anni in completa solitudine.                                                                                                                           
L’essenza stessa di Sailor Pluto era sempre stata la sua immensa forza di volontà e adesso la stava perdendo. Voleva solo morire.
E in quelli che, sperava, fossero gli ultimi istanti della sua vita, il pensiero volò verso le sue compagne, verso quella che era stata la sua vera famiglia; chiuse gli occhi in attesa e le balenarono d’avanti, come se fossero lì con lei.


Michiru. Dolce, elegante, con una sensibilità rara, ma allo stesso tempo forte e determinata, impossibile da spezzare, come un fiore d’acciaio.
Haruka. Sempre così scontrosa, dura, arrogante ai limiti della decenza a volte, ma con un cuore grande e puro, pronta a tutto pur di difendere ciò che amava.
Hotaru. La sua piccola lucciola, il suo orgoglio; insieme alla Piccola Lady, la figlia che non avrebbe mai avuto. 



Per un breve istante desiderò poterle toccare, parlare con loro un’ultima volta, averle con sé in quel momento estremo, per non sparire nel nulla. Per non morire da sola, così come per tanto tempo era vissuta.                                                                                                                            
 
 


Without a thought,
without a voice.
without a soul. 
Don't let me die here.

Call my name and save me from the dark. 
Bid my blood to run, 
before I come undone. 
Save me from the nothing I've become.
 
(Bring me to life- Evanescense)                              
 
 



Kronos però non aveva alcuna intenzione di essere così caritatevole nei suoi confronti. No. Lui aveva bisogno di lei e stavolta non avrebbe lasciato niente al caso, non avrebbe fatto affidamento sulla sua lealtà e non le avrebbe dato la possibilità di scegliere.                                                    
Stavolta, si sarebbe impossessato della sua volontà, dominandola completamente.               
Dopo alcuni interminabili minuti di agonia, tutto cessò. Sailor Pluto cadde a terra stremata e non potè impedire al suo aguzzino di avvicinarsi. Le si inginocchiò accanto e le posò una mano sul petto, all’altezza del cuore. “La tua disobbedienza ha provocato la mia rovina una volta, ma non accadrà di nuovo…” e nel dire questo, spinse con forza la mano sul petto della guerriera, trasmettendole qualcosa. Un’energia sinistra, un’ondata di calore talmente intensa da farle lanciare un urlo disumano, mentre inarcava il corpo all’indietro per il dolore.
L’operazione durò alcuni secondi, poi mentre la custode del Tempo riprendeva fiato, Kronos le parlò. “Non ho ancora abbastanza potere per lasciare Aion, perciò tocca a te andare sulla Terra e prendere il Cristallo d’Argento…portami il Cristallo!!” rimarcò con più vigore.
Sailor Pluto si mise a sedere apparentemente senza sforzo: nulla sembrava cambiato in lei, eppure non era più lei. Guardò a lungo la figura inginocchiata accanto a sé e con un tono di voce deferente, totalmente diverso da quello che aveva avuto fino a quel momento, diede il suo assenso.
“Come volete, Padre…”                                                                                                                        
Si mise subito in piedi e sollevando un braccio dinanzi a sé gridò “Garnet Rod!”; immediatamente il suo bastone, finito in precedenza chissà dove, le piombò in mano. La guerriera di Plutone lo fece roteare velocemente, per poi piantarlo con violenza a terra e così facendo fu avvolta da una luce rossastra che la trasportò via, per poi farla ricomparire subito dopo sulla Terra, nel bel mezzo di una strada al centro di Tokyo.                                                                                          
La sua improvvisa comparsa provocò una sequela di brusche frenate e urti tra le automobili che stavano passando di lì normalmente, ma la cosa sembrava lasciarla indifferente. Se ne stava immobile, con gli occhi chiusi, incurante del frastuono che la circondava  e di quell’autobus che procedeva verso di lei di gran carriera: l’autista non sarebbe mai riuscito a frenare in tempo e di sicuro l’avrebbe travolta, ma lei, nel tempo di un battito di ciglia, fece roteare il bastone sopra la propria testa, aprì di scatto gli occhi e puntandolo verso l’autobus sussurrò “Dead Scream.”                               
L’enorme sfera di energia colpì in pieno l’autobus, disintegrandolo in mille pezzi e questo scatenò il panico generale. Le persone iniziarono a gridare e scappare, allontanandosi il più possibile da lei, che totalmente indifferente, prese ad avanzare tranquillamente per la strada, come se stesse facendo una passeggiata di piacere. Non si sarebbe fermata finchè Sailor Moon, attratta dal caos che aveva causato, non le sarebbe andata incontro, compiendo così il suo destino.

 
 



Eccomi…come vedete sono viva!!XD Dunque, finalmente Haruka ha capito , o meglio, Rei le ha fatto capire, che deve darsi una mossastare lì a piangere per Michiru non serve a niente, soprattutto con quel marpione di Neji in agguato. U_U  Abbiamo visto anche che sta succedendo su Aion…il caro Kronos si diverte a torturare la povera Setsuna, che preferirebbe morire piuttosto che obbedirgli, ma ha fatto i conti senza i suoi poteri: adesso è un manichino alla sua mercè e avete visto già cosa ha combinato! Tra l’altro avrete notato che mi piace rendere le Senshi stesse dei nemici: nella fic precedente l’ho fatto con Michiru e ora con Setsuna…cosa faranno le altre adesso?E Michiru che combinerà in albergo con Neji?!Lo saprete alla prossima puntata…XD Detto questo, come sempre ringrazio di cuore chi mi segue, mi recensisce e chi mi legge e basta, sebbene la mia velocità di aggiornamento sia quella di un bradipo. Portate pazienza…-_-‘ Un bacio a tutti e buone vacanze a chi partirà!;)
 
 
 
 
 Protetta da Nettuno, pianeta del mare profondo, sono la guerriera dell'abbraccio Sailor Neptune!

 
   
 
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