Salve
a tutti,
ecco
qua la mia prima fan
fiction su Glee. Non voglio tediarvi con le note, ma voglio precisare
alcuni
punti, in modo da facilitare a tutti la comprensione della storia:
-
Nonostante
nel prologo non compaiano né Kurt né Blaine,
è
una Klaine a tutti gli effetti. Entrambi compariranno nel primo
capitolo,
tranquilli.
-
La
storia ha inizio più o meno durante l’episodio
“Blame it
on the alcohol”. Non è una “What
if”, a mio parere, perché parte da presupposti
diversi, come si può notare dal prologo.
-
Il
rating può variare, a seconda degli sviluppi.
Chissà ;)
-
Recensioni
sono sempre ben accette, anche quelle negative.
Sbizzarritevi!
A
Domenica :)
PROLOGO
-
Entra pure, verginella. -
Rachel Berry entrò nell’ufficio con la stessa
baldanza di un condannato a morte
di fronte al patibolo. Davanti a lei, Sue Sylvester era intenta a
armeggiare
con un frullatore, da cui estrasse un bicchiere pieno di una sostanza
rosa. Un
po’ troppo rosa.
-
Voleva vedermi, Coach Sylvester? -
La ragazza si sedette con aria incerta e vagamente inquieta. La coach
dovette
notarlo, perché dopo qualche istante si alzò,
fece qualche passo e le appoggiò
una mano sulla spalla.
-
Bambola, non sono qui per mangiarti. - Azzardò un sorriso,
ma ne uscì una
smorfia poco rassicurante. Rachel si aggrappò al bracciolo
della sedia. Sue
decise di cambiare tattica. -
Frullato?
- Chiese, tendendo il bicchiere speranzosa.
La ragazza non rispose, continuando a fissarla con occhi sbarrati. Ogni
tanto
gettava un’occhiata alla porta, come per assicurarsi che ci
fosse una via di
fuga.
- Ascolta, Berry. Parliamoci chiaro. - Sue si appoggiò alla
scrivania e bevve
un sorso dell’inquietante bevanda rosa. - Non sono una fan
del…-
La parola le morì in gola. Aspettò qualche
momento, riprendendo fiato e
sospirando, poi ritentò.
- Del…-
Sospirò.
Rachel
sollevò un sopracciglio. - Glee Club? –
-
Ecco. Ora prendiamoci un minuto di silenzio per aver pronunciato il
nome di
quel indicibile abominio. -
Rachel
aspettò in silenzio insieme alla Coach, che teneva gli occhi
chiusi e la bocca
serrata, per un minuto. Mentre studiava il modo più veloce
per fuggire dalla
finestra in caso di bisogno, si chiese perché la Sylvester
l’avesse convocata
nel suo ufficio. Non doveva avere intenzioni pacifiche, dal momento che
non
riusciva neanche a pronunciare il nome del Glee. Si maledisse per non
aver
portato con sé lo spray al peperoncino.
-
Bene. Ora, parliamo di te. - Disse Sue, riaprendo gli occhi.
-
D-di me? - Balbettò Rachel.
-
Sì, carina. Te lo dirò senza mezzi termini: non
sfonderai mai se continui a
cantare in quell’inutile imbarazzante congrega di sfigati
capitanati da quell’insulso
cespuglio cotonato.- Lo
sguardo si Sue
si perse nell’orizzonte. - Come fanno quei capelli a essere
così… così… -
Rachel le rivolse uno sguardo confuso. - Mi sta dicendo che dovrei
mollare il
Glee? -
- Shh, non pronunciare quel nome! - Esclamò la coach,
sbattendo il bicchiere
sul tavolo così forte da spargerne il contenuto
tutt’intorno. - No, sciocca.
Come faresti a fare tutti quei vocalizzi e gargarismi senza qualcuno
che faccia
da sfondo? No, tu hai bisogno di qualcos’altro. Dovresti
entrare a far parte
dei Cheerios. -
Rachel
non riuscì a dire nulla. Balbettò per qualche
secondo, incapace a credere alle
proprie orecchie.
-
Per l’amor del cielo, carina, spero che le tue
abilità canore superino quelle
dialettiche. Sembri un pesce palla. -
Rachel si affrettò a chiudere la bocca.
-
Ora, c’è un unico modo per cui questo sogno
diventi realtà. Non credere che per
Cenerentola sia stato tutto rose e fiori, anche lei ha dovuto sudare
per
costruirsi la zucca. -
Rachel
aggrottò la fronte. - Che cosa vuole da me? –
-
Io voglio te, ma non da sola. - La Coach si sedette sulla sua sedia
girevole,
fissando Rachel con uno sguardo determinato e un ghigno crudele sul
viso. - Come
ben sai, essendo una celebrità, sono intima amica di Jenny
Herzog e Guy
Raynolds, che sono in vetta nella carriera giornalistica come io sono
in quella
di allenatrice. Ebbene, mentre ieri ci gustavamo una buonissima cena
thai in un
ristorante superlusso pagato con i soldi avanzati dalla raccolta di
beneficenza
per gli orfani, Jenny mi ha chiesto quando i Cheerios avrebbero
ricominciato a
cantare. Dopo Whoopi e Porcellana non c’è stato
altro che acrobazie mozzafiato
e numeri da urlo nei Cheerios, ma manca qualcuno che dia aria alla
bocca. -
Si
prese un attimo di silenzio, guardando Rachel negli occhi.
-
Tu potresti sfondare, nei Cheerios, mia novella Patti LuPone. Potresti
finalmente andare in giro per i corridoi senza la paura di trovarti
improvvisamente immersa fino al collo nella granita al limone. -
Rachel
sorrise involontariamente al pensiero. Libertà e gloria, ne
sentiva già quasi
il profumo. Libertà dalla paura, dalle prese in
giro… Miss Rachel Berry, futura
stella a Broadway, capitano dei Cheerios. Già le sembrava di
sentire gli
applausi.
- Ma aspetta a prostrarti ai miei piedi e a ricoprirmi di
ringraziamenti. Ho
detto, non voglio te sola. Dev’esserci anche un maschio. -
Rachel
le lanciò uno sguardo confuso. - Ok. - Riflettè
un secondo. - Penso
di poter convincere Finn… -
-
Cosa avete in testa voi ragazzi di oggi? Pigne? - La
Sylvester si alzò in piedi e si portò
più
vicina a Rachel. - Nessuno dei giocatori di football può far
parte dei
Cheerios. Sono sicura che se ti sforzassi un po’ capiresti
anche il perché. -
Rachel
balbettò per un secondo, cercando di trovare la risposta
giusta. - Ma, coach
Sylvester, nel Glee non ci sono ragazzi che non facciano parte della
squadra di
football… -
-
Bene, allora cerca da qualche altra parte. Nella scuola, fuori, dove ti
pare.
Ah, se fossi un tantino più furba, ragazzina, capiresti che
un ragazzo che sia
anche un degno canterino non ti farebbe comodo solo per entrare nei
Cheerios…
Pensa a quanto ci guadagneresti, a far parte della coppia
più dotata a fare
tutti quei gargarismi, in quella tua combriccola di sfigati.- La Sylvester
ammiccò in direzione di Rachel. -
Se ti dimostrassi così tosta da accalappiarne uno al tuo
livello di squittii,
sicuramente non avrei dubbi sul farti capo cheerleader. -
Tornò
improvvisamente seria. - Alla fine del mese vieni a fare rapporto. Ora,
sparisci. -
Rachel
si alzò in fretta dalla sedia e in un attimo fu alla porta.
-
Ah, Berry, un’ultima cosa. -
La
ragazza si voltò lentamente, un po’ intimorita.
-
Porcellana, come maschio, non conta. -