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Autore: coco1994    22/07/2011    4 recensioni
Taichi non poteva descrivere come si era sentito in quel momento, ma pensava che spezzato, affettato, schiacciato, triturato, calpestato, bruciato a fuoco lento e sparso nei più profondi angoli dell’oceano fosse l’insieme di parole che più si avvicinava a descrivere cosa era successo al suo cuore quando la verità si era imposta a lui in quel modo brutale.
Ho trovato finalmente il coraggio di pubblicare la mia prima fanfic. Si tratta dei pensieri che potrebbe aver avuto Taichi durante la puntata 38 della seconda serie, quando vede Sora con il regalo per Yamato. Nella speranza che qualcuno la legga e – sarebbe un sogno – possa trovarla carina (?) io qua vi saluto!!!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Taichi Yagami/Tai Kamiya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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STORIA DI UN’ANIMA GENEROSA

La trovò esattamente dove aveva pensato che fosse.
Immobile davanti alla porta che dava ai camerini, stringeva al petto una scatola con un fiocco – un regalo di Natale. Accanto a lei, il suo piccolo Digimon rosa la fissava preoccupata.
Ogni tanto la vedeva dondolare sui talloni, quasi nella speranza che quel lieve contraccolpo l’aiutasse là dove il coraggio le veniva meno.
Proprio il coraggio le mancava. E le sarebbe mancato per sempre, ormai. Perché con quello che stava per fare, lo stava lasciando indietro una volta per tutte.
Taichi Yagami contemplò con occhi pieni di affetto il profilo di Sora Takenouchi, come da anni faceva in silenzio, certo che quella fosse l’ultima volta che si potesse permettere di compiere quel gesto. Come sempre, gli sfuggì un sorriso, tanto malinconico quanto pieno di amore per lei. Perché di questo, di amore, ormai da anni, si trattava.
Era stato un completo idiota a sprecare nel tempo occasioni su occasioni per parlarle. Ma ormai, quello che era stato era stato, e comunque, qualcosa l’aveva sempre fermato. Infatti, per quanto Taichi non fosse un campione di sensibilità, se l’evidenza gli si parava davanti, poteva solo vederla. E comprenderla.
Così aveva visto il cuore di Sora, e lo aveva compreso, attraverso quello sguardo speciale che, esattamente tre anni e centocinquantotto giorni prima, lei aveva rivolto a qualcuno che non era lui, ma un altro.
Yamato Ishida, ecco chi era.
Taichi non poteva descrivere come si era sentito in quel momento, ma pensava che spezzato, affettato, schiacciato, triturato, calpestato, bruciato a fuoco lento e sparso nei più profondi angoli dell’oceano fosse l’insieme di parole che più si avvicinava a descrivere cosa era successo al suo cuore quando la verità si era imposta a lui in quel modo brutale.
Sarebbe passato parecchio tempo prima che si fosse ripreso da quello shock. Si era impegnato tremendamente perché nessuno si accorgesse della burrasca dentro di lui. Sua sorella Hikari era stata un osso durissimo, ma, se possibile, distrarre Sora – “la sua migliore amica” – era stato anche peggio. Per una serie di motivi che da immaginare non erano difficili.
Con Yamato non aveva nemmeno provato. Gli occhi azzurri del suo migliore amico – Yamato era questo per lui, e sempre lo sarebbe stato, era del tutto inutile negarlo – sembravano fatti apposta per scavargli nel cuore e nella mente, fino a capirlo. Taichi si era chiesto spesso se davvero sapesse, in quei giorni, settimane, mesi, in cui l’altro l’aveva guardato strano. Ma poi anche Yamato, come tutti, doveva aver risolto la questione davanti al fatto che uno come Taichi non poteva tenere in sé un fatto grave – qualunque esso fosse – per tutto quel tempo. Era vero, in fondo, ma quella situazione era un’eccezione.
Era così che li aveva fregati tutti.
E aveva inscatolato il proprio cuore.

E adesso, Taichi si trovava sull’orlo del baratro.

<< Coraggio Sora, dai! Hai fatto così tanto e ora ti arrendi? >>
<< Non ce la faccio! >>


Se avesse aiutato Sora, perché da sola non ce l’avrebbe mai fatta a bussare, sarebbe stato l’equivalente di regalare ad entrambi un anello di fidanzamento. Se non l’avesse fatto, forse le cose tra i due non si sarebbero stabilizzate e forse, soltanto forse, in futuro Sora avrebbe potuto dimenticare Yamato Ishida e accorgersi di Taichi Yagami.
Forse… In futuro…
Ma la sua era solo teoria. Che nella realtà non conta niente. Il presente… solo quello era importante.
Il suo cuore, per quanto rinchiuso, dava ragione alla mente. Lo sapeva perché, per quanto ogni battito fosse una pugnalata al petto, il ritmo era lento, regolare, calmo. E rassegnato.
Lui, Taichi, voleva bene a entrambi, e non si pentiva di averli fatti incontrare. L’amicizia tra loro tre aveva aiutato Yamato a sorridere ancora, e a soffrire meno. Ed ora l’amore della ragazza avrebbe moltiplicato la gioia.
Lui, Taichi, non era arrabbiato con Sora.
Lui, Taichi, non era arrabbiato con Yamato.
Ancora una volta comprese. E saltò nel baratro, fermo e deciso nella sua scelta.

<< Sora? Che stai combinando? >>
La ragazza si voltò di scatto verso di lui. << Io? Niente! >> rispose forse un po’ troppo precipitosamente.
Taichi non era preparato al contatto visivo e per una frazione di attimo, lo sguardo della ragazza fu libero di scrutarlo nel profondo, dove non doveva entrare, prima che la barriera fosse ricostruita. Il ragazzo si maledisse in tutte le lingue a lui conosciute e pregò con tutta l’anima che Sora non si fosse accorta di nulla. Non era particolarmente preoccupato, però, perché subito dopo che i loro sguardi si erano incrociati, lei era arrossita voltandosi verso il pacco, cercando timidamente di nasconderlo alla vista di Taichi e di Agumon – quel santo Digimon che per tutto il tempo gli era rimasto accanto, non dicendo una parola.
La porta venne aperta e Sora sussultò.
<< Però, questo sì che è un buon odorino! >> fece Gabumon, annusando l’aria.
<< Cos’hai lì dentro? >> fu il turno di Taichi di sussultare. Che Agumon avesse intuito quello che stava cercando di fare? Proprio in quel momento il Digimon gli diede un colpetto alla gamba, quasi incitandolo. Il ragazzo lo ringraziò mentalmente, grato che gli stesse dando appoggio in quella folle impresa ai limiti del masochismo.
<< E’ un regalo per Yamato? >> si costrinse a dire, sfruttando l’occasione.
<< Ehm, più o meno. >> Sora era scarlatta in viso. Taichi insistette, deglutendo a fatica.
<< E’ un dolce che hai fatto tu, giusto? >>
<< Basta, non sono affari vostri! >> il cuore di Taichi gemette. Non voleva farsi detestare dalla ragazza. Tutto, ma non quello. Per un attimo, non seppe che dire.
<< Perché non entri? >> parlò quindi Gabumon.
<< Non ha il coraggio! >> cinguettò Biyomon. << Se è davvero un dolce, lo farà sciogliere come neve al Sole! >>
Bravi ragazzi, pensò Taichi. Fate gli angeli dell’amore per i vostri amici, su.
<< Non ti ci mettere anche tu, adesso! >> sbottò Sora, più scarlatta che mai. Stava cedendo.
<< Comunque è meglio che ti sbrighi. Fra un po’ monterà sul palco. >> continuò Taichi, senza darle tregua.
Sora lo guardò di nuovo, e per quanto Taichi fosse pronto stavolta, per poco non capitolò di nuovo davanti a quello sguardo. Sono proprio cotto, pensò di se stesso, senza lasciar uscire la smorfia amara che sul viso gli si stava dipingendo. Fece due passi verso di lei, stringendo anche l’anima nella stessa prigione del cuore, in un angolo remoto nella sua mente, poi le mise una mano sulla spalla. Sembrava volerle dire qualcosa, ma invece, la voltò spingendola verso la porta, un mezzo sorriso – il massimo che gli era stato possibile – in volto.
<< Vai! In bocca al lupo! >>
<< Io però… >>
Perché quella voce, perché quel tono, perché quell’espressione proprio ora? Rendeva tutto maledettamente difficile… fu in quel momento che Agumon fece un’altra cosa benedetta.
<< Mmmmmh… Guarda che se non ti sbrighi me lo pappo tutto io! >> gesticolò.
Sora lo fissò, colpita. E sorrise. << E va bene, ragazzi. Aspettatemi, non ci metterò molto. >> ed entrò, Biyomon e Gabumon dietro di lei, a debita distanza.
<< Siamo tutti con te! Coraggio! >> concluse Taichi, senza sapere come.
<< Sai che ti dico? Mica sembrate così cresciuti! >> gli disse Agumon. Lui, stupendo persino se stesso, ridacchiò.

Sora rimase un attimo ferma, appena entrata. Taichi le era sembrato strano. Per quanto fosse totalmente concentrata su altro – su di lui – non aveva potuto fare a meno di notarlo. C’era qualcosa che il suo amico non le voleva dire, magari per non farla preoccupare? Beh, preoccupata lo era già. Sbirciò quindi fuori dalla finestra. Quello che vide fu un Taichi che sorrideva per qualcosa che Agumon gli aveva appena detto. E le sue preoccupazioni evaporarono, nonostante fosse pieno inverno. Taichi aveva sempre avuto quel potere su di lei. Si domandò quindi se il fatto che il ragazzo fosse passato di lì proprio nel momento in cui aveva bisogno di lui fosse un dono del cielo, in occasione del Natale. Un regalo meraviglioso. Doveva fare qualcosa per il suo migliore amico, per ricambiarlo della gentilezza. Per il momento, comunque…
<< Grazie, Taichi. >> sussurrò, incamminandosi poi verso il suo futuro.

<< PERMESSO! FATEMI PASSARE! FATE LARGO! >>
Una specie di treno investì Taichi e Agumon, e si catapultò dentro i camerini.
<< Permesso? Scusate, ho portato uno spuntino per Yamato! >> cinguettò Jun, la sorella di Daisuke – peggio di Biyomon.
<< Ma cosa… Ma chi ti ha fatto entrare?!? >> urlò nel panico il suddetto ragazzo.
Agumon scoppiò a ridere.
<< Povero ragazzo! Meno male che… >> si bloccò.
<< Meno male che Sora è con lui. >> concluse Taichi, mesto. << Credo che sia meglio aspettarla sugli spalti. >> disse girandosi.
Fu allora che si accorse di non potersi muovere. O sarebbe crollato.
Sciocchezze!, pensò. Non è niente. Non deve essere niente.
Raggiunse l’angolo e svoltò, Agumon con lui. Guardò il cielo che lo sovrastava, bianco e uniforme. Ogni resistenza si dissolse.

Qualcosa di umido si infranse sul muso del Digimon dinosauro, rivolto verso il suo amico. Si sentì travolgere da un’ondata di tristezza nei suoi confronti.
<< Taichi… >>
<< Gli uomini non piangono. >> gracchiò il ragazzo, la voce incrinata dal dolore che ormai aveva fatto breccia in lui. << Deve essere la pioggia. >>
Agumon non prese nemmeno la briga di alzare gli occhi al cielo, bianco da giorni, che poteva promettere solo neve. Non pioggia.
<< Sì, è la pioggia. >>
Neanche Agumon era un campione di sensibilità, ma certe cose le capiva pure lui. Proprio come Taichi, non poteva negare l’evidenza, se essa gli si imponeva.
In quel momento, il Digimon non seppe fare altro che assentire, mentre il suo amico singhiozzava accanto a lui, senza ritegno, la testa piena solo della tristezza infinita dovuta alla fine di ogni possibilità, del tutto indifferente alla grandezza del gesto che aveva appena compiuto.
Agumon sapeva che il ragazzo non avrebbe ancora notato come il suo cuore a pezzi avesse sprigionato, frantumandosi, tutta la gentilezza di questo mondo perché, in quel momento, Taichi se ne sbatteva. Non gli importava niente di niente e di nessuno.
Un attimo di egoismo e solitudine. Un momento concedibile a un ragazzo che si era volontariamente fatto a pezzi, senza poterlo rivelare mai a nessuno né a nessuno farlo scoprire, solamente per non compromettere la felicità delle due persone migliori che avesse mai conosciuto e alle quali aveva appena regalato un futuro.





Buongiorno! Questa è la mia prima fanfic. Non so dove ho trovato il coraggio di pubblicarla, ma in qualche modo ci sono riuscita, finalmente. Si tratta perlopiù di un esperimento, per vedere se continuare a scrivere o se è meglio che mi limiti a leggere.
Ho cercato di rendere omaggio a Taichi Yagami, decisamente il personaggio che preferisco nella prima serie. Anche se qua non lo sbandiero proprio ai quattro venti, sappiate che sono per il Taiora, non tanto perché Yamato e Sora non stiano bene insieme ( tutt'altro, li ritengo perfetti ) ma voglio troppo bene a Taichi perché, alla fine, Sora e Yamato restino una coppia. Anche se non so in che occasione porterò tutto questo scompiglio fra i due!!!

Alla prossima!
coco1994
  
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