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Autore: POPster    23/07/2011    7 recensioni
Nel campus della Sacred Heart & St. Agnes High School la perfezione è solo una maschera che nasconde le vite notturne di adolescenti privilegiati e viziosi.
Frank e Mikey sono due nuovi arrivati, il primo scontento, l'altro emozionato di raggiungere suo fratello. Gerard e Ray nascondono attività illecite, e le ragazze del college sono incredibilmente belle quanto peccaminose.
Questa trama fa pena e ne sono cosciente.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Preps'
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Capitolo 2
If You Ever Felt ALONE.

    Frank ascoltava le parole del Preside con aria annoiata. Si poteva riconoscere da lontano, era l'unico seduto scomposto nel teatro, che tamburellava con le mani sul bracciolo della poltroncina, in seconda fila, suonando una canzone immaginaria mentre la sua testa doveva subire il primo - così diceva lui - lavaggio del cervello.
    C'erano un mucchio di regole stupide. Ad esempio gli unici momenti in cui maschi e femmine potevano incontrarsi erano le lezioni o i corsi pomeridiani, le rappresentazioni teatrali e roba simile. Quindi che senso aveva unire una scuola maschile con una femminile se tanto i due sessi dovevano restare separati o controllati sotto l'occhio vigile di qualche professore? Sospirò alzando gli occhi al cielo.
    Poi c'erano gli orari, il coprifuoco, il divieto di far entrare gente estranea al campus e di uscire dopo una certa ora. Non si poteva fumare, non si potevano organizzare feste nelle proprie stanze. Non si poteva fare assolutamente nulla.
    Ovviamente, da quando le lezioni sarebbero cominciate, tutti dovevano girare rigorosamente in divisa. E per le ragazze la tortura era anche peggiore. Le camicette dovevano essere ben abbottonate, le gonne dovevano arrivare alle ginocchia, calzettoni sempre tirati su, capelli in ordine.
    «Wow. Qui fanno davvero sul serio!» sentì dire da qualcuno al suo fianco. Qualcuno che ovviamente parlava a voce bassa, non sia mai il Preside avesse avuto voglia di dare la sua prima punizione dell'anno a qualche nuovo studente.
    Si voltò alla sua sinistra, con un sopraciglio sollevato, per trovarsi a guardare un ragazzo alto e magro, con capelli in ordine e occhiali calati sul naso. Sembrata totalmente preso dalle parole del Preside.
    «Non sei davvero contento di trovarti qui, vero?» chiese Frank incuriosito.
    L'altro annuì «Certo che sono contento! Questa è una delle scuole migliori del Paese! Mio fratello è qui da tre anni e si trova davvero bene!» spiegò senza distogliere lo sguardo dal palcoscenico, dove il Preside stava per congedare i nuovi studenti.
    «Tuo fratello si trova bene, qui?» chiese Frank tra lo scettico e il divertito «Come può trovarsi bene qui?».
    L'altro scrollò le spalle accennando un sorriso «Vedrai, ti troverai bene anche tu. Ne sono sicuro. Io non vedo l'ora di andare a vedere la mia camera!».
    Frank fece una smorfia «Certo, scommetto che sei tutto tranquillo perché tanto starai in camera con tuo fratello, non con qualche idiota...» disse sbuffando, immaginando i suoi nuovi compagni di stanza. Poteva immaginare dei coglioni della squadra di cricket o di canoa o che altro stupido sport si praticava lì.
    L'altro scosse la testa «No, in realtà per marcare il senso di indipendenza degli studenti, è impossibile dividere la stanza con fratelli o parenti, se ce ne sono. Bisogna stimolare la capacità di interagire con i nuovi compagni, e stare con chi già conosci renderebbe tutto più difficile, io stringerei amicizia solo con gli amici di mio fratello e starei solo con lui, e questo non mi aiuterà in futuro. Bisogna essere indipendenti.» spiegò fiero di sé.
    Frank non riuscì a trattenere una risatina «Stai parlando sul serio?» chiese senza voler davvero ricevere una risposta. L'altro annuì mentre il Preside dava ordine agli studenti di recarsi nelle segreterie a prendere le chiavi delle loro stanze e le divise «Comunque, mi chiamo Mikey Way...» gli disse porgendogli la mano.
    Frank la strinse con tutta la forza che aveva. Sapeva che stringere bene una mano quando ci si presentava era segno di sicurezza «Frank Iero. Piacere di conoscerti, nuovo amico indipendente.» disse sarcastico, poi si alzò, prese le sue cose e maledicendo sua madre per averlo ficcato nella scuola più strana del mondo si diresse al fianco di Mikey nella segreteria.
    La tizia che chiamò uno ad uno i nuovi studenti era una vecchia decrepita di almeno ottant'anni, con un paio di occhiali spessi come fondi di bottiglia sul naso, e capelli bianchi cotonati. Indossava un anonimo tailleur grigio, e il rossetto rosso le aveva sporcato i denti.
    Quando Frank Iero prese il suo "pacco", una scatola contenente due divise - e pensò subito che due sole divise non gli sarebbero mai bastate - una copia della chiave della sua stanza, la 105; alcuni libri di testo, dei quaderni con il logo della St. Agnes stampato sulla copertina ed un volantino di presentazione delle attività extrascolastiche ed una mappa del campus, ringraziò fingendo un sorriso e si diresse verso il dormitorio maschile.

    Daphne sorrise, e due lievi fossette si formarono ai lati delle labbra. Spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sbattè le lunghe ciglia guardando Bob, il tipo dell'ultimo anno che si occupava della sicurezza del dormitorio maschile.
    Lui le guardava più che altro le tette, strette in un push up La Perla, che spuntavano fuori dalla scollatura della camicetta decisamente troppo sbottonata per le rigide norme scolastiche.
    «...siamo ancora nel periodo di vacanza, non ci sono tutti i soliti controlli...» disse Daphne ancora sorridendo. Stava facendo le moine come solo lei sapeva fare, e Leah l'osservava in silenzio, al suo fianco, contando i secondi prima che Bob gli desse accesso alle camere dei maschi. Era sempre la solita storia, lei faceva sempre la gatta morta, rigirava la gonna sui fianchi per mostrare qualche centimetro di gambe in più, sbottonava la camicetta - nel caso avesse erroneamente chiuso qualche bottone di troppo, comunque - e tirava fuori il petto, sbattendo le ciglia e sorridendo come un'oca. E quello schemo di Bob ci cascava sempre. Grande, grosso e totalmente idiota. Leah trovava divertente come gli esseri umani fossero plasmabili, gli bastava un qualche accenno al sesso per perdere totalmente la testa; ed ancora andavano in giro convinti di essere gli esseri più intelligenti del mondo.
    Ecco, se Bob fosse stato un orso, pensava, probabilmente avrebbe mangiato Daphne attratto dal suo profumo ai Frutti di Bosco e Miele, ma lui era un uomo e i suoi istinti animali erano limitati ad immaginare Daphne a gambe aperte sotto di lui.
    «Ok, andate...» disse infine sospirando, guardandosi intorno prima di lasciarle passare. Ecco che Bob il grande, il campione di Football, la medaglia d'Oro del secolo, veniva manipolato da un paio di tette ed un sorriso furbo.
    Eppure Leah provava invidia, e gelosia. Innanzitutto lei era minuta e magra e non aveva alcuna forma da mostrare, quindi nessuno avrebbe mai desiderato di andare a letto con lei, né niente di simile. Poi, Daphne faceva la gatta morta con ogni uomo nei paraggi, se serviva, ed otteneva quello che voleva. Daphne si divertiva, le piaceva essere nelle fantasie erotiche di un mucchio di sfigati, e non ci metteva mai sentimento. Mentre Leah, beh, lei aveva tutte altre cose in mente, e si sentiva in una gabbia, quando doveva guardare l'altra fare le moine agli uomini alla luce del giorno, quando invece se erano sole era tutt'altra storia.
    Le pareti dei corridoi del dormitorio maschile erano ricoperti di ritratti dei vecchi Presidi, di ex studenti che avevano conquistato il mondo, di trofei, medaglie e tutto ciò che poteva far capire che si, quella era la scuola giusta se volevi diventare qualcuno. Come il resto del campus, c'era pochissima gente in giro. Sarebbero tornati tutti di lì a pochi giorni, e regnava il silenzio. Il rumore dei passi di Daphne e Leah rimbombava nei corridoi, e si fermò quando le due arrivarono alla porta della camera di Way.
    Daphne bussò, una volta, tre volte, due volte. Così Way sapeva che doveva sbrigarsi ad aprire e a farle entrare dentro.
    C'era una lunga lista di codici segreti mai scritta, si tramandava a voce, si conosceva se meritavi di conoscerla, ma non era tangibile, non ce ne era traccia e se qualcuno avesse avuto voglia di sputtanarla in giro ci voleva poco a cambiarla, a fingere di non sapere nulla e ricominciare da capo.
   
    Way si alzò dal letto e si passò una mano tra i capelli prima di aprire in tutta fretta la porta, per trovarsi davanti Daphne e Leah della Sacred Heart, la prima sorridente, l'altra con la sua solita aria apatica.
    Le fece entrare in camera e si richiuse la porta alle spalle.
    «Che volete?» domandò nel suo solito modo brusco. Daphne scrollò le spalle, mettendosi a sedere sul letto ben ordinato di Ray. Accavallò le gambe, e Gerard trovava impossibile riuscire a non sbirciare sotto la gonna. Infondo sapeva che Daphne amava tentarlo. Ovviamente, per avere qualcosa in cambio, era chiaro.
    «Che novità hai portato dal tuo paesino disperso nel New Jersey?» chiese lei sollevando un sopraciglio.
    Leah se ne stava in piedi in disparte. Era sempre presente e sempre invisibile. Ed era anche inquietante, perché i suoi piccoli occhi sbirciavano ovunque, osservavano e scrutavano, studiavano ogni mossa, ma non faceva mai nulla, potevi dimenticarti della sua presenza eppure lei era sempre lì.
    Era l'ombra di Daphne, e Gerard sapeva quanto fosse vero, sapeva che non erano solo voci di corridoio. Aveva visto le due baciarsi più volte, durante uno dei tanti festini privati nella sua camera. Magari erano troppo ubriache, magari no, a lui non interessava molto. Gli bastavano le informazioni che aveva: sapeva che Daphne era il punto di riferimento di Leah. Sapeva che Leah aveva qualche problema ed ogni tanto aveva degli attacchi di panico durante la notte, e l'unica persona in grado di calmarla era Daphne.
    Sospirò scuotendo la testa «Niente di nuovo, la solita merda...» disse con una smorfia «Però ho un pò d'erba buona, Super Lemon Haze direttamente dall'Olanda!» aggiunse chinandosi a prendere la scatola sotto il letto.
    Anche quella era una scena vista mille volte. Gerard tirava fuori la roba, Daphne ne assaggiava un pò lì, se poteva, oppure nascondeva la merce nel regiseno o nei calzettoni, Gerard prendeva i soldi, Daphne gli si strusciava addosso, lo faceva eccitare e poi Leah diceva qualcosa e tutto tornava alla normalità. Erano le uniche occasioni in cui Leah parlava in pubblico, in realtà. Lo faceva per evitare a Daphne di farsi mettere le mani addosso da quel viscido di Gerard Way. A lei non piaceva, innanzitutto. E poi Eliza avrebbe preso male la cosa, decisamente. Gerard era la sua vittima, Daphne doveva trovare qualcun altro.
    Quindi Gerard e Daphne venivano sempre interrotti, e Daphne sospirava, prendeva Leah per mano e se ne andava.
    Ma quella volta il momento fu interrotto dal rumore di una chiave nella toppa della porta.
    Way sbuffò. Ecco il nuovo compagno di stanza.
    I tre guardarono in attesa di scoprire chi fosse la new entry dell'anno.

    Frank rimase sorpreso di trovare nella sua nuova stanza due ragazze. Entrambe indossavano la divisa della scuola femminile. Erano le uniche due ragazze che indossavano completamente la divisa. Aveva incrociato altre tipe in giro, ma erano vestite normalmente, al massimo avevano addosso la camicietta bianca, come per dare a vedere che si, erano studentesse della scuola, ma non tutta la divisa. Era stupido, pensò, visto che le lezioni non erano cominciate ed avevano ancora qualche giorno disponibile per poter ricordare agli altri che avevano una loro personalità e cose simili. Poi fece una smorfia. Giusto, pensò, lì nessuno aveva una personalità. Erano un branco di pecore. Ecco cos'erano.
    Le due lo guardavano in silenzio, mentre il ragazzo che sarebbe stato il suo compagno di stanza accennò un falso sorriso «Ciao nuovo compagno di camera. Quello è il tuo letto. Quello l'armadio, i due cassetti in basso sono tuoi.» disse atono, indicando letto ed armadio.
    Frank annuì. Non sembrava per niente cordiale. Posò le sue cose a terra e mise lo scatolone sul letto.
    «Uhm... piacere, comunque, mi chiamo Frank Iero.».

    Daphne sorrise maliziosa. Era anche meglio del previsto. La sua nuova vittima si chiamava Frank, era un ragazzino carino e divideva la stanza con Gerard 'La-vita-fa-schifo' Way. Davvero fantastico.
    Lo osservò tirar fuori le sue cose dallo scatolone e sistemarle sulla scrivania accanto al suo letto.
    Potè notare subito un tatuaggio spuntargli dal colletto della maglietta. E con quei capelli e quei vestiti, si, doveva essere proprio uno di quei ragazzini ribelli e alternativi che volevano cambiare la società.
    «E' fantastico che tu sia capitato in questa stanza.» disse Daphne sospirando «Qui c'è da divertirsi...».
Frank si voltò a guardarla, e sollevò un sopracciglio «Divertirsi? Che c'è di divertente qui?» la sfidò.
    Lei si morse un labbro. Era fantastico, sul serio «Noi, tanto per cominciare.» disse maliziosa.
    Lui fece una risatina «A me non sembrate tanto divertenti. Anzi, è anche triste il fatto che andiate in giro in divisa nonostante questo sia l'unico momento dell'anno in cui potreste essere voi stesse.» disse scuotendo la testa.
    Gerard trattenne un sorriso. Ok, ora quel Frank cominciava a piacergli. Certo, era sicuro che si sarebbe cacciato in un sacco di guai, ma gli piaceva.
    Daphne sospirò «Beh, purtroppo noi non abbiamo una personalità da mostrare, siamo un branco di pecore uniformate, non ricordo nemeno che tipo di vestiti avessi prima di venire qui. Siamo come la società ci vuole, ecco come siamo.» disse sarcastica.
    «Mi stai prendendo in giro? E comunque, non che mi interessi, ma questo è il dormitorio maschile e voi non dovreste essere qui.» rispose Frank acido.
    «Quindi sei tu quello che vuole seguire le regole, giusto?» rise Daphne.
    Frank ci pensò un attimo, realizzando che quella conversazione non aveva senso. Cominciò a sentirsi davvero preso in giro. Ecco che la solita storia aveva inizio. Lo avrebbero preso in giro e lo avrebbero messo in situazioni imbarazzanti. Odiava quel colleggio con tutto sé stesso.
    «No, io non voglio seguire le regole!» rispose dopo un pò, aggrottando le sopraciglia.
    Daphne annuì «Oh, quanto sei punk...» disse divertita «Ti consiglio di chiamare Johnny Rotten e dirgli addio, stai per diventare una pecora proprio come noi.» aggiunse alzandosi dal letto.
    Leah ridacchiò e la seguì, salutarono Gerard e si diressero ai confini del Campus.
    C'era un posto dove andavano sempre, era nascosto dagli alberi, si poteva vedere il campus, ed era proprio accanto alle rive del lago, ma erano abbastanza nascoste da non essere viste da nessuno.
    Daphne si sedette con la schiena contro il tronco di un albero, e Leah si sdraiò a terra con la testa sulle gambe dell'altra, che era intenta a fumare un pò d'erba in pace.
    Ecco cosa piaceva a Leah. Starsene da sola con Daphne, da qualche parte. Quando erano sole, completamente sole, Daphne era diversa, era più tranquilla, era anche dolce a volte, e a Leah quella Daphne piaceva tantissimo.

- - -

Ok, secondo capitolo e boh.
xoxo
 

Terexina EFP
   

   
 
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