Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |       
Autore: POPster    20/07/2011    11 recensioni
Nel campus della Sacred Heart & St. Agnes High School la perfezione è solo una maschera che nasconde le vite notturne di adolescenti privilegiati e viziosi.
Frank e Mikey sono due nuovi arrivati, il primo scontento, l'altro emozionato di raggiungere suo fratello. Gerard e Ray nascondono attività illecite, e le ragazze del college sono incredibilmente belle quanto peccaminose.
Questa trama fa pena e ne sono cosciente.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Preps'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
SacredHeart

 

Capitolo 1
Sacred Broken Heart

    Frank poteva già dire di odiare quel posto.
Sembrava tutto incredibilmente surreale. I prati che circondavano il lungo viale alberato che portava dai grandi e pesanti cancelli di ferro battuto - sui quali gli stemmi del Sacred Heart College e del St. Agnes High School erano ben visibili incisi su due grandi scudi dorati che brillavano sotto il sole di fine Agosto - erano incredibilmente verdi e curati. Il viale era pulito e non c'era nemmeno l'ombra di una carta o di una cicca di sigaretta a terra. Probabilmente era anche severamente vietato fumare lì dentro.
    Quando l'auto arrivò al cortile nel quale regnava sovrana una grande fontana in marmo sulla cui facciata anteriore erano incise delle frasi in una lingua a Frank incomprensibile, cominciò a sentirsi nervoso. C'erano gruppi di ragazzi sparsi nel cortile. Chi leggeva, chi chiacchierava, chi giocava a palla. E sembrava tutto così perfetto che Frank si sentì nauseato.
    Aveva detestato quella scuola dal giorno stesso in cui sua madre gli portò la brochure informativa. Corsi speciali, professori qualificati, sport all'aperto, un panorama bellissimo e stronzate varie. Era certo che quella scuola non aveva niente di meglio di un semplice istituto statale nei sobborghi di New York, ma ovviamente alla St. Agnes c'erano splendidi e confortevoli dormitori, divise e regole rigide, giovani da formare per un futuro roseo e felice come direttori di aziende multinazionali.
    E poi non aveva ancora capito il senso del frequentare una scuola d'Elite quando le sue aspirazioni per il futuro includevano tutto tranne che qualsiasi cosa necessitasse di un diploma prestigioso.
    Sospirò, quando sua madre spense il motore dell'auto.
    «Hai bisogno di una mano? Vuoi che ti accompagni?» domandò sua madre sorridendo.
    Frank scosse la testa facendo una smorfia «No, mamma, ci manca che mi faccio accompagnare da mia madre. Già sarà una tortura così, non diamo a questi figli di papà l'opportunità di sfottermi più di quanto faranno...» sbuffò aprendo lo sportello della macchina. Scese senza dare a sua madre la possibilità di replicare. Lei voleva ricordargli che anche lui era un figlio di papà, tanto per cominciare, e che non doveva per forza venir preso di mira dai suoi compagni anche qui. Era proprio per quello insomma, che aveva deciso di fargli frequentare un college di prestigio: in quella scuola sarebbe stato tutto più facile, si era detta.
    Frank aprì il bagagliaio e tirò giù la sua chitarra ed una misera valigia nella quale c'erano alcuni dei suoi dischi e libri preferiti e qualche vestito, nonostante sapesse che da lì a pochi giorni avrebbe dovuto indossare unicamente la divisa dell'istituto.
    Gli venne il voltastomaco al solo pensiero.
    Sua madre scese dall'auto e si avvicinò per abbracciarlo, prima di lasciarlo finalmente alla sua nuova vita da alunno responsabile e privilegiato.

    Daphne e Leah erano due delle tante sfortunate a non avere alcuna persona al mondo con la quale passare le vacanze estive. Così mentre i loro genitori erano in giro per il mondo a stringere affari con personaggi di rilievo, loro due erano segregate in quel campus ad osservare i nuovi arrivati, sperando di trovare qualcosa di buono.
    Poggiate con la schiena ad un tronco d'olmo, riparate dai suoi lunghi e folti rami, si guardavano intorno con aria annoiata.
    Ogni anno solo cinquanta giovani, maschi o femmine che fossero, avevano l'opportunità di entrare in quell'istituto. Così dalla mattina erano arrivate già la maggior parte delle matricole. Daphne puntava gli occhi su ogni ragazzo minimamente carino.
    «Chi sverginerai, quest'anno?» domandò Leah guardando nella direzione in cui stava guardando la sua amica.
    C'era un'auto scura parcheggiata di fronte alla grande fontana al centro del cortile, ed una signora stava stritolando suo figlio in un abbraccio decisamente soffocante. Leah non riuscì a trattenere una risatina, e Daphne la lasciò fare. Entrambe non erano abituate a tanta dimostrazione d'affetto da parte dei genitori. Era proprio per quello che avevano legato tanto, all'inizio. Erano entrambe sole, con dei genitori troppo impegnati a guadagnare sempre più soldi senza mai volerli spendere davvero, e si erano trovate ad andare davvero d'accordo, nonostante Leah fosse di un paio d'anni più piccola di Daphne e che quest'ultima fosse, tra l'altro, una delle ragazze più popolari e chiacchierate della scuola.
    Daphne si morse il labbro e sospirò. Si passò una mano tra i lunghi capelli color caramello, sistemati sulla testa con un anonimo cerchietto bianco, e si fece coraggio.
    «Eccolo.» annunciò sorridendo maliziosa, mentre quel ragazzo salutava sua madre con un cenno della mano mentre la macchina stava finalmente ripercorrendo il viale per andare via.

    Gerard Way camminava a passo svelto verso il teatro della scuola, dove presto i nuovi alunni avrebbero dovuto presentarsi ai docenti ed ai Presidi degli istituti. Indossava la giacca della divisa, sopra una t-shirt nera, ed un paio di jeans sgualciti, i primi che aveva trovato nella sua camera a Belleville, dove era andato a prendere suo fratello per portarlo con se alla St. Agnes High School, l'istituto elitario che frequentava ormai da tre anni.
    Suo fratello lo seguiva a pochi passi dietro di lui, col fiato corto e lo zaino stracolmo di roba che doveva spostare da una spalla all'altra per non morire sotto il suo peso.
    Si guardava intorno affascinato. Era andato lì almeno due volte l'anno, da quando Gerard era stato ammesso, a trovare suo fratello, ma quella era tutt'altra storia: lui stava per diventare un vero e proprio studente di quel collegio, e la cosa lo entusiasmava più del dovuto.
    «Sia ben chiaro, non devi dare troppo nell'occhio...» disse Gerard quando finalmente arrivarono davanti alla porta del teatro «...perché se dai nell'occhio, la gente verrà a rompere le palle a me. E se la gente viene a rompere le palle a me, io ti farò maledire il giorno in cui sei voluto entrare in questo istituto.» disse con tono serio, dandogli una pacca sulla spalla, mentre con l'altra mano apriva la porta.

    I dormitori maschili erano situati nella parte destra del campus. Dalla facciata che dava all'esterno si potevano ammirare i campi sportivi e il fantastico panorama. La camera di Gerard Way però dava all'interno, le sue finestre si affacciavano sui cortili e davanti al dormitorio delle ragazze, lontano abbastanza da far credere impossibile sgattaiolare da un dormitorio all'altro ai presidi, ma vicino quanto bastava per arrivarci di nascosto durante la notte o notare messaggi in codice mandati da torce accese a tempo durante la notte.
    Come in ogni cosa, c'era un mondo nascosto dietro tutta quella facciata di perfezione e disciplina a cui i presidi delle due scuole tenevano tanto.
    Un mondo che prendeva vita durante le ore notturne, quando calava il buio e tutti dovevano essere nei propri letti a dormire per riposare ed affrontare con mente lucida una nuova giornata di studio.
    Ma c'era un gruppo d'elite, una cerchia di persone che potevano infrangere quelle regole, che potevano scegliere di passare le notti in bianco, giustificando le occhiaie e l'aria stanca con nottate dedicate al ripasso delle materie più difficili.
    Gerard entrò nella sua camera, che divideva con Ray e da quel giorno in poi avrebbe diviso anche con un nuovo arrivato. Detestava l'idea di qualcuno di nuovo lì, ed avrebbe preferito avere con sé Mikey, che per lo meno gli avrebbe dato meno problemi di quanto poteva immaginare gliene avrebbe dati un perfetto sconosciuto.
    Il suo letto era proprio sotto la finestra, Ray era ancora in vacanza e in giro per il campus c'erano meno della metà degli studenti effettivi. Si sedette sul materasso e si tolse la giacca. Faceva dannatamente caldo e si sventolò un pò con la mano davanti al viso.
    Poi prese una scatola da sotto il letto e l'aprì. Sorrise guardando tutta la sua merce. C'era tutto ciò di cui aveva bisogno per almeno un mese. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una bustina ben chiusa e la buttò lì, tra confezioni di pillole e bustine d'erba. Lui aveva tutto. Lui era il fornitore di droghe della scuola, ed il gruppo d'elite si rivolgeva a lui ogni volta che qualcuno voleva sballarsi un pò.
    Richiuse la scatola in fretta, sperando che al suo ritorno Ray portasse con se qualche altra sostanza stupefacente da aggiungere al loro listino. Era iniziato tutto per gioco ed ora avevano una bella mazzetta di banconote nascosta nell'armadio che i due dividevano.
    Gerard si sdraiò sul letto, pensoso.
    Pensò ad Eliza, chiedendosi quando sarebbe tornata dalle vacanze. Gli mancava sentirsi bussare sul vetro della finestra in piena notte, e trovarsi Eliza e le sue amiche scavalcare per entrare nella sua camera, per prendere un pò di merce e qualche alcolico quando tutto andava bene.
    Non che Eliza avesse mai dimostrato vero interesse nei suoi confronti. Ma d'altronde non dimostrava interesse in nulla, se non nello sballo e nelle serate ad alta carica sessuale.

    Eliza guardava sua madre fare l'oca con l'insegnante di surf. Sogghignò, immaginando sua madre dispersa nell'oceano, aggrappata ad una tavola da surf, circondata da una famiglia di squali affamati.
    Era quello che si meritava, per essere così spudorata e frivola.
    Se ne stava comoda su una sdraio, i suoi grandi occhi azzurri nascosti dietro un paio di occhiali da sole Gucci e la pelle dorata abbronzata dal sole Polinesiano.
    Allungò una mano verso il tavolino accanto alla sua sdraio, dove un fresco cocktail fruttato non aspettava altro che venir gustato dalle sue labbra. Frutti esotici e tanto, decisamente tanto Rum Bianco. Bevve un lungo sorso, assaporando gli ultimi giorni di vacanza prima del rientro alla Sacred Heart.
    Non poteva dirlo ad alta voce, sarebbe sembrata una secchiona sfigata, ma le mancava quel posto. Le mancavano Daphne e le altre. Le mancavano le nottate in loro compagnia. E comunque due settimane con sua madre erano decisamente troppe.
    Afferrò il suo cellulare e sorrise componendo un sms.

    Trovare il cellulare nella borsa era un'impresa decisamente ardua per Hailey. Si morse un labbro per non imprecare, o il compagno di sua madre le avrebbe lanciato un bel ceffone lì davanti a tutti.
    Quando finalmente riuscì a tirar fuori il suo Blackberry sorrise leggendo il messaggio di Eliza. Le ricordava che da lì a poco sarebbero tornate alla pacchia del collegio, dove la voglia (e la possibilità) di infrangere le regole regnava sovrana.
    Non fece nemmeno in tempo a premere il tasto per risponderle che Marcus la fulminò con lo sguardo afferrandole il polso «Ti ho detto mille volte che non devi usare il telefono a tavola. Vorrei ricordarti che è una cena di lavoro e che non sono ammessi comportamenti infantili, quindi metti a posto quel cellulare e torna a mangiare.» disse con tono severo.
    Hailey si irrigidì, cercando però di restare calma. Voleva urlargli che era uno stronzo e che non lo sopportava. Voleva piangere e battere i piedi a terra, nel migliore dei comportamenti infantili, e dirgli di riportarla alla Sacred Heart.
    Posò il telefono nella borsa e fece un respiro profondo. Detestava quella famiglia, quel posto, quelle cene di lavoro in cui si discuteva su quali attività a conduzione famigliare buttar giù per costruire enormi grattacieli ed ampi parcheggi.
    Spostò una ciocca di capelli mossi e castani dal volto, e tornò a fingere di mangiare e di sorridere ai presenti. Erano in uno dei più lussuosi ristoranti di New York, seduti intorno ad una tavolata bianca come tutto il resto del locale. Era tutto così limpido che faceva venire mal di testa.
    Il suo patrigno riprese a parlare con i suoi colleghi di lavoro, proprio come niente fosse.
    Lei si augurò che si strozzasse con il prossimo boccone.

- - -

Ok. Ci siamo.
Eccomi con una nuova FF ispirata a tante, tantissime cose.
Non ho ancora un'idea precisa di come si svolgeranno le cose, ormai chi mi legge sa che tutto viene da sé.
In questo capitolo ho voluto più che altro presentare i personaggi e dare un'idea dell'ambientazione.
Detto ciò spero che vi piaccia e che vogliate continuare a leggerla. Se così non fosse, mi dispiace ma io continuo a scrivere lo stesso!
E cominciamo con i ringraziamenti ad Ann e Vale. La prima per l'approvazione della prima bozza, la seconda per i consigli sui nomi, cosa che per me è totalmente complicata.
Quindi, vabbè, alla prossima.

xoxo <3
    Terexina EFP su Facebook

   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: POPster