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Autore: Natalja_Aljona    23/07/2011    3 recensioni
Sembrava sempre che non gl'importasse niente
Del terrore, della strada, della voce che girava
Di chi gridava: "uno in meno!"
E si sforzava poi di fare un po' di più
Per quel poco che restava, per la gente
La gente di Forradalom
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sic Volvere Parcas - I giorni di ieri'
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Anche chi dorme in un angolo pulcioso

Coperto dai giornali, le mani a cuscino

Ha avuto un letto bianco da scalare e un filo

Di luce accesa dalla stanza accanto

Due piedi svelti e ballerini a dare calci al mare

Nell'ultima estate da bambino

(Uomini Persi, Claudio Baglioni)


E dovevi levarti il cappello, poi

Quando arrivavi a Forradalom

Salutare con un cenno e per un po'

Aspettare nel silenzio della via


Molti di loro erano stati in prigione

E magari all'inizio ti facevano anche paura

Con gli occhi scintillanti come le lame dei loro coltelli

Con il grigio, il fumo e la polvere che portavano con sé


La tristezza, quei silenzi gravi

Tu non lo sapevi, erano le parole di Forradalom

E ti affrettavi a giustificare l'ignoranza

Nel sorriso un po' furbetto che t'avevano insegnato

Che sfoggiavi forse solo in gran difficoltà

O davanti a quei ragazzi

Che non capivi e non capivano te

E parevano il ritratto un po' sgualcito della povertà

Li avevi visti, erano loro

Gli angeli di Forradalom


Sembrava sempre che non gl'importasse niente

Del terrore, della strada, della voce che girava

Di chi gridava: "uno in meno!"

E si sforzava poi di fare un po' di più

Per quel poco che restava, per la gente

La gente di Forradalom


I volti pallidi, cadaveri in piedi

Gli angeli di Forradalom

E se per caso avevi i buchi nelle scarpe

Sulla neve loro andavano a piedi nudi

E magari poi non ti chiedevano niente

Non li capivi e loro non capivano te


Forradalom significava "Rivoluzione"

In quella lingua strana ch'era l'ungherese

E la Rivoluzione forse la vedevano solo loro

Un po' negli occhi del coraggio, un po' più in là

Ma sorridevano e per un poco ci credevi anche tu


E sembrava proprio che non gl'importasse niente

Se tornavi, se dicevi: "resto anch'io!"

Se fermavi ancora i piedi accanto ai loro

Se chiedevano chi eri

E tu dicevi: "non lo so!"

Si guardavano e nel loro silenzio tu vedevi

Forse l'ombra di un sorriso, forse no

Se chiedevano com'eri

Tu dicevi: "come voi!"


E capivi cosa c'era, cosa c'era di speciale

E vedevi quei colori che facevano volare

Gli angeli di Forradalom

Imparavi l'amicizia, la speranza

Il coraggio di morire per un fratello

E di sbattere le ali un po' più in su

Che la fame e le ingiurie non pesavano più niente

Che il mare lo potevi stringere in una mano sola

E che il cielo si abbassava anche per te

Che se anche avevi la casa fatta d'oro

Bei vestiti, mani bianche e pelle liscia

Come loro presto avresti visto solo il fumo

E ti saresti accorto che brillava un po' di più


Avresti visto tra le dita

Le piaghe e i calli del lavoro

Avresti imparato anche a curarti le ferite

Che se ti rubavano un sogno facevano più male

Avresti colto fiori morti, secchi e rotti

Che si sarebbero colorati, poi, nelle tue mani

Avresti perso il giorno a rincorrere una nuvola

A cercare tra le crepe il sorriso di Dio

E l'avresti visto


Avresti infine sbattuto i denti

Contro la pietra nera della periferia

Avresti pianto, poi, nel sangue degli amici

T'avevano illuso, gli angeli di Forradalom


Ma forse perché s'illudevano anche loro

Tutti i giorni, da quando erano là

Per far sembrare tutto meno difficile

E il calore delle mani un po' più intenso

Anche laggiù


Eppure era successo

Avevi imparato a capirli e loro a capire te

E magari un giorno si sarebbero anche fermati ad aspettarti

Ma allora tu saresti dovuto andare via


Sarebbe arrivato il giorno in cui avresti fatto un passo indietro

Saresti corso forte verso casa

La tua casa tutta d'oro e i bei vestiti

E se davvero avevi i buchi nelle scarpe

A casa ne avresti trovato un paio nuovo

Ma pensando ai loro piedi nudi non avresti potuto metterle più


Ti avrebbero chiesto: "allora, com'è questa Forradalom?"

Tu avresti spalancato gli occhi e sgranato immediatamente il tuo sorriso

E si sarebbe forse intesa dalla voce

Quell'immensa ammirazione che provavi

"Evasi, zingari, mendicanti: sono tutti là.

Con un coraggio che non sapevo esistesse

E una luce che li difende dal male che c'è"

Avrebbero scosso la testa e mormorato: "brutta gente"

Avevano un'altra idea degli angeli, quelli del tuo quartiere


E ti saresti un giorno piegato sulle ginocchia

Le mani fra i capelli e gli occhi stanchi

A ricordare, a rivedere

Gli angeli di Forradalom

E forse loro t'aspettavano ancora

Perché quel giorno era successa una cosa strana

Tu li avevi capiti e loro avevano capito te



Note


Ho spento il computer alle dieci e mezza, ieri sera.

Mi ronzavano in testa i primi versi di questa poesia, sono corsa a cercare un misero ritaglio di foglio e ho scritto.

Ho scritto questo.

Ho scritto di Forradalom.

E mi è piaciuto scriverla, mi è piaciuto tanto, rappresenta l'essenza del quartiere che ho inventato, questa poesia.

Nella mia originale, Sic Volvere Parcas, è importante, Forradalom.

A Krasnojarsk, Russia, Siberia Centrale, è un po' il cuore della periferia - nonché interamente inventato dalla sottoscritta, a scanso di equivoci ;)

Fondato nel 1831 da due ragazzi ungheresi, Feri e Jànos Desztor, Forradalom è il quartiere della Rivoluzione, dei miserabili e dei sognatori, della speranza e delle illusioni, delle amicizie immortali e della povertà.

E' il quartiere di Natal'ja, la protagonista di “Amore perduto, risorgi d'inverno”, postata qualche tempo fa nella medesima sezione, un quartiere in cui la miseria viene illuminata da un sorriso in più.

E io spero che vi sia piaciuta, Forradalom.

Lo spero davvero.


Alla prossima! ;)

Marty





  
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