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Autore: AngelSword    24/07/2011    5 recensioni
“Le loro vite sono legate ad un essere umano,” spiegò Robin.
Gli altri la guardarono di nuovo senza capire.
“Se l’umano a cui è legato l’Antico riceve un colpo, l’Antico lo riceve a sua volta, anche se ci sono migliaia di kilometri tra di loro. Se l’umano viene ferito, allora anche l’Antico viene ferito nello stesso punto e con la stessa gravità. Se l’umano muore, a meno che non si tratti di morte naturale, anche l’Antico muore. Invece se l’Antico dovesse morire l’umano sopravvivrebbe.”
Ci fu un momento di silenzio. Poi Usopp diede voce alla domanda che ronzava in testa a tutti “Se quello che dici è vero, allora lei a chi è legata?”
I Mugiwara si scambiarono uno sguardo indagatore.
Nel frattempo Chopper aveva terminato la visita. Esitò un momento prima di rigirare la ragazza, mettendola supina. 'Voglio avere la conferma...' le aprì la camicia bianca, lasciandola in top. Allentò le bende. A quello che vide trattenne il respiro. “So a chi è legata,” disse infine.

La mia prima FF in assoluto! Datemi il beneficio del dubbio almeno per i primi 5 capitoli XD Altri dettagli nella premessa.
Question Corner all'interno!! XD Fare Attenzione!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Roronoa Zoro, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ancient Saga'
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Premessa
 

Disclaimer: I personaggi di One Piece non sono miei
Countdown: - 2 capitoli alla fine
Ringraziamenti: Alla Trinità... Anzi, facciamo a tutti tutti tutti ^^
Colonna Sonora Consigliata: "Carmina Burana: I. O Fortuna " - London Symphony Orchestra & Richard Hickox ; "Red Fraction" - MELL; "The Dark Memories" - Heavenly; "Figure 0.9" - Linkin Park


Capitolo 31 - Catene

Lui la stava già aspettando, seduto tranquillamente su quella roccia dove l’aveva impalata qualche giorno prima, intento ad intarsiare con un coltelletto un piccolo pezzo di legno. Non c’è che dire, era una notte stupenda: il cielo era terso e solo la luna risplendeva nel cielo nero. Non una nuvola, non un alito di vento, non un rumore. Non una stella. Persino la foresta e il mare erano col fiato sospeso. Rigirò tra le mani la piccola statuetta. Era un lupo, rifinito nei minimi particolari. Avrebbe dovuto pareggiare un po la superficie del legno e sarebbe stato perfetto. La battaglia era alle porte, ma non era agitato. Anzi, era da tutta la vita che aspettava lo scadere dei centomila anni.

Non alzò lo sguardo quando lei arrivò seguita da un piccolo gruppo di nove persone oltre agli altri Antichi. Non aveva bisogno di guardare per capire quali Antichi fossero, gli bastò analizzare le loro auree. Mancava quella verde della Terra. Insolito ma non si lasciò impressionare.

***

“Mi dispiace di non avervelo detto,” disse Aqua ai Mugiwara. “Ma in tutta sincerità avrei preferito che voi partiste prima che questo succedesse. Avete tutti dei sogni da realizzare e, conoscendovi, sono sicura che vi sareste intromessi per salvarmi andando così incontro alla morte. Quindi io non ho--“

“Aqua.” La voce di Rufy era seria ma rassicurante, non c’era rabbia e nemmeno rancore. “Va bene così. Promettiamo di non intrometterci, ma vogliamo essere lì, con te.”

Lei annuì con un piccolo sorriso ed indicò la direzione in cui si trovava la prateria. “Sta aspettando lì.”

Ruby prese la sua falce, Seph la sua spada e i due gemelli imbroccarono arco e frecce.

Sanji si accese una sigaretta per tranquillizzarsi. Alzò gli occhi al cielo mentre espirava una nuvola di fumo che rimase ferma sospesa a mezz’aria. Nemmeno il vento soffiava. Tutto era in stand-by.

Strinse i denti irritato: dannazione, questa cosa assomigliava sempre di più ad una marcia funebre. Guardò la sua Aqua-chan in testa al gruppo. La sua schiena sembrava così rilassata mentre camminava verso la sua stessa morte. Cercò poi la presenza dello spadaccino in fondo al gruppo.

Zoro era arrivato insieme ad Aqua-chan e non aveva detto nemmeno una parola. Questa cosa gli dava molto più che semplice fastidio. Insomma, ormai era chiaro come il sole che era pazzo di lei, eppure non le aveva ancora detto niente, non aveva cercato di fermarla, ma si era limitato a seguire tutti quanti in silenzio come faceva sempre. Era quello che se ne stava fregando di più. Oppure, quello che stava soffrendo più di tutti.

***
 

Arrivarono finalmente al grande spiazzo d’erba. Su quella maledetta roccia, ancora rossiccia per il sangue versato, era seduta una silhouette nera contro la luna. Aqua si fermò. Tutti gli altri si misero in fila dietro di lei e fissarono la figura di fronte a loro.

L’Antico si voltò. Ruby e Seph annuirono mentre i due bambini cercavano di trattenere le lacrime. Lei li vide e si accovacciò di fronte a loro. “Non osate piangere. Siete uomini ricordatevelo,” gli disse con un sorriso.

Ma loro scoppiarono in lacrime e le gettarono le braccia al collo. “Nee-saaaan...!!!” piansero. Aqua li strinse a sé. “Torna!”

“Ci proverò,” rispose con una punta di tristezza. Poi li lasciò e passò a salutare gli altri. I due gemelli si strinsero alla gamba di Ruby.

Anche Nami aveva gli occhi lucidi e gli tremavano le labbra. Non appena l’Antico si alzò, l’abbracciò ed una lacrima le scappò giù per la guancia. All’abbraccio si unirono anche tutti gli altri membri della ciurma, piangenti e non. Poi si misero in circolo ed urlarono uno di quei canti che spesso fanno le squadre di football per farsi coraggio e caricarsi.

Infine Aqua si fermò di fronte a Zoro che non si era unito all’esultazione di gruppo. Si guardarono in silenzio per qualche istante, un silenzio che diceva molto più delle parole. “Ricorda la nostra promessa,” sussurrò infine lui in tono serio e lei annuì voltandosi. Ma lo spadaccino la prese per il polso e la strattonò delicatamente verso di sé. Le mise un braccio intorno alla vita mentre con l’altro guidava quello di Aqua intorno al suo collo. E la baciò. Non era la prima volta, anche se era sempre bellissimo, ma era la prima di fronte ai suoi nakama.

Loro lo guardarono a bocca aperta, stupiti, dimenticandosi per un momento della situazione in cui si trovavano.

Era anche questo che volevate, no?pensò un po divertito prima che il pensiero dell’imminente morte della ragazza gli piombasse di nuovo addosso.

Si separarono e lei indietreggiò di qualche passo prima di voltarsi, e Zoro tese il suo braccio lasciandole andare la mano solo all’ultimo momento. Poi si girò verso i suoi compagni, ancora scioccati. “Che c’è?” chiese riportandoli alla realtà.

Si riscossero e tornarono a seguire la ragazza con lo sguardo. “OI AQUA!!!” urlò Rufy portando le mani vicino alla bocca per amplificare la propria voce. Lei non si fermò né si girò. “RICORDA, FAI PARTE DELLA MIA CIURMA!! TU PARTIRAI CON ME!!” L’Antico continuò a camminare e per un momento temettero che non avesse sentito, ma poi alzò un braccio e fece l’OK con le dita.

***


“Ma che scenetta carina,” disse l’altro Antico rimirando la sua statuetta. “Sembra proprio che tu abbia avuto una bella vita fino ad ora.”

Aqua non rispose. Non era lì per chiacchierare. Voleva finire questa cosa in fretta.

Finalmente il ragazzo alzò gli occhi su di lei. “Oh, non guardarmi in quel modo truce. In fondo siamo vecchi amici, no? Anzi, a dir la verità siamo parenti--“

“Tu per me sei già morto,” rispose lei sguainando uno spadone.

“--che non si vedono da tanto tempo,” continuò lui ignorando il commento della ragazza. “E ho buone ragioni per credere che mio fratello maggiore sia tra quelle persone laggiù.” Allungò il collo per scrutare il piccolo gruppo di persone. “Perché non li facciamo avvicinare...” Agitò una mano verticalmente e dei tentacoli di pura oscurità spuntarono da terreno inseguendo le personcine. Aqua udì le loro urla di sorpresa e di paura mentre correvano.

“LASCIALI IN PACE!!” strillò furente lei lanciando un fendente. Il ragazzo però saltò giù evitando di essere tagliato in due come il masso.

I tentacoli si dissolsero nella notte. “Non c’è bisogno di agitarsi,” disse lui con tranquillità. Gli altri erano abbastanza vicini da poter sentire quello che stavano dicendo. “Guarda, stanno tutti bene.” Indicò un punto dietro le spalle della ragazza ma lei non si voltò. Sapeva già che tutti stavano bene, anche se un po spaventati.

“Finiamo questa cosa in fretta, Latif,” disse lei indirizzando la punta della sua lama azzurra e grigia verso di lui.

Il ragazzo ritirò la mano e sospirò. “Prima di combattere, vorrei rivelarti un segreto. Un segreto riguardante la morte di Solana, tua madre.”

Aqua si sorprese ma non ne diede segno. Rimase immobile come una roccia in attesa che continuasse.

“Come ben sai, non si sa chi abbia ucciso l’Antico Solana. Bene, io ti posso dire che l’assassino si trova in mezzo ai tuoi amici.” Colse un barlume d’incredulità negli occhi della ragazza. Si sporse di lato per guardare il gruppo dietro di lei. “Nevvero, Rigel-niisan? O devo chiamarti Ruby?”

L’Antico delle Gemme rimase immobile, lo sguardo fisso a terra e la mano stretta intorno alla sua falce, mentre i Mugiwara si voltavano verso di lui, alcuni ripetendo il suo nome scioccati.

Aqua sentì un tuffo al cuore. “Non può essere..” disse in un soffio finalmente voltandosi. “Ruby... sta mentendo, vero?” La sua voce era lievemente instabile. “Oi...” lo incalzò quando l’altro non reagì. Impossibile. Non poteva crederci.

“No, no, fatemi capire.” Sanji fece un passo avanti verso Ruby. “Ok, non te ne faccio una colpa se è tuo fratello che vuole uccidere Aqua-chan - in fondo, non possiamo sceglierci noi i nostri parenti - ma ora mi vuoi dire che sei stato tu ad uccidere sua madre?!” Nessuna risposta. “Oi, sto parlando con te!” Il cuoco lo afferrò per la camicia benché l’Antico fosse molto più grande di lui.

“Ah, ma non si può dire che sia interamente colpa sua. In fondo lo ha fatto in buona fede,” disse l’altro Antico con voce suadente.

“Da quando uccidere è “in buona fede”?” chiese Nami in tono sprezzante.

Latif ridacchiò. “Sono rimasto stupito di fronte a quanto un uomo possa spingersi per amore della sua adorata cuginetta. Mi è bastato dirgli che Solana sarebbe diventata l’Antico del Caos e che l’unico modo per prevenire l’avverarsi della Profezia sarebbe stato ucciderla in anticipo!!” La sua risata era a dir poco spregevole.

Aqua prese a camminare verso Ruby, accelerando sempre di più finchè non cominciò a correre. A pochi metri di distanza, alzò la spada per eseguire un fendente che bloccò a pochi millimetri dal collo del cugino. Lui non si mosse.

Bravi, perfetto. Uccidetevi a vicenda,pensò Latif soddisfatto.

“Hai davvero ucciso tu mia madre?” chiese lei. La sua voce era indecifrabile, un misto di rabbia, serietà e tristezza.

Ruby finalmente alzò le testa e la fissò dritto negli occhi. “Sì. E sono pronto a qualsiasi punizione tu voglia darmi, anche la morte. Lo capirei.”

Aqua rimase ferma così, con il braccio teso in linea con lo spadone la cui punta era leggermente pressata contro la gola dell’uomo. “Dimmi,” sussurrò infine, “Cosa ti ha detto prima che la uccidessi?”

Il cugino non si lasciò impressionare dal fatto che la ragazza non lo avesse ancora trapassato e rispose nella più totale serietà. “Ha detto che se credevo che quello che stavo facendo era giusto per proteggerti, allora andava bene e che non avrebbe mai portato rancore nei miei confronti. Non ha opposto resistenza ed è morta con un sorriso mentre diceva che amava tutti noi.” I suoi occhi ametista si fecero lucidi come quelli zaffiro di Aqua.

Lei abbassò la lama sotto gli occhi increduli di Latif. Poi porse la mano a Ruby, il quale l’afferrò e la strinse. “Perdonami, Aqua-chan,” mormorò. Senza preavviso, la gettò a terra e la bloccò con delle catene d’acciaio che la costrinsero a lasciar cadere la spada.

Aqua si dimenò per liberarsi invano. “Ruby!! Cos’è questa storia??!!”

“Ho un conto in sospeso con mio fratello,” rispose lui voltandosi. Altre catene spuntarono dal terreno imprigionando i Mugiwara e gli altri tre Antichi per evitare che liberassero Aqua. “E poi, devo prendermi io la responsabilità per la mia famiglia in caso che qualcuno voglia ammazzare un parente.” Impugnò meglio la falce e scattò verso il ragazzo, ignorando le urla di protesta della cugina.

Lui non si scompose ma rimase un po stizzito ed irritato: aveva davvero sperato che si ammazzassero a vicenda, così, tanto per vedere qualcosa di divertente. Oh beh, tutto dalla vita non si può avere. “Ma che gentile,” disse preparandosi a parare. “Stai venendo a consegnarmi la Falce di persona.” Bloccò il colpo del fratello con un’evanescente lama d’oscurità. “Sai, avevo sperato che lei ti uccidesse così me la sarei potuta prendere in totale tranquillità ed uccidere Aqua, stanca per la battaglia, con più facilità... Ma di fronte a tanta cortesia...” Spinse la sua lama oscura verso l’alto allontanandolo. “Come si può rifiutare?”

Ruby attaccò di nuovo, facendo una finta a destra per poi roteare la lama violetta e tranciargli la testa. L’Antico del Caos però previde la sua mossa e si accucciò. “Sei scoperto,” disse con un sorriso storto mentre scattava in avanti e infilzava l’addome dell’uomo con la sua spada.

Sentì il suo sangue caldo riempirgli la bocca e colargli dalle labbra. Non riusciva a respirare, era troppo doloroso. “Come...” sussurrò con voce rotta.

“La mia abilità sta nel riuscire ad individuare i Sigilli degli altri Antichi,” spiegò suo fratello spingendo a ancora più a fondo la lama. “Utile, non trovi?”

Ruby abbassò dolorosamente lo sguardo. Cristo, persino muovere gli occhi gli faceva male. Vide con orrore che il suo Sigillo viola era stato preso per metà. Brillava disperato, come se chiedesse aiuto, come se anche lui non volesse rinunciare alla sua vita. Sentiva che quel bagliore gli stava prosciugando tutte le sue energie; le braccia gli caddero senza forza lungo i fianchi, la mano debolmente stringeva ancora l’elsa, decisa a non arrendersi, e le ginocchia cominciavano a tremargli in protesta per il peso che dovevano sorreggere.

“Questa la prendo io,” disse Latif sfilando delicatamente la falce dalle mani dell’altro Antico. “Ti ringrazio molto per la tua gentilezza, mio caro fratello. Adesso,” sorrise candidamente come un bambino, “muori.” Sfilò la lama nera dal corpo dell’altro e lo lasciò accasciarsi a terra.

Si allontanò di qualche passo, indeciso se finirlo o meno. Meglio di no: vedere l’agonia dell’Antico avrebbe compensato il fatto che la battaglia che aveva cercato di accendere non c’era stata. Percepì un movimento alla sua destra e si lasciò cadere in ginocchio schivando per un pelo la lama della spada di Aqua.

Lei aveva approfittato dell’indebolimento delle catene per romperle a lanciarsi alla carica. Cercò di tranciare di netto la testa del ragazzo, ma si dovette accontentare di tagliare un paio di ciocche nere.

“Impressionante,” commentò Latif adottando la stessa tecnica con cui aveva ferito il fratello, ma Aqua si era prontamente tirata indietro evitando di essere trapassata.

Chopper aiutato da Usopp e da qualche mano di Robin aveva trascinato Ruby in salvo e aveva subito cominciato a curare la sua ferita. “Non potremmo intervenire, ma almeno possiamo aiutare da una certa distanza.”

Seph fissò impressionato il compagno a terra ad un soffio dalla morte. “Impossibile,” sussurrò incredulo. “Ha sconfitto Ruby con una sola mossa. Una sola.” L’Antico del Vento era visibilmente scioccato.

“Ruby-niisan è il terzo più forte, subito dopo Aqua-neesan...” Anche i due bambini erano increduli e sull’orlo di scoppiare di nuovo a piangere.

“Aqua... si ammazzerà per cercare di batterlo...” mormorò a denti serrati il ragazzo alato.

In un istante si ritrovò la punta di una lama puntata al collo. Seguì l’argentea linea retta fino al volto dietro di essa. “Non osare,” Zoro lo stava fissando grevemente, rabbia e frustrazione a malapena soppresse nella sua voce. “Non osare dire che Aqua morirà.”

Lui sostenne il suo sguardo finchè non scostò col il retro della mano la spada insieme ad una mezza e nervosa risata. “Ti pare?” Tornò ad osservare i due scambiarsi fendenti. “Non credere che tu sia l’unico a cui stanno prudendo le mani per combattere, spadaccino.” Zoro ripose la spada nel suo fodero bianco.

I due sfidanti erano ad un punto morto: questa battaglia non sarebbe stata decisa dai colpi di spada. Entrambi avevano il respiro pesante mentre si fissavano da una certa distanza. Aqua conficcò il suo spadone nella terra insieme all’altro nero. “A quanto pare,” disse tra un respiro e l’altro, “dovrò usare fin da subito una delle mie tecniche più potenti.”

Giunse le mani e chiuse gli occhi mentre un grande cerchio rosso, cosparso di scritte e disegni geometrici, si delineava sotto i suoi piedi. “Geno-Geno Genesis...” La luce del disegno s’intensificò. “Triumvirato!!” Separò con decisione le mani tendendo le braccia all’infuori.

Da lei si staccarono due figure, una identica a lei se non per i suoi occhi rossi e l’altra dalle stesse fattezze di Jenova.

Quest’ultima afferrò l’elsa della sua spada nera e la estrasse dal terreno per poggiare il lato non affilato contro il collo. “Allora è lui il tizio... Te la farò pagare per aver ucciso nostra madre,” sibilò con disprezzo.

L’altro si limitò a fare spallucce e replicare con un sorriso sarcastico che lui si era limitato solo alla parte che includeva esclusivamente l’uso del cervello.

Un forte colpo prese in pieno il retro della testa di Aqua. L’espressione confidente che aveva stampata sul volto fino a pochi secondi prima fu rimpiazzata da una di dolore e stupore. “Dio che male!! Zalenia, per che cavolo lo hai fatto brutta bastarda!!!” urlò portandosi le mani sul punto colpito. Si azzittì non appena notò la sua stessa lama grigio-azzurra puntata contro la gola e l’aura assassina proveniente dalla sua copia.

“Ascoltami bene, sottospecie di pseudo-sicaria,” le disse in tono molto minaccioso. “Non osare farmi sentire di nuovo quelle assurde sdolcinatezze.” Aqua sbiancò, annichilita da quell’energia negativa, ed annuì velocemente con la testa. “Stavo per vomitare. E non cercare di ignorarmi di nuovo, altrimenti giuro che ti ammazzo.” Poi si voltò e vide Zoro che la guardava perplesso. Zalenia improvvisamente arrossì, abbassò la spada e gli puntò un dito contro. “Stupido, stupido, stupido!!! Non osare guardare da questa parte!!! Stupido marimo, esperimento malriuscito di GPS rotto!! Idiotaaaa!!!!” urlò in una voce che sembrava quella di un’adolescente in preda ad una crisi.

“AHIA!!!” urlò di nuovo Aqua.

“Ah, peccato non ha fatto lo stesso suono vuoto di prima...” commentò delusa Jen dopo avergli dato un altro colpo alla testa che avrebbe regalato ad una squadra di baseball una homerun se la sua spada fosse stata una mazza e se Aqua fosse stata una palla.

“Carota marcita, che razza di pensieri ti passano per quella testa bacata?!” La sorella la prese per il bavero della camicia mentre un sottile rivolo di sangue le colava giù da una tempia.

“Pensavo che fosse il giorno dei contrari, sorellina cara. Con quel colpo, con cui speravo vivamente di staccarti la testa, volevo dirti che ti voglio davvero taanto bene,” rispose lei sbattendo le ciglia come una bambina innocente.

“Occhio a come parli o giuro che ti rispedisco da quell’Inferno da cui ti ho tirato fuori.”

“Provaci soltanto e stai a vedere se non ti perseguito per tutto il resto della tua vita, scorfano dalla personalità sdoppiata.”

I Mugiwara e gli Antichi, Ruby e Latif compreso, fissarono perplessi e scioccati la scena: le due sorelle che litigavano scambiandosi insulti più ridicoli che offensivi e Zalenia che, come una liceale nel bel mezzo dei suoi “fatidici giorni”, insultava un confuso Zoro, il quale si limitava ad osservarla con le braccia conserte mentre cercava di capire cosa fosse un GPS.

“OOOOOOIIIIII!!!! Signoriiiiineeee!!!!” urlò Brook portando le mani intorno alla bocca. “Mi fareste vedere le vostre mutandineeeee????”

Jenova, Zalenia e il ragazzino rimasero pietrificati.

“Ah, sì certo,” disse Aqua nella più totale serietà e cominciò ad armeggiare con la fibbia della cintura.

“AQUA!!” esclamarono le altre due scandalizzate mentre la bloccavano.

E nel frattempo lo scheletro se la rideva, contento come non mai per l’apertura mentale della ragazza. Questo prima che una scarpa nera, un pugno e l’elsa di una spada non lo colpissero alla nuca. Brook cadde a terra e quando si voltò per vedere gli assalitori, si ritrovò davanti un Sanji che stava letteralmente andando a fuoco per la rabbia, uno Zoro che si stava scrocchiando le dita con un’espressione furiosamente calma, e un Seph che stava facendo minacciosamente luccicare la lama della sua spada. E così due litigi presero il via: quello tra le ragazze, in cui Aqua stava cercando di liberarsi dalle altre due promettendo che non avrebbe fatto niente, e quello tra i ragazzi, in cui Brook stava sperando con tutto il suo cuore che il potere del suo Frutto facesse di nuovo effetto al termine della “scaramuccia”.

“Basta così!!” urlò il ragazzo in nero e dal terreno fuoriuscirono gli stessi tentacoli neri di prima dividendoli. “Se volete litigare fatelo da un’altra parte! Adesso ci sono io qui!! Non ve l’hanno insegnato che è maleducazione ignorare la gente?!”

“Io non prestavo mai molta attenzione a lezione di etichetta,” disse tranquillamente Jen alzando una mano.

“Hm, già nemmeno io,” assentì Aqua annuendo.

“Io sono nata per squartare, trucidare, affettare e tranciare... l’educazione non è esattamente il mio forte,” si aggiunse Zalenia.

Latif s’irritò ancora di più e causò un’altra esplosione di materia oscura.

“Ma sono tutte e tre idiota o cosa...” sussurrò Ruby meravigliato.

“Ok, torniamo serie,” disse Zalenia porgendo ad Aqua l’elsa della spada.

“Io prendo volentieri il braccio destro,” canticchiò Jen preparandosi.

“Allora io il sinistro,” acconsentì la sicaria.

“Io prenderei volentieri un piatto di castagne con un liquore qualsiasi, grazie,” disse Aqua che era stata colpita per la terza volta in testa da una roccia.

“SMETTILA DI CAZZEGGIARE!!” la rimproverarono le altre due tirandola su in piedi.

“Ok, allora alla carica?” replicò lei un po insicura. Le due sospirarono e scattarono in avanti, seguite poco dopo da Aqua.

“Halleluja,” mormorò spazientito il ragazzo preparandosi a contrattaccare. Alzò il braccio destro e i tentacoli neri presero a frustare Jen che cercava di schivarli tutti. Con la falce invece bloccò le lame sulle ali di Zalenia.

Si accorse che dritto davanti a lui si stava avvicinando l’ultima delle tre con la spada tesa vicino all’orecchio ed un sorriso soddisfatto sulle labbra. E lui era scoperto. Zalenia rise e diede un calcio al retro delle ginocchia del ragazzo, facendogli perdere l’equilibrio. “Game Over,” sussurrò Aqua pronta ad infilzarlo.

Lui sorrise eccitato. “Non ancora...” Le tre rimasero un po di stucco. Poi una grande sfera nera esplose di fronte al ragazzo, causando una luce così abbagliante che accecò tutti i presenti per qualche istante.

Di nuovo quest’attacco, pensò Zoro schermandosi gli occhi con l’avambraccio.

Quando il bagliore finalmente si attenuò notarono tre cambiamenti principali: il cielo era diventato di uno insano color arancione pallido insieme ad una luna nera, Jen e Zalenia si erano dissolte nel nulla ed Aqua era finita in ginocchio di fronte a Latif. Lei si teneva convulsamente lo stomaco per cercare di diminuire l’emorragia. “Bene, bene...” sospirò lui e senza alcun indugio alzò la falce per farla ricadere sulla ragazza poco dopo.

Aqua fece velocemente i suoi conti: quel colpo l’avrebbe presa alla spalla destra. Non l’avrebbe uccisa, ma non avrebbe potuto usare il braccio per un po’, perlomeno non finchè la sua magia l’avrebbe in parte curata. Non poteva schivare, era troppo tardi. Chiuse gli occhi e strinse i denti, pronta a sopportare il dolore che avrebbe provato. Si sorprese quando l’unica cosa che sentì fu solo un paio di calde braccia stringerla. Poi il rumore della carne che veniva tranciata dal metallo, rompendone le ossa al suo interno.

Aqua aprì gli occhi e vide che stretto a lei c’era Seph. Notò metà della sua ala destra afflosciarsi a terra, dissociata dal resto del corpo. Fissò ad occhi spalancati la sua caduta, scioccata. “Mi dispiace Aqua,” sussurrò l’angelo cercando di nascondere il dolore lancinante che stava provando.

“Seph, cosa...” disse la ragazza in un soffio.

“Non potevo starmene con le mani in mano... e poi dovevo farmi perdonare in qualche modo...”

Aqua sentiva che il corpo dell’Antico si stava sempre di più affidando al suo per non cadere a terra. “No, Seph, che diamine hai fatto...” Vide con orrore il suo Sigillo verde delinearsi là dove era stato tagliato.

“Mi dispiace di aver cercato di... rompere il tuo Legame... non volevo metterti in pericolo... ma--“

“Stupido idiota,” lo interruppe lei con voce rotta. “Lo sapevo già.”

“Cosa?” La testa cominciava a girargli ed aveva la bocca impastata.

“Sapevo già che eri stato tu. Ma perché hai dovuto fare questo? Non porto rancore nei tuoi confronti e mai lo porterò. Siamo una famiglia, ricordi? Non ci possiamo odiare a vicenda...”

“Ma in quanto tale... dobbiamo aiutarci l’un l’altro e proteggerci...” biascicò prima di perdere i sensi.

Aqua lo strinse a sé. “Perché...” mormorò alzandosi con Seph tra le braccia. “Perché tutti pensano che io deva essere protetta... dovrebbero pensare a proteggersi da soli, questi idioti... io non sono più una bambina...” Poggiò delicatamente l’Antico a terra a poca distanza da Chopper.

Latif stava osservando annoiato la scena quando un’idea molto divertente gli balenò in testa. “Vogliamo vedere in presa diretta la tua paura più grande, Aqua?” chiese con un sorriso perversamente eccitato.

Lei lo guardò in silenziosa furia. Notò con la coda dell’occhio che la spada nera lasciata da Jenova era a circa cinque metri da lei. Se l’avesse tenuto occupato quel tanto che le bastava per avvicinarsi un po, avrebbe potuto scattare ed afferrarla per scagliare un attacco a sorpresa. “Cosa intendi dire?” chiese lei fingendo stupore e spostandosi impercettibilmente di lato.

“Quello che ho detto: vedere cosa accadrebbe se la tua paura più grande diventasse realtà.”

Un altro piccolo passo. “Fin lì c’ero arrivata, grazie. Ma tu come fai a sapere qual è la mia paura?”

“Cara, cara Aqua...” Si fermò un istante. “Anzi, Juliet. Questo nome mi è sempre piaciuto. Non ho mai capito perché hai deciso di cambiarlo...”

“Tecnicamente, io dovrei ammazzarti e la cosa va contro la legge del “Non Uccidere Un Altro Antico”. Dato che prima o poi sarei arrivata a questo momento, ho pensato che sarebbe stato inutile affezionarmi ad un nome che tanto avrei perso.” Calcolò che le sarebbero serviti altri tre passi per raggiungere l’arma.

“Io so tutto di te, mia cara. Forse lo avrai dimenticato, ma io ero il tuo secondo promesso sposo.

Aqua s’irrigidì improvvisamente. “Ecco, l’ha detto,” sussurrò Ruby coprendosi il volto con le mani. Zoro reagì allo stesso modo dell’Antico dell'Acqua bloccando le sue braccia conserte in una morsa d’acciaio.

“Promesso sposo.” A Sanji veniva quasi da ridere. “Ma a quel tempo Aqua-chan era solo una bambina!!” Stava per forza mentendo.

“No,” disse freddamente Robin. “Nell’antichità era abbastanza comune sposarsi quando si era molto giovani.”

“Eri diverso,” mormorò Aqua. Si era dimenticata della spada ed aveva stretto i pugni. “Era tutto diverso.”

“Tutto perché arrivò quel Mezzo Antico... Aspetta, come si chiamava? Lennon, Leor...?? Oh beh, che differenza fa? Tanto è morto!”

A quello la mente della ragazza superò il suo punto limite. Sentì la rabbia fluirgli nel corpo, calda e potente; fiamme, molto più potenti di quelle di sua sorella, avevano cominciato ad accendergli l’anima, corrodendola nella loro cieca furia. Sentiva la sete di sangue scorrerle nelle vene, animarle i pensieri, pronta a far strage di qualsiasi cosa.

***


Fu come se il suo cervello avesse avuto un black-out. Quando i sensi le ritornarono, si ritrovò in mano la spada nera di Jen, in ginocchio a terra, con la ricurva lama viola intorno alla gola. Gli ultimi secondi gocciolarono lentamente nella sua mente: si era buttata troppo presto sulla lama, fallendo così l’attacco a sorpresa e finendo in una posizione svantaggiosa. Alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi neri di Latif che la osservavano impassibili, ma le parve di notare una vaga ombra di dolore.

“Io ti amavo, Juliet.” La sua voce era piatta, decisa a nascondere ogni emozione. “Proprio perché volevo che tu guardassi solo me ho accettato questo potere. Ma tu no: preferivi quella sottospecie di ibrido. E fu allora che decisi. Se il tuo cuore non batteva per me, non doveva battere per nessun altro.”

Aqua non rispose. Non aveva parole per discolparsi. Era colpa sua se suo cugino, nonché migliore amico, era diventato così. Forse era anche meglio se morisse.

“Ma prima...” Mosse la falce come se stesse raccogliendo qualcosa. “Vediamo di liberarci di queste.” Diede un potente strattone e si sentì il rumore dell’acciaio che si spezzava. Aqua sentì un dolore straziante pervadergli il corpo. Non se ne rese conto, ma urlò. Uno strillo agghiacciante di puro dolore.

Zoro entrò subito nel panico. Non era suo solito perdere così tanto il controllo ma era la prima volta che sentiva la ragazza urlare in quel modo disumano. Peggio, era la prima volta nella sua intera vita che sentiva qualcuno urlare così. Raggiunse Ruby con due ampie falcate e gli chiese nascondendo appena l’ansia nella sua voce “Che cosa le sta facendo?”

“Sta rompendo... i Sigilli...” Parlare doveva evidentemente costargli un enorme sforzo. “Quelli che tengono... sigillata la sua Sete. Per evitare... che li rompesse da sola... sono programmati per causare enorme dolore... ogni volta che vengono spezzati nella maniera... poco ortodossa....”

Lo spadaccino alzò lo sguardo sulla ragazza e vide una cosa che prima non aveva notato: i polsi, le caviglie e il collo di Aqua erano chiusi da delle spesse manette bluastre da cui pendevano delle catene dello stesso colore. Si congiungevano tutte sul suo addome, fatta eccezione per le due che erano state rotte. Lei aveva smesso di urlare ma stava stringendo i denti con tutta la sua forza mentre strizzava gli occhi per bloccare le lacrime.

“È questa la tua paura, no?” chiese con voce suadente l’Antico del Caos. “Paura di andare completamente fuori controllo.” La ragazza non rispose, troppo occupata a sopportare quel dolore. “Vediamo cosa nasconde la tua testolina...” Le poggiò una mano sul capo, come fanno i preti, e lo scenario intorno a loro cambiò.

***

 

Era l’alba, o forse il tramonto. Il cielo era tinto di rosso, lo stesso cremisi sparso sul terreno roccioso. C’erano dei cadaveri stesi a terra, irriconoscibili perché troppo mutilati. Ma accanto ad ognuno c’era un oggetto: un paio di occhiali da sole neri, rotti, un grande cappello ormai più rosso che rosa, un pacchetto di sigarette zuppo di sangue, una lunga falce viola, spezzata. Salivano su come un tortuoso sentiero. Una fionda tagliata in due, un bracciale dorato, opaco, due grossi spadoni conficcati a terra, due archi rotti su un letto di frecce spuntate, l’inconfondibile spada lunga e sottile non risplendeva più della sua classica luce eterea, qualche osso rotto sparso qua e là, una testa dalla corta capigliatura corvina giaceva mozzata in una pozza di sangue. Un malridotto cappello di paglia. Tre spade, le cui lame erano spezzate. Ed in cima, in ginocchio, c’era Aqua che fissava la scena molto più che semplicemente scioccata. Aveva il respiro affannato, i suoi occhi fissi su un solo punto, vedendo tutto e niente. Abbassò infine lo sguardo sulle sue mani. Le fissò disgustata ed agghiacciata. Sporche. Sporche di sangue, del suo sangue, del sangue di altri. Sporche, come i suoi capelli, le sue vesti candide, il suo volto, le sue braccia, le sue spade. Sporche di una colpa che non avrebbe mai potuto lavare, nemmeno con l’acqua di tutti gli oceani. In ginocchio davanti alla sua strage. Era troppo traumatizzata per piangere, troppo sconvolta per ridere in faccia alla pazza gioia che aveva provato nell’immergersi in quel lago cremisi. E tutto finì, così bruscamente come era cominciato.

***

Sentì una vertigine fargli perdere l’equilibrio e si portò una mano alla testa. Indietreggiò di qualche passo. Zoro strizzò un paio di volte gli occhi prima di poter mettere chiaramente a fuoco. Anche i suoi nakama apparivano spaesati ma la prima cosa che tutti fecero fu di alzare gli occhi su di Aqua.

L’Antico era ancora inginocchiato a terra, raggomitolato su sé stesso, la fronte poggiata a terra mentre cercava di respirare e controllarsi. Latif la stava osservando con un sorriso di puro godimento. “Tutti... morti... sono tutti morti...” sussurrava la ragazza nel più totale panico stringendosi la testa con le mani.

“Non c’è che dire, è meglio di quanto mi aspettassi,” ridacchiò lui.

“Li ho ammazzati... uccisi... io... tutti... morti...” Ed andava avanti così, in un circolo vizioso.

“È rimasta così traumatizzata che ci sta credendo davvero...” disse Ruby mettendosi a fatica a sedere. A quanto pare l’adrenalina che Chopper gli aveva iniettato stava cominciando a fare effetto.

Ed Aqua strillò di nuovo a quel cielo innaturale. Un urlo di cento anime. E rimase immobile, con la schiena dritta, il volto rivolto verso l’alto come se cercasse le vite della sua famiglia tra le mani invisibili di Dio. Oppure stava chiedendo di essere uccisa, lì ed ora, con gli occhi chiusi.

“Per lei deve essere stato troppo... per lei che nella sua vita non ha fatto altro che vedere la morte delle persone che amava...” biascicò Seph aggiungendo il suo commento filosofico.

“AQUAAAAAA!!!!!” urlò Rufy a pieni polmoni. “SIAMOOOOO QUIIIIIIII!!!!!!” E lo ripetè una, due, tre volte, finchè tutti, uno dopo l’altro, non si unirono a quell’ultimo appiglio alla realtà che la ragazza aveva.

Lei aprì infine gli occhi, ma non sembrava che li avesse sentiti. Si alzò aiutandosi con lo spadone nero. Strinse convulsamente l’elsa un paio di volte prima di alzarlo e puntarlo verso il vuoto di fronte a lei. Poi lo fece roteare fino a quando la punta non indicò la sua pancia. E si trapassò, prendendo in pieno il centro della sua cicatrice sulla schiena.

Il cuore dello spadaccino mancò di un battito. Anche gli altri sembravano essersi irrigiditi, sconvolti, persino Robin. Aqua si era appena arresa, lì di fronte ai loro impotenti occhi.

“Non morirà per quello,” ansimò Ruby riaccendendo in un istante la fiamma della speranza nei loro petti. “Così facendo libererà quella cosa.”

“Pruject Zalen,” mormorò Aqua lentamente estraendosi la lama dal ventre. “Countdown.” Agitò la lama schizzando un arco di sangue sopra di lei. Alzò una mano stretta a pugno. “Vi sento. Chiari e forti.”

Per la prima volta, il volto del suo nemico appariva guardingo. “Cosa hai fatto?” chiese alzando la falce.

“Vieni a vedere,” replicò lei con un sorriso tanto inquietante quanto demoniaco mentre riponeva la spada insanguinata nel suo fodero. Rimase in attesa.

Latif, un po irritato e un po spaventato, si fiondò su di lei roteando la sua arma. Mirava alle catene che ancora penzolavano. Aqua non si mosse. Scagliò il fendente e fu sicuro di averla colpita quando vide che lei non era più lì. Invece se la ritrovò esattamente davanti, accucciata. La ragazza sorrise di nuovo e scattò, trapassandolo con le dita. Si sentì sollevare in aria e lanciare di lato. Tossì un paio di volte per liberare i polmoni dal sangue e guardò la ragazza. “Che razza di mostro sei...?”

Quello che lo avevano infilzato non erano dita, bensì lunghi artigli in acciaio.

Le sue mani non avevano più nessun aspetto umano, erano state circondate da una strana materia nera, striata qua e là di rosso, da cui spuntavano le cinque appendici affilate come lame. La cosa nera si arrampicava sulle sue braccia, diradandosi sempre di più fino a sparire dietro le spalle. Aqua leccò uno degli artigli insanguinati e sorrise. Un sorriso spaventoso e perverso, ma anche estremamente rilassato.

“Le ali sono solo un travestimento,” spiegò Chopper capendo che per Ruby parlare era troppo faticoso. “In verità sono dei lunghi tentacoli dotati di vita propria. Tralasciando i dettagli tecnici, quello che state vedendo è l’abilità del Frutto di Aqua portata all’ultimo stadio; l’abilità di rimodellare persino il proprio corpo in qualcosa di completamente diverso.”

“L’unica cosa che stona è che quei cosi pensano anche per conto loro. E pensano solo a squartare,” aggiunse l’Antico delle Gemme. “L’Arma Roseraid.”

Latif provò un altro approccio. Scagliò un potente attacco a distanza. Aqua non si mosse. Videro la materia nera staccarsi dalle sue braccia e unirsi di fronte a lei poco prima che l’attacco facesse contatto con il proprio obbiettivo.

Quando la luce della sfera nera si diradò, videro un grande scudo fumante con sopra una rosa in argento di fronte alla ragazza. Poi si separò in due e ripristinò la sua forma originale di tentacoli. Erano lunghi, affusolati, come fruste. Si disposero in cerchio dietro ad Aqua in attesa di ordini, guardinghi come serpenti. E le strisce rosse erano vene.

“Il Countdown è una tecnica molto rischiosa.” Seph si mise a sedere aiutato dai due gemelli. “Grazie ad essa è capace di controllare l’Arma Roseraid per un certo periodo di tempo senza impazzire. Se tutti i Sigilli fossero stati intatti allora avrebbe potuto resistere per circa dieci minuti, ma adesso...” Analizzò in fretta la situazione. “Direi che non le rimangono più di cinque minuti. È una scommessa, una corsa contro il tempo.”

“E soprattutto, il suo corpo è troppo sotto stress. È un modo lento ed efficace per suicidarsi, in poche parole. Basta guardare l’enorme danno fisico che serve per attivare l’Arma,” aggiunse Ruby studiando con occhio cinico il respiro pesante della ragazza e il lieve tremolio delle sue ginocchia.

Non aspettò la reazione del suo avversario per contrattaccare. I tentacoli si appiattirono sul suo braccio destro mentre cominciava a correre. Poi scagliò l’arto in avanti. Ed esso si allungò come una frusta alla cui fine c’era un rampino d’acciaio seghettato.

“OI! Non ricopiare la mia Gum-Gum Pistol!!” protestò Rufy genuinamente preoccupato per i suoi diritti d’autore ricevendo come risposta un calcio in testa da parte di un furioso Sanji.

Latif non ebbe tempo di reagire. Le lame lo presero in mezzo al petto e per la seconda volta si sentì fiondare in aria. Vide il suolo allontanarsi e capovolgersi. Poi si sentì cadere e colpì duramente il terreno a testa in giù. E fu di nuovo a mezz’aria. Sentì il rampino separarsi dalla sua carne e sibilare via da lui. Cominciò a precipitare, ma prima ancora che toccasse il suolo fu impalato da una lama sproporzionatamente grossa e leggermente arcuata. Aqua fece una capriola in aria e lo scagliò a terra.

L’impatto con il terreno fu terribile. Era certo di essersi rotto qualche costola ed incrinato un paio di vertebre. Tossì. In bocca aveva il sapore del sangue ed il suo tronco era stato ridotto ad una specie di groviera color cremisi. Ma Aqua non gli diede tregua. Fu tirato in piedi solo per essere fatto cadere in ginocchio da un potente calcio sulla spalla. La ragazza gli poggiò una mano sul punto colpito e prese ad infilzargli la fronte con una lama più piccola ed appuntita che aveva lungo il gomito, opposta a quell’altra. Ed infine cadde a terra in seguito ad un altro potente calcio in mezzo al petto.

“Mostruoso...” commentò Nami che sentiva la nausea aumentare.

“Ma almeno sta vincendo!!” esultò Franky cominciando a fare in tifo per la ragazza.

“Seph, quanto?” chiese Ruby.

“Un minuto al massimo.”

I tentacoli ritornarono ad avvolgerle entrambe le mani formando di nuovo gli artigli. Il ragazzo si rimise in piedi nonostante il sangue che gli colava giù dal petto e dalla fronte. Un cerchio nero si delineò di fronte a lui e pochi istanti dopo l’emorragie si arrestarono mentre sembrava che avesse riacquistato un po di forza nelle gambe. Un altro ghirigoro e alcune copie dell’Antico comparvero dal nulla. Lui si spostò sperando di mimetizzarsi.

Tecnica patetica, pensò Zoro con disprezzo.

Aqua non sembrò scomporsi. Si mise in ginocchio e affondò gli artigli nel terreno. “Arma Roseraid,” sussurrò chiudendo gli occhi.

“Venti secondi,” disse Seph.

“COEMETERIUM!!!” urlò lei dopo un breve istante di silenzio. All’improvviso dal suolo presero a spuntare degli spunzoni appuntiti, uno dopo l’altro, finchè la maggior parte del prato non ne fu ricoperta. Le copie cominciarono a svanire lasciando l’originale da solo, impalato da quelle nere lapidi.

“Zero,” disse il ragazzo alato.

I tentacoli appuntiti si ritirarono velocemente liberando il corpo del ragazzo. Aqua si afflosciò a terra come una bambola di carta in mezzo ad una tempesta.

Zoro fece per correre verso di lei ma Ruby lo bloccò con un braccio. “Non è ancora finita,” disse senza scollare gli occhi dalla battaglia.

Latif riuscì a rimettersi in piedi. Piantò l’elsa della falce nel terreno, sostenendosi su di essa, mentre respirava a fatica. Le sue spalle si scossero. Scrollarono un’altra volta prima che l’Antico scoppiasse in una fragorosa risata. Alzò la faccia al cielo e rise, incurante del dolore lancinante che gli provocavano i sussulti. “La cosa si sta facendo interessante!” esclamò. “Non mi sarei mai aspettato così tanto divertimento!” Battè le mani soddisfatto. “Ma adesso, che farai, Juliet?”

Lei rimase immobile, lì sull’erbetta. Respirava - il suo petto si alzava e si abbassava ad un ritmo abbastanza veloce - ma non si muoveva. Lui si prese il suo tempo per raggiungerla. Le puntò la falce alla testa.

“Aqua, spostati!!” urlò Zoro ancora trattenuto dal braccio di Ruby.

“Vattene da lì!” si aggiunse Usopp.

“Non riesco... a muovermi...” disse Aqua.

“Come non riesci a muoverti?! Sbrigati e vieni da questa parte!” rispose Nami.

“Non può muoversi.” La voce piatta del capitano li fece voltare tutti. “Io so che significa. È come se non fossi più attaccato al tuo corpo. Sei paralizzato, completamente. Non senti più né le braccia, né le gambe, né il cuore che ti batte. Sei nella più totale apatia,” disse mentre fissava la ragazza con gli occhi spalancati, i ricordi e le sensazioni gli attraversarono di nuovo il cervello.

“Non può che essere normale. Il corpo quando è soggetto a troppo stress si distacca completamente dal cervello,” spiegò Ruby.

“Rufy, idiota!!” Sanji lo afferrò per il bavero della maglietta. “Allungati, portala via da lì!”

“Non farei in tempo,” replicò Rufy nella più totale calma. Il cuoco lo scrutò furioso ma impotente.

“E tu Robin?” chiese Nami.

“Niente da fare. Sono circondati da una strana aura che neutralizza i miei poteri.”

“È stato bello, Juliet.” Latif alzò la falce e per la seconda volta fu convinto di averla in pugno. “Adieu,” canticchiò con un sorrisetto e la lasciò cadere sul suo collo.

Il tempo fu come se rallentasse: la lama scendeva, Aqua chiudeva gli occhi pronta a sopportare e Zoro insieme a Sanji scattava verso di lei. Poi qualcosa bloccò la falce e spinse via il ragazzo.

“Accidenti,” sospirò una voce maschile. “Una sorella minore combinaguai come te fa sempre preoccupare come un matto il fratello maggiore.” 
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Pruject = Progetto in Latino
Arma = Armatura in Latino
Coemeterium = Cimitero in Latino
Latif è un nome persiano, se non sbaglio.

  
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