Gentle breeze_ All the things she
says running through my
head,
running through my head. [Sango/Kagome]
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Being with you has opened my eyes
Could I ever believe such a perfect surprise?
“Sei sicura che non ci sia
quel pervertito di Miroku,
in giro?” Sango assottigliò gli occhi, scrutando
le ombre tra gli alberi con
sguardo assassino.
Kagome agitò la mano benevola, “E’
andato via con InuYasha e Shippo” rassicurò
l’amica con tranquillità, “sono andati a
cercare un’altra fonte d’acqua calda,
di certo non vorranno che succeda di nuovo quel è successo
la scorsa volta!”
Asserì convinta Kagome, stringendo il pugno rabbiosa.
L’aria della sera era piacevole e portava con sé
una brezza tiepida e
profumata, la primavera era arrivata col suo carico di profumi e fiori
dalle
corolle profumate e le ragazze, stanche dal tanto peregrinare, avevano
accolto
con gioia l’idea di farsi un meraviglioso bagno ristoratore.
Avevano scoperto la fonte
d’acqua calda per caso e ne
avevano reclamato subito il possesso, come poter fare altrimenti?
Kagome, per
ovviare qualsiasi tipo di situazione spiacevole, aveva suggerito
caldamente ad
InuYasha di portare Miroku e Shippo con sé, alla ricerca di
una fonte d’acqua
calda diversa dalla loro e sicuramente molto lontana.
Il tutto si era concluso con un paio di strepiti da parte di InuYasha,
lamenti
convulsi da parte di Miroku e un deciso “Osuwari!”
da parte di Kagome. I due
erano stati visti allontanarsi, con Shippo alle calcagna, verso lidi
più
appartati, diciamo così.
L’ultima volta che si era presentata un’occasione
del genere, Miroku - e chi
altri sennò? – si era appostato dietro i cespugli
selvatici per poter osservare
in tutta tranquillità le forme generose e benevole della
divina Kagome e della
dolce Sango, per ritrovarsi in seguito l’Hiraikotsu in testa
e i timpani
perforati da urla inumane. InuYasha, a onor del vero, in tutto
ciò non
c’entrava poi molto, ma Kagome, infuriata come non mai, aveva
deciso che dargli
un paio di “osuwari” non sarebbe poi stata una
così cattiva idea.
Le due ragazze sorridendo rilassate entrarono in acqua sospirando di
piacere al
calore e alla nebbiolina di condensa che le abbracciava, quasi.
L’Hiraikotsu giaceva
dimenticato sul bordo roccioso di
quella pozza d’acqua naturale accanto all’arco e
alle frecce di Kagome. Almeno
per una volta potevano dimenticare la loro missione ed essere
semplicemente due
ragazze.
Ridacchiarono tranquille nel silenzio
della sera, con
il cielo che si faceva sempre più scuro, Sango aveva gli
occhi chiusi ed era
appoggiata al bordo roccioso, tranquilla, i capelli bagnati le
ricadevano sul
petto, inusualmente sciolti.
“Sango” la
richiamò l’altra ragazza, “Sango, cosa
credi di fare una volta che sarà tutto finito?”
Kagome sembrava stranamente
ansiosa, attorcigliava una ciocca di capelli attorno
all’indice e non la
guardava in volto.
Sango la guardò perplessa,
“Be’, Kagome, lo sai. Spero
di liberare Kohaku una volta per tutte e uccidere Naraku.”
“Sì, questo lo
sapevo” replicò Kagome con un breve
sorriso, “ma mi chiedevo… dopo tutto questo, tu te
ne andrai, vero?” si
attorcigliò di nuovo una ciocca di capelli intorno
all’indice, non la guardava
e la nebbiolina impalpabile e calda era una sorta di muro, tra di loro.
“Sì, me ne
andrò.” Le diede ragione Sango, risoluta.
“Mi mancherai
tanto.” Sussurrò Kagome piano, “Tanto.
Tu
sei stata la mia sola vera amica da due anni a questa parte
e…” si morse un
labbro, a disagio.
Non sapeva esattamente cosa le passava
per la testa, né
perché si sentisse così a disagio –
insomma, era Sango, quella! – ma l’idea che
se ne potesse andare, le faceva rimpiangere di essere così
vicino alla fine di
tutto, alla resa dei conti.
Sango era stata la sua unica amica,
molto più di Eri e
Ayumi, e con lei aveva parlato di tutto, riso e pianto. Lei era stata
il suo
unico punto fermo quando InuYasha correva da Kikyo, la spalla su cui
piangere e
la propria ancora sicura.
Inconsapevolmente, l’aveva
sempre ammirata per la sua
forza, e un po’ anche per la sua bellezza, e sapere che di
lì a pochi mesi –
giorni, forse – se ne sarebbe andata, la destabilizzava nel
profondo.
“Mi mancherai”
ripeté con la voce tremante, stavolta
guardandola negli occhi, la guardò anche Sango con le guance
rosse per il
calore e Kagome non poté frenarsi dal pensare che era bella.
Bella come lei non
sarebbe mai stata, con i capelli lunghi e morbidi a lambirle la
schiena, liscia
e forte al tempo stesso.
Senza nemmeno che se ne accorgesse
– colpa della
nebbiolina perché, no, lei non stava piangendo –
Sango fu davanti a lei e l’abbracciò
stretta, nascondendo il volto nell’incavo del suo collo.
“Saremo sempre
amiche” replicò con forza, ma anche la
sua voce tremava un po’, “Sempre.”
Anche Kagome
l’abbracciò, stringendola per i fianchi
sottili, un po’ goffa e impacciata, i loro seni si
schiacciarono e i suoi
capezzoli si inturgidirono per il freddo – sì, era
sicuramente il freddo.
Sango iniziò ad
accarezzarle la schiena con movimenti
concentrici e gentili e Kagome singhiozzò un po’,
le lacrime che si
mischiavano con l’acqua calda.
Kagome strinse più forte i
fianchi dell’amica e dopo
poco smise di piangere, senza però lasciarla:
appoggiò la testa sulla sua
spalla e tirò su col naso ancora una volta.
Sango non aveva smesso di carezzarle
la schiena e i
suoi movimenti concentrici ora la imbarazzavano un po’, i
loro seni erano ancora
pressati tra di loro e tutto quello che Kagome riusciva a pensare
è che non si
era sentita mai così al sicuro in vita sua.
La mano di Sango scese più
in basso, quasi fino a
raggiungere le sue natiche in una carezza leggera e forse distratta, ma
Kagome trattenne
a stento un gemito, c’era l’odore di Sango intorno
a lei ed era buono e
familiare.
Il suo abbraccio era diverso da quelli
che raramente
le aveva dato InuYasha: quelli erano goffi e protettivi e lui sapeva di
vento e
bosco, Sango invece l’abbracciava con sicurezza e affetto e
il suo odore era
buono, anche se non sapeva di vento e non era un po’
pungente. Forse era tutta
la sua sicurezza, quella che InuYasha non aveva mai avuto con lei, a
farla
sentire così bene.
“Sango…”
sussurrò contro il suo collo, “ti voglio
bene,” disse e voltò appena la testa per
guardarla, lo fece anche Sango e per
caso le loro labbra si sfiorarono in una carezza leggera, data dalla
troppa
vicinanza.
Arrossirono entrambe, ma non si
spostarono, si
guardarono negli occhi e poi Sango sorrise, di quel suo sorriso dolce
che
scaldava gli occhi.
“Anche io,” disse
e le loro labbra si sfiorarono
ancora, e ancora. Sango le prese il volto tra le mani e le
accarezzò le labbra
con le proprie, trovandole umide e arrendevoli. Kagome strinse gli
occhi con
forza, imbarazzata e confusa, ma non si allontanò e non
riuscì nemmeno a
pensare che fosse sbagliato, perché non lo era. Niente di
così bello poteva
essere sbagliato, era impossibile.
In una carezza leggera, Kagome le
sfiorò la schiena e
poi le spalle affondando le mani nei suoi capelli umidi e scuri,
trovandoli
morbidi come aveva sempre immaginato.
Sango strinse con i denti il suo
labbro, ma piano, con
una delicatezza che forse solo una donna poteva avere e
sentì Kagome gemere per
la prima volta. La strinse di più e i loro seni vennero di
nuovo a contatto,
con più forza, i loro capezzoli turgidi si scontrarono di
nuovo e un brivido le
fece tremare entrambe – Kagome
non pensò
più che fosse per il freddo della sera perché,
ormai, sentiva tanto caldo.
Si staccarono lentamente dal bacio e
si guardarono
negli occhi, entrambi liquidi, poi sorrisero e Kagome si
avvicinò di nuovo, in
una carezza ancora leggera, ma meno indecisa. Le loro lingue vennero a
contatto
e Sango mugolò nella sua bocca.
La cacciatrice non aveva mai baciato
Miroku, ma era
quasi certa che con lui non sarebbe stato lo stesso. Con Kagome
era… morbido,
non trovava altre parole, e l’affetto che la legava a lei era
diverso, molto diverso
rispetto alla gelosia imbarazzata e un po’ possessiva che la
legava al monaco.
Con Kagome non aveva paura di essere
lasciata
indietro, come invece succedeva con Miroku, non
aveva paura di essere la seconda scelta. Sango
si fidava di lei, perché Kagome c’era sempre
stata, perché Kagome
era la sua migliore amica e quindi era
giusto.
Doveva essere giusto.
L’abbracciò
stretta e la baciò ancora, le sfiorò piano
il volto, le guance, e quando si staccò da lei la
trovò sorridente e con un po’
di rossore a colorarle le guance e gli zigomi.
Nemmeno Kagome aveva mai baciato
InuYasha ed anche lei
sapeva – ne era sicura – che non sarebbe stato lo
stesso. InuYasha l’aveva
lasciata sola tante volte per correre dietro ad un fantasma, e Sango
c’era
stata sempre, perché Sango era sicura della loro amicizia e
Kagome vi era
rifugiata sempre. Sango era la sua preziosa amica, e lo sarebbe stata
sempre.
L’abbracciò
stretta, sorridendo tranquilla e sentì
Sango sospirare contro il suo collo. “Promettimelo”
le disse piano, “promettimi
che saremo amiche per sempre.”
Sango la guardò negli
occhi, sorridendo complice, “Te
lo prometto,” disse, accarezzandole il volto,
“saremo amiche per sempre,” la gentile
brezza della sera le fece rabbrividire e ne risero, insieme.
E non c’era niente di sbagliato.
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Salve! Visto che non mi sono
dimenticata di questa
raccolta?
Ritornerò sicuramente su questa coppia, per ampliarla
e spiegarla di più, rendendola credibile. Il titolo
è tratto dall’omonima
canzone delle T.a.T.u, e io ho poco altro da dire.
È una piccola flash, senza pretese, ma spero sia
piaciuta e che io sia rimasta IC.
Adesso lavorerò sulla Miroku/InuYasha, magari come
spin off di questa. *LOL*
A presto!
Red.