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Autore: Ilaja    25/07/2011    1 recensioni
Ci troviamo in Austria, in un periodo sempre più prossimo al nostro presente. Un'Austria combattuta, che sfocia nell'oscurità. Un'Austria abitata sia da umani che da creature sovrannaturali, che dovrebbero costituire un unico gruppo, un unico branco.
Così non è. Perchè a regolarne lo svolgimento è una forza malevola e potente, una animata da un interebbe ben più alto del semplice 'dominio sul mondo'.
Lei detta legge. E non una legge uguale per tutti. L'Egalitè, la Fraternitè e la Libertè francesi sono poste contro il loro naturale opposto. Stiamo parlando dell'Adìkia, in greco letteralmente "ingiustizia". Stiamo parlando della legge della selezione naturale.
Della legge del più forte.
Storia classificata seconda al contest "Supernatural mistery" indetto da Oyzis
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Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7. Ombre nella notte


“Odio la montagna” sbuffò la Marlison mentre, ansante come un bufalo in salita, arrancava sulla scia dei suoi compagni.

“C’è per caso qualche cosa che non odi?” sbraitò di rimando Kitty Jones, anche lei stanca ma piena di energia e determinazione.

Sedgewick ridacchiò. “Signorina, le ricordo che anche il suo caratterino non è proprio pacifista!”

“Zitto, essere immondo!”

Dumas intimò a Kitty di non ribattere sempre. Lei tacque, imprecando tra sé e con l’ortica che l’aveva appena sfiorata. “Va’ a quel …”

“Kitty.”

“… prato. E’ un posto molto più calmo che qui in mezzo ai nostri odiosi piedi.”

Dustin ridacchiò di nuovo, beccandosi un’occhiata malevola da Kitty.

“Scusa” fece Nathalie, avvicinando l’ometto che camminava tronfio in mezzo al fango. “Io ancora non ho capito chi sei.”

“Un gran …”

“… traditore.”

“Kitty, smettila. Fallo parlare.”

“Agli ordini.”

Sedgewick si schiarì la gola. “Signora Marlison” iniziò con voce stridula “Io sono un artista. Impiego i miei umili servigi al fine della pace del mondo, e per salvarci da …”

“Sì, sì, va bene. Ma cosa fai di preciso?”

“Io curo la strategia di gruppo. Essendo un attore sprecato per l’attività teatrale, mi curo delle mosse dietro le quinte. La luce degli spalti non fa per me.”

“Povera stella.”

“Kitty …”

“Okay, sto zitta.”

Dustin ignorò l’interruzione. “Sono il dirigente della squadra speciale per il recupero delle prove. Essendo questi agenti di polizia … leggermente … disattenti per queste cose, noi ci occupiamo di aiutare la scientifica a ritrovare gli indizi utili per l’indagine.”

“Scusi, ma a me sembra un lavoro totalmente inutile. Come fate a recuperare prove andate distrutte? Macchine del tempo?”

“Intanto non è inutile, ma necessario. E penso di non essermi spiegato a sufficienza. Io dirigo una squadra della scientifica autorizzata ad intercettare informazioni di carattere fondamentale per la riuscita dell’indagine, ad andare sul posto prima del mandato di alcuni agenti e ad assicurarmi che non venga toccato nulla senza il mio consenso.”

“Okay, oltre che inutile lo trovo anche dannatamente insensato. Cosa le fa credere di essere superiore di certi agenti?”

“Il mio titolo di studi e la disciplina che ho avuto modo di provare.”

“Aah, capisco.” La Marlison si rivolse agli altri due. “E voi vi fate mettere i piedi in testa da questo qui?”

“Ehi …”

Dumas sospirò. “Purtroppo nemmeno io ho il potere. Sedgewick ci ha fornito una marea di informazioni che gli accredita il posto di venire qui a romperci le scatole.”

“Che democrazia.”

“Anche io penso sia un’ingiustizia.”

“A proposito di ingiustizie …” fece Kitty, fermandosi di fronte alla malga dei Redland. “E’ ingiusto il destino con noi. Non c’è anima viva.”

E aveva ragione.

 

***

 

“Ancora non capisco cosa ci faccio io. Qui. Con te. Cosa c’entra la mia famiglia in tutto questo?” chiese Abby, mentre camminava preoccupata al seguito del giovane. Avevano deciso di riprendere il viaggio e di parlare durante la camminata, in modo da essere lì al sorgere della luna. Lì dove, poi, lo sapeva solo Jason; Abby si limitava a seguirlo, attenta a non dire cose di cui si sarebbe potuta pentire.

L’affermazione di una mezz’ora prima, del ragazzo, ancora faceva male al cuore di Abby. Avrebbe voluto baciarlo, dirgli che anche per lei era la stessa cosa, che ce l’avrebbero fatta a liberarlo da questo orrendo vincolo. Ancora, però, non sapeva il resto della storia, e la sedicenne era in battaglia con sé stessa. Sentimento o ragione?

Jason tranciò un ramo che gli impediva il passaggio con somma violenza. Abby si zittì. “Voi” disse lui “c’entrate con tutto.”

La ragazza ingoiò a vuoto.

“L’antenato di cui hai avuto le visioni, poco fa, è stato quello che ha dato inizio a tutto. Duncan Redland, comandante del battaglione occidentale durante la Grande Guerra. Quella contro i mutanti, quando ancora questi sporchi umani non avevano capito come usarne i poteri a proprio vantaggio.” Tranciò un altro ramo, che però non gli stava ostruendo il passaggio. Lo fece solo per cattiveria. “Duncan era un individuo estremamente originale. Amava la tranquillità e la gioia di vivere. Certamente non era stato lui a voler andare in guerra.

“Il tuo avo non vedeva in questo posto una buona base per l’esercito, bensì un’oasi di pace e serenità, da vivere con la sua famiglia e con la sua donna. Inoltre, era anche poco esposto ai plotoni di passaggio, così non avrebbe messo in pericolo i suoi cari.

“Si dimise dall’esercito, causando una grande perdita d’onore per sé e per il suo nome. Ora è stata dimenticata – buon per te – ma all’epoca era una marchiatura a fuoco per chi era un Redland. La famiglia l’accettò, pur di vedere contento il loro discendente.

“Negli anni che Duncan passò qui, in questi boschi, scoprì una strada che portava in stanze sotterranee, luogo di ritrovo per le prime forme di Ombra sul pianeta. Erano le stesse sale in cui lavoravo io fino a tre anni fa, e il condotto era quello che usammo per far fuggire gran parte della gente.

“Essendo Duncan un individuo intelligente e contro le monarchie assolute che erano quelle all’interno del regno delle Ombre – ovvero il manipolare noi refrattari ai loro voleri – capì subito che l’unico modo per sconfiggerle sul serio era l’intaccare il Cristallo. Tentò … ma fallì.”

“E ora si vogliono vendicare del torto subito su noi, discendenti diretti?”

“Esatto. Hanno rapito la tua famiglia per farti – e farmi – uscire allo scoperto. Così pensano di prendere due piccioni con una fava.”

“E perché proprio me? Voglio dire, non ho particolari poteri … tranne quel fatto assurdo di leggere le rune.”

“Fatto assurdo che ci accomuna. Nemmeno i miei compagni di schiavitù riuscivano a decifrare le rune incise sul mio corpo. Cosa pensi che sia?”

Abby ci pensò su. “Non saprei … forse qualcosa che Duncan aveva e che ha trasmesso a me.”

“Può darsi. Oppure no.”

“Un momento.” La ragazza si fermò, inorridita. “Stai dicendo che potrei venire dal posto in cui ti hanno fatto quelle cose orribili?”

“Forse. Oppure no. E’ quello che andremo a scoprire stanotte.”

Lei gli si parò davanti. “Se vuoi anche liberare i tuoi amici è bene che mi faccia partecipe di tutti i tuoi piani. C’è di mezzo la mia famiglia, non dimenticarlo.”

Lui la guardò.

Lei lo guardò.

Si abbracciarono, mentre le lacrime di Abby bagnavano il collo di Jason.

 

***

 

“Non possono essersi volatilizzati. Qualcuno deve averli informati della nostra visitina” disse subito Sedgewick, guardandosi intorno contrariato.

“Ehi, Conan Doyle, questa è gente onesta” obiettò Kitty, guardandolo male. “Sono venuta qui più di una volta, e sono dei bravi lavoratori. Offrono il pane a chi li aiuta.”

“La loro cucina non è affar nostro. Stanno proteggendo un criminale.”

“Un probabile criminale.”

“Sempre di criminale si tratta. Allora, da dove cominciamo a cercarli?” Guardò speranzoso Dumas, che non volse il capo di un centimetro. “Lo specialista nelle prove sei tu, Sedgewick. Hai carta bianca.”

“E vedi di non fare i tuoi soliti pasticci. L’ultima volta ci ha rimesso le penne un mio amico.”

“Si è trattato di uno stupido errore di calcolo. Il tuo amico se l’è cercata.”

Kitty lo investì come una furia. “Andrew non c’entrava nulla! Tu stavi giocando con il fuoco, e il fuoco, in quel caso, era acceso da uno dei peggiori killer della storia. Mentre passavi il tempo a divertirti trattando con il nemico, lui ha fatto fuori il mio collega, e che hai risolto? NULLA!!!”

Dumas mise la mano sulla spalla alla ragazza. “Stai calma, Kitty. Per fortuna Austin non è con lui.”

Sospirò. “Per fortuna ha piovuto da poco. Le orme nel fango sono ben visibili. Dovremmo chiamare dei cani e qualche agente in più.” Sfoderò la ricetrasmittente.

Poco dopo, il cellulare di Kitty vibrò. ‘Arrivo’. Messaggio di Austin.

“Presto avremo i rinforzi. Anne verrà vendicata” disse la ragazza. Il comandante annuì silenziosamente.

 

***

 

La luna già albeggiava tra le fronde degli alberi, improvvisamente bui e tetri. Abby si strinse nella giacca estiva. Quel posto la inquietava.

Si trovavano in una radura poco distante dall’entrata, a dir di Jason, del ritrovo delle Ombre. Era circondata da arbusti spinosi, e più di una volta Abby si era trattenuta dallo strillare, mentre una vipera slittava sul suolo sotto i suoi piedi.

“Aspettiamo?” chiese per l’undicesima volta a Jason. Lui le sorrise e la strinse a sé. “Tra un po’ arriveranno, ne sono sicuro. Quel segnale non è stato dimenticato, anche se sono passati tre anni.”

Abby si sentì sprofondare nel petto del ragazzo e nell’imbarazzo per sé stessa. Cosa stava facendo? Amoreggiava mentre la sua famiglia andava in pezzi? “Speriamo” mormorò, mentre sentiva il respiro caldo di lui che le dava conforto.

 

L’orologio digitale di Abby segnalava le 22.35 quando la ragazza iniziò a dare segni di evidente nervosismo. “Tra un’ora e mezza dovremo andare” disse, camminando su e giù per la radura. “Non pensi di …?”

“Entrare e piantare un coltello in mezzo al Cristallo? Abby, senza il loro aiuto non ce la faremo mai. Noi abbiamo un’arma in più.” Indicò sé stesso e lei. “Possiamo decifrare i loro rituali scritti sulla parete e compierli. Li conosco a memoria, non sono semplici da seguire. Ma ci servono i loro attrezzi e la loro adesione alle pareti.”

“Adesione? Che vuoi dire?”

Un crollo di pietre interruppe la spiegazione del ragazzo. Lui ammiccò verso Abby. “Ora lo scoprirai.”

 

***

 

Kitty si strinse contro il petto del suo ragazzo. “Com’è andata la missione?”

Lui la baciò. “Tutto tranquillo. Non che ci fosse molto da scoprire, ma abbiamo gli strumenti giusti” indicò le jeep cariche di roba “e la forza giusta” indicò gli uomini dietro di lui. “Quindi, amore, non ti preoccupare. Vendicheremo Anne una volta per tutte.”

Kitty sospirò.

 

Il tragitto fu breve. Al seguito avevano le jeep che trasportavano il necessario per ispezionare il terreno e aprire delle vie qualora le strade fosse intasate. Spesso i criminali più pericolosi si nascondevano in bunker difficili da individuare e ancor più difficili da raggiungere.

Kitty dirigeva con Dumas e Austin la compagnia, mentre un paio d’agenti avanti a loro avanzavano con i cani da caccia.

L’orologio segnava le 22.47 quando raggiunsero il punto in cui le tracce risalivano a meno di un quarto d’ora prima. Gli agenti fermarono le jeep e il silenzio divenne pesante. Kitty avanzò insieme ad Austin e Dumas.

Sbucarono in una radura. Sì sentiva un odore forte. “Mutante” sibilò Austin tra i denti.

Kitty lo poteva capire. Aveva perso i genitori quando aveva dieci anni, a causa di un cambia-forma psicopatico, che girava per la città seminando delirio. Prima che la polizia potesse fermarlo, aveva ucciso la sua famiglia. Era per questo che era entrato nelle forze dell’ordine: per tentare di risollevarne la qualità, ed evitare altri brutti episodi alla gente di Vienna.

“Là dentro” indicò un agente, seguendo il fiuto del cane. Era un vicolo buio e infido, tra gallerie sotterranee.

“Andiamo” disse Austin trascinandosi dietro Kitty e gli altri.

 

  
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