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Autore: RosenQuartz    26/07/2011    0 recensioni
James Potter gli tastò un braccio con aria sospettosa, poi lanciò un urlo.
«Ma- ma- tu sei vivo!» esclamò nascondendosi dietro Ardesia Lovegood, defunta moglie del più famoso Xenophilius, la quale lo scacciò malamente.
«Certo che sono vivo! Che pensavi, scusa?» ribatté l’uomo un po’ stizzito.
«Sai com’è, non si vedono spesso tipi come te dalle nostre parti» replicò James. Gli si avvicinò con circospezione e gli tastò nuovamente il braccio.
«Hai finito?» chiese Remus con aria scocciata.
James gli pizzicò una guancia e si allontanò per scrutarlo con interesse. «Davvero bizzarro» osservò.

Questa storia ha partecipato al "Dobby, io sono Draco! Contest" indetto da Medusanoir sul forum di EFP classificandosi seconda.
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La promessa

 




 
 
Su una terrazza che si apriva sul regno dei morti, James Potter tentava di farsi raccontare l’accaduto dall’uomo grazie alle sue sapienti doti di persuasore.
«Dimmi cosa diavolo è successo o il solletico di Sirius sarà l’ultima cosa di cui dovrai preoccuparti stanotte» lo minacciò passandosi tra le mani un cuscino coperto di piume che aveva trovato lì accanto.
Remus, dal canto proprio, prese un rametto da terra e lo lanciò giù dalla terrazza incitando il ragazzo a riportarglielo.
James lo guardò con commiserazione. «Devi aver colpito la testa da qualche parte, se davvero pensi che abbia intenzione di riportartelo …»
Remus gli restituì lo sguardo confuso. «Sulla Terra l’avresti fatto! Non sei forse il mio cervo Briciola?»
«Ma di cosa stai parlando?»
«Briciola! Il cucciolo di cervo con cui giocavo da piccolo! Sei sparito improvvisamente quando i miei genitori hanno messo su il loro business. Pensavo fossi scappato …» ribatté Remus.
Il mutante sgranò gli occhi. «Ma allora, io non sono James Potter?»
«Intendi il padre di quel degenerato per colpa del quale sei morto? Quello che sulla Terra viene ricordato come l’idiota-che-giocava-con-il-Boccino?»
James annuì.
«No, non mi sembri così fesso da fare qualcosa del genere …»
«Oh, peccato» ribatté il ragazzo a disagio mentre Remus si sedeva per terra a gambe incrociate.
James gli si pose accanto. «Non mi hai ancora detto perché sei qui, comunque.»
«E’ una lunga storia» borbottò l’uomo.
«Ormai ho un sacco di tempo libero» gli disse James a mo’ di spiegazione, sdraiandosi e posizionando il cuscino piumato dietro la propria testa.
Remus prese fiato ed iniziò il racconto: «Qualche tempo fa, i miei genitori si sono accorti di aver raggiunto una considerevole somma di denaro con la vendita di salami di cervo. L’unico problema era che il loro lavoro non li aveva portati a scalare le classi sociali, perciò hanno pensato di farlo in un altro modo. Hanno organizzato un matrimonio combinato, certi che sarebbe stato una buona cosa per tutti. Hanno scelto la famiglia, nobile ma priva di mezzi, e hanno organizzato le nozze. Mi hanno portato a conoscere la mia futura moglie, tale Rema Tonks, ed io ero spaventato. Ero così spaventato che mi sono infilato le scarpe al contrario. Penso che sia stato questo ad averla conquistata.
«Dal momento in cui ho incrociato il suo sguardo, ho capito che non avrei potuto desiderare di meglio dalla vita e lei sembrava che pensasse lo stesso. Allora, appena abbiamo avuto un momento libero, ho preso il coraggio a due mani e sono andato a parlarle. Avevo un gran bel discorso in mente, ma le scarpe mi hanno fatto inciampare e sono finito per terra di fronte a lei. Mi ha aiutato a rialzarmi dimostrando che non le importasse nulla della mia timidezza e questo mi ha fatto andare su di giri. E’ stato allora che i suoi sono entrati nella stanza dove eravamo. Ci hanno visti con le mani ancora intrecciate e hanno urlato al tradimento. Ci siamo allontanati subito, passo dopo passo, cercando di non sciogliere i nostri sguardi incatenati, sebbene le nostre dita fossero ormai prive di ogni vicinanza. Io-»
«Ferma un attimo!» lo interruppe James improvvisamente. «Ho detto di raccontare la storia, non di inondarmi di inutili dettagli per dimostrare gli scarsi contatti con il sesso femminile che hai avuto durante la tua vita!»
«Oh, giusto» si scusò Remus abbassando lo sguardo. «Allora, ci siamo recati di buona lena verso la chiesa dove il nostro beneamato parroco avrebbe celebrato la solenne unione suggellando un patto di fedeltà che avrebbe intessuto le nostre anime-»
«Senti, sposo scalcagnato, tu … sì?» il ragazzo interruppe il suo rimprovero notando che Remus aveva alzato la mano timidamente.
«Ehm, Briciola» mormorò, «veramente si dovrebbe dire “scalognato”.»
James lo fulminò con lo sguardo. «Era quello che intendevo. Dovresti perdere questa brutta abitudine di interrompere le persone mentre parlano.»
L’uomo mugugnò qualcosa indistintamente in segno di scusa.
«Stavo dicendo» riprese James, «vai subito al punto. Non mi interessano le tue insulse descrizioni da innamorato perso.»
«Be’, era una mattina come tante, fresca e lieve, quasi primaverile. Un intenso profumo di fiori accompagnava il nostro cammino, mentre un uccellino dal canto soave preannunciava la gioiosa cerimonia che avrebbe avuto luogo di lì a poco …»
«Che cosa ho appena detto? Tu non devi-»
«Annoiarti con insulsi dettagli della mia vita sentimentale, ho capito» sbuffò Remus.
«CHI TI HA DETTO DI INTERROMPERMI?!? Quante volte devo ripeterti che è segno di maleducazione prima che tu la smetta?» lo aggredì.
«Ma … ma io …»
«SILENZIO!»
James posò le mani sulle ginocchia e intonò l’OM. Lentamente riaprì gli occhi e fece cenno a Remus di continuare. Questi si allontanò spaventato e riprese la narrazione.
«Andammo in chiesa e iniziammo a recitare le promesse. Dora era perfetta. Io, invece …»
«Scusa un attimo. E adesso Dora chi sarebbe?»
«Ma come? E’ la mia futura sposa!»
«Ma non si chiamava Rema?»
Remus arrossì. «Sì, ma io ho pensato che Dora sarebbe un nome terribilmente tenero con cui chiamarla quando saremo sposati. Perché?» chiese titubante. «Non ti piace?»
James, che nel frattempo si stava rotolato per tutta la terrazza dalle risate, si risedette asciugandosi le lacrime e cercando di mantenere la voce ferma. «Davvero adorabile» proclamò con serietà. «Ma continua pure con il racconto.»
«Certo. Dicevo, lei è stata fantastica, ma io no. Imbrogliavo le parole e non riuscivo a metterle una dietro l’altra. Allora ho chiesto un momento e me ne sono andato. Ho camminato a lungo fino a trovarmi di fronte ad un grosso edificio. Fuori c’era scritto qualcosa come “Magazzino dove sono conservate tutte le cose che il Ministero ha considerato pericolose o di cui ha voluto disfarsi”. Mi è sembrato di buon auspicio, perciò sono entrato. Lì dentro c’era davvero di tutto. C’erano sarcofagi pieni di punte di metallo che si muovevano, zanne di qualche enorme animale che stillavano ancora veleno, ma ciò che mi attirò più di tutte fu un grande arco con un velo che si muoveva al suo interno. Era vagamente ipnotico e, prima che potessi accorgermene, avevo tirato fuori l’anello di Rema e avevo iniziato a camminare avanti e indietro ripetendo le mie promesse. Le dissi tutte d’un fiato e, eccitato per esserci riuscito, conclusi il mio discorso infilando la fede in quello che sembrava un salsicciotto avariato. Improvvisamente, il salsicciotto si mosse verso di me, rivelando di appartenere al cadavere di un uomo che doveva essere stato molto attraente in vita, ma che adesso assomigliava più che altro ad una maschera voodoo. Mi artigliò il braccio e con fare melodrammatico pronunciò “Lo voglio” guardandomi negli occhi. A quel punto, mi trascinò con sé oltre il velo dell’arco, ma io inciampai e urtai la testa ad uno spigolo. Tutto ciò che ricordo subito dopo sono la tua faccia e quella di Ardesia che mi scrutavano a un centimetro dal naso.»
Remus concluse così e si buttò a terra per riprendere fiato.
«Che storia assurda!» proclamò James.
«Disse il cadavere che si trasformava nello scheletro di un cervo di nome Briciola quando aveva voglia di lasciare il suo corpo umano» ribatté Remus in tono mesto.
Per tutta risposta, James riprese le sue sembianze animali e si allontanò con fare altezzoso.
Remus si alzò sospirando e si diresse verso la terrazza, cercando di indovinare cosa stesse pensando la sua dolce Dora della sua scomparsa.

   
 
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