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Autore: Rota    26/07/2011    1 recensioni
Per Braginski il concetto del tempo non poteva essere uguale a quello degli uomini, lo intuiva egli stesso.
La sua non era stata una vera e propria nascita, così come quella di Kiev non era stata una vera e propria morte. In realtà, Ivan pensava che alla base di tutto stava la diversa dimensione del vivere, tra uomo e Nazione. Un uomo viveva senza la sua Nazione, ma una Nazione non poteva vivere senza i suoi uomini, frutto com'era della loro volontà, dei loro sogni e della loro determinazione.
Era anche vero che gli uomini potevano cambiare, che l'aspetto preponderante di una società era mutevole così come era mutevole il concetto di norma e di legge. Ma era l'anima a rimanere la stessa, il nocciolo più intimo, e questa legava uomini e Stati in un vincolo unico che non si sarebbe potuto mai spezzare.

[Russia centric - presenza di OC storici - velato shonen ai RusAme]
**[SECONDA classificata al contest "History Collection" indetto dal CoS - Collection of Starlight]**
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Russia/Ivan Braginski, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A. Kimono



Ivan non aveva mai visto Kiku nelle vesti cerimoniali, in quelle di eventi importanti. Ultimamente, l'aveva visto solamente in una veste, e per quanto dovesse ammettere a forza che proprio non gli dispiaceva vederlo solamente in certi ambiti, non poteva però distogliere lo sguardo dagli abiti che ora, davanti a lui, stava indossando.
Era difficile definirlo elegante - era difficile definirlo comodo. Braginski non aveva le parole adatte per descrivere quanto stava guardando, il che lo rendeva lievemente a disagio, come se già tutta la situazione in sé non lo mettesse abbastanza sotto pressione.
Portò il proprio braccio in alto, per richiamare l'attenzione dei pochi presenti - ingoiò mezza imprecazione quando la spalla, ancora dolente, si fece sentire, urlandogli contro le peggiori cose. Francis lo fermò a metà, facendogli cenno di restare buono e tranquillo al suo posto: non era una buona posizione, la loro, e il francese sapeva che in situazioni simili era più saggio comportarsi in maniera circospetta e non schiacciare in faccia agli altri le proprie perplessità.
D'altronde, se ora si ritrovavano tutti lì, a lanciarsi occhiate piene d'odio e d'astio, era stata colpa principalmente di Ivan: aveva fatto lo stupido, credendo di giocare a qualcosa di divertente senza rendersi conto di quanto male facessero i graffi continui di Kiku, arrivando a rendersi conto del dolore solamente alla fine(1). Per questo ora erano lì, a New Hampshire(2), tutti e cinque assieme.
Dall'altra parte del tavolo, proprio davanti alla sua persona, oltre a Kiku c'era anche Arthur(3), che gli lanciava fin troppo spesso occhiate di supponenza - probabilmente, forte della stessa convinzione che rendeva Francis così abbattuto e deluso.
Ed era incredibile che, tutti quanti, stessero quasi ansiosamente aspettando le parole del padrone di casa.
Quello rise, tronfio della propria potenza e influenza, battendo forte le mani.
-Ora che siamo qui direi che si può fare la pace, giusto? Fate la pace, ragazzi!-.
Alfred non aveva una voce prettamente discreta, e la cosa rendeva nervoso Ivan, così abituato a silenzi prolungati e senza alcuna sosta. In più, l'uomo vestiva in maniera insulsa, sbattendogli in faccia quelle tanto decantate sincerità e purezza(4) con cui si riempiva la bocca spesso e volentieri e per le quali si sentiva autorizzato a dire e fare qualsiasi cosa gli aggradasse di più - anche arrivare a un trattato di pace vestito in borghese.
Loro erano composti, sulle loro sedie. Forse Francis portava un cappello eccessivo e più vistoso del consentito, ma nella norma risultavano discreti e a modo.
Kiku di più. Kiku indossava un "kimono" - Ivan si ricordò all'improvviso come quello strambo vestito si chiamasse, richiamando alla memoria eventi passati e storie già vissute. Ed era strano vederlo così, vederlo rigido e avvolto in tutta quella stoffa.
Pensò a Francis, e quasi gli chiese se fosse soltanto da lui in Russia che aveva portato quella cosa strana che lui chiamava moda.
Pensò a Arthur e quasi gli chiese se oltre all'amore infinito che avevano entrambi per il thé non gli avesse inculcato qualche altro sano principio anglosassone, già che c'era.
Pensò ad Alfred e proprio non gli venne voglia di chiedere nulla: era molto meglio se il modello occidentale - almeno, quel modello occidentale - non attecchisse all'anima già abbastanza influenzabile del Giapponese. O, quantomeno, che facesse meno danni possibile.(5)
Pensò, in realtà, che sarebbe stato bello se Kiku avesse sempre tenuto quel vestito addosso, o al massimo ne avesse cambiato il colore e lo avesse fatto più largo, giusto per riuscire a camminarci dentro.
I suoi occhi neri lo fissavano e Ivan se ne accorse abbastanza in tempo da non risultare insistente.
Gli porse la mano, come era costume da lui - eppure, lo guardò duro in viso, come chi sa di non doversi pentire di nulla.
Stessa identica razza. D'altronde, stesso identico padre.(6)
Anche Kiku si mosse, anche se lo fece alla sua maniera: nulla, a quel punto, doveva essere richiamo di una loro seppur difficilissima uguaglianza, neppure una cosa tanto semplice. Chinò la testa in avanti, socchiudendo gli occhi, per poi tornare eretto e guardarlo ancora in viso.
Era il suo consenso - che lasciò basiti tutti.
Il primo a riprendersi fu Alfred, che rise ad alta voce e sancì la fine del tutto.
-Bene! Allora è deciso! Pace!-.
Francis sospirò piano, Arthur ghignò in maniera evidente.
Ivan, semplicemente, fissò ancora gli occhi sulle pieghe del vestito.
Perché ogni cosa, nella figura di Kiku Honda, ora sapeva esattamente di Giappone.







Note
(1)Parlo di tutta la mala organizzazione tattica e di base che mancava all'esercito russo durante tutto il conflitto
(2)Il trattato di Portsmouth, ovvero il trattato che sancisce la fine della guerra Russo-Nipponica del 1904-1905, si svolse in America, precisamente a New Hampshire.
(3)Sebbene mantenendosi neutrali durante il conflitto, la Francia sosteneva la Russia mentre l'Inghilterra sosteneva il Giappone.
(4)Non è una mia invenzione, fa parte del costume americano essere grezzi e gretti in tal senso.
(5)Riferimento molto velato alla Convenzione di Kanagawa, dove il Giappone fu costretto ad aprirsi al mondo - quindi a subire anche le sue influenze.
(6)Mia interpretazione. Il padre di Kiku/Giappone è "Mongolia", in quanto i Giapponesi sono di stirpe mongola. Il padre di Ivan/Russia è medesimamente Mongolia, o quantomeno lo è a livello culturale, giacché la struttura statale prima della Russia venne eretta su modello di quella Mongola, attraverso Gengis Khan.
   
 
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