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Autore: khika liz    26/07/2011    1 recensioni
La chiamavano estate, i meteorologi. E invece il sole era sparito.
Ma Arianna ed Emma sapevano come passare l'estate, sia con il sole, sia con le nuvole.
L'estate, per loro, c'era comunque.
P.s. Partecipa al concorso "One shot dell'estate".
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Più che amiche.

Solitamente, quando le previsioni del tempo dicevano che era tempo da mare, questo implicava che ci fosse un sole allucinante e le temperature oltre i 30 gradi. Questo lo pensavano tutti, nella penisola a forma di stivale.

Probabilmente si erano tutti sbagliati, perché quel giorno, nonostante il meteo avesse predetto una giornata stupenda, faceva un freddo allucinante e il mare era terribilmente mosso.

Solitamente, quando c’era questo tempo invernale, nel bel mezzo dell’estate, ogni ragazzo usciva in strada con la propria felpa e una macchinetta fotografica tra le mani. Non era pianificato nulla, affatto. Era semplicemente che quel tempo ispirava magia. Lo aveva sempre fatto. Così, come tutti gli altri, anche Arianna ed Emma uscirono in strada, tenendosi per mano e ridendo. Adoravano quel tempo. Arianna, sedicenne con la passione per la fotografia, amava stare dietro l’obiettivo e fotografare la propria migliore amica, Emma, diciottenne bellissima con un volto da angelo e occhi nocciola.

Erano inseparabili, la sedicenne, dopo una litigata a casa, era andata a vivere da lei, si completavano a vicenda e da poco avevano scoperto che non sarebbero mai più state solo migliori amiche.

Arianna lo sapeva, che non sarebbe potuta durare. Sarebbe stato assurdo, tutto finisce. Ma amava davvero Emma, e non la amava solo da amica, se n’era resa conto qualche anno prima, e se l’era tenuto per sé, per paura della reazione. Emma, dal canto suo, aveva sempre saputo di amare Arianna, da forse il primo momento in cui i loro occhi si erano incrociati in quella stazione del centro, nell’attesa di un treno per cominciare la propria avventura scolastica.

Se l’erano tenuto dentro. Poi, qualche mese prima, si erano ritrovate decisamente troppo vicine, e complici le stelle, le loro labbra si erano sfiorate, teneramente. E si erano ritrovate a fissarsi, rosse fino a sopra i capelli, con un sorriso in viso. Nessuna delle due riuscì a parlare, l’unica attività che riuscirono a fare, in quella notte, fu quella di baciarsi. Le loro labbra, rosee e sorridenti, continuavano a sfiorarsi, le loro bocche si esploravano e si raccontavano chissà quali segreti.

Arianna lo sapeva, però, che tutto sarebbe potuto finire da un momento all’altro. Lo sentiva, lo aveva letto, che tra migliori amiche poi si rompe tutto. Gliel’avevano anche detto gli amici lontani: nulla è per sempre.

Ma loro che ne sanno, le ripeteva Emma, che ne sanno di noi. Di te, di me. Non lo sanno quanto ti amo.

E Arianna aveva sempre annuito, nonostante la paura di perdere Emma le restava nello stomaco e le accartocciava le viscere.

“Un’altra, un’altra dai!”, urlò la sedicenne, sventolando la propria macchina fotografica e indicando alla compagna un muretto sul quale sedersi.

“L’ultima, ti prego, sto decisamente morendo di sonno!”, aveva risposto la diciottenne sedendosi su di esso e facendole uno sguardo decisamente malizioso. Arianna aveva scattato la foto e poi si era avvicinata all’altra. Le aveva sussurrato qualcosa di dolce e aveva fatto sfiorare le proprie labbra. Ridendo, poi, l’aveva trascinata via, ed erano tornate a chiudersi in casa, con una cioccolata calda tra le mani ed il piumone sulle gambe, a vedere qualche stupida commedia per ammazzare il tempo. Emma era crollata, dopo nemmeno venti minuti, dal sonno. Arianna, invece, aveva ripercorso mentalmente la giornata estiva di qualche settimana prima. Quando il sole brillava.

 

Erano andate al mare, prendendo un treno all’alba. Avevano portato un paio di asciugamani, un borsone e loro stesse. Non volevano caricarsi. Nemmeno mezz’ora dopo erano arrivate nel paese che s’affacciava su un mare limpido e bellissimo, la spiaggia, ora che si avvicinavano, appariva pulita e soffice al tocco. Si erano sdraiate, l’una accanto all’altra, ed avevano preso a parlare del più e del meno. Poi un bambino, di massimo quattro anni, era andato loro vicino e ridendo aveva detto:

“Giocate con me, dai, assomigliate alle mie due sorelline, ma loro con me non vogliono giocare mai!”, ed aveva indicato un ombrellone, poco lontano di lì, con due ragazze che facevano le parole crociate tra di loro. Arianna aveva annuito e si era messa a sedere, altrettanto aveva fatto Emma, e, avvicinandosi alla riva, avevano deciso di fare un grandissimo castello. Nel frattempo, la madre del bimbo aveva mimato un grazie alle due ragazze che avevano sorriso di rimando.

Cominciarono a riempire dei secchielli, li ribaltarono e le torri sorsero, ne fecero quattro, le unirono con un muro ed Emma e Davide, il bambino, cominciarono a fare un ponticello. Arianna li osservava, e, dopo aver preso la propria fidata macchinetta, aveva cominciato a far loro delle foto. Non si era mai divertita così tanto. Ad un certo punto, dopo aver immortalato il castello, completo, Tutti e tre si divertirono a distruggerlo, e nel frattempo, Arianna lo vide con la coda dell’occhio, un ragazzo sui vent’anni fotografava l’avvenimento. Quando del castello non rimase nulla, il ventenne rese la macchinetta e Arianna gli sorrise.

“Grazie.”, disse.

“Di niente, ho visto che vi stavate divertendo e ho pensato di immortalare il momento.” Aveva risposto il ragazzo, andando poi via.

Arianna aveva guardato Emma negli occhi, e, posando la macchinetta sul telo, con un visino innocente, l’aveva spinta in acqua, facendola cadere quasi a riva e cadendo poi anche lei. Risero, rialzandosi e spingendosi dove l’acqua era più alta. Si tenevano per mano e, nonostante le occhiate di tutti, si scambiarono un bacio prima di tuffarsi. Rimasero in acqua, a fare il morto e i tuffi, per forse tutta la mattinata. Nuotarono per un po’, e una volta uscite si sdraiarono sul telo. Emma aveva il viso sul ventre di Arianna e quest’ultima le carezzava dolcemente le guance.

 

Un rumore ridestò Arianna dal ricordo, sorrise dolcemente ad un Emma mezza sveglia e decise di addormentarsi anche lei, avrebbe avuto tempo per ricordare quella giornata nei minimi particolari. In quel momento le interessava solamente sentire il calore della propria compagna sul corpo, e così, sdraiandosi alla bell’e meglio, abbracciò Emma e cadde in un sonno senza sogni.

 

Angolo autrice.

 Beh sì, il sole ha dato alla testa anche a me.

E’ la mia prima femsalsh per cui è decisamente breve (lo so) e non so nemmeno se è decente. Insomma, so di aver trattato tutto con troppa fretta, me ne rendo conto. Ma non volevo parlare delle due ragazze, volevo essere vaga, generica. E, soprattutto, volevo scrivere qualcosa di leggero e veloce da leggere perché, da lettrice quale sono, mi scoraggio parecchio quando vedo quelle shot di trenta metri xD

Anway, fatemi sapere se è un fiasco completo che almeno la levo di mezzo in un batter d’occhio!

   
 
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