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Autore: Linds    26/07/2011    2 recensioni
In quel momento il mio cuore urlava a squarcia gola e prima ancora di realizzare cosa stesse succedendo, le mie labbra si mossero da sole, sfiorando il lobo del suo orecchio e dicendo la cosa più stupida che mai potessi dire.
- Ti amo, Tom.
Scattò come una molla.
Si allontanò veloce dal mio corpo sgranando gli occhi e nella fretta di guardarmi sbagliò una nota. Poi riprese a suonare come se niente fosse e iniziò a cantare la sua strofa, senza più incrociare il mio sguardo. Eppure i suoi occhi.. i suoi occhi erano spalancati, incerti, sbigottiti.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Danny Jones, Tom Fletcher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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é tutta un'altra storia
--> È TUTTA UN’ALTRA STORIA <--

Posai il mento sulla sua spalla, osservando attentamente il profilo del suo viso: i capelli bagnati di sudore, la fronte leggermente increspata dalla concentrazione, gli occhi bassi a guardare la chitarra che teneva in mano e le labbra morbide, distese in un leggero sorriso di consapevolezza per il gesto che stavo per compiere.
Poche volte l’avevo visto così bello.
Rivolgendo un sorriso malizioso alle fan che seguivano affascinate ogni mio singolo movimento, avvicinai la lingua al collo del mio migliore amico leccandolo dalla base fino alla guancia, e lui, come sempre, allontanò un po’ il viso, senza tuttavia opporsi veramente a me e al mio gesto.
Era una tradizione da un paio di anni e di solito il nostro gioco finiva così, con l’urlo delle fan, uno scambio di sguardi e un suo sorriso malizioso e palesemente fintamente schifato che alimentava le chiacchiere sulla nostra “relazione”; ma quella sera qualcosa nello stomaco mi disse di spingermi oltre, di tentare di fargli capire quello che non gli avevo mai rivelato ma che era sempre stato dentro di me. Un po’ titubante rimasi dietro di lui e gli posai un leggero bacio proprio dietro l’orecchio, dove sapevo era più sensibile. Chiuse gli occhi un istante, e i brividi che gli scossero le membra mi diedero una speranza: che potesse ricambiare i miei sentimenti? Non lasciai al mio cuore il tempo di illudersi e leggermente imbarazzato mi allontanai di un passo dal suo corpo. Stavo per spostarmi definitivamente quando all’improvviso lo vidi sorridere complice: fece un passo indietro, poggiò la schiena al mio petto e reclinò il capo sulla mia spalla, abbandonandosi completamente a me.
Dire che rimasi pietrificato non rende bene l’idea.
Il mio cuore aveva perso un battito, il cervello era andato in fumo. Sentivo solo la sua schiena calda appoggiata al mio petto e i suoi morbidi capelli sfiorarmi il collo. E poi il profumo.. Dio, non esiste al mondo un profumo migliore di quello. È tipicamente suo, è il sapore della sua pelle, l’odore dei suoi capelli.
Una vocina nella mia testa mi avvisò del fatto che quel secondo bacio era stato interpretato da lui come una sfida, l’ennesimo gioco per aumentare le chiacchiere sulla “relazione” tra di noi, ma in quel momento il mio cuore urlava a squarcia gola e prima ancora di realizzare cosa stesse succedendo, le mie labbra si mossero da sole, sfiorando il lobo del suo orecchio e dicendo la cosa più stupida che mai potessi dire.
- Ti amo, Tom.
Scattò come una molla.
Si allontanò veloce dal mio corpo sgranando gli occhi e nella fretta di guardarmi sbagliò una nota. Poi riprese a suonare come se niente fosse e iniziò a cantare la sua strofa, senza più incrociare il mio sguardo. Eppure i suoi occhi.. i suoi occhi erano spalancati, incerti, sbigottiti.
 
Finimmo il concerto e non ci fu modo, forse anche per fortuna, di confrontarmi direttamente con lui fino a che non ci trovammo tutti e quattro in pullman, diretti verso l’ennesima città.
Harry mi guardò interrogativo e Dougie mi chiese almeno dieci volte cosa non andasse, ma non mi andava di dire loro la verità. Doug comunque era a conoscenza del mio segreto ed ero quasi certo che anche Harry lo sospettasse, quindi non mi soffermai in particolari spiegazioni, avrebbero capito prima o poi. Anzi, a giudicare dai loro sguardi durante la cena ero più che sicuro che avessero già capito.
Quando arrivammo al pullman cenammo insieme parlando di tutto e di niente, commentando il concerto, ridendo per i nostri errori e per le reazioni delle fan, programmando le interviste del giorno seguente. Non rimanemmo svegli a lungo, eravamo distrutti: tra il tour, le varie interviste, gli incontri speciali e i viaggi da una città all’atra, non riuscivamo a riposare più di quattro ore a notte. Dougie fu il primo a battere in ritirata seguito a ruota da Tom; io e Harry rimanemmo alzati poco di più, giusto il tempo di finire le birre. Per fortuna nel tour bus avevamo due letti a castello così passavamo la notte viaggiando, senza perdere tempo fermandoci in qualche hotel lungo la strada. Io e Tom dormivamo nei due letti superiori e quella notte, quando mi sdraiai, Tom era già nel mondo dei sogni e io mi ritrovai ad osservare la sua schiena nuda senza avere la forza di guardare altrove.
Quando mi svegliai i suoi occhi furono la prima cosa che misi a fuoco. Mi guardava attentamente, intensamente, con chissà quali pensieri per la testa e io rimasi in silenzio, spiazzato dalla forza del suo sguardo che non accennava a lasciare il mio viso. Trattenni il respiro aspettando una sua mossa. I suoi occhi erano calmi, sereni, rassicuranti ma allo stesso tempo mostravano tutta la confusione e l’incertezza che aleggiavano nella mente del ragazzo che avevo di fronte. Che fossero un riflesso dei miei?
All’improvviso distolse lo sguardo e scese da letto, lasciandomi in un certo senso deluso e impaurito. È vero, speravo con tutto il cuore che mi dicesse che anche lui mi amava, che non aspettava altro che stare con me, ma a quel punto quello che mi interessava maggiormente era non perdere la sua amicizia. E se non avesse più voluto sentir parlare di me? Se con le mie parole avessi rovinato la profonda l’amicizia che c’era tra noi?
I miei occhi si stavano già riempiendo di lacrime al solo pensiero, ma ancora una volta nel giro di poche ore riuscì a spiazzarmi: pensavo se ne stesse andando e invece salì sul mio letto, facendomi segno di fargli spazio. Senza una parola si sdraiò accanto a me e rimanemmo a guardarci fino a che lui non interruppe il silenzio.
-pensi davvero quello che mi hai detto ieri?
La sua voce tremava leggermente, ma non riuscivo a capire se fosse per rabbia, nervosismo, emozione, gioia o per qualcos’altro. Era come se in quell’istante avesse tirato su un muro tra me e lui che mi impediva di leggere i suoi occhi come avevo sempre fatto.
Annuii, non trovando la voce per rispondere e lui sospirò.
-da quanto Dan?
-non lo so. – dissi distogliendo lo sguardo, imbarazzato e spaventato dal suo tono troppo controllato.
-ti prego. – mi conosceva troppo bene per credere alle mie parole.
-perché vuoi che te lo racconti?
-Per favore.
-non so esattamente quando ho iniziato a provare qualcosa per te, ma.. c’è stato un momento in cui l’ho veramente realizzato e da allora non sono più riuscito a negarlo nemmeno a me stesso.
Rivelai sottovoce, guardando ovunque tranne che verso di lui.
-ti va di raccontarmelo?
La sua voce calma e dolce richiamò i miei occhi, e guardandolo presi un respiro profondo, lasciando che la mia mente tornasse a quella sera di qualche anno fa.
 
Ero seduto in riva al mare, gli occhi assenti puntati verso l’orizzonte scuro. Era il compleanno di Harry e una festa meravigliosa stava illuminando la notte poco lontano da me, ma quella sera non mi andava proprio di festeggiare. Era da un po’ di tempo che ero scontroso con tutti, nervoso, distante. Era da un po’ di tempo che avevo preso in considerazione l’ipotesi che i sentimenti che provavo per Tom potessero andare al di là di una semplice amicizia, e la sola idea mi terrorizzava. Da anni era uno dei miei migliori amici, un compagno di musica, praticamente una parte della mia famiglia e avevamo sempre avuto un legame forte, ma ultimamente ogni volta che mi si avvicinava il cuore aumentava il ritmo, le mani sudavano, il cervello si annebbiava senza che io potessi fare niente per impedirlo. Ero terrorizzato al pensiero di cosa sarebbe successo se mai avesse saputo quello che mi succedeva in sua presenza: inutile illudersi, di certo non avrebbe ricambiato i miei sentimenti, ma sarebbe scappato a gambe levate o sarebbe rimasto mio amico? Mi avrebbe chiesto di lasciare la band? E gli altri come l’avrebbero presa? Sarebbero rimasti miei amici o sarebbero stati disgustati da me?
Perso nei miei pensieri non mi accorsi che qualcuno si stava avvicinando fino a che non mi posò una coperta sulle spalle. Mi accorsi solo in quel momento del vento leggero ma gelido che colpiva la mia pelle e rabbrividii, stringendomi nel confortante calore del plaid.
Mi voltai a quel dolce contatto, stupito che qualcuno avesse pensato a me, ma quando vidi che era Tom, sebbene il mio cuore perse il solito battito, la mia mente non si stupii più di tanto: era tipico di Tom essere sempre così gentile e attento.
-grazie. – sussurrai prima di riportare lo sguardo all’orizzonte.
-che succede, Dan?
Si sedette al mio fianco, osservando attentamente il mio viso. Quando capì che non avrei risposto alla sua domanda, passò un braccio intorno alle mie spalle in un gesto di affetto molto usuale tra noi. Quella volta però l’improvviso e inaspettato contatto del suo corpo mi fece irrigidire.
 -hei – mi disse con tono dolce – sono io. Puoi dirmi qualunque cosa, lo sai. Solo.. solo non respingermi così, Dan. Sei il mio migliore amico, no?
-niente – risposi con un debole sorriso rilassandomi nel suo abbraccio – non ho molta voglia di festeggiare stanotte, tutto qui.
-d’accordo allora, rimango io con te.
-non serve.. – dissi ingoiando a vuoto – puoi andare, non ho bisogno che..
Mi zittì passando una mano tra i miei capelli e carezzandomi il viso.
-mi va. – Disse solamente prima di prendere un’estremità della coperta e portarla oltre le sue spalle, avvolgendoci entrambi nel suo morbido calore. I nostri fianchi si toccavano e lui poggiò la testa sulla mia spalla, lo sguardo perso nell’oceano di fronte a noi. Rimasi ad osservarlo rapito: la luna illuminava i lineamenti fini del suo viso rendendo la pelle simile a porcellana, i suoi capelli chiari ondeggiavano leggeri spinti dalla lieve brezza marina e i suoi occhi brillavano di una luce straordinaria.
Da quel momento niente fu più lo stesso per me.
 
-sei cambiato da quella sera, è vero.
La sua voce riportò al presente la mia mente persa in quei ricordi dolceamari. Rimasi in silenzio, ancora una volta aspettando una reazione, un cenno, qualunque cosa che mi facesse capire quello che pensava; lui invece non sembrava affatto intenzionato a sbloccare la situazione: rimaneva lì, immobile, a guardare i miei occhi, senza che io potessi capire le sue intenzioni, i suoi pensieri, le sue emozioni.
Stavo diventando davvero nervoso.
-Tom di’ qualcosa. – ero io o la mia voce era estremamente supplicante?
-ho una richiesta Danny.
Trattenni il respiro e il silenzio intorno a noi si fece assordante. La mia mente si perse in milioni di congetture, divisa tra la paura di un suo rifiuto e la curiosità di sapere cosa gli passasse per la testa.
-baciami.
La sua voce risuonò chiara e limpida nelle mie orecchie e l’intensità della sua richiesta penetrò lentamente ma indissolubilmente sotto la mia pelle. Rimasi immobile un solo istante, incredulo, ma quando sul suo volto serio si aprì un sorriso per lo shock che vide nei miei occhi, il mio corpo reagì da solo: veloce lo afferrai per la maglia, attirandolo verso di me e le nostre labbra si cercarono immediatamente, si accarezzarono, si sfiorarono, si provocarono l’un l’altre e infine si trovarono.
Quando la sua lingua sfiorò la mia, non riuscii a trattenere un gemito che prepotente mi scoppiò in gola e sentii Tom sorridere contro la mia bocca. Sorrisi a mia volta e nello stesso istante la mia mente registrò il suono di una risata soffocata provenire dai letti di sotto, ma non me ne curai, non in quel momento. Mi spinsi su di lui e tutto quello che riuscivo a pensare era che le mie labbra sfioravano le sue, toccavano le sue, baciavano le sue. I nostri corpi combaciavano perfettamente, sembravano fatti apposta per stare così vicini.
Senza fiato allontanai il viso per poter guardare quel ragazzo meraviglioso sdraiato sotto di me, e quando i nostri occhi si incontrarono ritrovai nei suoi quella luce straordinaria che avevo visto quella sera di tanti anni fa in riva al mare. Provai allora l’urgenza di sfiorare quel viso dolce e particolare, e mentre lasciavo scorrere la punta delle dita sulla sua pelle, lui mise entrambe le mani tra i miei capelli, attirandomi a sé, portando la mia fronte a contatto con la sua. Rimanemmo immobili a respirare uno il profumo dell’altro per quello che mi parve un’infinità, poi gli baciai dolcemente la punta del naso e posai il viso nell’incavo del suo collo. Le sue braccia mi strinsero forte a sé e quello che successe dopo.. beh, è tutta un’altra storia.


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Ciao a tutti!
una storiella un po' cliché, ma spero vi piaccia lo stesso:)
Fatemi sapere che ne pensate, un bacione
Linds
  
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