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Autore: manamalfoy    27/07/2011    1 recensioni
Harry Potter e il Preside di Hogwarts Albus Silente sono riusciti a sconfiggere Voldino nel combattimento al Ministero della Magia. Purtroppo Bellatrix Lestrange ha ucciso comunque Sirius Black, ma la carneficina che comincia nel sesto e finisce nel settimo libro non ha, per grazia dell'autrice [*O*], mai avuto luogo. Vorrei sottolineare che questa ff non tiene ASSOLUTAMENTE CONTO dei fatti accaduti in quei libri, siamo in un universo alternativo. Il settimo anno ad Hogwarts del nostro maghetto sta per cominciare...[Pairing: Draco/Harry; Ron/Hermione...per cominciare...ce ne sono altri, leggete e scopriteli!]
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La luce dell'alba penetrava leggera dai vetri della finestrella che dava sulla stanza. Harry riusciva a dormire qualche ora, da qualche giorno, ed era sicuro che andando avanti sarebbe stato sempre meglio. L'impegno che gli rubavano le lezioni non gli avrebbe permesso di pensare ad altro, visto e considerato che avrebbe dovuto mettercela davvero tutta per superare i M.A.G.O.
Si mise gli occhiali e si guardò intorno. Neville russava come non mai, probabilmente felice come lo era lui di essere tornato ad Hogwarts. Ron aveva le tende tirate. Dean dormiva a bocca aperta sbavando e Seamus...semplicemente non era lì.
Harry non si diede tanta pena: Seamus non era bellissimo, ma compensava questa mancanza con una brillantezza ed una presenza di spirito che gli facevano guadagnare spesso e volentieri i favori di tantissime ragazze anche molto più belle di lui.
Con l'anima in pace, Harry si alzò e si recò nei bagni per lavarsi.
Prima di scendere le scale diede un'occhiata alla sua Firebolt che splendeva in controluce. Doveva già pensare alla squadra. Dopotutto era diventato capitano, era un suo dovere. Prese penna e pergamena e scese di sotto, nella Sala Comune dei Grifondoro.
Il macello che avevano combinato la sera prima per tartassare un po' il poveretti del primo anno doveva essere già stato pulito dagli elfi domestici. In un angolo, Harry scorse un paio di calzini rossi fiamma con ricamate due grandi lettere: HP. Evidentemente Dobby gli aveva fatto un regalo.
Mentre si avvicinava per prendere i calzini si accorse di non essere solo.
-Oh, buondì, Seamus. Pensavo fossi da Jen Anders di Corvonero.-
Seamus fissava il fuoco spento nel camino. Quando Harry gli parlò non parve nemmeno sentirlo.
-Eh? Ah, no. Solo non avevo molto sonno. Sai, la festa...-
Harry intuì che qualcosa non andava, ma non aveva intenzione di ficcanasare oltre. Si limitò a sorridergli mentre si allontanava per sedersi al tavolo e cominciare a buttar giù un elenco di buone reclute per la squadra.

-Hermione! Quante cavolo di materie hai anche quest'anno? Hai deciso di usare di nuovo quella...niente.- Ron scrutava attentamente l'orario di Hermione e gridava osservando quante materie aveva scelto per gli esami.
-Ronald. Grazie tante per esserti fermato appena in tempo. Sei così umano. Per quanto ne so, le materie in cui voglio dare gli esami IO non ti riguardano, visto che tu ne hai almeno la metà. E non ti riguarda neanche il fatto che voglia dare esami in tutte le materie e prendere tutti i M.A.G.O. disponibili. Cerco solo uno sbocco lavorativo.- disse Hermione guardando Ron con un sopracciglio inarcato in modo minaccioso.
-Uno? O cinquanta?-
-Dodici. Anzi, undici. Divinazione per me, lo sai, è una materia inesistente. Visto e considerato che sono una vecchia avvizzita e non possiedo l'occhio.- Hermione scosse la testa mentre imitava la voce della ex Professoressa Cooman. -E tu, Harry? Per Pozioni come sei messo? Devi avere almeno Oltre Ogni Previsione, mi pare.-
-No, Hermione. Almeno Eccezionale. Piton si sarà anche addolcito dopo la caduta del Lord, ma non abbastanza.- disse il ragazzo appoggiando la testa sul libro di Pozioni e coprendosela con le mani. -O almeno, non con me.-
Harry si mise a pensare. Come poteva fare per ricevere un Eccezionale in Pozioni? Le uniche persone che avevano Eccezionale in Pozioni erano...i Serpeverde.
Serpeverde...Malfoy. Ma certo. Malfoy pende dalle mie labbra, pensò. Sicuramente non si offrirà di fare i compiti al mio posto. Ma di darmi una mano...quello forse sì.
Si guardò intorno. Malfoy stava al tavolo dei Serpeverde accanto a Pansy Parkinson, come al solito. Aveva il viso appoggiato pesantemente sul pugno sinistro. Harry attese che alzasse lo sguardo per fargli un cenno che significava "dopo...fuori...parlare".

Il professor Ruf era noioso.
Tutti lo sapevano, non era mai stato un segreto per gli studenti di Hogwarts, che le lezioni di Storia della Magia facevano venire l’ansia. Per Harry era il settimo ed ultimo anno, e doveva andare ottimamente in tutte le materie.
Per di più Storia Della Magia era una delle materie principali, Hermione lo ripeteva almeno 15 volte al giorno, tutti i giorni, già da quando si erano visti alla Tana. Harry, in realtà, avrebbe voluto dormire un’ora in più al lunedì mattina e andare a letto prima degli allenamenti il giovedì pomeriggio.
Harry ripensava a qualche minuto prima, quando stavano tutti facendo allegramente colazione e si erano trovati a chiedersi quale sarebbe stata la prima lezione dell’anno. A ripensarci ora, avrebbe preferito restare nell’ignoranza.
 
- Allora, qual è la prima lezione dell’anno, Harry?
Harry alzò la testa dal libro di Pozioni e prese la sua copia dell’orario, ricevuta pochi minuti prima dalla professoressa McGranitt che, a detta di Harry, sembrava ringiovanita di almeno due o tre settimane.
Chissà come, chissà perché, ma a Harry sembrava che i membri dell’Ordine diventassero più felici ogni giorno che passava.
- Harryyyyyyy?? Ti sei addormentato?
La voce di Ron riportò Harry al pezzo di pergamena che aveva in mano,
- OH NO! – Harry guardò Ron con la faccia di chi aveva appena avuto un incontro ravvicinato con il Barone Sanguinario.
- Che c’è? – urlò Hermione, spaventata a morte.
- La prima lezione del primo giorno del nostro ultimo anno di scuola è…
Harry sospese la frase, tenendo Ron sulle spine.
- Eddai, Harry, smettila di fare lo scemo!
- “Storia della Magia, con programma incentrato sui Maghi Oscuri moderni, da Grindelwald a Lord Voldemort, con conseguente visione di coloro che sono considerati salvatori del mondo magico e Babbano: Albus Percival Wulfric Brian Silente e Harry James Potter.”
Harry ripiombò con la testa nel libro di Pozioni. Di nuovo lui al centro dell’attenzione, di nuovo bisbigli, di nuovo buffetti sulle spalle al Bambino-Che-è-Sopravvissuto, non ne aveva bisogno!
Anche Ron si era rabbuiato. Un altro anno all’ombra di Harry Potter, non l’avrebbe sopportato.
In fondo, al Ministero c’era stato anche lui, no?
Hermione vide lo sguardo rancoroso di Ron e tirò fuori alla svelta un gigantesco tomo dalla costa consunta.
- Sai, Harry, questa volta non ti prenderai tutto il merito. – Hermione si schiarì la voce.
- “Weasley, Ronald Bilius, nato 1 marzo 1980 da Arthur Bill e Molly, Esercito di Silente, Ordine della Fenice” eccetera…e guarda, anche “Granger, Hermione Jean, nata 19 settembre 1979 da Simon Ken e Danielle Mina, Esercito di Silente, Ordine della Fenice” bla bla bla…Visto, Ron? Ci toccherà prendere parte alla commedia!
 
Sì, decisamente Harry avrebbe preferito subire il colpo al buio. Buio…letto…Harry si rese conto che aveva sonno. No doveva stare sveglio e seguire la lezione. Doveva avere tutti voti ottimi, se voleva passare gli esami. Doveva stare sveglio.
Eppure la voce cantilenante da fantasma noioso del Professor Ruf era così morbida…come un cuscino…e lui aveva sonno, le palpebre gli si chiudevano…
 
Hermione si stava passando la mano tra i capelli. Ron adorava quando Hermione si passava le mani tra i capelli, perché lo faceva con un’aria così distratta e tranquilla, tutto l’opposto di com’era lei di solito.
Cioè, non che di solito non gli piacesse. Era solo che, magari, quando stava un attimo calma era un pelo più carina.
Ron vagava con la mente pensando a quante volte lei era stata carina con lui. Forse avrebbe potuto contarle sulla punta delle dita. Ma in fondo di cosa si poteva lamentare lui? Sapeva che lei lo amava.
Magari solo un po’ meno di quanto lui non amasse lei, ma alla fin fine lo amava, lui lo sapeva. Lo vedeva nei suoi occhi quando lei lo guardava.
 
Per Hermione Granger era stata una pessima settimana. Non per l’inizio delle lezioni, non per lo studio, non per Ronald.
No.
Aveva in mente qualcos’altro, non riusciva a connettere il cervello ai libri e alle mani, aveva la testa da un’altra parte.
Non era da lei avere la testa tra le nuvole. Lei sempre così posata, così arguta, così precisa, proprio lei, Hermione Granger, si era fatta trascinare dalle emozioni.
Chissà cosa starà facendo in questo momento…chissà se si ricorda più di me… Ma no, no, no Hermione! A cosa diavolo pensi? Tu non devi pensare a lui e lui non deve assolutamente pensare a te. Se per caso una fialetta dei tuoi pensieri finisse in mani sbagliate potresti rimetterci la testa! Eppure…eppure…
Hermione si passò la mano tra i capelli, distrattamente. Non si era accorta che Ron la stava osservando incessantemente da quasi un’ora, incurante del professor Ruf che cantilenava storie su Grindelwald e Hitler e dell’influenza che il mago ebbe su quel piccolo Babbano coi baffetti.
Un dito le si impigliò tra i riccioli ribelli che le invadevano il capo. Hermione sussultò, perché quel gesto gli ricordò un fugace momento che aveva passato con lui. Erano insieme sulla riva del fiume e lui le parlava, guardando lontano. Lei lo ascoltava guardando in basso e si lisciava i capelli, finché un dito le rimase impigliato in un ricciolo. Emise un breve grido di disappunto, quando successe. Così lui la aiutò a districare il nodo per evitare che continuasse a farle male.
Hermione si guardò intorno. Ron armeggiava con Harry che sembrava in coma sul libro, non si era accorto di niente. Il professore continuava a spiegare.
Andava tutto bene, nessuno era voltato verso di lei. Nessuno aveva visto. Nessuno aveva immaginato.
 
La testa di Harry si afflosciò sulle pagine del libro “Storia della Magia Moderna, un Saggio”. Ron gli diede un colpo di gomito nei reni per cercare di riscuoterlo dal torpore, ma vide che era quasi inutile e decise di rinunciare. Il professore fantasma non ci avrebbe fatto caso, comunque. Ron, premuroso come sempre, pensò che fosse meglio lasciarlo dormire, visto il brutto momento che stava passando.
Harry, dal canto suo, stava sognando di essere bambino. Correva allegramente su un prato pieno di margherite. Poteva addirittura sentirne il profumo. Correva verso una splendida donna alta e magra, con i capelli color fiamma. Mamma! Era la sua mamma che lo aspettava a braccia aperte, che gli faceva cenno di raggiungerla. E lui correva e correva, e sentiva il profumo delle margherite, ma la mamma non arrivava mai. Non si avvicinava mai, si sentiva come se stesse correndo sul posto. E il profumo delle margherite si faceva più pungente, il naso gli prudeva. Harry non era mai stato allergico, ma la sensazione era quella. Cominciò a grattarsi e starnutire. Piangeva e chiamava la mamma, ma lei stava là, lontana, sorridente, con le braccia tese a raggiungerlo, mentre lui correva e starnutiva.
A un certo punto il sole si oscurò e le nuvole presero il sopravvento. Il prato non sembrava nemmeno più un prato. Sembrava un mare, con alte onde mosse dal vento. Harry arrancava, incespicava e si aggrappava all’erba alta per avanzare, ma gli sembrava di scivolare in un buco sempre più buio, sempre più profondo…
Si svegliò di soprassalto e Ron lo stava fissando.
“Sonorus” bisbigliò il rosso.
“Perché mi hai incantato?” Harry sperava di non aver urlato.
“ Precauzione. Ti muovevi tutto strano e tremavi. Immaginavo che stessi avendo un incubo, così ho preferito essere sicuro che non ci sarebbero state complicazioni.”
“Grazie mille amico.” Harry tese la mano. Ron gliela strinse. La sua era un po’ sudata.
“Non c’è di che. Ma prometti di farlo anche tu a me a Pozioni.” Harry allargò la bocca in un sorriso che gli scoprì i denti.
Aveva sentito dire che il ridere scoprendo i denti era una specie di istinto primordiale che discendeva direttamente dagli animali. Equivale a quando i predatori ringhiano per mostrare la loro superiorità rispetto al rivale che hanno di fronte. Eppure Harry non voleva essere superiore a Ron. Tantomeno considerava Ron un rivale. Anzi, decisamente i loro gusti, rispetto a circa qualsiasi cosa, erano totalmente all’opposto.
  
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