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Autore: Thefoolfan    27/07/2011    6 recensioni
Sono passati alcuni giorni dal funerale di Montgomery e molti eventi porteranno i nostri due protagonisti a prendere decisioni importanti. Lei intrappolata in una storia che non vuole, lui che si allontana sentendosi di troppo. Riusciranno a ritrovarsi?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella puntata precedente

 

è passata una settimana da quando Beckett è stata colpita dall'ignoto cecchino e tutti cercano di andare avanti con le loro vite nonostante tutto, aspettando solo il momento in cui lei si svegli. Castle nel mentre è in costante aggiornamento sulle sue condizioni grazie a Sandra, un infermiera che si occupa della detective. Ed è proprio lei che chiama lo scrittore informandolo del risveglio di Kate e facendo rinascere il lui la speranza di un qualcosa in più con la sua musa. Giunto però in ospedale trova Josh e tutto cambia.

 

CAPITOLO DUE

 

“Ciao Richard”

“Ciao Josh”

 

Castle cercò di rimanere impassibile alla sua vista mentre nella sua mente lo stava maledicendo in qualsiasi lingua conoscesse per essersi presentato li in quel momento. Proprio non ci voleva, non aveva tempo da perdere con lui adesso, Beckett era sveglia e lui doveva esserle vicino non li a parlare con quel dottor-motociclista.

 

“mi dispiace ma ora devo andare da lei. Parlerò volentieri con te più tardi”. Castle indicò la porta della camera mentre parlava e iniziò a voltarsi in direzione di essa usando tutta la propria forza di volontà per non fuggire da Josh e correre in quella stanza, ma ancora una volta dovette fermarsi venendo richiamato ancora dall'altro uomo.

 

“Credo proprio invece che dovremo parlare adesso”. Il tono Di Josh non lasciava dubbi. Parlare era l'ultima cosa che aveva in mente di fare in quel momento e Castle non aveva modo di sottrarsi da quel supplizio. Sbuffando si voltò verso il dottore non preoccupandosi di nascondere il proprio fastidio.

 

“A meno che non si tratti della salute di Beckett te ed io non abbiamo proprio nulla di cui parlare. Quindi avanti dimmi come sta cosi poi posso andare ad accertarmene di persona”. La pazienza di Castle era veramente al limite. Portò le braccia ad incrociarsi al petto e iniziò a fissare il dottore davanti a se sempre con più insistenza, alzando un sopracciglio volendogli dire a gesti “allora che aspetti a parlare”. Quello che uscì dalla bocca di Josh però non era ciò che Castle si aspettava, o che comunque voleva sentire in quel momento.

 

“Non sei il benvenuto qua Richard. Il tuo posto non è qui”. Disse semplicemente Josh mimando gli stessi gesti dello scrittore volendolo sfidare sul suo stesso piano.

“E chi l'ha deciso?. Tu? O è stata Beckett a dirtelo?”. Le mani gli prudevano come non mai e l'unico motivo per cui non aveva ancora tirato un pugno in faccia all'uomo era per evitare l'intervento della sicurezza e quindi rischiare di essere cacciato a malo modo dall'ospedale e di conseguenza non poter vedere la detective.

“L'Ho deciso io. Pensando esclusivamente al bene di Katie”. La battaglia era iniziata. Tutti e due tenevano a Beckett e nessuno dei due avrebbe gettato la spugna cosi facilmente. Josh aveva dalla sua parte l'essere il suo fidanzato ma Castle conosceva Kate nel suo profondo, in un modo che il dottor-motociclista non avrebbe mai potuto, nemmeno dopo un milione di anni.

“Non sei suo padre. Non puoi decidere tu cosa è o cosa non è meglio per lei. Quindi smettila di farmi perdere tempo e lasciami andare da Beckett”. Sciocchezze. Solo stupidaggini uscivano dalla bocca di Josh e star li ad ascoltarle non ne valeva la pena. Ancora Castle si allontanò e ancora Josh lo fermò parandosi davanti a lui, bloccandolo questa volta mettendogli entrambe le mani sulle spalle.

“Ma si può sapere che hai?” Gli disse infastidito togliendogli in modo brusco le sua mani da dosso.

“Io non sarò suo padre ma sono il suo fidanzato. Mi preoccupo per lei e non voglio che nulla le accada”. Gli animi iniziavano a scaldarsi sempre di più e le voci crescevano sempre più di intensità. La gente attorno a loro li osservava ma non interveniva per ora anche se più di un infermiere si era messo vicino a loro pronti a fermarli nel caso le cose fossero degenerate, dato che vi erano tutti i presupposti che accadesse cosi. A sentire quell'affermazione Castle non potè fare a meno di lasciarsi sfuggire una leggera risata amara mentre si allontanava da Josh di qualche passo.

“Proprio tu dici che ti preoccupi?, che non vuoi che le accada nulla? Allora dimmi un po' caro dottore dov'eri quando lei aveva bisogno? Dov'eri quando lei aveva i suoi crolli pensando a sua madre? Dov'eri quando le hanno sparato in quel maledetto cimitero?” Ad ogni puntualizzazione Rick lo colpiva sempre più forte sulla spalla usando il dito indice, trovandosi ora faccia a faccia con lui.

“Io ho delle responsabilità. Ho delle vite da salvare”Josh parlava a denti stretti non facendo cadere lo sguardo da Castle ma tenendo gli occhi fissi su di lui mentre sul collo potevano vedersi i muscoli contrarsi come segno evidente della sua irritazione.

“Beckett è una tua responsabilità. Non le sei stato vicino quando dovevi e ora cerchi di trovare in me un ottimo antistress. Hai sbagliato di grosso. Non mi farò mettere i piedi in testa da te. E ora spostati per favore”. Castle fece per superarlo ma Josh fu più veloce di lui e allungando un braccio lo prese e lo trascinò contro il muro facendogli sbattere violentemente la schiena contro di esso. Castle imprecò dal dolore. Subito fece per contraccambiare ma fu fermato dalla voce di un infermiere.

“Vi ricordo che siamo pur sempre in ospedale. Se avete problemi risolveteli al di fuori dell'edificio. Qua ci son persone che stanno male e non hanno bisogno di sentire i vostri battibecchi”

Josh allentò la presa su Castle ma non si staccò da lui non avendo ancora finito di parlare.

“Io le sono sempre stato vicino quando potevo” Josh ancora incalzava volendosi dimostrare a tutti i costi un ottimo fidanzato ma Castle poteva benissimo vedere che le cose erano diverse.

“Ti correggo. Tu le sei stato vicino quando lei te lo permetteva perchè quando stava male non avevi il coraggio di andar li a consolarla. Perchè non ne sei capace e Beckett l'ha capito. Ti ha mai parlato di Royce e del viaggio fatto a Los Angeles per trovare il suo assassino? Oppure ti ha fatto vedere tutti i rapporti sull'omicidio di sua madre che tiene appesi alla finestra?”

Vedendo il volto sorpreso del dottore e la sua improvvisa mancanza di parole Castle capì che aveva avvertito il colpo e che ora era lui in vantaggio.

“Già come pensavo. Non sai nulla di tutto ciò. Forse è ora che ti chiedi il perchè”. Rick era convinto di spuntarla e sul suo volto si era già formato un ampio sorriso di vittoria. Nulla ormai avrebbe potuto cambiare le cose. Sarebbe andato da Beckett per starle vicino e quando le sue ferite si fossero rimarginate le avrebbe detto di quanto è idiota il suo fidanzato e che era ora di lasciarlo per qualcosa di molto meglio. Lui.

Ma per la terza volta nel giro di pochi minuti Josh riusci a fermarlo dal suo intento.

“Ti è cosi difficile capire che il motivo per cui Katie ed io non riusciamo a vivere come vogliamo la nostra storia sei tu?”. Ora l'uomo parlava con voce più rotta. Si poteva ancora trovare in essa qualche sfumatura di irritazione ma poca rispetto a prima. Ora vi era più disperazione. Castle sentì un nodo stringergli alla gola e non riuscì più a fare un ulteriore passo in avanti. Osservava la porta che dava sulla stanza di Beckett, li a pochi passi. Eppure non riusciva a muoversi. In un certo senso capiva ciò che provava Josh. Capiva le sue motivazioni. Rick era certo che Kate provasse qualcosa per lui, l'aveva esternato con quel bacio, dentro il container, davanti alla bomba. Ma un conto era supporlo un altro era proprio sentirselo dire. E quello che Beckett diceva e che Josh era il suo fidanzato, che voleva dargli una possibilità e cosi lo scrittore iniziò a domandarsi se davvero lui non avesse giocato un ruolo importante nella loro storia.

“Beckett ha scelto a te. Se qualcosa non va io non c'entro”. Sapeva benissimo che quelle parole non corrispondevano alla verità ma non voleva ammetterlo tanto che rimaneva con la schiena rivolta verso l'altro uomo non avendo il coraggio di guardarlo in viso e vedere la sua sofferenza.

“ha scelto me solo perchè non poteva avere te. Ma io la amo veramente e se solo se ne accorgesse di quanto è importante per me le cose andrebbero sicuramente meglio. Voglio che sia felice. Che si affidi a me e non a te come invece sta facendo. Ma fin quando tu starai accanto a Katie non avrò mai l'occasione di essere il fidanzato che voglio. Verrò sempre paragonato a te e ammettiamolo, non ho possibilità di vincere.” Josh si lasciò scivolare lungo il muro fino a trovarsi seduto per terra con la testa tra le ginocchia a guardare le proprie scarpe. Castle non si aspettava questo comportamento da lui che sembrava un sosia di qualche supereroe forte e senza paura. Mai nella sua vita aveva preso una decisione cosi difficile. Anche lui voleva solo il meglio per Beckett e forse Josh poteva darglielo. Diede un ultimo sguardo a quella camera, immaginandola pallida tra le coperte ma viva, sorridente nel vederlo, la sua splendida voce riportarlo definitivamente sulla terra. Come sarebbe bello se solo. Già se solo.

“Hai la tua possibilità Josh. Non sprecarla”. Gli disse mentre gli passò di fianco prima di recarsi all'ascensore e salirvici sopra abbandonando in quel corridoio il proprio cuore.

 

Fuori dall'ospedale senti una voce chiamarlo con sempre più insistenza.

“Castle. Ehi Castle sono qui”

 

L'uomo cercò il punto da dove questa veniva e individuò poi Lanie. Quando la donna gli fu davanti Rick fece di tutto per sembrare normale, cercò di sorridere ma invano.

“Che è successo? Non dirmi che Kate?” Temendo il peggio si mise la mano sulla bocca e iniziò a scollare il capo non volendo pensare a quell'eventualità, sentendosi già le lacrime formarsi negli occhi. Castle capì che il medico legale avesse pensato al peggio vedendo la sua espressione perciò andò subito a rassicurarla.

“NO Beckett sta bene. Anzi è sveglia”. Questa volta parlò con tono sereno, contento di dare all'amica quella notizia, vedendola nello stesso momento sospirare e allontanare quell'ansia che in pochi istanti l'aveva avvolta. Ma nulla poteva sfuggire a Lanie.

“Che è successo allora?”. Chiedeva con insistenza ma non tanto per curiosità ma perchè intuiva che qualcosa di spiacevole era accaduto.

“Beckett ed io abbiamo chiuso”. Poche parole dette ma che racchiudevano tutto. Lanie trascinò Castle per il braccio fino a farlo sedere su una panchina li vicino a loro e poi tornò a chiedere.

“Te l'ha detto lei?”

“No. Ho parlato con Josh”. Castle aveva voglia di togliersi quel peso, di spiegare le sue motivazioni a qualcuno e come qualcuno Lanie era perfetta. Sapeva ascoltare ma ancora di più era molto brava a dare consigli e a riprenderti.

“Mi ha detto che sono d'intralcio tra Beckett e lui. Che sarò sempre il terzo incomodo e che a causa mia loro non potranno mai essere veramente felici. Sono il sogno irrealizzato di Kate, Josh invece è la realtà ed era giunto il momento che mi facessi da parte e cosi ho fatto. Josh potrà darle tutto quello che vuole, io no. Sono troppo imprevedibile, troppo impulsivo e sappiamo tutti che lei ha bisogno di stabilità nella sua vita”. Quanto era difficile dire quelle parole. Ad ognuna di esse corrispondeva una coltellata al cuore ma in fondo sapeva che quel giorno sarebbe arrivato. Solo che non immaginava cosi presto. Lanie gli prese una mano nella sua cercando di attirare la sua attenzione su di lei.

“Sai che ha bisogno Kate nella sua vita?” Ricevendo un no dall'uomo come risposta continuò.

“Ha bisogno di vivere e Josh non la fa sentire viva. Solo tu ci riesci e se ora te ne vai tutto quello che hai fatto di buono per lei in questi 3 anni svanirà. É grazie a te se ora lei ha una vita all'esterno del distretto. Prima viveva solo per l'omicidio di sua madre e ne sei ben consapevole. Sai quante volte è uscita a bere qualcosa con Esposito, Ryan o me prima che arrivassi tu? Zero. Era chiusa in se stessa, aveva ben pochi amici. Tu invece l'hai fatta tornare la ragazza gioviale che era un tempo. Non andartene Rick o la perderemo di nuovo”

Castle sorrise all'amica apprezzando sinceramente lo sforzo che stava facendo per convincerlo a tornare sui suoi passi ma ormai aveva preso quella decisione, non poteva farsi venire dubbi a riguardo.

“Beckett ha tutti voi che non le farete sentire la mia mancanza, anzi probabilmente passerete il giorno a tramare alle mie spalle per vendicarvi.” Commentò lo scrittore cercando di far uscire quella vena umoristica che lo distingueva ma trovando la cosa estremamente difficile in quel momento. Non avendo altro da aggiungere si alzò dalla panchina prima però diede un veloce bacio sulla guancia a Lanie.

“Grazie di tutto. E stalle vicino anche per me”. Iniziò cosi ad allontanarsi anche dalla donna che a gran voce gli domando.

“E tu come starai Castle?”. L'uomo non si fermò, nemmeno si voltò, alzò solo la mano in segno di saluto sentendola poi ancora dire.

“Se non mi chiamerai tu per chiedermi come sta lo farò io”

 

Castle optò per tornare a casa a piedi. Non gli importava della distanza che avrebbe dovuto percorrere. Voleva solo rimanere da solo con se stesso e pensare e camminare lo aiutava. Aveva perso Beckett e faceva un male terribile ma lui aveva altro per cui andare avanti oltre a lei. Aveva una figlia meravigliosa, l'invidia per molti genitori, una madre alquanto irritante ma che allo stesso momento non avrebbe cambiato con nessun'altra, un ottimo lavoro, migliaia di fan. Che cosa poteva desiderare di più?!. La risposta era ovvia me per il proprio bene la nascose nei più reconditi recessi del proprio cervello. Iniziò a pensare ad altro. Pensò a come concludere il prima possibile il libro, ad organizzare un tour per le prossime settimane, a programmare incontri con vari editori. A fare tutto ciò che era possibile per tenersi impegnato. Pensò anche di tornare a Los Angeles e seguire le riprese del film di persona. Dopo quasi un ora di cammino giunse finalmente a casa e appena aperta la porta si trova stretto tra le braccia di Alexis. Come dirle ora della decisione che aveva preso?.

 

“Sei in ritardo. Mi dovevi portare da Beckett”Gli ricordò la ragazza che allontanandosi fece per prendere la giacca cosi da poter andare ma Castle la fermò subito.

“Alexis ti devo parlare” invitandola a sedersi con lui sul divano e ricordandosi la reazione di Lanie aggiunse subito.

“Beckett sta bene. Anzi si è svegliata”. Disse osservando la figlia che, come lui quando aveva appreso quella stessa notizia, iniziò a saltellare contenta per la sala.

“Perfetto un motivo in più per andare. Muoviamoci papa, sono certa che sarà contenta di vederci”Alexis cercò di tirarlo per un braccio ma l'uomo non si mosse sentendosi distrutto ancora una volta.

“Siediti Alexis”. La ragazza eseguì subito e solo in quel momento notò che qualcosa non andava.

“Papa?”

“Per un po' è meglio che io non vada più a trovare Beckett. Tu sei liberissima di farlo quando preferisci, anzi ci scommetto che non vede l'ora di aver la tua compagnia. Per quanto riguarda me ho chiuso”. Nuove lacrime si formavano nei suoi occhi al ricordo della decisione presa per il bene della donna che amava. La figlia subito lo abbracciò non capendo bene le parole di suo padre non avendo alcun indizio su quanto accaduto tra lui e Josh.

“Papa dimmi che è successo?”

“Semplicemente mi son fatto da parte per Josh”

“E Beckett lo sa?”

“Per ora lei deve solo pensare a rimettersi. Io le sarei solo d'intralcio. Probabilmente ancora prima che le sue ferite guariscano la trascinerei in qualche indagine pericolosa solo per il mio divertimento personale”. Castle parlava non volendo pensare al futuro. Non riuscendo a vedere un futuro senza Beckett nella sua vita. Rimaneva li sul divano a stringere più forte che poteva la figlia tenendosi dentro quel dolore che lo lacerava.

“Non le piacerà affatto”. Nemmeno Alexis sapeva cosa dire. La confessione del padre l'aveva lasciata di stucco, mai se lo sarebbe aspettato da lui, ma conoscendolo sapeva benissimo che se l'aveva fatto c'erano più che buone ragioni e lei le avrebbe accettate, anche se vederlo star male cosi non era semplice.

“Sarà cosi impegnata a guarire che avrà ben poco tempo per pensare a quanto le possa mancare un bambino di 9 anni in preda agli effetti dello zucchero”. Per un secondo le labbra gli si inarcarono in quel che sembrava un sorriso.

“Mi dispiace contraddirti papa”. Lo riprese Alexis sciogliendosi dal suo abbraccio e osservandolo con un'espressione di rimprovero.

“Più Beckett e te state lontani più vi cercate. Tutti hanno capito che siete fatti l'uno per l'altra eppure voi sembrate non volerlo vedere”

“é complicato”

“No. In realtà è semplicissimo. Risulta complicato perchè voi lo rendete tale. Che c'è di difficile nel confessarvi ciò che provate l'uno per l'altra?.” Alexis era arrabbiata, molto arrabbiata. Era stata in silenzio a guardare per troppo tempo e ora non poteva star li a vedere suo padre rovinarsi la vita con le sue stesse mani senza far nulla.

“E non provare a dirmi Josh perchè, mi dispiace dirlo, ma questa sarà la prima volta che tiro uno schiaffo a mio padre. Nulla ti ha mai fermato prima e ora rinunci cosi senza combattere. Ora me ne vado in camera mia. Tornerò giù per l'ora di cena sperando che mio padre sia rinsanito”

Cosi Alexis se ne andò sbattendo i piedi e sbattendo la porta lasciando Castle a bocca aperta sul divano non riconoscendo sua figlia nella ragazza che fino a pochi secondi prima gli era seduta davanti e gli stava facendo un discorso coi fiocchi. Tutto in quella giornata stava andando a rotoli. Mancava solo una persona a completare il quadro.

 

“Richard Alexander Rodger”

Castle aprì gli occhi, rendendosi conto di essersi addormentato sul divano, vedendo sua madre camminare verso di lui con passo minaccioso.

“Cos'è questa storia che mi ha raccontato Alexis?! Hai detto addio a Beckett? Sapevo che avevo cresciuto un figlio con qualche rotella fuori posto ma non pensavo che fosse cosi tanto stupido da rinunciare alla cosa migliore capitata nella sua vita”. Martha Rodgers era infuriata, il viso rosso dalla rabbia, la voce decisa, seria, autoritaria, le mani che stringevano e strizzavano i guanti per non accanirsi sul collo del figlio.

“Mamma per favore non ti ci mettere anche tu”Rick si alzò dal divano allontanandosi dalla donna e dirigendosi in cucina ma lei ovviamente lo segui.

“Io mi metto dove voglio. Ma perchè l'hai fatto Richard. Perchè?”. Nemmeno lei capiva. Nessuno capiva le sue motivazioni. E lui era già stanco di dare spiegazioni.

“Che altro potevo fare? Star li ogni giorno accanto a lei, ora dopo ora, sapendo che poi lei se ne tornava a casa da Josh. A vedere il sorriso che le si formava sulle labbra o il suo volto che si illuminava quando Josh la chiamava. Star li a volerla prendere tra le braccia ma non potendo farlo perchè lei non è mia.” Castle alzò le braccia al cielo disperato prima di passarsi una mano tra i capelli guardandosi intorno in cerca di un qualcosa e poi fece una cosa che non faceva da molto tempo. Apri una della ante della cucina e ne estrasse una bottiglia di Schotch iniziando a berlo direttamente dalla bottiglia. Sorso dopo sorso fino a sentirsi la gola bruciare, volendo solo far diventare nebbia quei ricordi cosi da cancellarli poi con più facilità.

“Richard questa non è la soluzione. Se solo tu le parlassi, aprissi il tuo cuore lei sarebbe tua”. Martha si avvicinò al figlio togliendogli delicatamente la bottiglia dalle mani e riponendola al suo posto prima di tornare ad osservare il figlio che ora non tratteneva più e lacrime.

“Credi che non ci abbia pensato? Quando eravamo a Los Angeles c'è mancato poco, cosi poco” Diceva iniziando a non essere più tanto stabile sulle proprie gambe non essendo abituato a bere a stomaco vuoto.

“Potevo dirle quanto la amo, potevo baciarla, potevo far anche l'amore con lei per tutta la notte certo che me l'avrebbe permesso. Ma alla fine lei si sarebbe odiata per aver tradito Josh e io non mi sarei mai perdonato di averla fatta sentire cosi. E anche ora se le confessassi tutto e lei nel caso lasciasse Josh vederlo con il cuore infranto la distruggerebbe. Cosi com'è andata è la soluzione migliore. Tutti vincono”

Martha chiuse gli occhi e sospirò accarezzando il figlio sulla guancia destra.

“Quanto ti sbagli ragazzo mio. Non ci sono vincitori, solo vinti. Sia tu, che Josh, che Beckett. Hai scelto la strada più facile. Non hai rischiato e ora non solo tu ma anche gli altri ne pagheranno le conseguenze”

Castle non capiva il senso delle parole di sua madre e non sapeva se dare la colpa all'alcool o a se stesso. Ma fu la stessa Martha che vedendo il dubbio negli occhi di suo figlio chiarì meglio il suo pensiero.

“Costringi Kate a stare con un uomo che non ama, a sforzarsi di essere felice con lui quando non lo è. Josh starà con una donna che non ricambia il suo amore, sperando invano ogni giorno che ti dimentichi, trovandosi ogni giorno a combattere con il tuo ricordo. E poi tu. Dovrai convivere con la consapevolezza che hai combattuto per cose insignificanti nella tua vita e non hai tirato fuori le unghie per quella più importante. Se ora sei infelice è tutta colpa tua”

Martha non era contenta di dire quelle parole al figlio ma non vi era altro modo. Dirgli che aveva preso la decisione giusta sarebbe stato solo un grave errore. Richard doveva capire di aver sbagliato prima che le cose diventassero definitive. Lui ancora non lo sapeva che per sua fortuna il destino avrebbe rimesso ancora una volta tutto in discussione, nella speranza che alla prossima occasione Rick non fallisse.

 

 

 

 

Ed ecco finito anche il secondo capitolo. Come già anticipato Rick e Josh si son detti quello che pensavano da molto tempo, anche se si è avuto un esito inaspettato. Ma per fortuna di Castle le persone attorno a lui non rinunciano facilmente

 

Il prossimo capitolo sarà interamente su Beckett. É ora di vedere come sta dopo essersi risvegliata dal coma e anche di come reagirà quando una certa persona non si presenterà nella sua stanza :)

  
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