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Autore: Thefoolfan    26/07/2011    8 recensioni
Sono passati alcuni giorni dal funerale di Montgomery e molti eventi porteranno i nostri due protagonisti a prendere decisioni importanti. Lei intrappolata in una storia che non vuole, lui che si allontana sentendosi di troppo. Riusciranno a ritrovarsi?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un fruscio leggero come il battere d'ali una farfalla, un gemito sussurrato uscire dalla sua bocca, grida che si soprappongono una sull'altra, pioggia color sangue che gli sporca le mani e rende rossastra l'erba attorno a lui. Con queste immagini fisse nella mente Richard Castle si svegliò da quel sonno tormentato per la settima notte consecutiva. Socchiuse gli occhi passandosi una mano tra i capelli intrisi di sudore mentre, facendo respiri profondi, cercava di calmare quell'ansia che gli opprimeva il petto, di frenare i battiti impazziti del suo cuore, ripetendosi ancora e ancora le stesse parole che in quei giorni erano riusciti a dargli un minimo conforto. 

“l'operazione è andata bene, bisogna solo aspettare che si svegli. L'operazione è andata bene bisogna solo aspettare che si svegli”

 Con un gesto deciso scostò le coperte e si mise seduto sul letto fissando un punto impreciso davanti a se mentre i suoi pensieri erano tutti concentrati su di lei, alle sue parole pronunciate poco prima di essere colpita, al momento in cui i loro occhi si erano incontrati per un breve ma alquanto significativo istante. Si voltò ad osservare sul proprio comodino il cellulare e allungò la mano per prenderlo ma il suo sguardo si posò sulle radiosveglia che segnava le “3.46” e allora si fermò. Una delle infermiere, Sandra, in quei giorni aveva provato cosi tanta pena per lui che quella stessa mattina gli aveva dato il suo numero personale cosicchè Rick potesse chiamarla ogni volta che volesse per sapere le condizioni di Beckett. Seppur desideroso di saper se ci fosse stato qualche miglioramento desistì e, alzandosi dal letto, si diresse in bagno per darsi una rinfrescata. Aperto il rubinetto fece scorrere un po' d'acqua aspettando che questa diventasse gelida e poi, dopo averne riempito le mani, se la gettò sul viso incurante delle vistose gocce che cadevano a terra, il tutto solo per sentirsi ancora vivo. Sempre meglio del metodo utilizzato la sera precedente, pensò, i cui postumi erano ancora visibili sullo specchio davanti a lui che presentava un ampio buco la dove il suo pugno l'aveva colpito e più crepe che partivano da esso lungo tutta la lunghezza del vetro. Si specchio in quei frammenti e cosi come la sua immagine si rifletteva distorta, incompleta, in frantumi, cosi si sentiva nel profondo del suo animo. Era ben conscio di quanto Beckett fosse importante per lui ma quella situazione metteva in luce molti altri dettagli che prima lui stesso teneva ben celati per salvaguardarsi, ma ora era deciso, se, no, quando Beckett si fosse svegliata lui non si sarebbe più trattenuto, non avrebbe perso un ulteriore secondo, pensò. Tornò poi in camera e si distese sul letto pregando che quegli incubi la smettessero di tormentarlo e che il suo sonno fosse accompagnato solo dai ricordi dei momenti passati insieme alla sua musa. Stringendo la collana di lei forte al proprio petto si addormentò.

La mattina seguente iniziò come tutte le altre. Rick si alzava dal letto, si recava in bagno, faceva colazione con sua madre e sua figlia cercando sempre di apparire lo stesso di sempre, ma rendendosi ben conto di non riuscirci per nulla, tornava in camera sua a cambiarsi e poi si dirigeva al distretto. Voleva continuare a mantenere lo stesso stile di vita che aveva prima di quell'incidente, concentrarsi sui casi lo aiutava a non pensare troppo a Beckett. Ryan ed Esposito dal canto loro facevano lo stesso ma non potevano evitare di osservare la scrivania della donna e sentire quel vuoto che li opprimeva e la lavagna che prima Kate utilizzava per risolvere i loro casi giaceva li contro un muro inutilizzata, se qualcuno poteva scriverci sopra quella era lei, solo lei. Tutto ciò che la ricordava era rimasto intatto, nessuno aveva spostato la ben che minima cosa dalla sua postazione cosicchè quando fosse tornata avrebbe trovato tutto uguale a come l'aveva lasciato.

“Ehi. Abbiamo trovato Persie, proprio dove avevo detto io, e una squadra lo sta portando in centrale. Vuoi esserci anche tu all'interrogatorio?”. Era Esposito che affacciandosi alla porta della caffetteria aveva parlato con orgoglio informandolo di quella novità a cui lui stesso aveva contribuito.

“No grazie. Una rapina andata male non mi eccita più di tanto. Solite cose. Il gioielliere si rifiuta di aprire la cassaforte, il rapinatore si arrabbia, qualcosa va storto e ci scappa il morto. Tutto già scritto. Lasciò questo interessantissimo caso a Ryan e te”. Castle non si era nemmeno voltato per parlargli ma rimaneva concentrato sulla tazzina davanti a se che piano piano si riempiva di caffè respirando a pieni polmoni il profumo forte che emanava e solo una volta finito si girò verso il detective.

“Chiami Sandra non è vero?!”. Più che una domanda era una constatazione da parte dell'ispanico alla quale lo scrittore annui solamente mentre portava alla bocca la tazzina ma seguendo con lo sguardo l'altro uomo che prima di allontanarsi gli rivolse una semplice, quanto ovvia richiesta.

Quando lo vide scomparire dentro la sala per l'interrogatorio Castle prese il suo cellulare e premette il numero della chiamata veloce e subito dall'altro capo le rispose una voce ormai conosciuta.

“Mi sembrava strano che non mi avessi ancora chiamato oggi?”. Sandra risponde con la sua voce autoritaria ma che allo stesso tempo dava una sensazione di quiete.

“Ero quasi intenzionato a farlo. Alle 4 di questa mattina” disse Rick ridacchiando avendo ormai instaurato con lei un bel rapporto.

“Se solo ci avessi provato avrei detto alla sicurezza di non lasciarti più avvicinare all'ospedale”

“Andiamo sono certo che non vedevi l'ora di sentire la mia voce?!”

“Facciamo cosi ora io metto giù il telefono e vediamo quanto davvero volevo sentire la tua voce”. Sandra questa volta parlava con voce più decisa e questo fece preoccupare particolarmente Castle il quale temeva di aver esagerato troppo ma subito si tranquillizzò quando la senti continuare a parlare con voce divertita.

“oppure ora taci per qualche istante cosi ti dico quello che vuoi sapere”

“bocca chiusa, parola di lupetto”. Disse lo scrittore mimando la zip sulle labbra quasi come se l'infermiera potesse vederlo.

“perfetto. Sono andata a controllarla un paio di ore fa, le sue condizioni stanno migliorando poco a poco e i medici sono quasi certi che da un momento all'altra si possa risvegliare dal coma. Questione di giorni dicono”.

A sentire quelle parole Castle si senti più leggero. La speranza di poterla rivedere in piedi in breve tempo cresceva ogni giorni di più e quella notizia ora gli riempiva il cuore di felicità tanto che per l'entusiasmo si mise a saltellare per la stanza incurante di tutti gli occhi che lo stavano fissando dall'esterno della caffetteria.

“Rick..Rick ascoltami c'è altro”. Sandra cercava di chiamarlo non ricevendo risposta e perciò alzò la voce sperando di aver più fortuna. “Rick torna sulla terra e ascoltami subito”

Sentendo quel tono di voce più urgente Castle si fermò all'istante portando di nuovo il telefono vicino all'orecchio e invitando la donna a proseguire.

“Come detto si aspetta solo che si svegli ma non abbiamo ancora la certezza di com'è starà una volta uscita dal coma. É un passaggio molto traumatico che può lasciare, come dire, dei problemi dietro di se”

“Che genere di problemi?” La felicità che sentiva fino a qualche secondo prima gli drenò dal corpo costringendolo a sedersi sul divanetto dietro di lui sentendosi poco stabile sulle gambe e preparandosi già al peggio.

“Come sai durante l'operazione il suo cuore si è fermato per qualche secondo, c'era un emorragia molto estesa e il polmone sinistro era stato bucato dal proiettile, tutte cose che non danno la certezza che quando Kate s sveglierà sarà più la stessa di prima. Dovrà affrontare lunghi mesi di riabilitazione, non potrà più far quello che faceva prima, dovrà star attenta anche al più minimo movimento agli inizi e questo le precluderà la possibilità di tornare a lavoro, almeno per quanto riguardo quello sul campo, e da quanto mi hai detto è tutta la sua vita”

“Si è cosi. Ma Beckett non si lascia scoraggiare, è una donna forte e avrà tutti noi al suo fianco ad aiutarla. Siamo la sua famiglia non l'abbandoniamo. L'importante è che si riprenda.”

“Per la ripresa fisica ci vorrà qualche mese. È quella mentale che da più preoccupazioni”

“Perchè dici cosi?”

“Come ti sentiresti tu a sapere che c'è qualcuno la fuori che ti vuole morto? Che ti ha sparato fallendo nel suo compito e che quindi deve rimediare? Come reagiresti al pensiero di esser vivo per miracolo e che la prossima volta non potresti essere cosi fortunato?. Le ferite del corpo guariscono, quelle dell'animo no Richard. Non basterà che le stiate vicino, dovrete fare molto di più”

Castle non disse nulla. Lasciò che il suo cervello assorbisse parola per parola non avendo pensato a tutte quelle conseguenze ma preoccupandosi solo del risveglio di Kate, non di quello che sarebbe successo in seguito. Non si era messo nemmeno per un secondo nei suoi panni, ma aveva sempre pensato egoisticamente. Voleva che si svegliasse non tanto per se stessa o per la sua famiglia ma per lui. Una vita senza Beckett non era vita era solo un tormento continuo.

“Grazie Sandra. Per favore chiamami se ci sono novità”

“Lo sai che lo farò Rick. A presto”

 

Chiusa la chiamata Castle si lasciò sprofondare sul divano con la testa appoggiata allo schienale di questo e con gli occhi rivolti verso l'alto in una silenziosa preghiera. Si concentrò e si ripromise di non lasciare che Beckett affrontasse tutto da sola. Come aveva sempre fatto lui sarebbe stato al suo fianco, nei momenti difficili, pronto per essere il suo supporto. Sempre.

 

“Allora si ha qualche novità” Disse Ryan che si era seduto sul tavolino davanti a lui senza che lo scrittore se ne fosse accorto.

“No nessuna, si aspetta come al solito”. Rispose semplicemente Castle rimettendosi seduto appoggiando questa volta le braccia sulle proprie gambe e tenendo lo sguardo rivolto al pavimento.

“E che altro?” incalzò in quel momento Esposito riconoscendo bene dai gesti dello scrittore che nascondeva qualcosa.

“Sandra dice che una volta uscita dal coma non è che il peggio sia passato. C'è tutto il periodo successivo che non sarà una passeggiata e non si ha la certezza di come Beckett potrebbe reagire, se combatta oppure si lasci andare”. Rick si ributtò contro il divano sfregandosi la faccia con entrambe le mani volendosi togliere quell'improvvisa stanchezza che si sentiva addosso.

“Andiamo ragazzi conosciamo Beckett ne uscirà vincitrice come ha sempre fatto e in men che non si dica sarà di nuovo alla sua scrivania pronta a darci ordini” Esposito se ne stava in piedi vicino ai due e parlava con voce decisa volendo in qualunque modo infondere ai due la sua stessa fiducia.

“E se invece preferisse lasciare perchè è diventato troppo pericoloso?” Commentò Ryan non volendo però nemmeno pensare a come sarebbe il distretto senza Beckett, escludendo nello stesso momento in cui quelle parole uscirono dalla sua bocca quella assurda possibilità.

“Beckett non mollerà ed è questo il problema. Il suo attentatore è ancora la fuori e sarà sempre un pericolo costante e la prossima volta non è detto che...” Castle frustato da tutta quella situazione si alzò andandosi a fare un caffè forte, molto forte, cercando di pensare solo alle cose positive di tutta quella storia, anche se di positivo c'era ben poco ed era molto difficile trovarlo.

“Allora non ci resta che una cosa da fare” Disse Ryan alzandosi dal tavolino e guardando i due che ora lo osservavano curiosi e in attesa che finisse il discorso.

“Concentriamoci su questo caso e troviamo questo cecchino prima che possa colpire ancora”

“Beckett c'è stata dietro per più di 10 anni senza trovare nulla. Nemmeno dopo Kunan, nemmeno dopo Raglan è saltato fuori qualcosa di interessante”. Lo riprese Esposito volendo ricordargli tutto quello successo inerente all'assassino della madre della detective.

“é vero ma appunto per questo ora dobbiamo indagare. Dopo aver scoperto che l'assassino era Kunan si son trovati altri indizi tanto che siamo arrivati a Lockwood e ora chiunque ha voluto l'assassinio di Johanna si sta esponendo rischiando sempre di più. Non dobbiamo perdere quest'occasione. Tutto quello che è successo è accaduto perchè siamo vicini alla verità”

Ryan non era mai sembrato cosi deciso tanto che stupì gli altri due presenti nella caffetteria lasciandoli visibilmente sorpresi, a bocca aperte. Dei quattro era sempre stato il più tranquillo, il più riservato e mai si pensava potesse nascondere tanta determinazione.

“Chi l'avrebbe detto. Il nostro Rayn quando vuole tira fuori la grinta. D'accordo vediamo un po' di far luce su questo caso in attesa che Beckett si risvegli e abbia la possibilità di fermarci” Detto questo Castle diede una pacca amichevole sulla spalla del giovane irlandese e se ne usci con in mano una tazza di fumante caffè con una nuova convinzione. Se voleva proteggere Beckett doveva risolvere quel caso il prima possibile in modo che nessuno potesse più farle del male.

Quella sera tornò a casa non stanco ma annoiato e per lui era la cosa più fastidiosa. Passare la giornata al distretto a fare da spola tra la scrivania e la caffetteria non faceva per lui. Ryan ed Esposito avevano cercato di tirarlo in mezzo all'indagine sulla rapina ma Castle si era rifiutato più volte non trovando la questione di suo gradimento, ritenendola troppo banale per uno scrittore del suo livello, ma in realtà tutti sapevano che qualunque cosa non sarebbe stata interessante per lui se non ci fosse stata Beckett ad indagare. Appena aperta la porta di casa si diresse verso la cucina dove trovò Alexis intenta a cucinare e sfogliare le pagine di un libro di scuola nello stesso momento.

“Cosa c'è di buono?”Chiese l'uomo togliendosi la giacca per appoggiarla su uno degli sgabelli presenti intorno al ripiano della cucina prima di avviarsi verso il frigorifero, non prima però di aver salutato la figlia con un bacio sulla guancia.

“Ali di pollo ed insalata”. Disse la ragazza impegnata a condire con un po' di olio la carne e a ripetere le ultime parole lette sul libro a bassa voce non curandosi più di tanto del padre che ora si trovava davanti il frigorifero aperto concentrato ad osservare il suo contenuto.

“Papà non provare ad assaggiare la torta. Quella l'ho preparata per dopo”.

A quelle parole Rick si bloccò di colpo avendo già avvicinato il dito indice allo strato di panna che ricopriva il dolce pronto per affondarcelo dentro ed assaggiarla.

“Io che faccio una cosa simile?. Ti confondi con tua nonna tesoro”. Castle ritrasse una bottiglia d'acqua dal frigorifero e lo richiuse per poi andarsi a sedere su di uno degli sgabelli pronto a ricevere la consueta domanda da parte di Alexis.

“Si ha qualche novità?” Disse la ragazza speranzosa.

“Per ora nulla, il solito. Ma i medici sono ottimisti”

“Sono giorni che lo dicono eppure non è successo ancora nulla”. Dalla voce della giovane si poteva percepire tutta la sua tensione, la sua frustrazione, dovuta anche al fatto che erano due giorni che i medici non le permettevano di vedere Kate affermando che una ragazza cosi giovane si sarebbe scossa alla vista di tutti quei macchinari alla quale la detective era attaccata. Scusa che Alexis non aveva accettato di buon cuore.

“Ci vuole pazienza tesoro”. Rick proferì solo quelle poche parole avendo già utilizzato le migliori nei giorni passati cercando di rincuorare la figlia.

“Io voglio solo che Beckett si svegli”. Subito dopo iniziò a piangere e Castle meno di un secondo dopo l'aveva già tra le braccia dandole in quel modo tutto l'appoggio di cui aveva bisogno mettendo poi il suo mento sulla testa di lei e iniziandola a cullare come faceva quando era piccolina riprese a parlare.

“Lo sai che Kate continuerà a lottare?” In risposta senti la figlia annuire contro il proprio petto. “e che quando si sveglierà ci bacchetterà tutti per essere stati cosi in ansia per lei” Disse ridacchiando cercando in qualche modo di rendere meno tesa la situazione.

“Mi porterai in ospedale con te domani? Ti prego papa voglio solo salutarla”

Sentendola stringersi ancora più forte a lui lo scrittore non potè far altro che acconsentire.

“D'accordo domani parlerò con i dottori e vedrai che ti lasceranno entrare nella sua stanza. Però ora mangiamo che ho fame”.

Poco dopo li raggiunse anche Martha, appena tornata da un'audizione che ha detta sua era andata magnificamente. Parlarono del più e del meno sussultando ad ogni squillo del telefono, sperando e temendo insieme che fosse una chiamata dall'ospedale o da uno dei detective. Finirono di mangiare e si misero sul divano a guardare un film, routine ormai dei giorni scorsi, attendendo che qualcosa accadesse e infine, mentre le due donne di casa si ritiravano nelle loro stanze, Castle si chiudeva nel proprio studio a scrivere facendo cosi rivivere nelle sue parole il ricordo dei momenti passati con Beckett.

Un altra mattina cominciò e tutto procedette come al solito. L'arrivo al distretto, i saluti a Ryan ed Esposito, le novità riguardo il nuovo Capitano che nel giro di poche settimane sarebbe arrivato, il singolo caffè preso da Castle, la lavagna bianca come se fosse nuova. Era cosi da giorni ma era difficile abituarsi a quel nuovo modo di vivere quella giornata di lavoro. Castle si accomodò al suo solito posto attento a non spostare nulla sulla scrivania di Beckett e cominciò a rileggere tutti i file inerenti a sua madre, a Lockwood e anche gli ultimi rapporti inerenti al cecchino al cimitero cercando quel piccolo collegamento che potesse far luce in quella storia. Era cosi intento nella lettura che quasi non sia accorse del telefono che vibrava e si illuminava davanti a se lasciando passare più di qualche secondo prima di portarlo all'orecchio e parlare.

“Pronto?”Disse distrattamente senza mai togliere lo sguardo dal rapporto sul proiettile che aveva colpito Beckett.

“Richard sono Sandra”. C'era qualcosa che non andava nella sua voce, era flebile, tranquilla troppo traquilla. Non da Sandra e questo fece temere il peggio all'uomo che seppur avendo aperto la bocca per parlare non riusci a far uscire il benchè minimo suono da essa. Passarono i secondi, strazianti e interminabili secondi prima che l'infermiera parlò di nuovo.

“Rick si è svegliata”. Quattro semplice parole che erano tutto, che erano la vita per Castle. Senza dire nulla attaccò il telefono, prese la giacca e si diresse di corsa all'ascensore. L'unica cosa che voleva in quel momento era vedere Kate, essere li per lei, vedere con i propri occhi che era tornata. Chiamò un taxi quasi lanciandosi in mezzo alla strada per essere sicuro di essere visto e tirando fuori 100$ dalla tasca li pose all'autista invitandolo a portarlo in ospedale il prima possibile.

Passò tutto il viaggio a battere i piedi contro i tappetini dell'auto, a sfregarsi le mani, a sistemarsi i capelli, a tenersi occupato. Voleva saltare, abbassare il finestrino e gridare al mondo la sua gioia. Beckett era sveglia. La sua musa, la sua vita era tornata e questa volta, si ripromise, avrebbe fatto di tutto per non perderla ancora. Nessuno gli avrebbe impedito di poter stare vicino a Kate come veramente voleva. Ma la realtà era ben diversa da quella che Castle aveva sperato. Era quasi arrivato davanti alla sua camera quando senti una mano sulla spalla fermare la sua avanzata. Si voltò e lo vide. Il più grande ostacolo che lo divideva da Beckett.

 

“Ciao Richard”

“Ciao Josh”

 

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Ed ecco la fine del primo capitolo. Lo scontro tra Castle e Josh è inevitabile ma chi la spunterà dei due forse non piacerà a molti. Ma a tutto c'è un perchè fidatevi 

  
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