È
veramente,
veramente breve. E stupida.
Ma mi sono divertita
a scriverla.
Buona lettura!
Wake up in the morning
feeling like… fuck!
Le onde del mare mi cullano in quella oasi di pace.
Il profumo della salsedine mi inonda le narici.
Il silenzio più assoluto intorno a me.
Niente pianti, niente grida, niente orari… niente di niente.
Solo la pace, la quiete.
Davanti a me, in lontananza, una meravigliosa spiaggia dorata.
Arriva un’onda leggermente più alta delle altre, lo yacht si muove un po’.
Poi tutto si rilassa ancora una volta in quell’angolo di paradiso.
Un’altra onda, un altro lieve movimento.
E poi un altro, leggermente più forte.
Ed uno ancora.
E ancora.
Apro gli occhi e…
Aprii
piano gli occhi e…
Gemetti.
No, non
c’era alcuna
spiaggia. Era solo un sogno meraviglioso.
Eppure sotto di me
qualcosa continuava a muoversi.
Non ero più sdraiata
sullo yacht a prendere il sole, beata ma… mi trovavo nella
mia camera da letto,
al buio, sotto le lenzuola. Alzai la testa e mi guardai intorno,
confusa e
assonnata. Il materasso si muoveva e no, non lo stavo sognando.
«Ma che ca-» mi
interruppi quando capii da cosa provenisse tutto quel movimento.
Con un lamento ributtai la testa sul cuscino, a peso
morto. «Rob…»
«Mmm» mormorò, girandosi
ancora. E facendo molleggiare il materasso, ancora.
Mi stava venendo il mal di mare, si muoveva con l’eleganza di
un elefante.
«’a piano» mi lamentai,
cercando di riprendere sonno. Facendo esattamente il contrario di
ciò che gli
avevo chiesto, si girò ancora. «E
dai…» Improvvisamente si fermò. Forse aveva trovato la
posizione giusta. Finalmente,
sospirai mentalmente.
Ero
pronta a tornare nella mia oasi felice… Uno
scossone. Di nuovo.
«Rob» piagnucolai,
tenendo gli occhi serrati «Fai piano!» Ma il
materasso si mosse ancora. E
ancora. E ancora. Continuava a fare su e giù, sempre
più forte, come se
qualcuno ci stesse saltando sopra. Come se qualcuno…
Mi
voltai di scatto, con
sguardo omicida. Si stava divertendo un mondo, un sorriso da schiaffi
stampato
sul volto «La vuoi smettere?!»
«Buongiorno anche a te»
mi rispose, trattenendo le risate. Scossi la testa, innervosita, chiusi
gli
occhi e mi ributtai sul cuscino. E il materasso si mosse di nuovo. Gli
tirai un
calcio sotto le lenzuola ma lui, in risposta, cominciò a
saltellare
ritmicamente. Un bambino, è un
bambino! «Smettila!»
piagnucolai, esasperata. Ma lui rideva a crepapelle. E quando
cominciava a
ridere, era contagioso. Non riuscii a rimanere seria, ma feci di tutto
per
nasconderglielo, cosa che non mi riusciva decisamente bene. Alzai la
testa dal
cuscino e lo guardai in cagnesco.
«Finiscila» lo
rimproverai, trattenendo un sorriso. Alzò un sopracciglio,
insolente.
«Altrimenti?» Mi scostai
le coperte di dosso e gli saltai addosso, sedendomi sui suoi
addominali, mentre
lui tese le braccia per pararsi da un eventuale mio colpo. Gli levai le
mani
davanti, intrecciandole alle mie e abbassai il viso alla sua altezza.
«Altrimenti» cominciai, sensualmente
minacciosa, portando le
nostre mani sulla sua gola e facendo una lieve pressione «ti
strozzo» conclusi,
sfiorandogli leggermente le labbra con le mie. Tentò di
alzare il viso per
baciarmi ma mi allontanai di scatto, mordendomi
il labbro inferiore e guardandolo, vittoriosa.
«Kris, se avevi
intenzione di far muovere il materasso in un altro modo»
disse, ribaltando
velocemente le posizioni e portandosi su di me «bastava dirlo
senza fare tutto
questo teatrino!» Lo guardai sbalordita.
«In realtà la mia unica
intenzione era continuare a dormire e non svegliarmi mai più
da quel
meraviglioso sogno che stavo facendo…»
«Io c’ero?»
«No»
«Allora non poteva
essere meraviglioso» concluse, cominciando a torturarmi con
le labbra il collo.
Ridacchiai, ma il mio sorriso si bloccò non appena la scia
di baci cominciò a
farsi strada sempre più giù: tra le clavicole,
tra i seni, sul mio stomaco, al
confine con…
«Rob» boccheggiai,
infilandogli le mani tra i capelli «No-» ma lui
continuò, fino ad arrivare
nell’interno coscia, così vicino…
Gemetti piano. Alzò gli occhi verso il mio
viso.
«No, eh?» mi prese in
giro. Piagnucolai, non poteva farmi impazzire in quel modo! Ripercorse
al
contrario il mio corpo, continuando a venerarlo con le sue labbra, che
catturai
tra le mie non appena furono alla mia altezza. Una sua mano
scivolò verso il
basso, cominciando a stuzzicare l’elastico dei mie slip.
«No… no…» protestai
ansimando,
ma non convincevo neanche me stessa, figuriamoci lui
«Smettila...»
«Cambia disco, amore» mi
suggerì, riappropriandosi delle mie labbra. Due dita fecero
capolino oltre il confine, e non
riuscii a trattenere
un gemito di piacere, che lui soffocò con un bacio.
«Sssh, fai piano!»
«E tu leva quella mano
di lì!» lo rimproverai a mezza voce, esasperata.
Le mosse ancora un po’,
arrivando a sfiorare la mia parte
sensibile. Spalancai la bocca, in un urlo muto.
«Sicura?» disse,
infierendo ancor di più. Un altro grido, ma questa volta non
riuscì a
trattenermi. «Okay, basta» Non appena
allontanò quella maledetta mano dal mio
slip, tutto il mio corpo si rilassò, ma ormai il gioco era
fatto. «Certo che la
mattina sei piuttost-»
«Stai zitto e sbrigati,
deficiente» lo rimproverai, assalendo le sue labbra.
«Agli ordini» ridacchiò
sulle mie labbra. Le mie mani corsero a levargli la maglietta,
così da poter
ammirare e toccare quel fisico perfetto che si ritrovava, poi immersi
le dita
tra quei capelli che adoravo. Una sua mano dietro la mia schiena,
l’altra sulla
mia coscia, cercando di farsi spazio tra le mie gambe. Il suo corpo si
muoveva
su di me, il mio rispondeva a quel movimento, le nostre lingue si
ricorrevano, i
nostri bacini si scontravano, pronti uno all’altro, i gemiti
e i sospiri
rompevano il silenzio, e…
«Mamma!»
Spalancammo gli occhi di
colpo. Girammo il volto di scatto.
Joy.
E David.
Sulla porta.
Oh
porc-
«AAAAH!»
urlai,
spingendo Rob lontano da me talmente forte che finì
giù dal letto. Lo sguardo
di Joy andò da me a suo padre, interdetta, per poi tornare
di nuovo a me.
«Mamma, nano ti
vuole» disse tranquillamente,
mentre manteneva David dalle manine, in piedi davanti a lei. Erano
entrambi nel
loro pigiamino, mio figlio che mi guardava con il ciuccio in bocca
nella sua
tutina blu mentre lei aveva lo sguardo scocciato, come se il pianto di
suo
fratello l’avesse svegliata.
«Ehm… sì amore,
arrivo…»
tossicchiai, imbarazzata.
«Okay» borbottò ma prima
di sparire nel corridoio guardò suo padre e disse
«Papi, alzati da terra: il
pavimento è freddo, ti prendi il raffreddore» Mi
girai verso Rob e lo fulminai
con lo sguardo.
«Ma il tuo è un vizio.
LA SERA. CHIUDI. QUELLA CAZZO. DI PORTA» mormorai tra i denti.
«Ti giuro, l’ho chiusa
ieri sera… sul serio… ho controllato prima di
metterci a letto…» Scossi la
testa e scesi dal letto. «Kris, davvero… ho
controllato!» Lui era ancora per lì
terra, che blaterava, mentre mi infilavo la maglietta che gli avevo
levato di
dosso prima. Lo scavalcai, ignorando le sue scuse e mormorando un
«idiota».
Ehm,
ehm...
Devo commentare?
No, meglio di no.
Tornerò
con qualcosa di più sostanzioso, don’t worry.
Spero vi siate
divertiti
almeno un po’, poco poco.
Un bacio, bye!