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Autore: Gloria_Guns    27/07/2011    0 recensioni
Non è proprio una storia sui Green Day ma una storia su un ragazzo che ama i Green Day e questi ultimi renderanno la sua vita migliore, spero che vi piaccia la storia e che vi prenda abbastanza, baci dalla vostra Gloria Guns
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era passata una settimana da quando avevo visto lei, non sapevo il suo nome, nè di che colore avesse gli occhi, ma ero sicuro che se l'avessi incontrata per strada l'avrei riconosciuta.

Avevo compiuto 18 anni.

Quel giorno aspettai mia madre come tutte le sere, misi a letto Helena che ogni tanto cacciava un urlo, e inserii American Idiot nel lettore cd. Canticchiai tutto il cd, traccia per traccia, parola per parola finché non mi addormentai.

Mi svegliò il rumore della porta e subito le note di Holiday inondarono la mia testa. Mi alzai di scatto preso dal terrore, chi poteva essere alle 7 del mattino? Mia madre. 

"Marco che cazzo ci fai qui a quest'ora?" era sfinita, nera e spettinata. Era brutta.

"Potrei fare la stessa domanda a te, come mai sei tornata a quest'ora?" 

"Il lavoro mi ha trattenuta parecchio tesoro"

"Devi darmi dei soldi"

"Non abbiamo soldi per i tuoi dischi del cazzo, Marco." La sua voce si fece seria, me lo doveva, era il mio compleanno.

"Però hai soldi per quelle no?" Dissi indicando le sigarette. 

"Fanculo Marco, sai quanto mi servono, sicuramente più di quanto ti servano quei cd."

Mi chiusi nella mia camera sbattendo la porta. Perché non capiva quanto i Green Day fossero importanti per me? Perché non capiva quanto mi stavano aiutando a superare tutto? Decisi di andare dal dottor Strinson il pomeriggio. Nel frattempo sarei uscito con Dan e avrei "festeggiato" con una birra.

"Hei amico, che ti succede? Oggi sei diventato diciottenne!" Disse salterellando verso il parcheggio del 7-11

"Fanculo i diciotto anni" Risposi buttandomi a terra e sorseggiando birra.

Dan capì il mio problema così rimanemmo zitti per almeno un'ora.

"Andiamocene" disse Dan interrompendo il silenzio.

"Cosa?" Quella richiesta così improvvisa mi stupì, Dan non era mai stato un tipo oltre i limiti

"Si, andiamocene, cosa potremmo mai fare qui, in questa città piena di ipocriti?"

"Amico, sai quanto mi piacerebbe, ma non posso lasciare mia sorella sola con la puttana" Si, la puttana era mia madre.

"Portala, rapiscila e le fai da padre, tanto lo stai già facendo" Dan scatto in piedi, i suoi sogni di gloria erano avevano contagiato i suoi occhi che ardevano come benzina sulle fiamme. 

"Torno a casa Dan, ci vediamo." Mi dispiaceva uccidere i suoi sogni ma non potevo fare altro. Nella vita ho imparato ad evitare i sogni impossibili, ho imparato ad essere più realista, per evitare inevitabili delusioni. 

Volevo andarmene, non facevo che pensarci, stavo ricadendo nella trappola dei sogni impossibili.

Poi mi ricordai lei, le sue ciglia lunghe piegate su quel libro, i capelli strani, il tatuaggio. L'avrei ritrovata, lei era straordinaria, lo sapevo.

Alla stazione della metro mi sedetti su una panchina e infilai l Ipod nello zaino. Aspettai un quarto d'ora canticchiando finché non arrivò la metro.

 
 

He steals the image in her kiss 

From her heart's apocalypse 

From the one called whatsername 

  
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