VII Capitolo
Could I? Shoul I?
Si
sentiva terribilmente in colpa. Si sentiva un verme schifoso. Ma non riusciva a
prendere la decisione di tornare indietro, mentre guidava per le strade di Los
Angeles, diretto verso quell’hotel.
Aveva
lasciato casa sua, aveva lasciato sua moglie a letto, aveva lasciato tutto per
andare da lui, da Frank. Si sentiva un mostro, ma nello stesso tempo si sentiva
euforico e felice per ciò che stava facendo. Frank lo rendeva felice, anche
Lyn-z lo rendeva felice, ma Frank era Frank.
Quando
arrivò in hotel passò senza problemi perché alla reception non c’era nessuno,
salì fino al quinto piano, e si diresse verso la camera, col cuore che batteva
a mille. Sensi di colpa e euforia si mescolavano nella sua testa e stava per impazzire,
mentre bussava tre volte sul legno lucido e chiaro della porta, con quel 507
scritto in falso oro.
Si
sentiva morire, stava per scappare via a gambe levate, proprio come un
vigliacco, e lo avrebbe fatto davvero, se solo non avesse avuto le gambe rigide
e incapaci di compiere un qualsiasi tipo di movimento.
Ma quando
vide Frank sorridergli come solo lui sapeva fare, allora tutto sembrò essere
più facile. Tutto era sparito. Anche sua moglie era scomparsa. Nella sua mente
c’erano solo Frank e il suo sorriso. E la sua voce che gli parlava, e lui non
stava capendo esattamente ciò che gli stava dicendo, ma si limitava a sorridere
a sua volta e ad annuire quando pensava ce ne fosse bisogno.
“Gee, mi
stai ascoltando?” chiese il più piccolo, con una risatina mentre richiudeva la
porta.
“Ah..Hm..Si
scusa mi ero..perso un secondo. Dicevi?” scosse la testa per riprendersi e si
rese conto di aver fatto una grandissima figura di merda. Poi deglutì e si
guardò in giro. C’era un casino. Ma era ovvio, in quella camera Frank Iero ci
era stato per due giorni, e sicuramente per lui erano stati due giorni
d’inferno, quindi non si era preoccupato di mettere a posto e di mettere la
roba sporca in valigia.
“Dicevo
che puoi anche sederti, non occorre che tu stia lì impalato…” disse Frank
ridendo sonoramente. Ah quanto gli era mancata la sua risata…Non lo sentiva
ridere in questo modo da almeno un secolo. Sospirò, come se fosse la cosa più
bella del mondo, e si sedette sul bordo del letto, mentre Frank si avvicinava
al frigo bar e prendeva due pepsi. Gliene porse una e si sedette accanto a lui,
mentre apriva la sua e Gerard faceva lo stesso.
Ne prese
un sorso e lo guardò con quei suoi occhioni dalle mille sfumature nocciola, e
anche verdi. Aveva sempre amato gli occhi di quel nanetto, erano così adorabili
e amabili, e anche quelli gli erano mancati come l’aria che respirava. E se ne
rendeva conto solo adesso.
“Non ti
costringerò a fare assolutamente nulla Gee, volevo solo stare un po’ con te, e
sono felice che tu sia venuto” disse il più piccolo dopo un lungo e intenso
gioco di sguardi, in cui Gerard cercava di scappare dal suo in tutti i modi che
conosceva, senza successo.
“Anche io
sono felice di poter stare un po’ con te…Ti devo mille spiegazioni…E mi sembra
doveroso farlo…Ti ho fatto male…” disse il più grande, bevendo un sorso di
pepsi per bagnarsi le labbra.
Frank
scosse la testa “Gerard…Eri instabile, stavi male. Ti capisco…Avrei solo
gradito che mi avvisassi, che mi mandassi un messaggio, una e-mail, mi facessi
una chiamata per dirmi ‘ehi sto bene, non sono morto, ho solo bisogno di
tempo’. Mi sarei messo l’anima in pace” disse, e Gerard si sentì terribilmente
in colpa. Inutile dire che Frank aveva ragione da vendere.
“Hai
ragione, mi dispiace” disse lui, con tono davvero dispiaciuto. Ma Frank
sorrideva. Sorrideva come se fosse tutto a posto. Sorrideva come se lui non
avesse fatto nulla.
“Ti amo,
Gee. Questo lo sai, e lo hai sempre saputo. Quindi non posso fare a meno di
perdonarti. Se tu sei felice così, allora sono felice per te” quelle parole lo
lasciarono spiazzato. Davvero. Non si aspettava di sentirle dopo tutto quello
che gli aveva detto il giorno prima, e anche qualche ora prima di quel momento.
“Sono
felice se tu sei con me, Frank” lo disse senza nemmeno pensarci, le parole
uscirono dalla sua bocca senza che riuscisse a fermarle. Il più piccolo sorrise
e alzò le spalle.
“Sono
qui, finché vorrai”
E poi la
mente di Gerard si svuotò completamente nel sentirgli pronunciare quelle
parole. E lentamente si avvicinò alle sue labbra, per baciarlo, come prima,
come sempre. Come avrebbe voluto quando non c’era. Tutto adesso aveva un senso,
mentre Frank lasciava cadere la lattina a terra, incurante del fatto che il
liquido scura stava inzuppando la moquette, e mentre gli metteva le mani sotto
la maglietta. Quella era una bella sensazione, una bellissima sensazione…
Le mani
di Frank, come le aveva sempre sognate e come le aveva sempre desiderate da
quando lo aveva lasciato, adesso erano proprio lì, e stavano lavorando per bene
mentre lui faceva lo stesso, spogliando il più piccolo, sentendo i suoi sospiri
pieni di desiderio e sentendosi sempre più eccitato. E quella notte sarebbe
stata indimenticabile, avrebbe voluto che non finisse mai.
Si stava
ancora chiedendo cosa era quel suono fastidioso e insistente che lo disturbava
e che proveniva da qualche punto indefinito della stanza. Aprì gli occhi, per
cercare di ricordare dov’era, anche se ne era sicuro. E non fu nemmeno sorpreso
di trovare Gerard accanto a lui che lo stringeva come se non volesse farlo
muovere. E non era sorpreso di certo nel vedere che sia lui che il compagno
fossero nudi. Ma quel suono era proprio fastidioso. Fece un verso infastidito e
si spostò piano per non svegliare Gerard e andò alla ricerca dell’oggetto
rumoroso.
Lo trovò
nella tasca dei pantaloni di Gee e sgranò gli occhi. Porca puttana.
Ritornò
bruscamente alla realtà. Quella realtà in cui Gerard era sposato e lui era il
suo amante. Perché si, aveva fatto sesso con lui la sua notte di nozze. Bello.
Bellissimo.
Cazzo.
Si passò
una mano sul viso e premette il tasto di risposta.
“Uhm..Si?”
disse senza sapere bene cosa dire, ma insomma non voleva svegliare Gerard, era
così bello, sembrava un bambino mentre dormiva, era tranquillo. L’ultima volta
che aveva dormito con lui aveva passato la notte in bianco perché il più grande
continuava a svegliarsi urlando per gli incubi. Quindi era come se avesse
davvero bisogno di dormire, anche se possibilmente ormai dormiva così da anni.
“Frank?!”
logico che la voce della moglie dell’uomo che amava fosse sorpresa. “Dov’è
Gerard?” era anche preoccupata. Cazzo.
“E’
appena andato…A pagare il conto” buttò lì la prima cosa che gli venne in mente.
“Il
conto?”
Sapeva di
essere pessimo come bugiardo quando era sotto pressione. “Si, il conto Ly-z
cara. Stamattina mi sono svegliato presto e l’ho chiamato per chiedergli se gli
andava di andare a fare colazione…Visto che domani torno a Belleville…E ha
lasciato il cellulare sul tavolo.”
“Oh, ma
certo, dovevo immaginarlo” sembrò più tranquilla e Frank si sentiva sempre più
uno schifo. Davvero incredibilmente uno schifo.
“Già,
uhm…Dieci minuti e siamo subito da te” disse, mentre sentiva Gerard rigirarsi
nel letto. Riattaccò senza darle il tempo di rispondere o annuire o acconsentire
e buttò il telefono sulla moquette, mettendosi in piedi e correndo da Gerard.
“Tua
moglie ha appena chiamato!” a quelle parole il più grande sembrò rendersi conto
di ciò che stava succedendo e scattò a sedersi.
“Lyn-z?!
Cosa?!”
“Si
Gerard!! Ha chiamato e le ho risposto, per non peggiorare la situazione.
Ascolta, abbiamo dieci minuti. Le ho detto che siamo andati a fare colazione
perché domani torno a Belleville, ora muoviti e vestiti prima che ti uccida!”
lo scaraventò giù dal letto e gli porse i vestiti, non sapeva quali boxer aveva
preso, ma faceva lo stesso.
Si vestì
in fretta mentre anche Gerard faceva lo stesso con sguardo assonnato e
incredibilmente bello. Era mezzo rincoglionito, ma era adorabile. Sospirò
innamorato e si mise la maglietta, trascinando Gerard in bagno.
Si
lavarono insieme la faccia e quando Gerard fu meno addormentato di così si
diressero verso la porta. Ma il più grande lo fermò e lo fece voltare verso di
lui.
“Grazie”
disse semplicemente, guardandolo negli occhi. Frank stava per replicare ma lui
non gliene diede modo, avvicinandosi alle sue labbra, per baciarlo con dolcezza
e amore. Tantissimo amore, più del solito. Frank sorrise contro le sue labbra.
In un qualche modo questo gioco era parecchio eccitante. Gli piaceva fare l’amante,
per ora. Probabilmente col tempo si sarebbe stufato, ma per adesso andava
benissimo così.
“Si,
Gerard…Ma se perdiamo tempo tua moglie richiamerà” disse ridacchiando,
tirandogli le labbra con i denti, per poi staccarsi e trascinarlo fuori, verso
la macchina, ridendo.
-------
Uhm…Fa
schifo. Lo so che fa schifo. Però boh.
Mi fa
davvero schifo. Talmente tanto che nemmeno lo rileggo xD
Much
love.
Gì
<3