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Autore: FuckingPerfect    27/07/2011    1 recensioni
parla una ragazza parigina che ebbe una vita difficile ma che nonostante tutto alla fine riesce a coronare il suo sogno...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Marzo 1998 lei morì. Un giorno passandosi le mani tra i capelli sentì sulla nuca di avere un rigonfiamento, non gli diede peso. Poche settimane dopo cominciava a dimenticare ciò che doveva fare, se si trovava per strada dimenticava dov'era o dove doveva andare o peggio ancora dimenticava la strada per tornare a casa. Di rado aveva allucinazioni. Mi ricordo che un giorno corse fuori di casa urlando che la casa stava andando a fuoco che dovevamo scappare. Consultammo molti dottori ma tutti ci diedero la stessa risposta “Non Possiamo operare la signora il cancro è in una posizione difficile e in più è molto diramato... ci dispiace”. Io ero piccola... Troppo piccola per perdere la madre in quel modo... Ma fu inevitabile. Io passavo tutti i pomeriggi a casa non volevo staccarmi da quel letto che presto si sarebbe ingoiato la vita di mia madre... Non volevo sprecare neanche un minuto facendo altro che non fosse stare vicino a lei, stringerle la mano, farle capire che io le volevo bene veramente. Mio padre si consumava sempre di più. Si stava spegnendo insieme a lei. Vedendo mia madre immobile ad un letto perchè era arrivata ad uno stato vegetativo e mio padre in condizioni pietose mi resi conto che stava arrivando la fine... Mia madre inevitabilmente morì portandosi dietro la felicità e il buon umore che c'era sempre stato. Io avevo otto anni continuai a vivere con mio padre, un uomo consumato che dimostrava vent'anni in più di quelli che aveva. Ma le cose peggiorarono sempre di più mio padre cadde in depressione e nell'alcool passai cinque anni di inferno tra botte e insulti, mio padre non era più quello che mi rimboccava le coperte. In casa mia all'età di tredici anni c'era una libertà assoluta, io entravo e uscivo quando volevo come in un hotel, così conobbi nuova gente nuove amiche se si possono chiamare così. Alèx era una di quelle. Una ragazza libera di quindici anni il suo modo di vestire e di atteggiarsi faceva si che tutti le davano molti anni in più e molta popolarità. L'avevo conosciuta a una festa, quella sera ero uscita di casa perchè mio padre era più ubriaco del solito e io non lo sopportavo più. Quella sera mi colpì subito il vestiario di Alex tanto da farle notare che io la fissavo. Indossava un tubino nero di pelle con sotto delle calze a rete e calzava dei tacchi vertiginosi mi ricordava una donna che stava sulla statale a sventolare una borsetta. A un certo punto si avvicinò mi guardò dritto negli occhi e mi disse “vieni con me...” mi porto in un posto più calmo dove si poteva parlare e mi chiese -“tu chi sei?” io risposi un po' titubante -”ehm io mi chiamo Cintià” e lei -”bene bene andiamo a ballare”, mi prese per manoe mi portò in mezzo alla gente e cominciò a ballare come una ballerina in un locale che sventola le mutante. Alèx era completamente diversa da me ma mi piaceva cominciammo a uscire insieme, cominciai a cambiare, diventai più sfacciata, più sensuale nel movimenti, più femminile. E mi piaceva. Uscivamo tutte le sere, trovavamo sempre un party a casa di qualcuno o un bar aperto. Noi crescevamo avevamo sperimentato quasi tutto volevamo provare emozioni diverse ed è lì che feci le più grandi cazzate. Rubavamo nei negozi, ci facevamo gli spinelli, partecipavamo a corse clandestine di macchine e moto, facevamo uso di stupefacenti. Io non ero più in grado di gestire la mia vita... era le che gestiva me... A piccoli passi arrivammo anche alla cocaina, uscivamo sperando di trovarla. Volevamo sballarci farci di brutto... Ma la situazione stava sempre più degenerando, ci era scappata dalle mani.
  
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