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Autore: Little_Lotte    29/07/2011    9 recensioni
Questa è la prima fan fiction cross over che scrivo, per cui siate clementi.
Mi sono ritrovata a vedere il cartone animato "Anastasia" e dal momento che ultimamente vedo Kurt e Blaine ovunque, ho pensato che sarebbe stato interessante provare a scriverne una versione con loro due come protagonisti.
Cercherò di attenermi molto alla trama del film (salvo alcune necessarie forzature), per cui se troverete delle incongruenze storiche non biasimate me, ma il signor Don Bluth.
Personaggi: Anastasia/Kurt, Dimitri/ Blaine (con ciò non voglio dire che Kurt sia la femmina nella relazione..semplicemente ci vedo più lui a fare il giovane aristocratico) Vlad/Puck, Sophie/Rachel, Pooka/Finn, Bartok/Figgins. Ho voluto lasciare gli altri personaggi invariati, perchè non mi andava di usare Sue come cattiva, dal momento che è un personaggio che adoro e Burt come nonno-imperatore mi sembrava troppo strano.
La nota OOC mi sembra necessaria, soprattutto per Blaine che secondo me ha poco a che vedere con Dimitri dal punto di vista caratteriale.
Enjoy!
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dieci anni dopo.
 

La Rivoluzione aveva provocato non pochi disastri in Russia.

Dopo la caduta del regime zarista  le cose non migliorarono immediatamente, al contrario, sembrarono precipitare con estrema rapidità.

Dopo una serie di infinite lotte intestine, alla disperata ricerca di una stabilità governativa, si era definitivamente instaurato in Russia un nuovo regime, che al popolo sembrava molto spesso addirittura peggiore di quello zarista.

Era l'anno 1927 e la Russia era sotto la totale egemonia del regime comunista, il cui scopo era da sempre quello di ricostruire una nuova società, lontana dall'orrore e dalle atrocità dell'impero Romanov.

Scopo che per la maggior parte del popolo, però, sembrava non essere stato davvero raggiunto.

La città di Sanpietroburgo sembrava aver letteralmente perso il suo antico splendore, spoglia ormai di qualsiasi sentimento positivo e dell'entusiasmo che l' aveva sempre caratterizzata.

I cittadini, per combattere quella continua sensazione di vuoto e di insofferenza che ormai da troppo tempo si portavano dentro, cercavano in tutti i modi di trovare qualche fonte di svago, una piccola fuga quotidiana da quella tremenda desolazione.

In particolare, soprattutto durante le ore mattutine in cui il centro della città si popolava per il mercato , gli abitanti di Sanpietroburgo amavano parlare e raccontarsi storie, la maggior parte delle quali non aveva mai un vero e proprio fondamento, ma si basava più che altro su supposizioni e sciocche superstizioni.

Erano solamente chiacchiere, tutti sapevano bene che non ci fosse niente di vero, ma adoravano ascoltare tutte quelle storie, perchè era il solo modo che avevano per evadere dalla loro triste e squallida quotidianità. Le storie non erano mai le stesse, non si parlava mai troppo a lungo di uno stesso argomento ma si cercava sempre di trovarne di nuovi, in modo da coinvolgere maggiormente e non annoiare mai gli ascoltatori.

Ma ultimamente le cose stavano andando diversamente; c'era una certa voce, che girava ormai da qualche giorno e che nessun 'altra chiacchiera o  racconto erano riusciti a mettere a tacere.

Non si sapeva da quanto tempo esattamente stesse girando, nè chi per primo l'avesse messa in giro e se avesse un qualche fondamento di verità, ma tutti a Sanpietroburgo avevano deciso di credervi.

D' altra parte la notizia che Konstantin Romanov, ultimogenito della famiglia reale, potesse essere ancora vivo e che sua nonna, l'Imperatrice Maria, in esilio a Parigi, lo stesse disperatamente cercando e avesse offerto una cospicua somma di denaro come ricompensa per colui che glielo avrebbe riportato, era qualcosa a cui valeva davvero la pena credere.

Poteva sembrare assurdo, tutti sapevano che la maledizione dei Romanov non aveva risparmiato nessuno e in dieci anni non si erano più avute notizie del giovane principe, per cui veniva abbastanza naturale supporre che ormai fosse morto anche lui; eppure c'era qualcosa di incredibilmente affascinante in quella storia e non c'era una sola persona in tutta la città che non vi credesse.

Quel pettegolezzo era ormai diventato una realtà: Konstantin Romanov era ancora vivo e sua nonna avrebbe pagato un sacco di soldi per riaverlo.

Nessuno, neanche i più disinteressati alle chiacchiere, era rimasto indifferente a questa notizia; tutti ne parlavano, cercavano di scoprire che fine avesse fatto il giovane Romanov e in molti, la maggior parte a dire il vero, tentavano di approfittarsene.

Dal momento che nessuno sapeva esattamente che aspetto potesse avere attualmente Konstantin, diversi impostori avevano pensato di spacciare ragazzi qualunque per il principe, istruendoli a dovere e  trasformarli in perfetti aristocratici, nella speranza di ingannare l'imperatrice ed intascarsi la ricompersa.

Nessuno ci era ancora riuscito, l'imperatrice non era una donna che si faceva ingannare facilmente, ma non per questo i tentativi erano diminuiti, anzi, in molti continuavano a presentarsi al suo cospetto tentando di farla franca; di certo prima o poi qualcuno ce l'avrebbe fatta.

Una mattina di metà gennaio, come da diversi giorni a questa parte, il mercato di Sanpietroburgo era  invaso dalle chiacchiere, tutti non facevano che parlare dell'eventuale sopravvivenza dell' ultimo dei Romanov , domandandosi  se l'imperatrice fosse riuscita o meno a ritrovarlo.

Quella mattina Noah Puckerman, un giovane ebreo di circa venticinque anni e dall'aspetto un po' trasandato, si aggirava per le varie bancarelle del mercato con fare sospetto, guardandosi attentamente intorno, come alla ricerca di qualcosa, o meglio, di qualcuno.

Non ci mise molto a trovarlo: appoggiato ad una colonna, a pochi passi dal centro della piazza, vi era un ragazzo sulla ventina, con una massa di capelli neri e ricci, nascosti sotto un cappello piuttosto logoro e due grandi occhi di un color nocciola brillante, così tanto da sembrare quasi oro.

Il suo nome era Blaine Anderson, inglese di nascita ed arrivato in Russia quando era ancora molto piccolo, assieme alle sua famiglia, prematuramente scomparsa.

<< Pss.. Noah! >>  

Blaine chiamò Puckerman a bassa voce, cercando di attirare la sua attenzione con un gesto appena accennato della mano.

<< Blaine! >> esclamò Noah, avvicinandosi a lui << Ti cercavo da ore. >>

<< Ho avuto qualche problema, ma ora è tutto apposto. >> rispose il moro, guardandosi sospettosamente intorno << Su, andiamo. >>

Attraversarono l'intera piazza cercando di dare nell'occhio il meno possibile, soffermandosi di tanto in tanto a guardare qualche quadro o qualche cappotto di pelliccia, giusto per non dare l' idea che stessero tramando qualcosa.

Sospetto che, in effetti, sarebbe stato molto più che legittimo.

Una volta arrivati dalla parte opposta della piazza, i due si infilarono rapidamente dentro un edificio, arredato al suo interno molto semplicemente e che a prima vista sembrava essere un luogo di ritrovo per elaborare loschi piani, piuttosto che una vera e propria abitazione.

<< Allora, come stanno andando le cose? >> domandò Blaine, mettendosi a sedere per terra << Hai delle buone notizie?! >>

<< Grandiose! >> rispose Noah, accovacciandosi anche lui sul pavimento << Ho trovato un teatro. >>

<< Perfetto! >> esultò Blaine, facendo cadere a terra il suo cappello e lasciando liberi i suoi ricci << Sta andando tutto a meraviglia! Adesso ci serve solamente il ragazzo. >>

<< Oh, lo troveremo! >> rispose Noah, paricolarmente ottimista  << Ho trovato almeno una cinquantina di ragazzi disposti a partecipare al nostro piano, sono certo che fra di loro ne troveremo almeno uno adatto al nostro scopo.  >>

Blaine sorrise compiaciuto.

<< Ci pensi, Noah?! >> disse con entusiasmo << Potremmo finalmente dire addio a questa miserabile vita! basta traffici illeciti di merci, basta documenti falsi...andremo a Parigi e fuggiremo da questa prigione;  è  solo questione di tempo, ma presto voleremo via da qui. >>

<< Già, ma per farlo ci serve Konstantin. >> osservò Noah.

<< Oh, ma lo hai detto anche tu, no?! >> replicò Blaine, guardando Noah con un sorrisetto sghembo << Su cinquanta ragazzi ne troveremo almeno uno che farà al caso nostro e a quel punto dovremo solamente istruirlo a dovere, trovargli qualche vestito elegante e poi sarà fatta! >>

Un'espressione estremamente soddisfatta comparve sul volto di Noah.

<< Pensa a tutti quei soldi! >> esclamò avidamente << Diventeremo ricchissimi, Blaine! Altro che la vita squallida che conduciamo qui in Russia! >>

<< Potrò finalmente essere libero. >> mormorò Blaine, con gli occhi che brillavano  << Non dovrò più nascondermi! in Francia nessuno mi farà del male, laggiù ormai non esiste più la galera per quelli come me. >>

Noah gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.

<< E' la nostra occasione, Blaine. >> disse, con lo stesso tono sognante del suo amico << La nostra opportunità di rifarci una vita; non possiamo sprecarla. >>

Blaine continuò a sorridergli e fece segno di si con la testa.

<< Non la sprecheremo, Noah. >> disse, guardandolo intensamente negli occhi << Giuro che non la sprecheremo. >>

Noah ricambiò nuovamente il sorriso e si alzò in piedi.

<< Su, raccogliamo tutte le nostre cose. >> ordinò << Abbiamo appuntamento in teatro con gli attori fra poco più di un'ora; sta per iniziare ufficialmente la nostra avventura! >>

Diede un'altra pacca sulla spalla al suo socio e poi andò a recuperare tutti i suoi oggetti personali,   infilandoli in un enorme borsone che nascondeva sotto ad un letto poco distante da lui.

Blaine, prima di fare lo stesso, si guardò un'ultima volta intorno.

" Me ne andrò via di qua! "  si ripetè mentalmente  " Andrò a Parigi e potrò di nuovo tornare a vivere!" 

Tirò fuori dalla tasca del cappotto una piccola scatolina dorata, con tante pietruzze verdi incastonate e ci giocherellò per qualche secondo, prima di alzarsi finalmente in piedi.

Sorrise.

Ricordava bene quella notte, dieci anni prima, quando a soli dodici anni aveva salvato da morte certa l' imperatrice madre e il piccolo Konstantin, all'epoca in cui ancora lavorava come servo a palazzo.

Non sapeva che fine avesse fatto il giovane Romanov e quel cofanetto era la sola cosa che era rimasta di lui; nessuno era al corrente della sua esistenza, solo lui e la stessa imperatrice Maria.

Per questo Blaine era certo che il piano suo e di Noah non potesse fallire; se anche l'imperatrice avesse avuto qualche dubbio, sarebbe bastato uno sguardo a quel carillon per essere certa di avere di fronte il suo amatissimo nipote.

E poi, se anche avesse scoperto la verità, lui e Noah sarebbero stati troppo lontani e non sarebbe mai ruscita a scovarli.

<< Blaine, muoviti! >> lo chiamò Noah a gran voce << Rischiamo di fare tardi! >>

<< Si, eccomi! >>

Blaine lanciò un ultimo sguardo al carillon e se lo rimise in tasca, per poi andare ad aiutare Noah a sistemare tutte le loro cose per la partenza.
 

*
 

A circa un' ora di cammino da Sanpietroburgo, in aperta campagna, vi era un piccolo orfanotrofio, nel quale venivano generalmente ospitati bambini rimasti orfani in seguito ai tragici eventi della rivoluzione, oppure  bambini dispersi, rimasti da soli, senza sapere esattamente chi fossero, nè dove si trovassero.

Quel giorno uno di loro, un giovane ragazzo di nome Kurt, avendo ormai raggiunto l'età di diciotto anni, si stava apprestando a lasciare il luogo che per quasi un decennio lo aveva ospitato, in cerca di un futuro migliore in una qualche città dei dintorni.

Erano tutti molto dispiaciuti nel vederlo andar via; Kurt era senza dubbio uno dei ragazzi più amati in quell'orfanotrofio, per il suo viso così bello da renderlo quasi simile ad una creatura magica, la sua infinità dolcezza e il suo buon cuore.

Tutti volevano bene a Kurt e vederlo andar via era un vero e proprio colpo al cuore.

La sola persona che non sembrava esserne dispiaciuta era la direttrice, una signora anziana e arcigna, che rispondeva al nome di Madama Kurnikov; la donna trovava Kurt estremamente irritante, a causa delle sue manie di perfezione e del suo atteggiamento fin troppo sofisticato, che molto spesso lo faceva quasi apparire snob.

Kurt non lo faceva apposta, quello era semplicemente il suo modo di fare e non poteva farci niente se rispetto a tutti i suoi compagni lui era dotato di una maggiore classe ed eleganza; faceva parte del suo carattere, probabilmente era nato così e non aveva mai fatto pesare a nessuno questa cosa.

Ma Madama Kurnikov aveva comunque deciso di rendergli la vita impossibile.

<< Ti ho trovato un lavoro nella pescheria qui vicino.  >>  gli aveva detto mentre lo spingeva fuori dall'edificio, ben contenta di vederlo andare via << Devi seguire il sentiero fino a che non arrivi al bivio e  quel punto devi andare a sinistra...è tutto chiaro?! >>

<< Ma certo che lo è! >> ribattè Kurt, offeso dalla ridicola affermazione << Non sono mica stupido, so ancora distinguere la destra dalla sinistra! >>

Madama Kurnikov fece una smorfia e afferrò Kurt per un braccio, trascinandolo fuori dal cancello d'ingresso.

<< Vederti andare via è senza dubbio la cosa migliore che mi sia capitata negli ultimi anni! >> commentò acidamente la donna << Non ti ho mai potuto soffrire, con tutte quelle tue arie da principessino, quando in realtà non sei altro che un ragazzino senza passato e senza futuro! >>

Kurt le lanciò uno sguaro colmo di odio; per una ragione fin troppo ovvia, anche lui nutriva una forte antipatia nei confronti della sua direttrice.

<< E dire che in tutti questi anni mi sono presa cura di te, quando invece avrei potuto tranquillamente sbatterti fuori e lasciarti morire di freddo! >>  proseguì Madama Kurnikov, richiudendo il cancello e lasciando Kurt fuori, osserandolo dalle fessure delle sbarre << Dovresti dirmi grazie ragazzino, se non ci fossi stata io... >>

<< A quest'ora sarei morto! >> concluse Kurt al posto suo, sbuffando sonoramente << Me lo ripetete ininterrottamente da dieci anni, conosco a memoria questo discorso! >>

Madama Kurnikov lo guardò con fare irritato.

<< Però ancora non riesci a ricordare un fico secco del tuo passato! >> esclamò sgarbatamente << Per quale motivo?! >>

<< Beh, ho questo! >> replicò Kurt, prenendo fra le mani il ciondolo che portava al collo << E'  un ottimo punto di partenza per recuperare i miei ricordi. >>

Madama Kurnikov fece una smorfia di disgusto.

<< Oh, certo...ancora con quella vecchia storia! >> esclamò in tono di scherno << " Insieme a Parigi" !  Come se tu potessi davvero andare in Francia e trovare la tua famiglia! >>

<< Beh, perchè no?! >> protestò Kurt << Infondo io... >>

<< Ah, piantala con tutte queste sciocchezze signorinello! >> lo freddò la donna << Smettila di fantasticare e per una buona volta dimostra di avere un briciolo di umiltà! è ora che tu ti renda conto di quale è il tuo posto nella società e che ti guadagni il pane con il sudore della tua fronte. Ora vattene, non voglio più vederti! >>

Sbatte violentemente una mano contro il cancello e poi, dopo aver lanciato a Kurt un 'ultima occhiata di disapprovazione, se ne ritornò dentro l'edificio, lasciando il ragazzo completamente solo ed abbandonato a sè stesso.

Kurt le fece una linguaccia prima di andarsene e poi, come lei stessa gli aveva detto prima, si diresse verso la sua strada, seguendo il sentiero fino ad arrivare al bivio, al quale poi avrebbe dovuto girare a sinistra per raggiungere la sua nuova casa.

Se davvero di casa si poteva parlare.

<< Razza di megera! >>  esclamò astiosamente, quando era ormai a pochi passi dal bivio << Sono io quello che è felice di essersene andato! e avrei dovuto anche ringraziarla?! E' lei che dovrebbe ringraziare me,  per non averla mai strangolata durante il sonno in tutti questi anni! >>

Quando finalmente raggiunse il bivio, Kurt non svoltò subito a sinistra, ma si fermò per qualche minuto ad osservare le due possibili scelte: un cartello, quello che avrebbe dovuto portarlo nella sua direzione,  indicava il villaggio e la pescheria; l'altro, invece, portava a Sanpietroburgo.

Kurt rimase in silenzio a pensare.

Se fosse andato a sinistra, la sua vita non sarebbe cambiata, se non in peggio forse; avrebbe vissuto per sempre con quel nome, senza sapere chi fosse in realtà, quale fosse il suo passato e perchè non ricordava nulla di esso.

Avrebbe finto per tutta la vita di essere qualcosa di diverso da ciò che era in realtà.

Oppure, avrebbe potuto andare a Sanpietroburgo.

" Si, ma a fare che cosa?!" si domandò  " Che cosa potrei mai fare io a Sanpietroburgo?! Non conosco nessuno, non riuscirei mai a trovare un lavoro e poi...beh, come potrei nascondere il fatto che sono così diverso?! "

Nessuno a dire il vero conosceva il suo segreto; Kurt non aveva mai rivelato a nessuno la sua verità,  cioè  che non era come tutti gli altri ragazzi che aveva conosciuto al collegio, i quali crescendo avevano cominciato a nutrire interesse per le loro compagne.

Kurt non aveva mai sviluppato un particolare interesse per le ragazze, lui preferiva i maschi; ne era assolutamente sicuro, dopo dieci anni in collegio, a stretto contatto con tantissimi ragazzi e ragazze, aveva avuto modo di accertarsene.

Non sapeva bene come comportarsi al riguardo però, nessuno gliene aveva mai parlato e inoltre aveva sempre sentito dire che in Russia una cosa del genere non era  per niente apprezzata e che vi fossero delle severe punizioni per quelli come lui.

Come avrebbe potuto lui, da solo, far fronte a tutto questo?!

Kurt prese di nuovo fra le mani il suo ciondolo e lo accarezzò con un dito.

" Chiunque mi abbia regalato questo ciondolo"  si disse mentalmente  " Probabilmente doveva volermi davvero molto bene! In quel caso allora non gli importerebbe se io sono così diverso dagli altri, continuerebbe ad amarmi lo stesso! "

Si accasciò per terra, facendo attenzione a non bagnarsi troppo con quella neve fradicia e si prese le ginocchia fra le mani.

Era assurdo pensare davvero di andare a Parigi, decisamente fuori di testa! avrebbe dovuto procurarsi un biglietto per partire, trovare altri soldi e poi, una volta arrivato, che cosa avrebbe fatto?! 

No, non aveva decisamente alcun senso.

Ma non riusciva a pensare di dover passare il resto dei suoi giorni con il rimpianto di non averci mai provato.

Si prese la testa fra le mani e con fare drammatico strillò << Oh, se solo il cielo mi mandasse un segno! >>

Non fece in tempo a finire la frase che dietro di lui, quasi dal nulla, sbucò un piccolo cagnetto randagio, che abbaiava allegramente.

L'animale si fiondò di corsa addosso a Kurt  e addentò la sua sciarpa, sfilandogliela completamente e trascinandola a qualche metro più in là da lui.

<< Ehi, lascia stare immediatamente la mia sciarpa! >> lo sgridò immediatamente Kurt, alzandosi in piedi e tentando di acciuffarlo.

Se c'era una cosa che Kurt adorava erano le sciarpe e il pensiero che quel randagio potesse rovinargliela lo mandava  su tutte le furie.

<< Non ti azzardare, ridammela subito! >> strillò nuovamente, mentre il cagnolino saltellava felicemente in qua e in là << Guarda che ti faccio male! >>

Riuscì ad afferrare un'estremità della sciarpa, ma non con abbastanza forza da riuscire a riprendersela completamente; il cagnolino incominciò  a girargli intorno così in fretta da fargli perdere l'equilibrio e farlo cadere nella neve ghiacciata.

<< AAh! >> strillò Kurt, con la faccia completamente immersa nella neve << Maledetto randagio! >>

L'animale, portando ancora in bocca la sciarpa del ragazzo, si allontanò ancora di qualche metro, proprio nella direzione del sentiero che imboccava la strada per Sanpietroburgo.

Il cagnolino lasciò andare la sciarpa ed abbaiò, cercando di attirare l'attenzione di Kurt, che a quel punto alzò la testa e guardò il cartello che indirizzava verso Sanpietroburgo.

<< Non ci credo.. >> mormorò << Un cane mi sta dicendo che dovrei andare a Sanpietroburgo?! >>

Il cane, quasi come se avesse compreso le sue parole, si mise nuovamente a saltellare e a scodinzolare, abbaiando a Kurt con fare gioioso.

Kurt sbuffò.

<< Tutto questo non ha alcun senso! >> esclamò, rialzandosi lentamente in piedi << E' ridicolo, è una pazzia, è un.. >>

Si interruppe.

Si, forse era davvero quello che stava cercando.

Forse era veramente quello il segno che stava aspettando, quella era la strada da seguire.

Raggiunse il cane a passo lento e riprese la sua sciarpa, portandosela al viso e strisciandosela contro la guancia, chiudendo gli occhi e sospirando con fare sognante.

Gli sembrava la cosa più folle che potesse fare, ma in effetti, che cosa aveva da perdere?! se fosse andato  al villaggio, la sua vita non avrebbe avuto comunque alcun senso e avrebbe perso per sempre l'occasione di scoprire qualcosa sul suo passato.

Forse non avrebbe scoperto niente andando a Parigi, ma se invece il suo passato fosse davvero lì ad aspettarlo?! doveva provarci, doveva almeno fare un piccolo tentativo, o non se lo sarebbe mai e poi mai perdonato.

Si  risistemò la sciarpa attorno al collo, poi si chinò per accarezzare il cagnolino e lo prese in braccio, permettendogli di leccarlo sulla guancia.

<< immagino che io debba portarti con me. >> disse dolcemente << Dopo tutto sei stato tu ad indicarmi la strada; che ne pensi, andiamo a Sanpietroburgo assieme?! >>

Il randagio abbaiò sonoramente, come a voler esprimere tutta la sua approvazione e leccò di nuovo Kurt sulla guancia.

Kurt rise e strusciò il viso contro il muso del suo nuovo amico.

<< A questo punto credo che dovrò anche darti un nome. >> disse, rivoltò all'animale << Ti piace Finn? >>

I cagnolino abbaiò felicemente e Kurt rise di nuovo.

<< Perfetto allora! >> esclamò, rimettendo Finn a terra << Andremo a Sanpietroburgo e poi da lì prenderemo il primo treno per Parigi; troverò finalmente la mia strada e il mio passato. >>

Finn ricominciò a saltellare e proseguì la sua strada verso la loro destinazione.

Prima di seguirlo, Kurt si voltò un'ultima volta, ripensando a ciò che si stava lasciando alle spalle e si abbandonò ad un ennesimo sospiro.

" Coraggio, Kurt... puoi farcela! dimentica questo passato che non ti appartiene veramente e corri a riappropriarti del tuo! "







N,D,A: Sono riuscita già ad aggiornare il secondo capitolo! visto che brava?! in effetti devo ringraziare i miei recensori, che mi hanno spinta a portare avanti questo lavoro del quale all'inizio non ero ancora del tutto convinta. Per altro è un'ottima scusa per rivedermi Anastasia, che è uno dei miei film preferiti!! x3

Forse ho deciso di svelare troppo in fretta l'identità di Blaine...ma vabbè, come se non lo avessero già capito tutti!! chi poteve essere un cucciolotto coi capelli ricci neri e gli occhi color caramello?! che poi pure nel film si capisce subito che è lui, è praticamente identico!! inoltre mi serviva una logica spiegazione al fatto che avesse lui il carillon... 

beh, ìadesso chiudo e vi do la buonanotte (cioè, da voi il buongiorno...per me sono quasi le due  di notte! xD )
  
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