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Autore: Little_Lotte    28/07/2011    10 recensioni
Questa è la prima fan fiction cross over che scrivo, per cui siate clementi.
Mi sono ritrovata a vedere il cartone animato "Anastasia" e dal momento che ultimamente vedo Kurt e Blaine ovunque, ho pensato che sarebbe stato interessante provare a scriverne una versione con loro due come protagonisti.
Cercherò di attenermi molto alla trama del film (salvo alcune necessarie forzature), per cui se troverete delle incongruenze storiche non biasimate me, ma il signor Don Bluth.
Personaggi: Anastasia/Kurt, Dimitri/ Blaine (con ciò non voglio dire che Kurt sia la femmina nella relazione..semplicemente ci vedo più lui a fare il giovane aristocratico) Vlad/Puck, Sophie/Rachel, Pooka/Finn, Bartok/Figgins. Ho voluto lasciare gli altri personaggi invariati, perchè non mi andava di usare Sue come cattiva, dal momento che è un personaggio che adoro e Burt come nonno-imperatore mi sembrava troppo strano.
La nota OOC mi sembra necessaria, soprattutto per Blaine che secondo me ha poco a che vedere con Dimitri dal punto di vista caratteriale.
Enjoy!
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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San Pietroburgo, Russia, 1917.

A Palazzo D'Inverno la famiglia reale Romanov  aveva organizzato un lussuosissimo ed elengantissimo ballo, per  festeggiare il trecentesimo anniversario della sua ascesa al potere.

Erano presenti tutte le famiglie più ricche e nobili di Russia e dintorni ed erano tutti estremamente orgogliosi di essere lì per celebrare la grandezza e la magnificenza della famiglia Romanov.

Lo zar NikolaJ regnava ormai da quasi vent'anni, assieme a sua moglie Alexandra e nonostante le insistenti pressioni da parte del popolo, insoddisfatto delle proprie condizioni di vita, e le continue minacce di rivolta, viveva la sua vita all'insegna del lusso e godeva di grandi poteri ed immensi privilegi.

A festeggiare assieme a loro quell'evento così importante, c'erano anche l'Imperatrice Maria, madre di Nicolay, e tutti i loro figli, compreso il più piccolo, Konstantin Romanov, che all'epoca non aveva ancora compiuto dieci anni.

Il piccolo Konstantin era senza dubbio il grande protagonista della serata; tutti erano affascinati dalla sua dolcezza e dalla bellezza dei suoi lineamenti.

Aveva due enormi e dolcissimi occhi azzurri, capelli color miele e una pelle candida e delicata, che lo rendeva molto simile ad una bambola di porcellana; era proprio così che veniva chiamato affettuosamente da tutti in famiglia, in particolare da sua nonna, che aveva una certa predilezione per il più piccolo dei suoi nipoti.

Anche il piccolo Konstantin era estremamente affezionato a sua nonna, a tal punto da volere a tutti i costi che rimandasse la sua partenza per Parigi, città nella quale aveva da diversi anni stabilito la sua ufficiale residenza.

Per rendere meno dolorosa quella separazione, l'imperatrice aveva fatto preparare un dono speciale al suo nipotino, un ricordo che potesse in qualche modo farlo sentire meno solo senza la sua adorata nonna.

<< Ecco a te Porcellana. >> gli aveva detto dolcemente, mettendogli in mano una scatolina dorana, adornata di tante piccole gemme.

Il bambino prese la scatolina fra le mani, guardando prima questa e poi sua nonna con sguardo sognante.

<< Che cosa è? >> chiese curiosamente.

L'imperatrice non rispose, ma gli rivolse un dolcissimo sorriso e con una piccola chiave che teneva al collo, appesa ad una sottilissima catenina dorata, aprì il cofanetto, che si rivelò essere un graziosissimo carillon, dal quale proveniva una soave melodia, molto familiare alle orecchie di Konstantin.

<< Oh, ma è un carillon! >> esclamò il bambino allegramente << E suona la nostra ninna nanna! >>

<< Potrai ascoltarla tutte le sere prima di addormentarti! >> disse l'imperatrice, accarezzando il viso di Konstantin << E in questo modo non sentirai troppo la mia mancanza. >>

Konstantin sorrise e si mise a canticchiare sottovoce quella dolce melodia.

L'imperatrice chiuse gli occhi e sospirò, beandosi di quella musica meravigliosa; aveva sempre creduto che Konstantin avesse una voce stupenda e che ascoltarlo cantare fosse come sentir cantare un angelo.

Aspettò che il bambino avesse smesso di cantare, per riaprire gli occhi e rivolgergli un altro tenero sorriso.

<< Guarda dentro la scatolina. >> disse << Non vedi niente? >>

Konstantin andò ad esplorare attentamente il contenuto del carillon e scoprì che si, c'era veramente qualcosa dentro: un piccolo ciondolo a forma di fiore, appeso ad una graziosa catenina d'argento.

Lo estrasse dalla scatolina e lo studiò con la massima attenzione; sul retro c'era una sottile incisione, talmente piccola che sembrava quasi non volesse farsi leggere, ma che Konstantin riuscì comunque a decifrare.

Insieme a Parigi.

Konstantin alzò gli occhi dal ciondolo e guardò intensamente sua nonna.

<< Dici..dici davvero?! >> domandò con la voce che tremava per via dell'emozione << Potrò davvero venire con te a Parigi?! >>

<< Se tu lo vuoi, Porcellana. >> rispose l'Imperatrice, guardandolo con sguardo amorevole << Io ne sarei immensamente felice. >>

<< Oh, nonna! >>

Gli occhi del piccolo Romanov si riempirono di lacrime e si gettò fra le braccia della nonna, che se lo strinse forte al petto, ridendo e baciandolo dolcemente sulla fronte.

Quella sembrava essere davvero la serata più bella di tutta la loro vita, una serata incredibilmente perfetta, alla quale ne sarebbero seguite ancora altre, ancora più meravigliose.

Ma qualcosa andò storto.

Per quanto bella e incredibilmente emozionante fosse quella festa, non tutti sembravano gioirne, nè tanto meno approvare tutto quel lusso e quello sfarzo; fuori, il popolo gridava "Rivoluzione" e per quanto forti potessero essere la musica e le risate, non avrebbero mai potuto sovrastare quelle urla.

E non era solamente il popolo a dare preoccupazioni al sovrano.

All'improvviso, all'incirca a metà della festa, il salone si fece improvvisamente scuro e quasi dal nulla, come un'apparizione demoniaca, fece il suo ingresso un uomo dall'aspetto a dir poco inquietante, con sguardo colmo di odio e sete di vendetta.

Tutti lo riconobbero immediatamente come Rasputin, ex consigliere dello Zar, bandito da corte perchè accusato di alto tradimento alla corona.

Da molto tempo sembravano essersene perse le tracce e su di lui giravano strane voci; si diceva che fosse sceso a patti col diavolo, in cerca di vendetta nei confronti della famiglia Romanov.

Nessuno vi aveva dato particolarmente credito, ma adesso che si trovava a Palazzo e camminava lentamente in direzione dello Zar Nicolaj, con un piccolo pipistrello sulla sua spalla e i gli occhi iniettati di sangue, tutti i presenti non potevano che esserne letteralmente terrorizzati.

I figli dello Zar si nascosero dietro la loro madre, ad eccezione del picolo Konstantin, ancora fra le braccia di sua nonna, quasi in lacrime per la paura.

Rasputin era ormai ad un passo da Nicolaj, che gli si scagliò contro rabbiosamente.

<< Come osi presentarti qui?! >> strillò << Sei stato bandito da corte, vile impostore! >>

<< Ma vostra altezza! >> rispose Rasputin, in un tono di finto stupore e quasi di indignazione << Io sono sempre stato il vostro più fedele servitore! >>

<< Non dire sciocchezze, mostro! >> replicò Nicolay sdegnosamente, mentre tutti intorno osservavano la scena con immenso terrore << Sei solamente un traditore e non voglio mai più vederti qui! sparisci immediatamente dal mio regno! >>

A quel punto Rasputin smise di simulare  rispetto nei confronti dell'imperatore e si rivolse a lui con tutto l'odio e il rancore che portava dentro.

<< Voi credete di essere abbastanza potente da cacciarmi da Corte e vivere serenamente il resto della vostra vita senza di me...ma vi sbagliate di grosso! >> ringhiò << Sono io che ho il potere, io che vi caccio da corte...e vi maledico! >>

Nel sentire quelle parole tutti non poterono fare a meno di sussultare e persino lo Zar, che fino a quel momento aveva cercato di mantenere il suo sangue freddo, aveva sentito un brivido di paura percorrergli la schiena.

Rasputin issò in aria una specie di enorme reliquiario, che emanava una splendente luce di colore verde e lo rivolse contro lo Zar.

<< Voi e tutto il resto della vostra famiglia morirete nel giro di quindici giorni! >> asserì con fare solenne Rasputin, guardando intensamente il sovrano con sguardo omicida << Io giuro che non avrò pace fino a che non vedrò l'intera stirpe dei Romanov estinta per sempre. >>

Si levarono una serie di grida di terrore e l'intera famiglia reale fu presa letteralmente dal panico; i bambini inziarono a piangere, compreso il piccolo Konstantin che, sebbene troppo piccolo per capire davvero che cosa stesse accadendo, non era certo rimasto immune a quella sensazione di panico che stava invadendo l'intera sala.

Dal reliquiario di Rasputin si levò un enorme fascio di luce, che colpì il gigantesco lampadario appeso al soffitto, facendolo crollare proprio del bel mezzo della sala, fortunatamente però, senza colpire nessuno.

Senza neanche dare ai presenti il tempo di rendersene conto, Rasputin era sparito, portando via con sè anche la gioia e la spensieratezza dei quella serata, lasciadovi al loro posto paura ed angoscia.

Ed una maledizione, le cui parole rimbombavano senza sosta nella testa di Nicolaj.

" Fino a che non vedrò l'intera stirpe dei Romanov estinta per sempre! "
 

*
 

Per quanto tutti a corte continuavano a sperare che quelle di Rasputin fossero solamente parole, nei giorni successivi si scatenarono una serie di eventi che non fecero altro che aumentare la paura e il dolore nella famiglia Romanov.

Il popolo, ormai sempre più rabbioso ed insoddisfatto, aveva smesso di urlare nelle piazze e aveva deciso di agire una volta per tutte, mettendo finalmente fine a quell'incubo che da troppi anni ormai non faceva che rendere la loro vita fin troppo dura da mandare avanti.

Nel giro di poche settimane si erano impadroniti dell'intera città e dopo una serie di lotte estenuanti, che avevano provocato non pochi morti, erano riusciti ad arrivare anche a palazzo.

Era ormai arrivata la fine per la famiglia Romanov, Nicolaj era stato costretto a rinunciare al trono ed una tragica notte l'intera famiglia venne arrestata, deportata e massacrata, fino all'ultimo membro.

O quasi.

Quella stessa notte, solamente due persone riuscirono a trarsi in salvo; mentre Nicolaj tentava inutilmente di fuggire assieme ai suoi cari, il piccolo Konstantin si era allontanato da lui per qualche istante, alla disperata ricerca del suo carillon, rimasto da qualche parte nelle sue stanze.

L'imperatrice Maria lo aveva seguito immediatamente, preoccupata che potesse accadergli qualcosa e riuscendo in questo modo ad evitare che venisse anche lei catturata assieme al figlio e ai nipoti e brutalmente uccisa.

Quella piccola disattenzione da parte di Konstantin, aveva salvato la vita di entrambi.

Ma erano ancora in pericolo, i soldati del popolo non avevano smesso di dare la caccia alla famiglia ed una volta raggiunta la camera di Konstantin e recuperato il suo carillon, i due sembravano essere ormai spacciati; dai rumori che si avvertivano fuori dalla stanza, era chiaro che presto sarebbero riusciti a trovarli e per loro non ci sarebbe stata più alcuna via di fuga.

Ma la buona stella di Konstantin non aveva ancora smesso di brillare.

In quel momento, da una passaggio segreto nascosto dietro ad una parete, al quale prima nè Konstantin, nè sua nonna avevano mai fatto caso, si affacciò un ragazzino che doveva avere poco più degli anni del giovane Romanov, con due grandi occhi color caramello e tanti capelli ricci, color ebano.

Konstantin lo riconobbe immediatamente: era uno dei tanti ragazzini che lavoravano a palazzo, generalmente si occupava dei cavalli oppure se ne stava a dare una mano in cucina.

Konstantin non conosceva il suo nome, nè gli aveva mai rivolto la parola, ma avrebbe tanto voluto farlo, perchè c'era qualcosa nei suo occhi che lo attirava moltissimo, qualcosa che non aveva mai visto in nessun altro, neanche a corte.

Il ragazzino corse verso di loro, afferrando tutti e due per un braccio e spingendoli nella direzione opposta alla quale stavano andando.

<< Non di qua, vi prenderanno! >> disse loro, facendo loro segno di andare verso il passaggio segreto dal quale era sbucato prima << Seguire questa strana, sbucherete negli alloggi della servitù e qualcuno riuscirà a portarvi in salvo! >>

L'imperatrice prese per mano suo nipote e seguì gli ordini del giovane servo, il quale continuava a guardarsi intorno, per assicurarsi che nessuno stesse arrivando.

Purtroppo però non si accorse della presenza di un piccolo pipistrello albino, lo stesso che qualche notte prima era stato visto sulle spalle di Rasputin, che stava spiando da fuori dalla finestra.

Si chiamava Figgins, era un pipistrello parlante da sempre al fedele servizio di Rasputin e anche quella notte non mancò ai suoi doveri, informando immediatamente il suo padrone che non tutti i Romanov erano già stati annientati, ma che l'ultimogenito era ancora vivo, in fuga verso chissà quale destinazione.

L'imperatrice aveva ormai attraversato il passaggio segreto, ma il piccolo Konstantin stava tornando indietro, perchè nella fuga aveva nuovamente perso il suo carillon e non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare.

<< Il mio carillon! >> strillò quasi fra le lacrime, vedendo la sua preziosa scatolina sul pavimento, a pochi passi da lui.

Ma il suo salvatore lo aveva afferrato per le spalle e spinto nuovamente in direzione opposta, impedendogli di recuperare il carillon.

<< Non c'è tempo! >> disse, assicurandosi che fosse finalmente in salvo << Dovete fuggire, andate via..di corsa! >>

Richiuse in fretta il passaggio segreto, appena in tempo, prima che un gruppo di rivoltosi entrasse nella stanza e lo circondasse, domandando insistentemente dove fossero finiti i due fuggitivi.

Il servo non disse una sola parola e quando tentò di ribellarsi, venne colpito in testa violentemente da uno dei soldati, cadendo a terra privo di sensi, proprio a fianco del piccolo carillon che il giovane Romanov stava cercando con così tanta apprensione quella sera e che lui stesso gli aveva impedito di prendere.

Quel carillon che, per uno strano caso, avrebbe segnato il destino di entrambi.
 

*
 

<< Nonna, ho paura! >>

<< Non devi tesoro mio, non adesso! andrà tutto bene, te lo prometto...ma tu corri, non fermarti per nessuna ragione! >>

Grazie all' aiuto di quel piccolo servo, l'imperatrice e Konstantin erano riusciti a fuggire da palazzo e si stavano dirigendo verso la stazione ferroviaria, dove sarebbero saliti sul primo treno in partenza per una qualsiasi destinazione abbastanza lontana da lì, nella speranza di ricominciare la loro vita senza più alcuna paura.

La fuga però non era affatto facile, soprattutto per il piccolo Konstantin, che continuava ad inciampare nella neve, la quale in quel periodo dell'anno dell'anno, in autunno ormai inoltrato, paralizzava completamente tutte le strade della città.

Inoltre, non era solo con la neve e il freddo pungente che i due reali dovavano vedersela; il piccolo Figgins aveva continuato a seguire il loro cammino in volo e non lo stesso Rasputin non ci aveva messo molto a  scovarli.

Aspettava il loro arrivo, in agguato su un piccolo ponticello poco distante da palazzo e non appena vide i due arrivare, si getto a peso morto su Konstantin, tentando di trascinarlo via con sè.
Konstantin strillò e l'Imperatrice cercò in tutti i modi di scacciare Rasputin, sebbene non  avesse le forze necessarie per farlo.

<< No, no...lasciatemi! >> piagnucolò il povero Konstantin, quando ormai tutto sembrava perduto e Rasputin aveva ormai quasi raggiunto il suo scopo.

Ma ancora una volta la sorte era stata magnanima con Il giovane Romanov; il ghiaccio sul quale era disteso Rasputin cominciò piano piano a cedere e nel giro di pochi istanti si frantumò completamente, facendolo sprofondare nell'acqua gelata, davanti agli occhi impotenti di Figgis che, essendo solamente un pipistrello, non poteva certo correre in suo soccorso.

Mentre Rasputin veniva inghiottito da quelle acque gelide, Konstantin era riuscito a liberarsi e aveva preso nuovamente la via della fuga assieme a sua nonna.

Dopo qualche minuto di corsa a perdifiato, i due reali erano finalmente riusciti a raggiungere la stazione e tentando di farsi strada fra la folla, cercavano di salire a bordo di uno di quei treni che li avrebbe finalmente portati verso la libertà.

Ne trovarono uno in partenza per la Svizzera e l'Imperatrice immediatamente tentò di salirvi sopra; una volta raggiunta Zurigo sarebbe stato facile arrivare a Parigi e lì sarebbero finalmente stati salvi. 

L'imperatrice riuscì a montare sull'ultima carrozza, con non poche difficoltà, grazie all'aiuto di altri passeggeri, anche loro in fuga dallo scempio della rivoluzione; in mezzo a tutta quella confusione, però, Konstantin non era riuscito a salire a bordo con sua nonna e cercava in tutti i modi di rincorrere il treno, che si stava piano piano incamminando verso la sua destinazione.

<< Oh, no..Konstantin! >> strillò l'Imperatrice, sporgendosi più che poteva e tendendo la mano verso il nipotino, mentre il treno aumentava sempre più di velocità.

<< Nonna! >> gemette Konstantin, con le lacrime agli occhi, correndo sempre più forte, ma non abbastanza da poter raggiungere il treno.

L'imperatrice riuscì ad afferrare la mano del bambino, ma solo per pochi secondi, perchè la velocità del treno ormai era davvero troppa  e sarebbe stato comunque impossibile riuscire a far salire anche Konstantin.

<< Nonna, non lasciarmi! >>

Konstantin mollò la presa e ruzzolò a terra, battendo la testa sui binari e perdendo completamente conoscenza.

<< Konstantin...Konstantin! >>

L'imperatrice continuò a gridare il nome di suo nipote ancora a lungo, agitandosi così tanto che alcuni passeggeri furono costretti a tenerla ferma, per evitare che cadesse giù dalla carrozza.

Ma era del tutto inutile.

Il bambino era ancora disteso a terra privo di sensi e ormai il treno era troppo lontano e non si vedeva più niente all'orizzonte, solamente neve e tanta, tanta desolazione.

Un' ultima lacrima di dolore scivolò lungo le guance dell' imperatrice.

Fino all'ultimo minuto aveva sperato che non sarebbe stata davvero la fine di tutto, che sebbene avesse perso ormai quasi tutta la sua famiglia, avrebbe perlomeno avuto ancora con se il suo Konstantin.

Ma no, ormai era davvero tutto perduto.

La sua vita non sarebbe stata più la stessa, avrebbe continuato a vivere con quella soffocante sensazione di dolore addosso.

E il suo Konstantin, il suo piccolo e dolce Porcellana, ormai era perduto per sempre.


 
  
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