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Autore: OnlySunshine    29/07/2011    1 recensioni
"Fino a tre settimane fa..." iniziò prendendo un bel respiro "...vivevo in una villetta dall’altra parte della città, i miei genitori non sono ricchi ma riescono comunque a vivere bene. Ho diciannove anni, non ho fratelli né sorelle, mi sono diplomata l’anno scorso con il massimo dei voti e sono stata ammessa alla Columbia ma non ci sono mai andata, ovviamente. Sono scappata di casa, mi hanno sbattuta fuori in realtà. Ho passato gli ultimi venti giorni girovagando per New York, cercando di allontanarmi il più possibile da quella che era casa mia. Ed eccomi qui, senza una casa, come in quella canzone di Avril Lavigne, come si chiamava?"
"Nobody’s Home" rispose in un sussurro il ragazzo.
Jen ha visto il mondo crollarle improvvisamente da sotto i piedi, ha perso la sua famiglia e la sua casa. Eppure uno strano incontro potrebbe restituirle tutto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buongiorno a tutti! 
Volevo innanzitutto scusarmi per l'assurdo ritardo. Mi ero ripromessa di scrivere e postare prima di partire ma proprio non ce l'ho fatta e poi sono stata via per un po'.
Beh ma comunque l'importante è che ora il capitolo sia pronto e che voi lo possiate leggere. Questo è l'ultimo!
Spero vi piaccia :D
**********




Lo sguardo di Jen si spostò velocemente dai freddi occhi di ghiaccio della madre a quelli verde smeraldo del padre.
<< Che ci fate qui? >> domandò senza lasciar trapelare nessuna emozione.
<< Siamo qui per te! >> iniziò con voce acuta la donna << Jake ci ha detto dove trovarti, siamo venuti per portarti a casa >>
<< Non ho idea di cosa tu stia parlando >> continuò apparentemente tranquilla la ragazza mentre Nick le stringeva la vita con fare possessivo << Io non devo andare da nessuna parte, è questa casa mia >>
<< Oh ma non dire sciocchezze! Su, prepara le tue cose e portale in macchina, non rimarrai qui con questo tizio un minuto di più! >> nonostante il tono severo la voce traballò.
<< Questo tizio, mamma, è tutto ciò che ho ora, è la mia famiglia, oltre a lui non ho nessuno >>
<< Noi siamo la tua famiglia! Io ti ho messa al mondo, noi ti abbiamo cresciuta e ti abbiamo dato tutto ciò di cui avevi bisogno per diciotto anni! >> il tono di voce della donna iniziò una vertiginosa scalata verso l’alto mentre la collera le pervadeva ogni punto del corpo.
<< No! Lui è la mia famiglia! Lui che ha rischiato la pelle per salvarmi nonostante a malapena mi conoscesse, lui che mi ha dato un tetto, del cibo, lui che mi ha accettato anche in questo stato, lui che ha voluto tenerci entrambi, lui che mi ha ridato la speranza, si, lui... lui è la mia vera famiglia! Se voi davvero mi aveste amata come dei genitori dovrebbero allora non mi avreste mai buttata per la strada, mi avreste appoggiata ed aiutata... >> si fermò esausta posandosi una mano sulla schiena, chiuse gli occhi e prese due grandi respiri. Nick dietro di lei strinse la presa e l’aiutò a sedersi sulla sedia più vicina.
<< Credo non sia il momento giusto per questa discussione >> disse gentilmente il ragazzo passando una mano fra i capelli di Jen << È davvero stanca, avrebbe bisogno di dormire >>
<< Lo farà appena arriveremo a casa! Su dai! Non dobbiamo per forza portare via tutto oggi, per tutto il resto possiamo tornare... >> iniziò la donna ma subito la grande mano del marito le si poggiò sulla spalla inducendola a tacere.
L’uomo sorpassò la moglie senza degnarla di uno sguardo e avanzò fino a trovarsi faccia a faccia con Nick che nonostante fosse davvero intimidito dalla possente figura cercò di non darlo a vedere, continuò a fissarlo negli occhi fino a quando questo, sorprendentemente, non allungò una mano con uno sguardo completamente sincero. Il ragazzo la strinse accennando un sorriso sinceramente colpito dal gesto.
<< Grazie per tutto quello che hai fatto per lei >>
<< Era mio dovere >> rispose semplicemente Nick prima di sciogliere la stretta e spostarsi di qualche passo lasciando libero il posto accanto a Jen. L’uomo le fu subito vicino.
<< Piccola mia >> sussurrò posandole una carezza sulla guancia.
<< Papà >> rispose lei sull’orlo delle lacrime afferrandogli la mano << Io rimango qui. Te lo giuro, papà, vorrei tanto che tutto tornasse come prima ma ormai è troppo tardi, non posso tornare con voi, quello non è più il mio posto >>
<< Ti capisco perfettamente tesoro e rispetto la tua decisione, ma concedimi una cosa, una sola, ti prego. Vieni a casa domani, solo per parlare, nient’altro. C’è tanto da chiarire >> le due paia di occhi verdi erano puntate l’una sull’altra, attratte come due calamite.
<< Non lo so >> rispose Jen sciogliendo l’intreccio << Ci devo pensare >>
<< Naturalmente >> sussurrò l’uomo prima di incamminarsi verso la porta << Spero che ci concederai una seconda possibilità >> disse, poi uscì seguito dalla moglie.
Jen si tirò in piedi con non poca difficoltà e colta da un giramento di testa barcollò, Nick l’afferrò subito ma fu scostato bruscamente.
<< Ho bisogno di riflettere, Nick, preferisco rimanere da sola per un po’, ok? >> disse e senza aspettare una qualsiasi risposta si rifugiò nella stanza della musica.
 
Nick passò la notte in un semicosciente stato di dormiveglia, cercava di essere abbastanza attento nel caso Jen avesse avuto bisogno d’aiuto ma ogni tanto finiva per appisolarsi per qualche minuto. È vero, forse era fin troppo apprensivo ma l’idea che la ragazza passasse la notte da sola non gli andava per niente a genio, non nelle sue condizioni. “Può cavarsela benissimo da sola” cercò di ripetersi il maggior numero di volte possibili ma la verità era che non riusciva a crederci dopo i quattro mesi che avevano passato insieme e se ripensava a tutto quello che era successo il giorno precedente, tra Jake e i suoi genitori, se ne convinceva ancora di più.
Quando le prime luci dell’alba attraversarono la finestra ed entrarono nella camera da letto Nick si decise ad alzarsi. Cercò di muoversi facendo meno rumore possibile e fino a quando non arrivò nella stanza della musica l’unico suono che si sentiva per la casa era lo strisciare dei suoi calzini sulla lucida moquette. Aprì la porta della camera e riuscì ad intravedere la ragazza solo grazie alla fioca luce che entrava dalle persiane semi chiuse: era stesa sul divano con le mani sul grembo e la testa poggiata sul bracciolo in un’innaturale posizione, quella nottata gli sarebbe costata un brutto torcicollo. Il ragazzo le si avvicinò e le accarezzò la guancia sistemandole i ciuffi di capelli fuori posto, Jen mugugnò qualcosa e dischiuse gli occhi.
<< Vieni a dormire in camera, starai molto più comoda >> sussurrò piano Nick con una strana cadenza, come se stesse canticchiando.
<< Il collo >> si lamentò lei portandosi una mano sulla nuca e massaggiandola.
<< Lo so, questo divano è davvero scomodo >> ridacchiò Nick mentre l’aiutava a tirarsi su.
<< E se metti in conto che sono praticamente una balena ormai, non è per niente l’ideale >> rispose lei mettendosi a sedere.
Il ragazzo si sistemò accanto a lei con un braccio intorno alle sue spalle per farla stare più comoda.
<< Hai deciso cosa fare? >> domandò serio lui, la ragazza gli lanciò uno sguardo d’aiuto << Tu sai come la penso, sai perfettamente cosa vorrei che tu facessi >>
<< Tu vuoi che io vada >> rispose senza esitazione lei e Nick annuì convinto.
<< La famiglia è una delle cose più importanti che abbiamo, tu l’hai persa, ma hai la possibilità di riavere tutto anche se questo significa rinunciare a me >>
<< Io non rinuncerò mai a te, Nick >> esclamò sorpresa << Potrei anche perdonarli ma non significa che poi debba abbandonarti! Non devo scegliere, non posso scegliere >>
<< Certo che è una scelta, tesoro! L’hanno detto chiaro e tondo ieri, se scegli loro avrai anche Jake in omaggio, se scegli me rinunci a tutto >>
<< Beh allora ripeterò quello che ho già detto ieri, tu sei la mia famiglia. Non ho bisogno di loro >>
<< Sono stato la tua famiglia in questo periodo, è vero, ma ero semplicemente il sostituto, niente di più. Loro sono la tua vera famiglia, ma hai visto come ti guarda tuo padre? Lui ti ama, molto più di me, molto più di chiunque altro. Lui ti ama come solo un padre può fare >>
Jen abbassò il capo, sconfitta, la verità nelle parole del ragazzo l’aveva sconvolta fino all’inverosimile.
<< Non posso farlo >> sussurrò ad un certo punto con voce fioca << Tu mi sei stato accanto nonostante tutto, non mi hai mai abbandonata, mi hai raccolta che ero a pezzi e mi hai aiutata a rimettermi in sesto. Non è stato facile, ci è voluto tempo, tanto tempo, ma non ti sei spazientito, hai continuato a prenderti cura di me asciugandomi le lacrime e curando le ferite che altri avevano lasciato. Tu sei l’unica cosa giusta che mi sia mai capitata e ringrazio qualunque forza sovraumana ti abbia mandato da Brush Supermarket quella mattina ma non posso continuare a spremerti con la mia vita. Ora tocca a me a fare qualcosa per te. Non ti abbandonerò perché questo significherebbe spezzarti il cuore, significherebbe farti soffrire e credimi, mi odio solo al pensiero. D’ora in poi io sarò per te qualunque cosa tu voglia, farò per te qualunque cosa tu voglia, e staremo insieme. Per sempre. >>
Nick sorrise piacevolmente stupito e alzò gli occhi lucidi al cielo.
<< Non ti sarai mica commosso, vero Nick Jonas? >> Jen non aveva neanche finito la frase che già il ragazzo le aveva preso il volto tra le mani e la tirava a sé per baciarla intensamente ma con un’infinta dolcezza << Ho solo un’ultima cosa da chiederti >> sussurrò lei sulle sue labbra ed il ragazzo la fissò incuriosita << Accompagnami dai miei. Farò tutto ciò che posso per avere un lieto fine e se loro davvero mi amano quanto dovrebbero capiranno >>
<< Certamente >> annuì sorridendo Nick prima di tornare a baciarla. Non gli sembrava vero che questa storia potesse davvero finire con un “vissero felici e contenti”.
 
Jen prese un grande respiro ed, ancora esitante, suonò il campanello, nonostante avesse le chiavi in borsa non si sentiva più in diritto di usarle, quella che aveva davanti a lei non era più la sua casa, lei non apparteneva a quel luogo.
Nick le strinse la mano e con il cuore in gola la seguì quando il grande cancello automatico si aprì; cominciò a guardarsi intorno curioso, un grande giardino circondava la villetta bianca che non era per niente sfarzosa, ma molto elegante, lanciò uno sguardo a Jen: la ragazza, sicura su dove trovare i genitori, attraversava il vialetto senza prestare attenzione a quello che la circondava.
<< Mamma! Papà! >> urlò lei con non poco sforzo. Avrebbe dovuto chiamarli Charlotte e Christopher?
<< Siamo sul retro, tesoro! >> le rispose pochi secondi dopo la madre.
I due ripresero a camminare ed, attraversato un cancelletto, si ritrovarono in un colorato giardino coperto da un verdissimo prato inglese e pieno di aiuole in fiore. Sotto la veranda, seduti ad un tavolo in marmo bianco, c’erano i genitori di Jen, ma non erano soli. Nick percorse con lo sguardo i volti dei tre ospiti soffermandosi sull’ultimo. Anche lui lo guardava, si scambiarono un lungo sguardo, si era battaglia, battaglia aperta, scontro frontale, all’ultimo sangue e solo uno sarebbe sopravvissuto.
<< Che ci fanno loro qui? >> ruggì furiosa la ragazza lasciando la mano di Nick e facendo due passi avanti.
<< Ma Jen, ti sembra il tono adatto? Jake ed i suoi genitori sono qui per parlare del bambino >> la riprese la madre pronunciando la frase come se fosse del tutto ovvia.
<< Jake si è  intromesso nei miei affari fin troppo negli ultimi tempi. Pensavo non avessimo altro da dirci >> soffiò nera di rabbia lei, il ghigno che era comparso sulle labbra del ragazzo la mandava in bestia.
<< Scusami, Jen cara >> si intromise la madre di Jake allontanandosi dal marito. Era perfettamente come la ragazza l’aveva sempre immaginata, alta e magra, perfetti cappelli mori che le sfioravano le spalle ed un trucco evidente, davvero evidente << ma il mio Jake è il padre di questo bambino! Ha tutto il diritto di essere qui. >>
<< Con tutto il rispetto signora Cooper ma cosa ha fatto suo figlio per meritarsi il titolo di padre? A parte portarmi a letto, è ovvio >> ormai era irrefrenabile, incontrollabile, aveva intenzione di dire tutto ciò che pensava, per troppo tempo si era trattenuta, per troppo tempo aveva tenuto tutto dentro. Era arrivata la resa dei conti e non sarebbe stata clemente con nessuno.
 << Beh si, Jake ha fatto qualche errore ma... >> tentò di contrastarla il padre del ragazzo, un uomo basso e tarchiato dalla lucente testa pelata.
<< Ma cosa? Jake ha avuto la sua occasione per essere un buon padre, quella notte, quando ho bussato implorante alla vostra porta e gli ho chiesto semplicemente di ospitarmi. La porta in faccia è stata una risposta più che chiara >>
<< E preferisci che il tuo bambino cresca nelle mani di quel teppista violento? Se mio figlio è conciato in questo modo è per colpa sua >> riprese a parlare la donna sempre più concitata indicando il grosso livido che anneriva lo zigomo di Jake.
<< Non si azzardi neanche a parlare di lui! >> sfuriò la ragazza << Se Nick è arrivato a fare quello che ha fatto è solo perché ama in modo indescrivibile sia me che il bambino e perché suo figlio è un grandissimo stupido. Ha fatto di tutto per dividerci, le ha tentate tutte, ma, guardi un po’, non ci è riuscito! Quindi a questo punto non mi è chiara ancora solo una cosa: che altro volete da me? >>
<< Vogliamo essere presenti nella vita del bambino, se tu e Jake tentaste di collaborare, potreste crescere il bambino insieme, sareste degli ottimi genitori, e noi potremmo essere dei buoni nonni. È questo quello che vogliamo: nostro nipote >>
<< Jake riconoscerà legalmente il bambino, era questo l’accordo, sarà lui il padre a livello burocratico e sa benissimo quello che questo comporta, ma non gli concederò niente di più. Essere i nonni legali è abbastanza per voi? >>
<< Piccola ragazzina insolente come ti permetti? Farò di tutto per avere ciò che mi spetta, a costo di aprire un’azione legale! >> urlò fuori di sé la donna mentre il marito dietro di lei annuiva.
<< Io sono la madre, lei non può farlo! >> rispose Jen mentre tutta la sicurezza che aveva fino a pochi secondi prima andava in pezzi.
<< Oh certo che posso, ti porterò via il bambino, vedrai, farò in modo che venga affidato a Jake. Lui ha una famiglia, un lavoro, i soldi. Tu cos’hai invece? Niente, a parte quel ragazzetto. Mi hanno detto che lavori in un bar, al giudice farà molto piacere >> controbatté la donna ridacchiando soddisfatta di avere il coltello dalla parte del manico.
Jen si sentiva bruciare dentro, non poteva essere vero, non potevano arrivare fino a quel punto. Indietreggiò piano scuotendo la testa, non ne voleva sapere più niente di Jake e la sua famiglia e non ne voleva sapere niente dei suoi genitori, perché non la difendevano? Beh ovvio, era proprio come diceva Nick, se voleva loro doveva accettare tutto il pacchetto. Ma lei non li voleva, non voleva nessuno di loro. Voleva andare via e non rivederli più. Voleva fuggire via da lì.
Non ci pensò due volte. Si voltò ed iniziò a correre.
Corse per tutto il vialetto con la vista offuscata dalle lacrime che non aveva potuto trattenere, sentiva dei passi dietro di lei, ne era certa, Nick la stava seguendo, lui c’era sempre per lei. Non riusciva davvero a vedere niente, gli occhi gonfi le davano una visione totalmente distorta di ciò che aveva davanti, a malapena si accorse di aver superato il cancello, ma non le importava, il suo obiettivo ora era correre il più lontano possibile da quel luogo e lo avrebbe fatto ma tutto successe troppo velocemente. Notò di star camminando sull’asfalto solo quando due luci la inondarono, sentì una macchina frenare ed un rumore assordante, Nick urlò il suo nome come mai l’aveva sentito prima, poi tutto divenne buio e sentì l’energia svanire dal suo corpo come in una vecchia pila consumata.
 
 
Piano tentò di aprire gli occhi ma l’accecante luce glielo impediva, ritentò svariate volte prima di riuscirci ma ciò che la circondava non le piacque.
Era bianco, tutto bianco. Perché tutto ciò che poteva vedere era bianco?
Istintivamente fece per portarsi le mani sul grembo ma la destra era bloccata da un tubicino collegato ad una flebo e da un’ingombrante ingessatura che le teneva ferma il polso, si concentrò più che poteva e riuscì a muovere la sinistra ma il panico l’avvolse quando tutto ciò che riuscì a toccare fu il suo ventre piatto, dov’era il suo bambino?
<< Che.. Che... >> riuscì solo a dire dibattendosi debolmente e solo in quel momento si accorse di non essere sola nella stanza.
Nick alzò lo sguardo distrutto mentre una luce di speranza si accendeva negli occhi arrossati, tirò su col naso e si passò una mano sulle guance dove le lacrime avevano ormai tracciato dei solchi. Si precipitò dalla ragazza e gli afferrò la mano che ancora tremava sul grembo, gliela baciò più volte mentre le lacrime continuavano a scendere.
<< Ti sei svegliata, non ci posso credere! >> esclamò con voce rotta dal pianto, poi alzò gli occhi al cielo << Signore, grazie, grazie infinite >>
<< Ni... Nick >> chiamò lei piano.
<< Si tesoro, sono qui. Sono qui con te >> ripeté come per convincere più sé stesso che la ragazza.
<< Dov’è? Nick... Lui dov’è? >> chiese a fatica mentre il panico aumentava.
Le bastò uno sguardo, gli occhi di Nick le fecero capire tutto.
Non avrebbe mai preso in braccio il suo bambino, non gli avrebbe mai insegnato a camminare, né a parlare, non lo avrebbe mai sgridato per un vaso rotto e non lo avrebbe mai accompagnato a scuola. Lui non c’era più e basta. Era come se si fosse dissolto, si un momento prima c’era ed un momento dopo... puff! Non c’era più. La vista le si annebbiò come in quel dannato pomeriggio e calde lacrime le rigarono il volto. Era come se le avessero strappato il cuore dal petto, anzi no, quello lo avrebbe preferito. Purtroppo il cuore c’era ed era proprio quello a farla soffrire così tanto.
Nick poggiò la fronte su quella di lei.
<< Ce la faremo, vedrai. Supereremo anche questa >> riuscì a dire prima di lasciarsi andare in un pianto liberatorio.
In quel momento il loro destino era del tutto chiaro, soffrivano per lo stesso motivo, piangevano le stesse lacrime e solo insieme sarebbero riusciti ad andare avanti.
Solo insieme sarebbero guariti.



FINE.




**************
Beh eccoci qui, a questo punto manca solo l'epilogo che posterò oggi pomeriggio o domani ma che è già bello e pronto.

Il finale non sprizza felicità ma che posso dire? Sono una fan dei momenti drammatici. u.u
Ci tengo tanto a ringraziare tutti coloro che hanno seguito questa FF, quelli che l'hanno recensita e quelli che l'hanno solo letta.
Grazie per aver sprecato il vostro tempo per questa storia, per me significa tanto.
Un grazie speciale va alla mia migliore amica
lillikiasisters perchè, oltre al fatto che ha recensito tutti i capitoli e me li ha commentati anche a voce, se non fosse per lei probabilmente sarei ancora ferma al primo capitolo, quindi le sono davvero grata :D
Tutto è iniziato ascoltando una canzone di Avril Lavigne quindi l'ultimo ringraziamento va a lei e alle due canzoni che hanno ispirato l'intera storia:
Nobody's Home e I will Be
Che altro dire? Mi mancherà molto questa storia, mi mancheranno Jen e Nick soprattutto ma anche Maya, Joe, Kevin, David e perfino quel cretino di Jake.
Alla prossima, gente (se e quando ci sarà)
Un bacione,
-cla


  
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