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Autore: Kastania    29/03/2006    4 recensioni
Una breve introduzione per la storia che ho in mente... non presento ancora i personaggi, soprattutto quello principale. Lascerò che lo scopriate voi chi è.. capitolo dopo capitolo.. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 18

 

CAPITOLO 18

 

Si sedettero l’uno accanto all’altra. Lara quasi non riusciva a respirare. Non sapeva cos’era accaduto, non riusciva neppure ad immaginarlo. Eppure percepiva il senso incombente di una fine dolorosa. Lo vedeva riflesso nei suoi occhi che continuavano a spiarla ansiosi.

 

“Dopo la gara sono tornato immediatamente a San Pietroburgo. Avevo ricevuto una strana telefonata di mia madre, che mi pregava di tornare il prima possibile. Non mi sono allarmato più di tanto: ho pensato che forse voleva cercare di ricucire un po’ i nostri rapporti. Ammetto di essere stato molto duro, molto freddo con lei dopo quanto era accaduto. Non che lei non lo meritasse.. ma la famiglia è pur sempre la famiglia.”

 

E poi ero felice di tornare a casa. Per parlarle di noi. Solo mia sorella Elena  è al corrente di tutto, e devo aggiungere che ne è entusiasta. E’stata lei a convincermi a tornare, a farmi capire il perché mi avevi scacciato a quel modo prima del Mondiale. E’una persona straordinaria..e per certi versi vi assomigliate,sai?”

 

“Insomma,speravo che lei mi desse una mano ad abbattere le resistenze del resto della famiglia.

Ma purtroppo le cose sono andate in maniera leggermente diversa. Innanzitutto lei non c’era. Non era stata neppure avvisata del mio rientro. Probabilmente, questo è stato fatto per uno scopo preciso. Non doveva essere presente, e in qualche modo influenzare le mie decisioni.

 

Quando sono tornato, ad aspettarmi insieme a loro c’era Marya. Stava seduta in un angolo, quasi a capo chino: si vedeva che non era contenta di trovarsi lì, di dovermi affrontare un’altra volta. Ma mia madre ovviamente la spalleggiava. Era stata lei a tessere la trama.”

 

“Mi sono sentito di nuovo ingannato: e ho capito che in un modo o nell’altro voleva cercare di riappacificarci, di appianare i problemi fra noi. Tentativo nobile, certo, ma perfettamente inutile. Cercando di mantenere il controllo, ho detto loro che non avevo minimamente intenzione di tornare sui miei passi. Ho sottolineato che molte, troppe cose era diverse, ora.”

Le accarezzò piano la mano, che ancora stringeva fra le sue.

 

“A quel punto Marya è scoppiata a piangere. Io la guardavo senza capire: avevamo parlato concretamente di separazione, di divorzio, e lei mi era sembrata perfettamente d’accordo. Se ne era andata immediatamente da casa, dopo quella notte. Ed ora di punto in bianco si metteva a piagnucolare come una bambina? Non credevo ai miei occhi.”

 

“Mia madre a quel punto è esplosa. Mi ha accusato di essere un insensibile, rimproverandomi come se fossi ancora un neonato. E mi ha informato, senza alcun tipo di tatto, che Marya aspetta un bambino. E’incinta di quasi tre mesi, oramai.”

 

Uno schiaffo in pieno viso.

Un doloroso pugno nello stomaco. Un brivido ovunque nel corpo e nella mente.

Lui proseguì, evitando di guardarla per non riconoscere in lei la sofferenza che sapeva di infliggerle ad ogni parola.

 

“La mia prima reazione è stata di incredulità, ovviamente. Sono rimasto in silenzio,perché il pensiero che si andava formando in me non poteva essere espresso in maniera garbata. Marya mi ha guardato, fra le lacrime, e mi ha giurato che poteva essere soltanto mio. Soltanto mio. ”

Ripetè, di nuovo quasi assente.

 

Cosa potevo fare? Ho dovuto crederle. Forse ho semplicemente voluto, non lo so. Certo da quel momento ho evitato di pensarci, di ripetermi quella domanda. In fondo sì… potrebbe davvero essere mio. Volevamo tanto un figlio, dal giorno stesso in cui ci siamo sposati. Sembra un tempo così lontano a pensarci, eppure sono passati meno di due anni.

 

Il silenzio cadde terribile fra loro.

Forse lui si attendeva una sua reazione, magari anche violenta. Ma non ci fu.

Lara aveva lasciato ricadere inerte la sua mano in grembo.

 

“Lara.. ma hai capito quello che sto dicendo?Sembra che neppure ti importi..”

Cercò in quel modo di scuoterla, di costringere a reagire.

 

“Certo che ho capito, non sono sorda. Però una cosa proprio non la capisco.”

Si alzò, e lo guardò negli occhi. Il viso non lasciava trasparire alcuna emozione, e gli occhi erano addirittura quasi freddi.

“Non capisco perché sei tornato,perché non me lo hai detto prima. Hai reso solo le cose più dolorose,ora. Devi rimanere accanto a lei.”

 

Ma di cosa stai parlando?”la interrogò, cominciando ad irritarsi. Perché non voleva capire?

“Non ho alcuna intenzione di restare con lei. A prescindere che il bambino sia davvero mio o..

 

“No, sei tu che non capisci. Questo bambino avrà bisogno di un padre. Avrà bisogno di te. Non puoi punire lui per quello che ti ha fatto Marya. Tu stesso l’hai giustificata, l’hai capita: hai riconosciuto che le offrivi una vita troppo solitaria per essere felice. Ora le cose però sono cambiate.”

Gli voltò le spalle, misurando a larghi passi la stanza.

 

“Ora hai imparato dai tuoi errori. Non la lascerai mai più sentirsi così sola da doverti tradire. E poi avrà il bambino, a cui badare. Davvero, tua madre ha ragione. Devi stare con lei.”

La voce era calma,assennata. Nessuno avrebbe potuto immaginare l’oceano di emozioni violente che si agitava sotto quella infrangibile superficie di tranquillità.

 

Ma Evgeni cominciava a conoscerla. Sapeva che stava mentendo.

Eppure, sapeva anche che le sue obiezioni erano sensate.

Aveva sempre sognato di essere padre. Di offrire ai suoi figli più attenzione, più calore, più amore di quanto egli stesso, da bambino, avesse mai ricevuto.

Ora quel bambino stava per nascere,e lui doveva decidere se stargli accanto oppure no.

 

Le si avvicinò, cingendole la vita. Lei continuava a dargli le spalle.

Gli parve di vederla tremare, impercettibilmente, a quel contatto.

“Ti prego, guardami.”

 

Lei non si mosse.

Lui proseguì egualmente.

“Una soluzione c’è. L’unica soluzione che sono riuscito a trovare. L’unica che credo esista.”

 

Lara attese, affidandosi totalmente a quell’unica speranza.

Quale via d’uscita poteva esserci per loro due, per lei? Non ne scorgeva nessuna davanti a sé…

Evgeni la strinse più forte, cercando di infonderle tutto il suo affetto.

Cercando di trattenerla prima che lei svanisse del tutto. Fisicamente era ancora in quella stanza, ma lui si rendeva conto che con lo spirito era già lontana mille miglia.

 

Vieni con me. Vieni con me a San Pietroburgo.Non lasciarmi solo a fronteggiare..tutto questo.”

 

Finalmente lei si voltò, gli occhi gonfi per le lacrime che tentava di tenere celate.

Non stava scherzando. Era serio, mortalmente serio.

 

“Dico davvero. Non ne posso più di starti lontano,e non voglio rinunciare nemmeno ad un istante che possiamo trascorrere insieme. Vieni via con me.. ti prego. Potrò stare vicino al bambino quando nascerà.. hai ragione a dire che non saprei rinunciarci. Ma non voglio restare con lei.

Voglio te, te soltanto.”

 

Le parole che sognava di udire da una vita intera. Beh, non tutte quelle appena pronunciate, ovviamente. Voglio te,te soltanto.

Eppure mentre i suoi occhi brillavano,per l’intensità dell’amore che in quel momento sentiva di provare, le sue labbra rimasero fredde, e mormorarono piano una sola parola.

L’unica possibile.

 

“No.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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