Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Elenie Estel    29/03/2006    1 recensioni
una estate perfetta...per qualcuno.(ex "confini fragili", il titolo non mi convinceva...) rating cambiato a causa dell'ultimo capitolo. non si sa mai...
Genere: Comico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ragazzi! ci siamo quasi! preparatevi! mi manca un capitolo... e che capitolo! ma adesso vi lascio a leggere questo... solo, un ringraziamento ai miei recensori, valley, spongy e, naturalmente, vecchiacivetta! buona lettura! EE

TOC TOC
Che…ma cosa…ma è notte fonda…
“Giù dal letto, Katleen, l’alba non aspetta nessuno!”
Ah, già… il cervello comincia a funzionare, alla fine! In un attimo sono in piedi.
“Arrivo! Mi vesto e scendo!” rispondo alla nonna. “Dovresti sbrigarti, che abbiamo un problema!”
Questa non me l’aspettavo…
“Che problema?!?” Apro la porta ancora mezza nuda con la felpa sulle spalle. I jeans non me li sono neanche tolti, ieri sera…
“tuo cugino e il resto della tribù non si vuole alzare. Prova a convincerli te… se no vai da sola! Io finisco di riempirti il cestino…” la nonna scende le scale e torna in cucina.
Rimango un attimo ferma sulla soglia della mia camera. Non mi va di andare da sola. Ho deciso che ci devono venire anche loro e verranno, fosse l’ultima cosa che faccio!
In un lampo sono di fronte alla porta della scala per la mansarda, dove i quattro si sono accampati. Salgo la scala senza fare alcun rumore, anche se la precauzione è inutile. Dormono tutti e quattro, come se avessero mandato giù un’intera fiala di distillato della morte vivente.
Mentre mi avvicino a loro intravedo la mia immagine riflessa in un vecchio specchio. Sono ancora a torso nudo…forse è meglio se mi infilo la felpa che mi sono portata… mentre cerco di farla passare dalla testa perdo l’equilibrio e atterro di peso su uno dei ragazzi.
“Ahiaaaaa! Ma che c’è, stamani? Voglio dormire!” le urla selvagge di Sirius risvegliano gli altri tre.
“Chi è? Che c’è? Chi sei?” sobbalza Remus.
“Ragaaaaaaaaaa ho sonno ma lo sapete che ore sono?” borbotta Jim.
“Sono le tre! Se non ci muoviamo non arriveremo in tempo sulla collina! Se mi fate perdere l’alba giuro che imparo a scagliare la maledizione dei Fantasmi!” urlo, per coprire gli strepiti di Sirius, sul quale sono ancora seduta.
“…Ate! …on …ccio! …esi!” sento gemere da sotto di me. “Scusa, Sirius! Non ho capito quello che hai detto!” mi alzo e gli sorrido mentre si massaggia le costole.
“Non… importa…” ha ancora il fiato mozzo.
“Forza! L’alba non aspetta nessuno! La nonna ci ha preparato qualcosa di caldo da portarci dietro! Però vestitevi pesi che fuori fa freddo!” mi alzo e vado verso la porta per lasciarli cambiare.
“Aspetta! Quanto peso?” chiede Remus.
“Una bella felpa dovrebbe bastare. Siamo in estate, dopotutto. Però adesso sbrigatevi!” esco dalla stanza.
Le scale sono buie, ma le conosco così bene che non ho bisogno di vederle. In cucina la nonna ha preparato il caffè. L’odore di caffè è una delle cose migliore per svegliarsi, ma anche il volo che ho appena fatto, l’emozione per lo spettacolo che stiamo per vedere e tante altre cose sono d’aiuto. Bevo in silenzio la mia tazza di caffellatte, senza fare storie. La nonna è contenta, ma comincia a insistere per farmi mangiare anche qualcosa di solido. Solo che non mi va…
Stiamo ancora discutendo quando i ragazzi scendono. In cinque minuti fanno piazza pulita di tutto quello che si trova sulla tavola, togliendo alla nonna il modo di lamentarsi.
Ci porge le coperte e il cestino. Arrivati sulla porta ci saluta.
“La strada la sapete! Buon divertimento. Kate, mi raccomando, bada ai ragazzi!”
Rimango colpita. È la prima volta che ci lascia andare da soli.
Salutiamo e ci avviamo. La strada è abbastanza lunga, e siamo partiti tardi. Camminiamo in fretta, in silenzio. Apro la fila. Seguono Jim, Sirius e Remus. Ultimo, tanto per cambiare, Pete.
I ragazzi non sembrano molto entusiasti della gita notturna. Camminano badando soprattutto a non inciampare. A me piace. Il celo è uno spettacolo. Ancora è tutto buoi, l’alba sembra lontanissima. Non c’è luna, e le stelle sono miliardi. Presa come sono dal cielo faccio fatica a fare attenzione a dove metto i piedi. Ci sono tutte le costellazioni, nitide come non è possibile vederle dalla torre del castello. In confronto quelle sono sbiadite! La campagna è tutta piatta, campi e prati si alternano per chilometri e chilometri. Solo ogni tanto si scorge l’ombra di qualche albero basso.
Quando riesco a abbassare gli occhi mi accorgo che abbiamo fatto in fretta. Siamo ai piedi del colle dell’alba. Non è il suo vero nome, ovviamente. È il colle più alto dei dintorni, ma comunque troppo basso per apparire su una carta gabbana e per avere un nome ufficiale. Quando io e Tim abbiamo scoperto che nessuno gli aveva mai dato un nome, glielo abbiamo dato noi. Il colle dell’alba.
Il silenzio è interrotto solo dagli sbuffi di Peter sulla salita. È un po’ ripida, lo so, ma considerando che lui è l’unico che non porta niente potrebbe fare a meno di fare tutte quelle scenate! È snervante quando fa così…
“Chi arriva ultimo paga pegno!” Jim, chi se no?
Cominciamo a correre come matti. Non ci sono alberi dove fermarci, ma sia io che Jim sappiamo dove inizia la zona pianeggiante alla sommità del colle. Ci siamo in un minuto. Seguono Sirius e Remus. Ultimo… ormai non sto più neanche a voltarmi a guardare. Sono piegata in due, mani sulle ginocchia e cerco di prendere fiato. Poi alzo gli occhi. Incrocio lo sguardo con quello di Sirius, che si affretta a voltarsi. Strano. Non l’ho mai visto comportarsi così… forse prima, cadendogli addosso, lo ho messo in imbarazzo…
Non so…magari dopo chiedo a Tim… fra qualche ora lo rivedo! Mi manca!
Ma ora dobbiamo escogitare una penitenza per Pete e prepararci. L’alba non aspetta!
“Allora! Il sole sorge da quella parte!” con una mano indico il lato del colle da dove siamo arrivati. “Sono…” guardo l’orologio. Un quarto alle cinque. Appena in tempo per sistemarci. “Sono quasi le cinque. Mettete una coperta sul prato!” I ragazzi obbediscono e stendono le tre coperte sul prato. È enorme. Ci entreremo tutti comodamente. Mi metto a sedere nel centro e gli altri si siedono tutto intorno. Ci buttiamo le coperte sulle spalle. Apro il cesto della nonna e tiro fuori il caffè con annesse tazze e lo distribuisco. La brezza si sta alzando. Non manca molto.
Quando tutti hanno bevuto ci sdraiamo. Le stelle sono ancora chiare, anche se non più come quando siamo usciti. Faccio la grossa e ne snocciolo i nomi a memoria. Adoro Astronomia, a Hogwarts! Anche Remus è bravo, ma due anni di corso fanno la differenza. Sirius e Jim le conoscono, ma sono meno interessati al gioco. Preferiscono discutere delle possibilità di mio cugino di entrare nella squadra dei Grifi, quest’anno.
“Secondo me ce la fai!” gli dico, lasciando perdere Remus, che sta cercando di spiegare a Peter come trovare il Carro.
“Non so…se gioco voglio fare il Cercatore, ma in selezione non so se riuscirei a battere Lucy Torton. È incredibile!” mi risponde, sfiduciato.
“Lucy? È bravina, ma te vai meglio! E poi non hai bisogno di batterla. Ha finito! Ha dato i MAGO a giugno. Non hai rivali!” sorrido alla sua faccia sbigottita.
“E tu come lo sai?” chiede. Sono famosa in casa per i miei scherzi. Miei e di Tim.
“Pollo! Anche io sono nella squadra. So a che anno sono i membri. E poi siamo amiche. Vuoi sapere quanto ha preso?”
“Ah, già…allora dici che potrei provarci?” continua Jim, sempre sospettoso.
“No, non puoi. DEVI! Un giocatore del tuo calibro e la coppa è già in tasca. Sempre che riusciamo a trovare un portiere decente…” il resto della frase è sopraffatto dagli squittii di Pete. Il cielo si sta schiarendo.
Mi alzo di botto, scoprendo anche tutti gli altri, che mi vengono dietro.

Bianco.

Giallo.

Arancio.

Rosso.

Poi un misto di tutto.

Poi il sole che sorge sulla casa, sulla quercia, sui campi, sui prati.

Non riesco più a guardare. La luce è fortissima. Sento il calore sul viso e la luce che trasparisce dalle palpebre. Poi anche così è troppo forte, e devo abbassare lo sguardo.
Siamo tutti abbagliati, sbattiamo le palpebre e fissiamo il prato. Pete si è perfino girato. Uno dopo l’altro lo imitiamo.
Quando abbiamo recuperato l’uso degli occhi torniamo a sedere e ci lanciamo sul cestino. In cinque minuti è vuoto. I ragazzi si sono sbafati torta, brioches, biscotti e caffè sono solo un ricordo. Nessuno ha aperto bocca.
Ubbidendo a un segnale muto ripieghiamo le coperte e cominciamo la discesa. Siamo già in vista della casa quando il silenzio è rotto.
“È stato fantastico! Non ho mai visto niente di simile! È…è…non so…la cosa più… magica che io abbia mai visto!” esclama Sirius.
“AS-SO-LU-TA-MEN-TE U-NI-CO!” urla Jim.
“Grandioso! Non pensavo che fosse così bello! Grazie per averci convinti, Kate!” Remus è sempre educato…
“Già…già…bello…bello…” Pete, al solito, ripete quello che ha sentito dagli amici. Mi dà sui nervi questo suo atteggiamento. Non sopporto le persone come lui, senza niente di proprio. In lui è tutto preso a prestito. Non so come mai gli altri tre lo sopportano. È il loro opposto.
Non ha nulla. Jim gioca a quidditch, Sirius ha quel portamento che è tipico di tutti i Black, ma non il loro carattere, Remus è un ragazzo simpatico, un po’ timido ma molto furbo…
Peter…non so…chiederò a Tim. Lui capisce più di me queste cose.
Mentre io sono persa nei miei pensieri siamo arrivati a casa.
La nonna ci aspetta sulla soglia.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Elenie Estel