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Autore: Lily White Matricide    30/07/2011    17 recensioni
Tutto ha inizio durante un viaggio in Irlanda, verde come gli occhi di Lily. Un viaggio per allontanarsi da Spinner's End per Severus, per averla ancora più vicina ... Per capire, tra uno sprazzo di sole ed uno scroscio di pioggia, che cosa sia averla vicina ogni giorno. La pioggia purifica e salva, il sole asciuga il senso di colpa .... E in tutti quegli anni e mesi e giorni, la pioggia irlandese accompagnerà sempre Lily e Severus. Un lungo viaggio nella loro adolescenza, che andrà ad incupirsi per l'ascesa di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte, ma che li spingerà a prendere una posizione ben precisa in questa guerra all'orizzonte. Riusciranno i due ragazzi a sopravvivere alla guerra?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lily Evans, Severus Piton, Voldemort | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Irish Rain Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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5.

Can’t Stop What’s Coming, Can’t Stop What’s On Its Way

 

"Make me immortal with a kiss." Christopher Marlowe

La musica riecheggiava lontana e distante, il tocco del bodhran era un vago rintocco remoto. Tutto era un sussurro portato via dal vento, a miglia di distanza forse in quel momento la vita reale era ad anni luce dai due ragazzi, che si guardavano dolcemente negli occhi e si stringevano teneramente tra le braccia. Quella situazione era buffa per loro due, quasi surreale. Avevano passato tanti anni assieme, l’uno accanto all’altra praticamente tutti i giorni, ore intere passate a stretto contatto nelle situazioni più disparate... E ora? Il groviglio dei sentimenti li aveva portati col tempo a trovarsi ancora più vicino, ancora più uniti, su una strada complicata e tortuosa, ma non meno affascinante. Era un percorso da fare in due e loro non si erano resi conto di aver già fatto tanta di quella strada, mano nella mano. Le emozioni prima erano germogliate sotto la loro pelle, aspettando il loro momento di luce adatta per sbocciare. E quella sera, qualcosa voleva fiorire, in maniera imperiosa e potente.

Avevano paura a parlare, perché qualsiasi parola innocente avrebbe potuto recidere quei petali delicati e fragili, che avevano appena visto la luce. 

 

Severus allungò una mano sul viso di Lily e accarezzò una guancia piena di lentiggini, sfiorandole lo zigomo, fino a posare le dita sulle labbra della giovane. Al solito, si sentiva esitante, e non si era mai sentito così in tumulto, in senso estremamente positivo. Si sentiva bene, ma allo stesso tempo, era la prima volta che era così innamorato di Lily e lei sembrava altrettanto sconvolta. La ragazza era sempre stata così forte, sicura di sé, in tutta la sua fragile grazia e bellezza, ma anche lei si trovava di fronte a qualcosa di molto più grande di lei e prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo, prenderlo con le unghie e con i denti ... Si, avrebbe dovuto ammettere a se stessa che amava terribilmente Severus, quel ragazzo così serio e discreto e voleva che la baciasse. Ed era giunto il momento fatidico e lei si sentiva felice di poterlo ammettere, lì ed ora. Qualsiasi muro o resistenza era diventato inesistente. Non potevano più aspettare. 

 

In un momento chiusero gli occhi e si abbracciarono e Lily lasciò che le labbra di Sev si posassero sulle sue. La ragazza strinse forte le mani sulle spalle del ragazzo e cercò di lasciarsi andare, anche se la sua testa cercava di controllare i suoi arti, le sue mani, il movimento della sua testa ... Troppe cose da tenere d’occhio mentre si bacia una persona. “Ma come fanno gli adulti a baciarsi così spesso!?” pensò tra sé e sé divertita. Si sentiva tremendamente imbranata ed impacciata, ma ad un certo smise di pensare e cercò di concentrarsi su Sev e solo su di lui. Istintivamente sentì la voglia di toccargli i capelli e senza troppe esitazioni gli accarezzò i capelli, forse con un po’ di foga, perché per un attimo ebbe paura di avergli tirato qualche ciocca di capelli. Il ragazzo non ci fece troppo caso, non ci capiva più nulla, era al settimo cielo per quello che stava succedendo e non voleva lasciarla andare per nessun motivo al mondo.

 

Ma fu proprio Sev che si staccò per qualche attimo e baciò la fronte di Lily un po’ tremante. Se fosse stato fisicamente possibile, il cuore del ragazzo sarebbe schizzato fuori, a causa dei battiti fortissimi. Temeva che qualcuno potesse sentirli e canzonarlo per questo. Forse i Malandrini se si fossero trovati lì in quel momento - oh, ma perché pensava a quei quattro sbruffoni proprio ora che aveva appena baciato Lily? Niente da fare, il quattordicenne rimaneva un ragazzo complicato e contorto nei pensieri e nei comportamenti e ora, totalmente perso nei meandri dell’amore e negli occhi di Lily, ridenti e colmi di calore più che mai, sarebbe probabilmente peggiorato. Nessuna pozione d’amore l’avrebbe mai fatto stare così bene.

 

Lily prese le mani di Sev tra le sue e ruppe il silenzio, con un sussurro dolce.

“Grazie, Sev”.

Il ragazzo non sapeva cosa rispondere, non voleva essere ovvio, né scontato, né fuori luogo, però non voleva nemmeno che la ragazza continuasse a ringraziarlo. Per tutta risposta, prese una mano di Lily e ne baciò il dorso. La ragazza sussultò. In quel momento qualche applauso fragoroso fece tornare alla realtà i due adolescenti, che si voltarono a guardare gli ultimi istanti di concerto, mano nella mano. Avevano perso la cognizione del tempo, non sapevano che ore fossero, se i genitori di Lily fossero in pensiero per la fuga dei due ragazzi, se fosse notte fonda o le nove di sera. Sapevano solo che avevano bisogno di staccarsi da quella casa, dal loro mondo magico, da tutto quello che riguardava la loro vita di tutti i giorni. E con quanto successo, si sentivano diversi, più forti assieme e più legati di prima. 

 

Sev aiutò Lily ad alzarsi in piedi. Erano stanchi, convennero che era decisamente ora di andare a dormire. Gli ultimi fuochi si stavano spegnendo, lasciando solo brace e cenere. Faceva proprio freddo e la gente sgattaiolava verso casa, ciarlando e parlando animatamente. Le luci del palco si erano spente, i tecnici e gli addetti ai lavori stavano riponendo gli strumenti nelle custodie e stavano sistemando le attrezzature; molto probabilmente vi sarebbe stato un altro concerto. A Sev non sarebbe dispiaciuto tornare a sentire ancora un po’ di musica babbana.

I due camminavano piano e lentamente, godendosi la tranquillità delle vie, ora quiete, della città. Le vetrine dei negozi erano spente, le serrande erano abbassate, nei pub i padroni annunciavano l’ultimo giro di birre. Passarono ancora davanti al pub di Brody, e i due ragazzi si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere rumorosamente, ricordando la furbata fatta appena qualche ora prima. Le bancarelle erano chiuse, i carretti ed i banchetti erano chiusi da catenacci e lucchetti. Tutto era così buio e differente, rispetto solo a qualche ora fa. I sapori, i colori erano totalmente diversi, non c’era gaiezza per quelle strade, ma quiete.

“Dici che saranno in pensiero i tuoi genitori?” chiese stupidamente Sev, ma Lily rimase tranquilla.

“Non sono loro il problema, sanno come sono fatta e come sei fatto. Il problema è mia sorella Petunia. E’ una spiona” osservò Lily.

“Credo che il problema sia un altro: è molto gelosa di noi due, ma penso tu lo sappia già”.

La ragazza tacque un momento e poi aggiunse: “Hai ragione. Ha scritto al preside di Hogwarts supplicando di prendere anche lei, il giorno in cui i miei genitori hanno letto la lettera d’ammissione alla scuola di magia”.

Sev fu sorpreso. “Scherzi, Lil’? Ma è matta?”

“No, è gelosa, esattamente come dici tu. Ma i miei genitori, con gli amici ed i parenti, dicono che io frequento una scuola di musica ... Per bambini prodigio. Così giustificano le mie lunghe assenze da casa”.

Il ragazzo pensò alla goffaggine di Lily nel suonare l’arpa quel pomeriggio e ghignò tra sé e sé.

Lily gli tirò un pugno gentile sul braccio al ragazzo: “Va che so suonare il pianoforte, razza di stupido. Altrimenti ai parenti babbani che vogliono sentirmi suonare, che cosa dico? Non posso neanche barare con la magia!”. Il giovane continuava ad immaginarsi quelle scene surreali della famiglia di Lily che le chiedeva di suonare quello strano strumento - pianoforte, fortepiano, quello che era - e sghignazzava senza sosta.

 

Arrivarono davanti a casa, tutto era ancora illuminato, evidentemente c’era ancora gente a casa. Una figura fin troppo nota si stagliava sulla porta, con le braccia conserte e la solita espressione beffarda, contornata da due trecce lunghe e scure. 

“Petunia” mugugnò Lily “Non vede l’ora di massacrarci”.

Severus non poteva vederla, ma avrebbe difeso Lily con tutte le sue forze. Non voleva che questa serata finisse nella tristezza e nella rabbia. Questa volta non avrebbe permesso a nessuno di interporsi tra lui e Lily, nessuno avrebbe guastato quell’amore nascente e ai primi passi.

Petunia si voltò e corse dentro in casa, chiamando a gran voce i genitori, e loro accorsero prontamente.

Sev e Lily entrarono tranquilli in casa, con il ragazzo che proteggeva l’amata, stando praticamente davanti a lei.

I genitori in realtà non se la presero molto, dato che uno degli amici di Galway aveva visto in giro i ragazzini ed aveva prontamente riferito agli adulti gli spostamenti dei due. Si beccarono un rimprovero abbastanza mite - forse l’alcol li aveva ammorbiditi e resi più indulgenti. Sicuramente, la prossima volta non l’avrebbero passata così liscia: se ne andarono su per le scale tranquilli, ma ancora una volta, Petunia era pronta a dare ancora una volta battaglia.

“Piccioncini, vi siete divertiti oggi? Quanto siete patetici”.

Severus sentì montare la furia ed il disprezzo, mentre Lily provò solo tanta pena dolorosa per la sorella gelosa, ma lei tirò dritto per la sua stanza, Severus si fermò, guardandola con occhio truce.

“Non vorrei rivolgerti troppo la parola, ma vorrei solo dirti di evitare di importunare me e tua sorella. Avresti molto da guadagnarci”.

“Naso grosso, sta zitto e leva quelle manacce smorte da mia sorella, hai capito?” ribatté offensiva Petunia, pronta a scendere dalle scale dai genitori se qualcosa fosse andato storto. Severus rimase impassibile di fronte alle offese. Era conscio di avere il naso abbastanza importante. Lily invece divenne una furia.

“Razza di maleducata” la ragazza dalla chioma rossa si scagliò contro la sorella “Ma come ti permetti di dire queste cose a Sev? Idiota! Sei solo invidiosa!”

Il ragazzo prese per un polso Lily e l’attirò a sé. 

Avvicinò le labbra all’orecchio della ragazza: “Buona Lily, buona. Adesso ho in mente qualcosa che le farà passare la voglia di romperci le scatole. Fidati di me, andiamo verso le nostre stanze”.

Sev prese la mano di Lily e gliela strinse affettuosamente, Petunia, rossa in viso, reagì stizzita, esattamente come voleva il ragazzo.

“Patetico, sei semplicemente patetico. La prendi pure per mano ...”

“Ti piacerebbe essere al posto di Lily, vero? Ti piacerebbe avere quello che lei possiede? Lei è speciale. Tu, no”.

Scattò la bomba. Petunia strillò qualcosa di incomprensibile e corse giù per le scale, ed in quel momento Severus mormorò “Glisseo”. Le scale per un attimo si fecero lisce e Petunia ruzzolò giù, urlando e facendo un rumore d’inferno, ma non si accorse nemmeno dell’incantesimo del ragazzo, che iniziò a ridere sommessamente. Lily rimase interdetta, ma finalmente scoppiò a ridere, con una risata liberatoria. Petunia, forse, non avrebbe parlato più, per un bel po’.

 

Erano davanti alla porta della stanza di Lily. La ragazza sbadigliò.

“Sei terribile, ma hai fatto bene. Mia sorella mi aveva proprio esasperato”. Al di là di tutto, voleva ringraziarlo di cuore per la giornata e la compagnia. E per l’amore appena nato. 

C’era solo un modo per poterlo dire in maniera concisa. Lily circondò Sev con le sue braccia e si mise in punta di piedi. Prontamente, il ragazzo l’abbracciò e questa volta la baciò a colpo sicuro, con meno incertezze e più intensità.

“Buonanotte, mio Principe Sev” disse Lily, sciogliendosi dall’abbraccio con un sorriso radioso, svanendo dietro la porta della stanza.

   
 
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