Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Haruakira    30/07/2011    4 recensioni
Le Parche erano intervenute nella precedente guerra. Erano state chiare: una vita per una vita è il compromesso a cui bisogna cedere per riportare indietro chi si è perso nella bocca dell' Ade. Ma se questo patto nel momento stesso in cui si tinge di sangue rompe un faticoso equilibrio? E se le custodi perdono la luce? Per scongiurare la fine del mondo i cavalieri di Atena dovranno percorrere per intero il filo sottile condiviso dalla vita e dalla morte, da giusto e sbagliato. Le senshi infine dovranno fare i conti col dubbio: una vita vale l' errore, vale il tradimento?
Possibili OOC.Forse.
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
c. 2
PREMESSA: Come qualcuno di voi saprà inizialmente questa ff aveva raiting rosso. Ho deciso di abbassarlo ad arancione perchè non mi sembrava giusto che chi avesse letto Rinascere non potesse eventualmente seguirne il seguito qualora lo volesse. Un avvertimento è comunque doveroso. Le tematiche trattate saranno diverse rispetto a Rianscere, saranno pesanti e delicate e dunque non adatte a tutti. Violenza, depressione ecc... sono solo un paio di esempi. Ovviamente cercherò di trattare il tutto in maniera più delicata possibile tentando di adattarlo al raiting scelto, cosa assai difficile avendo deciso di seguire completamente l' ispirazione. Metto perciò le mani avanti. Io vi ho avvertiti. Vi prego di chiudere la pagina e di non leggere se la cosa non vi va bene. Confido nel vostro buon senso. Non voglio rotture di scatole. Ho finito.
__________________________________________________________________________________________


Capitolo 2

Santuario

Death Mask di Cancer camminava avanti e indietro lungo l' ingresso della casa. Si rammaricò alla vista delle pareti spoglie. Non un misero urlo, non un lamento, non una faccia dagli occhi terrorizzati che lo fissava al suo passaggio.
Ancora non aveva digerito la storia dell' Atena Exclamation in casa sua. C' erano molto cose che in realtà non aveva mandato giù. Sbuffando si tolse l' armatura i cui pezzi caddero malamente a terra.
-Cazzo- soffiò senza troppa convinzione. Era troppo nervoso. Andò in cucina e iniziò a cucinare.
Quando Aphrodite dei Pesci entrò nel quarto palazzo sentì un profumino invitante provenire dalle sue cucine. Non era un buon segno, non alle tre del pomeriggio almeno. Death Mask quando era nervoso -tanto nervoso- iniziava a cucinare più di quanto potesse fare in un mese intero Aldebaran del Toro.
-Death- lo salutò accomodandosi su di una sedia e accavallando le gambe con grazia.
L' altro grugnì quello che doveva essere un saluto.
-Offrimi qualcosa- disse Aphrodite contemplando le spalle dell' uomo.
Cancer gli mise sotto il naso una tazza di tè e dei dolcetti appena sfornati mentre l' altro cavaliere dovette trattenere una risata. In quei momenti il suo compagno sembrava una specie di casalinga isterica.
Death Mask si sedette con malgrazia di fronte all' altro, le braccia incrociate e il viso imbronciato come un bambino che aveva ricevuto un affronto terribile. Lo sguardo vagò per un momento su un cassetto della cucina.
-Ti manca Sophia?- domandò Dite agguantando un docetto al cioccolato e col tono di chi stà parlando del tempo.
-Non dire cazzate- biascicò l' altro.
-Non mi sembri molto convinto.
-Non è che mi manca. E' che...- era difficile dirlo, non voleva che un presentimento reale fosse scambiato per una semplice preoccupazione dettata dalla lontananza. Quando mai lui aveva provato certi sentimenti?- ho una sgradevole sensazione- finì lentamente come se quelle parole pesassero come sassi.
Death Mask dovette ammettere con se stesso che da quando quella pustola se ne era andata le sue giornate si erano fatte più silenziose. Non che Sophia fosse rumorosa o troppo loquace, al contrario, era sempre posata e schifosamente gentile, studiosa e piena di progetti. Però gli piaceva stuzzicarla, prenderla in giro, trovarsi i libri sparsi ovunque per il palazzo, sedersici sopra senza rendersene conto. Alla fine aveva concluso che non era tanto male avere un' allieva da spedire ogni tanto all' Inferno. Quando se ne era andata aveva conservato un libro e un evidenziatore in un cassetto della cucina e non lo aveva più aperto. Gli era mancata un pochino, giusto perchè per forza di cose si era dovuto abituare alla sua presenza quando lei e quelle schizzate delle sue compagne avevano messo sottosopra il Grande Tempio ma era un sentimento che era duranto una, forse due settimane, nulla di più.
Poi un paio di mesi prima c' era stato il cambiamento. Si era svegliato di soprassalto nel letto di Dite, un rumore reale e assordante, troppo vicino alle orecchie lo aveva irritato, gli aveva dato una specie di senso di vuoto. Aveva sentito -aveva visto annaspando nel buio- un filo spesso e lucente  tagliato da un paio di forbici. Il filo non era sottile e le forbici avevano dovuto fare una pressione maggiore per dividerlo. E lui aveva sentito quella pressione e quella forza sulla pelle.
Poi tutto era finito.
Aveva guardato la sveglia sul comodino. Segnava le 4:42.

Gli abitanti del Tempio avevano vissuto pochi mesi prima un' avventura molto particolare. Quattro ragazzine quasi diciottenni gli erano capitate tra capo e collo cadendogli addosso dal cielo -nel senso vero del termine-
Si erano presentate come senshi, come le eredi dei pianeti interni del Sistema Solare, figlie di quelle guerriere leggendarie che combattevano con una divisa alla marinaretta.
C' era Sophia, la saggezza, rappresentante di Mercurio, con boccoli di un tenue castano che incorniciavano il viso fino al collo e dagli occhi dello stesso colore, pacata e gentile. Studiosa come lo era stata la madre.
C' era Talia, la forza prorompente dell' amore di Venere che era il suo pianeta. Aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi e scuri simili a quelli di Minako, esuberante e ottimista come lei.
C' era Febe che della passione un giorno avrebbe fatto il suo credo, figlia del pianeta rosso del sistema solare e diversa nel carattere dalla madre Rei. Aveva preso solo il colore scuro dei capelli dalla donna, non altro, essendo piuttosto minuta e assai buona e timida di carattere.
Infine c' era Antares, figlia dei sovrani di Giove, sorella di Camus di Aquarius e tanto simile a lui nell' aspetto e nel carattere severo e composto che si ammorbidiva solo nei confronti delle amiche, di Milo e del fratello che venerava come fosse un dio.
Non era la loro epoca, avevano detto. Erano venute dal futuro ancora bambine, insieme al piccoletto che una volta uomo sarebbe stato il cavaliere dell' undicesima casa, per scappare da un attacco nemico e non potevano farvi ritorno se non dopo un ciclo di morte e rinascita. Attaccate dal Caos perchè insieme erano Cosmos, perchè insieme erano acqua, terra, fuoco e aria, garanti dell' equilibrio nel Sistema.
Alla fine il Caos lo avevano affrontato comunque. Alla fine avevano dovuto chiedere il perdono di Atena che Antares aveva odiato con tutta sè stessa, alla fine erano tornate alle proprie vite. Sailor Pluto aveva detto loro che i ricordi di quel periodo sarebbero stati cancellati per garantire la loro incolumità ma Talia, una volta sull' autobus che le avrebbe portate a casa, aveva messo nelle mani delle amiche una foto e quattro lettere.
-Qui c' è la nostra storia. C' è l' avventura di questi mesi- aveva spiegato.
Ovviamente questa parte della storia era sconosciuta ai santi del Santuario.
Alla fine quelle lettere erano state dimenticate e così quell' avventura.
Nel Tempio qualcuno si ricordava ancora di loro. Erano state buone amiche, valide combattenti, pessime allieve, erano infine un ricordo piacevole, un caro affetto che ogni tanto faceva capolino nella mente. La vita al Santuario procedeva tranquilla e tranquillo era l' animo dei suoi abitanti come era giusto che fosse.
Pochi erano i cavalieri che maggiormente soffrivano di quella mancanza.
Eppure qualche traccia del loro turbolento e al tempo stesso discreto passaggio era rimasta.
C' era il libro che Cancer conservava nel cassetto in cucina.
C' era la musica che si espandeva per tutta la settima casa quando Doko di Libra metteva su un dvd di aerobica e indossava la tuta comprata insieme a Talia.
C' era un quaderno di ricette che Aldebaran e Febe avevano scritto a quattro mani.
C' era un pendente verde che era la metà di un altro al collo del cavaliere di Aquarius.
C' erano dei disegni posati su una scrivania in una delle stanze dell' undicesimo tempio.
C' era una tuta d' aerobica in un angolo nascosto nell' armadio del cavaliere di Virgo.
C' erano dei ricordi martellanti nella mente di alcuni.

Saga di Gemini aveva mantenuto quel suo contegno severo a cui si era però andato ad aggiungere un malcelato disprezzo per qualcosa o qualcuno e una rabbia che carpiva i suoi pensieri sempre più spesso. Si sentiva una bestia ingabbiata e odiava sè stesso per gli sciocchi sentimenti che non riusciva a controllare. Saga di Gemini odiava le emozioni. Le odiava perchè lo indebolivano e lui che era un guerriero non poteva permettersi di essere un debole. In ciò era molto simile al gelido Camus dell' Aquario, il signore delle energie fredde che in realtà temeva i sentimenti poichè erano per lui qualcosa di impossibile da controllare, un qualcosa che sfuggiva all' umana comprensione e per lui ciò era inammissibile, lui che tutto tentava di capire e di spiegare al lume della ragione. Alla fine si era rassegnato a qualche emozione, poche a dire il vero, costanti come martelli pneumatici. Tra queste, quella principe che sovrana regnava aveva il nome di Milo di Scorpio.
Saga si dava dell' idiota perchè aveva perso la testa per una ragazzina. Si diceva che era prestino per avere una crisi di mezz' età e correre dietro alle minigonne. Si dava dell' idiota dunque e fingeva che nulla fosse accaduto, che nulla lo turbasse.
Questo almeno durante il giorno.
Quando calava la notte il saint si dirigeva tra le strade dell' Atene moderna, girando pub e locali e spendendo le sue ore in compagnia di qualche bella donna. E se proprio non poteva, il suo letto si concedeva il peso leggero di qualche ancella. Saga faceva sesso con donne ogni notte diverse. Bionde, brune, castane... rosse. Ma ancora non era riuscito a trovare il rosso che cercava.
 Quello ce l' avevano solo Camus di Aquarius e una ragazzina indisponente.
Saga baciava una donna, la penetrava in maniera quasi selvaggia, la sentiva gemere, urlare il suo nome estasiata e traduceva quella voce in un altra ben diversa, dura e tagliente.
Immaginava che a gridare il suo nome fosse Antares. Lo poteva sentire nelle orecchie.
Immaginava che il corpo con cui venivano a contatto le sue mani e le sue gambe fosse il suo.
Immaginava di fare sesso - o l' amore, questo ancora non lo aveva capito- con lei.
Poi la notte cedeva il passo alla luce del giorno e Saga di Gemini appariva un irreprensibile cavaliere.  In realtà il nervosismo costante, l' aria accigliata, gli allenamenti massacranti sembravano volergli urlare che sì, qualcosa era cambiato e che lui quel qualcosa non lo aveva accettato. Ma Saga non voleva sentire. Neache quando vedeva i capelli rossi di Camus, nemmeno quando evitava i suoi occhi nocciola perchè gli sembrava di avere davanti un' altra persona. Una persona che amava e odiava al tempo stesso, che lo sfidava e che era irriverente e testarda. Una persona che in fondo aveva respinto lui stesso.
Saga si era ritrovato a compatire Shura più che sè stesso.
Forse perchè Febe era diversa da Antares. Forse perchè Febe sembrava un angelo e deve essere brutto perdere un angelo.
In realtà Shra di Capricorn era un uomo di grande forza e insieme di grande fragilità. Aveva sopportato con l' onore di un guerriero una colpa gravosa, la più dura per l' animo, di saint e di amico insieme poichè aveva tentato di uccidere un' Atena ancora in fasce e aveva ucciso il suo amico Aiolos di Sagitter, sebbene la sua mente in quei momenti non gli appartenesse.
Era stata dura manipolare la mente del Capricorno, dovette riconoscere Saga.
Ora quel santo portava nell' animo un ulteriore peso.
Shura non era come Saga che cercava di non vedere quei ricordi. Anzi, amava trastullarsi in quel pensiero dolce e amaro, amava ricordare quella ragazzina che aveva ritenuto prima alla stregua di una sorella minore, solo poi amante e compagna. L' unica. L' unica che con la sua dolcezza timida e discreta rendeva meno spigoloso e solitario il suo carattere.
Faceva male pensare a lei ma allo stesso tempo doveva farlo per non dimenticare i tratti del suo viso, perchè aveva deciso di restare fedele a quell' unico amore.
Shura si sedette e sprofondò nella poltrona coprendosi le mani con il viso.
E' un' ossessione.
Si può morire di un' ossessione?

Avrebbe voluto mandare a quel paese il contegno di saint e la tempra di guerriero che per carattere o per necessità si era ritrovato cucita addosso e urlare, urlare, urlare.
Lo sentiva ogni volta che il cuore iniziava a battere più forte, ogni volta che iniziava a rallentare piano piano e stringersi su sè stesso, ogni volta che la testa iniziava a pulsare e la bocca diventava amara.
Questo è il sapore dell' ossessione. E' dolce e amara e poi infine diventa aspra e sembra acido che vuole bruciarti dall' interno.
Il buon senso e i suoi amici gli dicevano che doveva sbattere fuori a calci nel culo quell' ossessione ma la lui non voleva. La sua forza di volontà non ne era in grado. Si rifiutava proprio di mettersi all' opera e allora Shura se ne stava lì tra l' arena e le quattro mura della sua casa a grugnire come un orso.
Death Mask entrò sbattendo la porta e accovacciandosi senza tante cerimonie sul divano di fronte a lui, Shura sollevo il capo guardando con un velo di stupore l' amico. Non era da lui essere così silenzioso.
Rimasero così a fissarsi per un tempo indefinito. Non ha litigao con Phro, pensò Shura, altrimenti avrebbe vomitato immediatamente una sequela di insulti all' indirizzo dell' altro.
-Shura- iniziò l' ospite- guardandolo serio- non pensi mai di farti una bella scopata?
Il ragazzo lo guardò interdetto. Come si permetteva quel cretino di dire una cosa del genere? E infangare così il suo amore e il nome di Febe? Stava per rispondere a tono quando l' altro continuò:-
Ti comporti come un vedovo, pezzo di coglione. Quella ragazzina non è mica finita all' altro mondo. Lei stà vivendo, magari sbattendosene di te. Ti ha dimenticato. Quella tizia con la minigonna...
-Sailor Pluto- lo corresse indispettito l' altro
-Sì quella... l' hai sentita no? Si sarebbero scordate tutto. Quindi smettila di fare la parte del morto vivente. Mi girano le palle.
Shura pensò che effettivamente Cancer aveva ragione. Certo, i suoi modi non erano proprio delicati e non riusciva a capire come quella mattina si fosse preso il pensiero di farsi i fatti suoi. Ma aveva ragione, però rispose semplicemente:- No. Non rompere e lasciami fare il morto vivente.
Il ragazzo di fronte a lui sbuffò contrariato, voleva aggiungere ancora qualcosa ma non lo fece. Si diresse in camera dell' altro ricomparendo con una maglietta e dei pantaloni.
-Ti sei lavato?- domandò
-Ma certo!
-Vestiti allora. Ti aspetto a casa mia. Ho cucinato.
Shura non pensava che alla quarta casa avrebbe trovato tutti i gold. Eppure così sembrava. All' appello erano presenti anche alcuni silver saint. Mancavano solo i bronze e Atena, al momento in Giappone.
Trovò un tavolo imbandito con leccornie di ogni tipo e nazionalità, qualche festone in giro per la sala e la musica altissima che gli spaccava i timpani.
Visto quello spettacolo indegno fece dietrofront verso l' uscita ma venne bloccato da Aphrodite.
-Hombre... dove vai?
-Me ne torno a casa.
-Death non la prenderebbe bene- il sorriso canzonatorio sul viso di Pisces si spense all' improvviso. Trattenne l' altro per un braccio- resta Shura, ci sono tutti.
- Non mi aveva detto che c' era una festa.
-Forse non lo sapeva nemmeno lui fino a un paio di ore fa. Non credo che lo sapesse mentre preparava tutto questo cibo in cucina. Shura rimani- ribadì- te lo chiedo come amico. Lo sai che Death non ama il casino in casa sua.
-In quella degli altri- sorrise Capricorn pensando a quanto l' amico amasse andare a scrocco.
-Credo che voglia esorcizzare qualcosa. O qualcuno- terminò alzando lo sguardo verso il padrone di casa intendo a ballare in mezzo alla stanza.
Shura acconsentì alla richiesta, stanco di fare domande e si diresse in un angolino da Aiolos, Camus, Mu e Shaka, apparentemente i più calmi.
Una volta arrivato osservò Camus assorto a contemplare qualcosa. Fece vagare lo sguardo nella stessa direzione di quella del compagno d' armi e iniziò a ridacchiare.
-Lascia quel panino, dannato artropode!- berciò Kanon con una forchettina infilazata nel detto panino che gaiceva solitario su di un vassoio.
-Giammai!- fu la veemente risposta di Scorpio mentre con la sua forchetta spingeva l' agognata leccornia verso di sè
-L' ho visto prima io!
-Menti! E' mio!
-Ragazzi- intervenne Aldebaran con un largo sorriso- se permettete...
Sfilò l' oggetto del contendere dalla presa dei due con grazia felina e collaudata e se lo pappò sotto lo sguardo allibito dei due e quello divertito del gruppetto che osservava la scena. Poi il gold di Taurus spostò la sua attenzione su alcuni involtini lì accanto.
Dopo un attimo di smarrimento Milo puntò un' altra solitaria leccornia:- A-ah- fece passandosi la lingua sulle labbra- mio!- urlò mentre Kanon gli si gettava alle calcagna urlando qualcosa del tipo " E' mio, pezzo di scimmione"

Dopo qualche ora di festa e bagordi Saga di Gemini era ormai giunto tra le braccia di  Bacco e con passo malfermo e ostentando una risata sguaiata si diresse verso Camus
-Pinguino...- iniziò afferrando una ciocca di capelli rossicci e fissandola attentamente- pinguino- ripetè Saga rimanendo un momento in silenzio prima di iniziare a fissarlo in maniera insistente. Poi, senza sapere nè come nè perchè, Camus si ritrovò le braccia di Saga intorno alla vita e la lingua che insistente cercava di insinuarsi nella sua bocca.
Saga fu spinto bruscamente lontano dal saint di Aquarius visibilmente indignato mentre un Milo rosso di rabbia corse verso i due.
-Scommetto... scommetto che non te la cavi male tra le lenzuola- biasciò il saint della terza casa
-Testa di cazzo- sbraitò Milo afferrandogli la camicia- giuro che ti spaccco il culo. Ti ammazzo!
-Milo lascialo- intervenne Kanon cercando di staccare le chele dello Scorpione dal petto di suo fratello- lascialo. Ora lo porto a casa.
-Milo- Camus gli si fece accanto prendendogli i polsi- non è in sè- spiegò.
-Andate tutti al diavolo- si congedò Saga seguito a ruota da Kanon.
Il minore dei gemelli riuscì con fatica a portare l' altro a casa, lo fece stendere sul letto e si accomodò sulla sedia accanto.
-Mi tieni d' occhio- affermò ridacchiando il maggiore
-Sì- fu la limpida risposta di un Kanon accigliato
-Vieni qui- lo pregò stancamente l'altro- vieni. Stenditi e dormiamo insieme. Come quando eravamo piccoli.
L' altro sbuffò acconsentendo al desiderio del fratello. Si ritrovarono faccia a faccia come se si stessero preparando a una lunga conversazione.
-Non voglio che tu veda quel coso infernale- iniziò Saga, la bocca che ancora puzzava di alcool
-Rhadamantys. Non dobbiamo temerlo. Ci ha aiutato durante la scorsa battaglia
-Me ne fotto! Non voglio, non voglio, non voglio.
-Saga- sospirò l' altro
-Mi sento solo- lo interruppe  sospirando- lo sai? Io ti voglio bene. E' normale, sei mio fratello. Lo sai- ripetè con fare assorto- credo di essermi innamorato di lei. Però, però... voglio più bene a te
-E' un amore diverso. Siamo gemelli- spiegò l' altro
-Sì, ma io- sbadigliò Saga prima di chiudere gli occhi- voglio più bene a te.
Anche io.
Idiota, sembri un poppante.
- pensò il ragazzo sorridendo nell' osservare quel volto identico al suo, quel carattere così diverso e di norma dignitoso e severo. Ora Saga sembrava solo un bambino un poco solo, un poco capriccioso. Kanon sapeva che il fratello gli voleva bene ma effettivamente se lo dicevano assai raramente quasi che fosse una scomoda confessione, però quelle parole, dettate più probabilmente dai fumi dell' alcool che da altro, lo avevano reso felice in un certo senso.
Non avrebbe dovuto essere felice per una cosa del genere, si ammonì.




---------------------------------------------------------------------------------
ANGOLO AUTRICE: Lo so, ora dopo questo capitolo mi ucciderete. Inoltre non è venuto molto bene. Volevo solo dire che risponderò alle recensioni domani, oggi non ho molto tempo, perdonatemi.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Haruakira