Il sole è sparito.
Così, all’improvviso.
Anzi, no, è sparito ieri.
“Oggi mi sono alzato
presto, c'era il temporale
E sono sceso dal letto con un freddo cane
Ieri mi hai detto "adesso esco!" e ti ho lasciato andare“
Non avevo voglia di alzarmi ma, dovevo controllare se c’era.
Se LUI c’era.
Fa freddo, tutta colpa di questo tempo nero.
Ieri c’era un bel sole, ora è sparito.
Sarà arrabbiato?
“Dove voglia che ci fa litigare
Più me lo chiedo e meno me lo riesco a spiegare
Così mi siedo e sclero e poi me ne vado a male”
Improvvisamente, mi torna in mente la discussione di ieri
pomeriggio.
Eravamo seduti a studiare
nella mia camera.
Mi rivedo li, nella stessa postazione.
“ –Rin, qualcosa non va?
-Niente
Mi girai verso LUI e sbuffai pesantemente.
I suoi occhi blu erano pieni di quell’infinito in cui ti
vorresti perdere sempre e per sempre.
Aveva un libro in mano, intento a imparare a memoria
tutti i versetti.
Avvolte mi chiedo se abbia fatto bene a inscriversi al
corso speciale, esorcismo.
Tornai su uno dei miei testi però mi sentii la sua mano
sulla mia spalla.
-Stai mentendo.
-Tanto, tu, grosso come sei, non capiresti.
Mi alzai di scatto, scaraventando la sua mano dalla mia
spalla.
-RIN PIANTALA DI FARE IL BAMBINO.
Il suo sguardo, triste e irritato, era più insopportabile
delle altre volte.
-CHE NE VUOI SAPERE, EH, RYUJI SUGURO?
-ANCHE IO SONO UNA PERSONA CHE PROVA SENTIMENTI, STUPIDO.
-PIANTALA! NON TI SOPPORTO! Perché DOVEVO STUDIARE CON
UNO COME TE?
Insopportabile, il suo atteggiamento.
Insopportabile, la
sua cocciutaggine.
Insopportabile, il suo modo di parlare.
-NON TI SOPPORTO NEMMENO IO, CHIARO?
-FINALMENTE LO AMMETTI, MISTER PERFETTINO CHE NON SEI
ALTRO! I
Un pugno alla scrivania per tentare
di non sfogare la mia rabbia su
di lui.
-VATTENE VIA DALLA MIA CAMERA E DALLA MIA VITA! ESCI,
VATTENE!
-Adesso esco…
Lo vidi prendere la sua roba.
Così, come è stata veloce e accesa la nostra discussione,
così è stato a ripulire la sua postazione.
Si tolse il mio fermaglio dai capelli, facendone ricadere
i capelli blu scuro sul volto, coprendone un po’ gli occhi.
Mi arrivò in faccia, centrata in pieno e, così, la porta
si chiuse alle sue spalle.
Mi siedo alla scrivania e sbatto, violentamente,
i pugni.
Urlo, piango, stringo i denti, pesto qualcosa di invisibile a
terra, sorrido, prego, imploro.
Come mi è venuta in mente l’idea di trattarlo in quel modo?
Sono uno stupido.
“Io non so quale sortilegio mi hai fatto
Ma hai messo insieme i pezzetti di un cuore infranto
Per questo a volte prima di pensare parlo
Ma scusa se anche stavolta ho dato di matto
Di te ho bisogno lo vedi è un dato di fatto”
Prendo il mio IPod e metto le cuffiette.
Non ho nemmeno fame.
Play e parte una canzone che adoro.
Saziarsi della musica al SUO posto?
Sarà difficile.
I giorni passati con LUI, le settimane e i mesi.
Le uscite con gli amici, quelle da soli.
Mi manca.
Fumo e Malinconia di Grido.
Lei è la canzone che mi riporta indietro.
Ma che penso?!?
Per lui sono solo un’ amico.
Perché lo vedo come… come… Più di un’amico?
I suoi capelli così blu oscuro, lasciati sparsi davanti agli
occhi, senza curarsi tanto del loro aspetto.
I suoi occhi… Anch’ essi blu, richiamavano la profondità dell’
oceano e i meandri più oscuri del cielo.
Ora vedo un volto a cui appartengono.
Sembra un bambino…
Mi manca.
“Senza di te sono come un letto disfatto
Più lo guardo e più penso facciamoci l'amore
Ricordo che gridavo forte ma non la ragione”
Il mio letto, disfatto.
Non ho nemmeno voglia di sistemarlo.
Voglio morire su questa sedia, con questa canzone a ripetizione.
Lo guardo meglio.
Se fosse qui, anzi, se apparisse proprio ora lo abbraccerei senza
pensarci due volte.
Lo spoglierei piano, assaporando i suoi baci, la sua pelle.
Lo adagerei sopra a quel letto, dove siamo rimasti seduti così
tante volte a studiare i versetti per sconfiggere i demoni di vario livello.
Continuerei a baciarlo e poi, lo prenderei.
Fare l’amore su quel letto.
Farlo sapere di… NOI.
Se ne è andato.
Gli ho detto io di andarsene dalla mia vita e, lui, ha ubbidito.
Il vento entra, violento e gelido.
Rabbrividisco, la pelle d’ oca è visibilissima.
Entra la pioggia, anch’ essa è violenta.
Mi affaccio alla finestra e mi faccio inondare.
Piango, lacrime di tristezza si mescolano ad essa.
-RIN!!! TORNA… torna…
“Ti rivedo si apre il cielo lascia entrare il sole
Torna il sereno davvero mentre mi chiami amore
La pioggia dall'asfalto della strada evapora
E a poco a poco si asciuga come ogni lacrima”
Sento delle braccia cingermi la
vita.
So che sono le SUE, senza che mi volto a controllare.
-Mi dispiace… sono uno stupido…
Mi volto e appoggio le mie mani
alla finestra.
Nel suo blu c’è solo amore.
-Non preoccuparti, Bon, è stata
anche colpa mia. Ma stavi piangendo?
-N-no… Che dici?
Posa un dito sotto ai miei occhi
e asciuga il miscuglio di lacrime e acqua.
È inzuppo.
La pioggia lo ha inzuppato.
-Togliti quei panni… ti
ammalerai.
Le mie mani si muovono
lentamente, gli sfilano la maglia con molta premura.
Un gesto naturale e senza
malizia.
Sorride, è magnifico.
-Oh, Bon, sei sempre lo
stesso. Sono tornato, disobbidendoti perché… Ho capito
una cosa.
Mi tolgo la mia maglia e gliela
infilo.
-Cosa hai capito?
-Che ci tengo anche fin troppo a
te. Ti voglio bene. Anzi no, ti amo Bon-Chan.
Sorrido, sono felice.
Un solo bacio, leggero e veloce
per fargli capire che è altrettanto quello che provo io.
Ride di gusto e di contentezza.
-Ora come mi punirai?
Sorrido molto sadico, pensando a
qualcosa.
-Dovrai imparare anche il mio pogramma di salmi e versetti dei vangeli.
-Ma… ma…
-Sei tu, caro mio, che mi hai disobbidito.
Gli faccio l’occhiolino e metto
stop alla canzone.
Povero I-Pod
nuovo, eri li, su quella finestra a inzupparti dell’acqua.
Entrano dei raggi di sole, l’aria
si riscalda e l’acqua inizia ad asciugarsi.
Torno a guardare il mare dei suoi
occhi e lo bacio, questa volta con più trasporto.
Lui, Rin
Okumura, è il mio raggio di sole.
La mia giornata serena e molto
tranquilla.