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Autore: Beliar    31/07/2011    1 recensioni
(Titolo rubato da "Transatlanticism" dei Death Cab For Cutie).
!SPOILER!SETTIMO LIBRO!
All'interno~ PG: Harry Potter + Ginny Weasley, Lily Luna, Albus Severus, James Sirius (in ordine di comparsa).
Gente, qui abbiamo dell'Harry/Ginny odiato dal mondo, quindi sappiate a cosa andate in contro.
Harry Potter si sveglia illuminato dal sole. E' una persona che si adatta facilmente, pensa, eppure c'è qualcosa a cui ancora non è sente abituato.
Buon compleanno a zia Row e a Harry, perché finiscono sempre per cambiarti la giornata (e la vita).
Autrice: Beesp
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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I still hang on every word
Okay. La disprezzo cordialmente. Mi sta antipatica. L’ho scritta ascoltando “Transatlanticism” dei Death Cab For Cutie e “Rise Above 1” di Reeve Carney ft. Bono e The Edge, se vi interessa.
È semplicemente il mio contributo per augurare un buon compleanno a Harry. Non è il mio personaggio preferito, ecco, però è Harry, lo sapete. In fondo lo amiamo – magari molto in fondo, but still – è un pezzo di Rowling.
Tutto qua. Buon compleanno alla Row e a Harry.
Prompt 100. Sogni/Desideri (tondo tondo).









A Harry è sempre piaciuto pensare d’essere una persona che si adatta facilmente. Metà della sua vità l’ha trascorsa prima in un sottoscala e poi a combattere un potente mago oscuro.
Però a qualcosa non ha mai fatto l’abitudine: aprire gli occhi, al mattino, la luce calda del giorno sul corpo e sapere d’essere al sicuro – quanto potrebbe esserlo un qualsiasi mago Auror di trentasei anni scampato alla morte sette volte[1] con tre figli di cui due studenti a Hogwarts a carico e sposato con una donna cresciuta assieme a sei fratelli – ma soprattutto d’essere un mago. Aver vissuto undici anni assieme ai Dursley ha lasciato dei segni su di lui – d’altronde non esiste qualcosa nell’esistenza umana che sparisca semplicemente –; sentirsi banale, disprezzato, solo, inutile per tanto a lungo lo aveva convinto d’esserlo davvero. Più tardi avrebbe capito che nessuno lo è, che chiunque merita una seconda opportunità, e cioè quando conobbe il suo padrino Sirius Black, imputato colpevole d’aver svenduto i suoi genitori, in realtà innocente e tenuto prigioniero per dodici anni nell’ex-carcere di massima sicurezza di Azkaban, ma all’epoca se lo chiedeva spesso come le altre persone lo vedessero realmente.
Gli era capitato raramente di ricevere lettere, quella di Hogwarts fu la più straordinaria di tutte, anche se non gli fu consegnata davvero per posta. Non ricorda nemmeno più cos’abbia desiderato il giorno del suo undicesimo compleanno prima che Hagrid abbattesse la porta del faro; quando però si trovò a Diagon Alley è certo d’aver pensato d’esser stato accontentato in qualche modo diverso da quanto avrebbe mai potuto immaginare.
Spalanca le palpebre, ogni nuovo giorno che sorge, e qualche volta si ripete: “Harry, tu sei un mago”. Compaiono le immagini della notte del trentun luglio 1991, si sente il cuore battergli forte nel petto. Perché Harry Potter era ed è ancora un mago, è tutto tremendamente folle – lo è sempre stato – : sua madre avrebbe potuto scegliere di non salvarlo, o Voldemort di valutare Neville come suo rivale, avrebbe potuto decidere di arrendersi quell’ultima volta nella Foresta Proibita e niente di tutto ciò è accaduto. È ancora qui Harry Potter che inforca gli occhiali in un gesto vecchio di trent’anni e stringe Ginny che mugolando gli augura “buon compleanno”.
Ci riflette prima di alzare le lenzuola, infilare i piedi nelle ciabatte estive e lasciarsi alle spalle momenti di un misto di nostalgia e gratitudine a un elemento imprecisato della vita – fortuna? Caso? –: ha visto persone morire, ha perso molto, c’era sempre qualcuno a ridargli la speranza; lo ha presente: non ha mai soppesato, neanche un’istante, la possibilità di permettere a Voldemort di vincere. La linea sottile tra bene e male forse non gli era esattamente chiara da giovane, ma cos’era giusto per lui l’aveva sempre saputo. Un mago senza scrupoli e disposto a tutto per ottenere il raggiungimento dei propri scopi non era bene. E, ancor prima, aveva ucciso Lily Evans e James Potter: bacchette alla mano fino all’ultimo istante per concedere al loro unico figlio un futuro e il diritto di scegliere. Voldemort aveva distrutto senza mai pentirsene; lui era l’albero cresciuto sulla cenere – e dalla cenere –, era il frutto del male di Voldemort, uno dei tanti figli senza genitori. Soltanto negli ultimi trenta minuti prima di consegnarsi allo stesso uomo da cui sua madre l’aveva protetto aveva capito perché fosse importante salvarsi, ma non aveva mai messo in dubbio che dare a Voldemort ciò che voleva fosse sbagliato.
Sorride, è un’espressione quasi impercettibile e malinconica: ha ancora dei rimorsi e sensi di colpa, ma la sua vita prosegue nonostante tutto e le ferite, l’abbandono sono sensazioni perse, lontane ormai – non ne è troppo dispiaciuto. Sul comodino in legno accanto al letto le cornici d’argento brillano: James e Lily, la sua nuova famiglia, una Ginny a cavallo di una scopa con i capelli al vento. Sospira felice, seduto esattamente nel raggio di luce.
A Harry Potter mentre mette i piedi l’uno davanti all’altro in direzione della cucina sembra ancora impossibile d’essere tanto fortunato.
Un tonfo proviene dal piano terra, sua figlia Lily Luna strilla un “James!” imbestialito. « Il mio pigiama, idiota! ».
La risata di Albus Severus scoppia nell’aria. Un nuovo tonfo, Albus impreca. Quando il Salvatore entra nella stanza pensa che quella cucina lui proprio non la potrebbe salvare se non avesse una bacchetta. I tre bambini sono ricoperti da capo a piedi di farina, così come il tavolo invaso da utensili, tegami, contenitori, mestoli.
Albus, James e Lily si mettono in riga con le loro migliori facce innocenti e quasi gridano: « buon compleanno, papà! ».
Gli si avvicinano e lo abbracciano forte, sporcando anche lui. « Scusaci, papà ».
« Volevamo prepararti la colazione » spiega Albus.
« E ci siamo riusciti » alza il mento James. Lily e Albus sorreggono un vassoio fumante: toast al burro e alla marmellata, brioche al miele, succo di zucca, caffè e un pasticcino con una candela accesa.
« Esprimi un desiderio, papà! ».

Ginny Weasley osserva i ragazzi e suo marito nella sua vestaglia di cotone appoggiata all’arco della cucina – che è un disastro, tra l’altro.
« Esprimi un desiderio, papà! ».
Sorride, immaginando Harry rivivere quel compleanno di venticinque anni prima raccontato di continuo. Vuole che Harry, mentre spegne quelle candeline, pensi d’avere già tutto.
Prende dalle mani di Lily e Albus il vassoio, lo poggia sul ripiano della cucina e allarga le braccia per accogliere i tre.
« Questo è un meraviglioso regalo ». È sincero, a Ginny si stringe il cuore. « Adesso però sistemiamo tutto prima che la mamma si svegli ».
« Troppo tardi » ridacchia l’interessata, facendo il suo ingresso.
« Siamo nei guai? » domanda di getto Albus, ricevendo poi una gomitata dalla sorella.
« No, non lo siete » li informa divertita Ginny.
Sospirano di sollievo. « Adesso io e vostro padre puliremo, voi andate a lavarvi. Dopo colazione si va dalla nonna alla Tana ».

Abbraccia Ginny e le bacia le labbra.
Ha chiesto soltanto che tutte le persone che ama stiano bene, anche quelle che non sono più accanto a lui con il corpo, ma che rimangono aggrappate alla sua memoria e al suo affetto con artigli che non feriscono più.






























[1] Ahah, Rowling, molto divertente (sì, me ne sono appena accorta). Comunque: il giorno della morte dei suoi genitori, primo anno a Hogwarts, secondo anno nella Camera dei Segreti, quarto anno davanti alla tomba di Tom Riddle Senior, quinto anno al Ministero della Magia, a diciassette anni compiuti a Godric’s Hollow nella casa dei suoi genitori, a quasi diciotto anni nella Foresta Proibita (morto e risorto, tra l’altro).
  
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