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Autore: eclissirossa    31/07/2011    3 recensioni
Hamarikyu Gardens, è il piccolo polmone verde di Tokyo. Dove una serie di amori prendono e perdono vita.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Stanco:
entrando in una locanda
fiori di glicine.

( kutaburete yado karu koro ya fuji no hana)
-
Matsuo Basho -


Era rimasto fermo, lì, immobile, a fissare il punto in cui era sparita. Kagome, la sua Kagome. Poteva ancora definirla sua? Si volta di scatto, quasi ruggendo, e andando verso la piccola e dannata cabina telefonica dalla porta oscurata. Se l’avesse vista prima,lui.. Lui non l’avrebbe lasciata scappare. Stringe i pugni, lasciando scattare la serratura, e richiudendosi in quel ambiente angusto, ma che in quel momento era dannatamente confortevole. Stringe con maggior forza gli occhi, serrando le iridi ambrate, crogiolandosi nel ricordo di quel profumo, che finalmente, finalmente era tornato a inebriagli i sensi. Di colpo, un ricordo invade la sua mente, offuscandola..

- inizio flashback -

Stava seduto alla scrivania a ripulire una macchina fotografica da poco sistemata. All’epoca, per mantenersi lavorava dentro un negozio che riparava articoli elettronici.

‹ Inuyasha, per favore, vieni ad aiutarmi! › La voce di Sango, dall’altro lato del negozio lo richiama. Si alza lentamente, scivolando fin vicino la ragazza. Un paio di jeans retti da una cintura color cuoio, e una t-shirt bianca con una stampa marrone. Nonostante la neve cadesse fuori, loro, nel negozio stavano bene, dannatamente bene, e le maniche corte, potevano portarsi tranquillamente. Si avvicina al bancone di riparazioni dell’amica. Sango ormai era entrata nella sua vita, e ne faceva parte. Era la sua miglior amica. Era bella. Alta, i capelli castani lisci erano quasi sempre legati per motivi di comodità, fisico atletico e grandi occhi scuri, sempre allegri. Sospira piano, avvicinandosi maggiormente e bloccandosi, con lo sguardo fisso su uno schermo sul quale venivano proiettate le immagini di una ragazza dalla chioma scura e due grandi occhi nocciola che fissavano proprio.. lui? No, stupido, chi stava riprendendo. Un sorriso solare dipinto sul volto , e le labbra che si muovevano frenetiche ma senza.. pronunciare nulla.

‹ Sango.. l’audio... › Mormora, volendo sentire la vocina di quella ragazza, aveva l’impressione che.. fosse delicata, come i suoi movimenti. Respira piano, si sentiva stordito. Era solo una ripresa, dannazione.

‹ E’ questo il problema, baka. Non funziona! › Borbotta, lasciandogli la videocamera tra le mani, e sparendo verso la cassa. Respira piano, continuando a fissare quelle immagini che si susseguono con aria incantata. Non poteva crederci. Era.. bellissima, quella ragazza. Respira in maniera affannata, auto-imponendosi di bloccare il video e passare alla ripresa, per scoprire dove fosse il problema. Inizia a girovagare con fare attento per il negozio, attento a non distruggere niente, riprendendo con la videocamera l’esterno fin quando.. Un’immagine colpisce la sua attenzione. Era lei. La ragazza della ripresa. Alza gli occhi di scatto, sporgendosi verso le televisioni sulle quali la ripresa veniva riproposta e ritrovandola anche lì. Un momento, gli occhi saettano fino all’esterno del negozio e cercano la figura della ragazza, fin quando non la trova.
Eccola lì.
Stretta n un cappottino grigio, una sciarpa attorno al collo e un cappellino di lana sistemato sui capelli neri. Il viso appena truccato era piegato un’espressione sorridente. Sorride a sua volta, quasi verso di lei, abbandonando di colpo la videocamera su un ripiano e scattando verso l’appendiabiti, saettando fuori dal negozio borbottando un “ torno subito “, a Sango, alle prese con una cliente . Si stava allontanando. Infila in fretta e furia il suo cappotto scuro, assieme alla sciarpa , e un basco scuro per tenere al riparo le orecchie sensibili dal freddo. Si distanzia di qualche passo, tenendola d’occhio, e annusando l’aria circostante, come a voler scovare il suo odore, il suo profumo. Sorride ancora a quel pensiero. Si stava rincitrullendo, dietro una ragazza che nemmeno conosceva, diamine. Continua a camminare, fino a fermarsi davanti a un edificio in cui lei entra, saltellando sui gradini. Fissa la scritta fuori dall’edificio e resta sbalordito. Conservatorio.  Andava al conservatorio. Era una musicista. Respira piano, avviandosi lentamente verso l’interno dell’edificio, deglutendo e seguendo con fare fintamente indifferente la scia del suo profumo. Gli sembrava miele. Sfila il basco dal capo, tenendolo nella mano artigliata. Risale due rampe di scale, e percorre qualche corridoio, fin quando non si ferma all’esterno di un aula di musica, dove un enorme pianoforte padroneggiava, e lei? La cerca con lo sguardo, e quasi sviene quando la vede seduta davanti ottantotto tasti bianchi e neri, che prendeva a suonare, una melodia dolce, e delicata, mentre altri ragazzi alle sue spalle fissavano e aspettavano il loro turno. Non se ne accorge, non se ne rende conto, ma lei alza lo sguardo, e lo vede, lo nota, nel mentre la musica prende un ritmo più deciso.

- fine flashback -

Il ricordo sfuma, assieme alla musica, lasciando posto a un TOC-TOC insistente, che quasi lo infastidisce. Sbarra gli occhi, guardandosi attorno e ringhiando ancora. Era un ricordo, solo uno dei tanti ricordi che lei le aveva lasciato. Scuote il capo, puntando gl’occhi su un giornale, mentre riconosce la voce di Yumi dall’esterno della porta. Apre velocemente il giornale, lasciando ricadere al suolo una busta per lettere bianca, al cui interno c’era semplicemente una chiave, e un numero. Stringe gl’occhi, richiudendo tutto e sistemandoli nella tasca della giacca. Quelle erano le chiavi dell’albergo che si trovava sopra il ristorante dove era lui, a cena, ora. Lo sapeva perché ci aveva soggiornato una volta, ed erano tutte uguali, una forma pressoché difficile da maneggiare, e abbastanza pesante. Ispira, come a volersi riprendere, aprendo la porta di scatto e fissando Yumi, che aveva un espressione contrariata.

‹ Inuyasha.. dobbiamo andare, devi partire per New York. › Mormora l’umana, osservandolo e prendendogli la mano, e tirandolo con se. Doveva partire. Ora che aveva una traccia per seguire Kagome? Non poteva. Era sparita di punto in bianco, e non era per paura, lo sapeva. La conosceva Kagome, la conosceva. Non poteva partire, doveva trovarla, doveva prima trovarla. Respira piano, ricambiando la leggera stretta di Yumi e camminandole di fianco, fino all’uscita.

Erano arrivati in aeroporto, lui aveva tutto: biglietto, passaporto, borse e quant’altro. Ispira, baciando su una guancia Yumi che gli raccomanda attenzione e tante altre cose. Anche Kagome si preoccupava per lui, ma lei, era esagerata. Annuisce piano, baciandola ancora su una guancia e voltandosi, senza girarsi, sparendo verso le scale mobili, che scendevano. Dopo circa cinque minuti, lo si vede risalire, con fare furtivo, guardandosi attorno e scattare verso l’esterno, saltando sul primo taxi e respirando in maniera irregolare. Stava facendo un casino. Un. Gran. Casino. Stringe le mani a pugno, afferrando il cellulare e componendo velocemente un numero, pregando che gli rispondano. Tre. Quattro. Cinque squilli. Niente. Sbuffa, dando un altro indirizzo al tassista e abbandonandosi sul sedile alle sue spalle guardandosi attorno. L’avrebbe trovata, a tutti i costi. Il traffico stava scemando, e nel giro di dieci minuti, era nuovamente davanti l’entrata del ristorante. Yumi non l’avrebbe presa bene, a saperlo ancora in città per Kagome, doveva solamente.. non farsi scoprire. Respira piano, pagando il taxi e recuperando le sue cose e salendo velocemente fino al numero della stanza indicata. Iniziando a sentire le gambe molli. Kagome era lì? Doveva essere lì. Si ferma davanti la porta della camera, fissando il numero inciso sulla porta e quello scritto sul foglio. 51bis. Ispira profondamente, armandosi di forza e coraggio, infilando la chiave nella toppa ed entrando nella camera. Quando mai lui aveva avuto paura di qualcosa o qualcuno?? Perché ora doveva averne di vedere Kagome?!

La porta scricchiola leggermente sotto la pressione delle sue mani, e un groppo alla gola gli rende difficile la salivazione.
Cosa si aspettava di trovare, ora, oltre quella porta?



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okey, questo è il secondo capitolo,
un pò breve perchè ho dovuto suddividerlo in due parti,
perchè altrimenti, veniva esageratamente lungo,
il terzo è quasi pronto, e lo posterò a giorni..
intanto, come vi sembra per ora? :)
  
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