Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: eclissirossa    29/07/2011    4 recensioni
Hamarikyu Gardens, è il piccolo polmone verde di Tokyo. Dove una serie di amori prendono e perdono vita.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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In questo mondo
anche la vita delle farfalle
è frenetica.

(yo no naka ya chō no kurashi mo isogashiki)
- Kobayashi Issa -


Il passo lento e cadenzato, di una scarpa classica maschile, rimbomba nel corridoio, assieme ad un altro paio di scarpe, che lo precedono. Due figure, di statura media, avanzano a pochi passi di distanza. La prima , è quella di un uomo dai capelli castani, gli occhi scuri, con una pelle chiara, pallida. Indossa un vestito sartoriale, grigio, che lo stringe per benino dandogli un’aria ancora più severa. Le mani sono sistemate nelle tasche dei pantaloni, mentre la schiena è dritta. La figura che lo segue , invece, è quella di un ragazzo, più giovane dell’altro, dimostra ad occhio e croce un venticinque anni, forse ventisette, volendo esagerare. Anche lui vestito di tutto punto, è fasciato da un abito sartoriale, sui toni del grigio, la camicia bianca è sistemata dentro i pantaloni e la cravatta, di un bordeaux molto scuro, era stretta attorno al collo. Una ventiquattrore era tenuta in una mano, mentre sulla spalla opposta una tracolla dondolava fino a un fianco. Un’unica differenza c’era tra i due, la loro natura. L’uomo che avanzava davanti era un umano, mentre il ragazzo dietro, era un mezzo-demone, natura confermata dalla cascata di capelli argentei come la luna e due tenere orecchiette sul capo, che si muovevano di tanto in tanto. Il viso era contratto in una smorfia pressoché preoccupata, mentre gl’occhi ambrati, fissavano la schiena dell’uomo, spostandosi subito dopo sulla porta dell’ascensore davanti a loro.

‹ Akihiro-sama,siete sicuro di voler mandare me? › Borbotta il mezzo-demone, una volta arrivati davanti all’ascensore, aspettando che questa, arrivi. ‹ Sa che non sono portato per le trattative. › Spiega annuendo piano e stringendo le labbra tra loro, guardando l’uomo che invece scuote il capo, dopo essersi voltato verso di lui e sorridendogli, dandogli una leggera pacca sul braccio che reggeva la ventiquattore.

‹ Inuyasha, sono sicuro che tu andrai benissimo. Prendi questa opportunità come un.. trampolino di lancio. › Risponde l’uomo, con fare più gentile di quanto il suo aspetto potesse dimostrare. Osserva il mezzo-demone, che dopo aver sbuffato leggermente con aria contrariata entra nell’ascensore , prenotando il pianoterra, e fissando l’uomo che gli sorride ancora.

‹ Ah, Inuyasha, salutami Yumi. › E con un cenno della mano, l’uomo che era rimasto fuori dall’ascensore, lo saluta, lasciando che la sua figura venga inghiottita dalle porte dell’ascensore. Resta fermo, fissando i piani scorrere con aria impaziente e pensierosa. Yumi, era la sorella di Akihiro, l’uomo per cui lavorava, e che gli aveva offerto un posto di lavoro che poteva solamente sognare. Fare l’avvocato, era sempre stato il suo sogno , ovviamente non a quei livelli, ma una volta che aveva avuto la proposta, dal fratello di Yumi, aveva accettato di buon grado, e ci si era impegnato. Akihiro, gli aveva raccomandato di salutarglielo poiché, sembrava, e stentava quasi a crederci lui, che stessero per sposarsi. Non ricordava nemmeno, quando gliel’aveva chiesto, nemmeno il come. Sospira piano, quando il “ DIN-DIN “ dell’ascensore l’avverte di essere arrivato a destinazione . abbandona silente la piccola cabina, avviandosi verso le porte in vetro scorrevoli degli uffici, scorgendo fuori la neve che aveva ripreso a cadere. Sospira pesantemente, poggiando al suolo la ventiquattrore e la tracolla, afferrando cappotto lungo e sistemandoselo sulle spalle, chiudendo pochi bottoni sul petto e infilandosi sul capo un basco scuro, per tenere al sicuro le orecchie sensibili. In quel mondo, umani, demoni e mezzi-demoni potevano vivere tranquillamente assieme, una pacifica convivenza si poteva dire, queste tre nature, avevano trovato tra loro un accordo , stipulando un patto. Recupera le sue borse, infilando la mano libera dentro la tasca della giacca e salutando con un cenno del capo gli ultimi colleghi presenti in sede, prima di abbandonare l’atrio riscaldato, a favore della strada gelida. Sospira, sentendo il freddo ghiacciargli quasi gli organi interni, avvicinandosi a un taxi ed entrandovi velocemente, dando l’indirizzo del ristorante, con aria ancora assorta. I pensieri vagano , ripercorrendo quelle strade conosciute, sentendosi , improvvisamente vuoto. Stringe gl’occhi, aggrottando la fronte, e portando una mano sulle sopracciglia, con aria affranta. Stava ricadendo in quel baratro, dannazione. La voce del tassista lo richiama, annunciandogli di essere arrivati a destinazione. Gli occhi, stanchi vagano sull’insegna del locale, al quale si dirige dopo aver lasciato i soldi sul sedile posteriore del taxi. Il passo è ancora lento , nonostante stesse per andar a trovare la sua ragazza, quella che doveva tenersi vicino per il resto della vita, camminava lento, e affranto. Non era cosi che dovevano andare le cose.

Entra nel ristorante, accomodandosi al tavolo dopo aver appurato che Yumi, ancora non era arrivata. Nuovamente in giacca e cravatta, fissa la candela che caparbia continuava a bruciare davanti a se, fin quando , una vocina gracile non richiama la sua attenzione , si volta, in direzione della donna, sorridendole piano, ed alzandosi, con far galante, per poterle sfilare la giacca , sistemandola sullo schienale della sedia e baciarle una guancia con aria assorta. Una carezza della donna lo richiama quasi alla realtà, mentre la fa accomodare, e inizia a parlarle del più e del meno. La fissa, tornando al suo posto. Yumi era bella, anzi bellissima. Aveva i capelli lunghi, marroni con dei riflessi naturali tendenti al rosso, il fisico snello e longilineo, accompagnava la figura per il metro e settanta , centimetro più, centimetro meno, che la rappresentava. Il viso aveva i tratti forse un po’ troppo marcati, mascella appena pronunciata e naso sottile. Gli occhi chiari lo scrutavano attenti e le labbra arrossate si muovevano in un labiale che non stava leggendo.

‹ Inuyasha? Inuyasha? › Lo richiama la donna, preoccupata, e lui, alza piano lo sguardo, su di lei, annuendo e sorridendo piano. ‹ Sono solo un po’ agitato per il viaggio, Yumi, scusami. › Mormora, sfiorandole piano una mano da sopra il tavolo e osservandola, annuendo leggermente.
In un attimo, qualcosa lo colpisce. Qualcosa che fino a quel momento non sembrava aver sentito. Un profumo conosciuto, che si era fuso con tutti quelli dell’ambiente circostante. La cucina, le candele, i fiori, i profumi delle altre persone, ma che in quel momento gli era arrivato forte e deciso con un pugno nello stomaco, facendogli mancare l’aria per un attimo. Gli occhi ambrati si aprono di scatto, mentre le pupille sembrano stringersi e, le labbra stringersi tra loro.

” Non può essere. “
 Un unico pensiero gli passa per la testa, mentre, velocemente gli occhi vagano sulle persone circostanti. Niente, non c’era. Si alza di scatto, puntando gl’occhi verso il corridoio stretto che portava ai bagni e alla cabina telefonica. Gli occhi si puntano sulla figura preoccupata di Yumi, quel umana si preoccupava tanto per lui. Le sorride, con fare non troppo certo scuotendo il capo.

‹ Arrivo subito, tesoro, vado al bagno. › Mormora, allontanandosi a passo veloce, verso i bagni. Tra le due toilette, quella
maschile e femminile, c’era una porta dai vetri oscurati, che portava in una specie di cabina di un telefono a gettoni, dal quale , seppur in maniera soffusa provenivano dei rumori e delle parole. La piccola cabina, era insonorizzata, cosi voluta dagli umani, per evitare a demoni e mezzi-demoni, dall’udito sopraffine, di origliare le telefonate o qualsiasi altra cosa. Resta fuori, fissando la porta con aria allucinata, bussandovi, senza ricevere alcuna risposta.
Ringhia, sommessamente, entrando nel bagno degl’uomini e chiudendosi la porta alle spalle, con una botta, spostandosi verso un bagno e chiudendosi , nuovamente, dentro il piccolo e lercio abitacolo, con aria demoralizzata. Stava impazzendo.
Le orecchie, veloci, tornano a muoversi sul capo, quando una porta che sbatte richiama la sua attenzione.
Gli occhi nuovamente si allargano, e dopo aver litigato per qualche attimo con la porta del bagno, scatterebbe verso l’esterno dei bagni, fissando la porta della cabina telefonica che si richiudeva, lenta. Si butta di slancio in questa, trovandola vuota, ma al tempo stesso colma di un profumo tanto familiare.

” Kagome! “

Si volta di scatto, notando una figura dalla chioma scura correre veloce tra i tavoli. La insegue, finché non viene interrotto da un cameriere che si para tra lui e la figura della ragazza che ormai era svanita tra le mille persone , oltre la porta del ristorante. Gli occhi fissano ancora, il punto in cui era svanita. Kagome. Kagome, lei era lì. Lei era.. tornata? Era mai andata via veramente? Il suo profumo.. e la sua voce, era lei, ne era certo.
L’aveva sentita parlare, anche se in maniera distorta , con qualcuno, un uomo, il suo ragazzo?
Non importava.
Lei era lì, era a Tokyo.



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dunque , questo era il primo capitolo :3
come vi sembra??
  
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