Titolo:
Whenever you want
Fandom:
Teen Wolf
Personaggi/Pairing(s):
Jackson/Allison (Jallison :D), accenni di Jackson/Lydia e
Scott/Allison
Genere:
Generale, Fluff, Hurt/Comfort
Timeline:
ambientata durante la 1x08
Avvertimenti:
oneshot, het, qualche parolaccia, missing moment
Note
iniziali: io lo sapevo che mi
sarei fatta fregare anche da questo
telefilm, prima o poi. Sono una donna distrutta dai teen drama.
Ah,
volevo anche dire che, nonostante qui ne parli male, a me Lydia sta
simpatica. Ergo, non è un tentativo di bashing. Pace.
Special
thanks: un grazie particolare
a Ory,
Nari
e Fae,
che sono quasi riuscite a farmi intitolare questa shot "Baby, can I hold you?
(Palpeggiamoci duro!UNOUNDICI!)"
♥ -> Non preoccupatevi, siamo persone normali, in
fondo.
Dedicata
con tanto sumo
(nascosto!) a Kary91,
una delle poche, assieme
a me, a cui questa coppia piace ♥
È
passato del tempo da che Jackson è entrato in camera di una
ragazza
che non sia Lydia.
E
in verità, nemmeno ricorda quando
sia stata l'ultima volta in
cui è entrato in camera di una ragazza per motivi che non
siano
farci sesso.
Sarà
per questo che si sente un po' a disagio in quella di Allison.
Piantato
di poco oltre la soglia, nel suo impacciato metro e ottanta di
muscoli e spalle larghe, Jackson se ne sta lì a spostare
lo sguardo attorno.
È
abbastanza spoglio, come posto.
Un
letto, una scrivania sobria, un armadio, e ad eccezione di un paio di
peluches e tanti, tantissimi scatoloni ammucchiati agli angoli, non
c'è praticamente nient'altro.
"Puoi
avvicinarti, prometto che non mordo” sorride Allison,
sistemandosi
sul materasso.
Allora,
e solo allora, Jackson decide che sì, è il caso
di rilassarsi.
In
fin dei conti, niente tenterà di morderlo, farlo a pezzi o
peggio,
in quel momento.
Nemmeno...
Jackson
scaccia il ricordo di un'immagine – un incubo ad occhi aperti
–
prima riscuotersi.
L'hai
solo immaginato. È solo nella tua testa.
Ma
come un subdolo avvertimento, i graffi tornano a bruciare.
Ha
l'impulso di passarsi una mano sulla nuca come al solito, ma si
trattiene - non vuole che Allison indaghi al riguardo.
Così,
con un sospiro, si siede al suo fianco.
"Stai...
bene?” chiede, sentendosi parecchio stupido: è da
quando si son
presi quello spavento tremendo nel parcheggio del centro commerciale
che Jackson non fa che riperterglielo a intervalli regolari.
"I
miei sono fuori e... Non voglio stare sola”
ha biascicato
Allison quando l'ha riaccompagnata a casa. Non l'ha detto a parole,
ma si capiva benissimo che se non fosse stata tanto orgogliosa
avrebbe aggiunto “ho
paura”.
E,
bè, al diavolo, ne aveva anche Jackson.
Quindi
è okay assicurarsi che stia bene, giusto?
"Sono
più tranquilla, ora” ammette Allison, annuendo.
"Tu?”
"Io
sono grande e grosso, è dura riuscire a
spaventarmi!” replica lui,
gonfiando i bicipiti e facendola ridacchiare.
Certo,
è semplice nascondersi dietro qualche battuta e
l'atteggiamento da spaccone, ma gli ultimi inquietanti eventi che
hanno preso di mira Bacon Hills, Jackson non se li scorda.
Le
morti, gli incidenti a scuola, lo strano comportamento di McCall, gli
attacchi sanguinari di quell'animale – leone di montagna o
quel
diavolo che è -, e infine Derek Hale...
Il
ricordo della sua presa e delle sue unghie affondate nella
carne lo fanno rabbrividire impercettibilmente.
"Stai
bene?” questa volta è Allison a chiederglielo,
mentre Jackson si
dà dell'idiota.
Primo
per essersi tradito come una femminuccia, secondo perché non
sa
davvero cosa rispondere.
È
tutto un maledetto casino.
"Non
lo so” mormora sovrappensiero.
Allison
lo guarda appena incuriosita, con quei suoi occhi neri e limpidi, e
Jackson d'un tratto prova l'istinto folle di dirle tutto.
Della
furia – accecante, violenta al punto da bruciargli addosso
come una
febbre - , di Scott – del segreto che di certo nasconde
– e della
paura di Derek Hale – l'assassino in libertà che
gli ha lasciato
quel bel ricordino sul collo.
Jackson non riesce ad impedirsi di toccarsi le ferite con un
gesto nervoso, adesso.
"Tu
mi hai confidato un paio di segreti, stasera” borbotta, poi.
"Mi
sembra giusto ricambiare il favore”
Slaccia
i primi due bottoni della camicia, non riuscendo a trattenere un
sorrisetto nel notare che Allison è sul punto di
fraintendere, ma la
tranquillizza con uno sguardo pacato, prima di voltarsi e mostrarle i
segni arrossati che nasconde da giorni.
Anche
senza vederla in faccia, Jackson può immaginare bene la sua
espressione dal sussulto che si lascia sfuggire – un misto di
stupore, preoccupazione e sì, anche disgusto, sicuramente.
Quelle
ferite non sono un bello spettacolo.
"Come
è successo?” gli chiede sottovoce, sfiorando con
delicatezza la
pelle con la punta delle dita.
È
il turno di Jackson di sussultare, ma non per il dolore.
No,
decisamente non è per quello, eppure non è il
caso di indugiare sul
vero motivo.
Si
scosta con quanto più garbo gli riesca e fronteggia la
ragazza.
"È
stato Derek Hale” confessa cupamente, stringendo i pugni per
la
fitta di odio che ancora gli provoca il ricordo di quell'umiliazione.
"Mi
ha praticamente appeso ad un armadietto, il bastardo...”
Allison
sgrana gli occhi spaventata, ma rimane zitta, ascoltando il racconto
di Jackson, il quale è comunque, nonostante tutta la buona
volontà,
costretto a mentire su alcuni dettagli – perché
Derek non può,
semplicemente non
può averlo ferito con
le sole unghie, no?
Doveva avere con sé una specie di arma con lame in metallo,
magari arrugginite e schifosamente infette.
Un'ipotesi
diversa è come quella che ha cercato di elaborare mentre
erano in
auto: assurda, incomprensibile, spaventosa...
"Devi
farti vedere da un dottore, Jackson” dice Allison, alla fine.
Il
suo tono non è saccente né irritante, solo colmo
di premura, ma lui
si innervosisce lo stesso.
Qualcosa
gli dice che farsi visitare non migliorerà la situazione.
Non
cambierà ciò che sente
dentro.
E
soprattutto, se non ci fosse una cura?
O
magari, Jackson non vuole realmente
essere curato.
Vuole
solo capire.
Vuole
avere...
Come
diavolo può spiegare tutto questo a Allison senza sembrarle
fuori di testa?
Passandosi
una mano tra i capelli, il ragazzo annuisce, assicurandole che
andrà
dal medico, e cerca di mostrarsi riconoscente.
In
fondo, lo è davvero.
Aver
confidato quel segreto a qualcuno lo fa sentire leggero, e Allison ha
il potere di mettere Jackson assurdamente a proprio agio, come non
gli capita mai con Lydia.
Lydia
che pretende, che prende senza chiedere il permesso, che giudica
sempre e comunque, che ha delle aspettative e delle ambizioni grandi
quanto il proprio ego.
Lydia
che quella sera nemmeno ha telefonato, sicuramente ancora incazzata
nera, dopo gli ultimi battibecchi.
Lydia
che, se solo sapesse quanto ora il suo fidanzato sia vicino –
in
ogni senso - ad un'altra, di certo si premurerebbe di cavare gli
occhi ad entrambi alla prima buona occasione.
Parte
di quei pensieri gli si devono leggere in viso, perché
Allison gli
fa una domanda cauta.
"L'hai
detto a qualcun'altro?”
"No”
sbotta Jackson, suonando più brusco di quanto desideri.
"Lydia
non... Non lo sa.”
Lydia.
Lydia. Lydia. Ancora, è il primo ed unico nome che gli viene
alla
mente. Il rapporto soffocante, esclusivo, al limite del simbiontico
che condividono, spesso ha isolato Jackson dal confidarsi o anche dal
semplice frequentarsi con altre persone che non siano la propria
fidanzata.
"È
solo un graffio” minimizza. “E se lei sapesse che
c'è di mezzo
Hale, si preoccuperebbe e si metterebbe a sclerare all'infinito. La
conosci, no?” aggiunge in fretta, cercando di buttarla sul
ridere.
Allison
tende le labbra in un sorriso, che però non si estende agli
occhi.
"Certo
che voi ragazzi siete proprio bravi a nasconderci le cose”
commenta, con un'amarezza lieve ma impossibile da non notare.
Abbassa
il capo, come se si vergognasse, mettendosi a stroppicciare l'orlo
della t-shirt nervosamente, e Jackson capisce all'improvviso quanto
davvero stia soffrendo per colpa di quell'idiota di McCall.
Era
scontato che il loro rapporto non potesse durare - in quale universo
alternativo un perdente come Scott McCall potrebbe mai combinare
qualcosa di
buono con il gentil sesso? Impossibile, pura
fantascienza - ma a Jackson dispiace che sia capitato ad Allison.
"Ehi,
senti” tenta a disagio, spezzando il silenzio imbarazzante
che
s'è creato.
"Andrà
meglio, okay? Insomma, guarda me e Lydia!” esclama, sperando
solo
di non peggiorare la situazione.
"Ce
ne siamo combinate di tutti i colori, ma stiamo in piedi. Sono sicuro
che anche per te e McCall-...”
"Vorrei
poterlo credere anch'io” lo interrompe malinconica Allison.
"Lo
vorrei sul serio”
Jackson
deglutisce e si passa la lingua sulle labbra, non sapendo
più cosa
dire.
Il
fatto è che non è mai stato bravo con le parole,
lui.
Gli
viene più facile agire – d'istinto, a caldo, senza
farsi troppi
problemi – perché è fatto
così, perché ha
voluto imparare
ad essere così - e con la rabbia che prova in quel momento
rischierebbe di dire qualcosa che davvero non dovrebbe lasciarsi
sfuggire – qualcosa di veramente cattivo
nei confronti di
McCall...
Ma.
C'è
un gigantesco ma.
Non
ci tiene proprio a veder piangere Allison, a sfruttare quella
situazione per scopi molto poco nobili, a farla star male di
più.
Già
gli viene ansia a vederla così, lo sguardo perso nel vuoto e
le
labbra serrate in una piega tremula, sul punto di lasciarsi andare
alle lacrime.
Oh,
dannazione, Jackson spera davvero che non lo faccia proprio ora.
È
uno schifo quando le ragazze piangono.
E
allora decide di fare l'unica cosa che gli sembra utile ad evitare il
guaio: smette di pensare e stringe Allison a sé.
È
un contatto istintivo, scomposto e incerto – forse
perché nessuno dei
due se lo aspettava – ma comunque finiscono con lo starci
comodi, in
quell'abbraccio strano.
Probabilmente,
era quello di cui entrambi avevano bisogno.
Rimangono
così per un po', Jackson col mento appoggiato sul capo di
Allison, e
lei con il viso nascosto contro la sua camicia.
Nessun singhiozzo, nessuna sensazione di umido sui
vestiti, e questo significa che non è scoppiata a piangere
– un
gran risultato – pensa Jackson, compiacendosi di
sé.
Adesso,
sarà che la sente più tranquilla, che prova lui
stesso una sensazione di calma assurda che non
riesce a spiegarsi - ma vorrebbe dirle grazie.
Così,
dal nulla, perché pensa sia giusto.
E
sta per farlo davvero, ma lei lo precede.
"Grazie.
Per essere rimasto con me. Per... questo”
Jackson
sorride e chiude gli occhi, respirando il profumo di perfetta
tranquillità che avvolge quel momento, cercando di
imprimerlo a
fondo nella memoria.
"Quando
vuoi, Allison” le bisbiglia tra i capelli.
"Quando
vuoi”