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Autore: Lady Rachel    31/07/2011    1 recensioni
Una storia che prende vita con i suoi personaggi, tra coincidenze (per chi ci crede), imprevisti, scelte, eventi e soprattutto sentimenti...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ti devi muovere! C’è un’emergenza!”. Un signore tracagnotto, sulla quarantina, gli occhiali appena appoggiati sulla punta del naso, lo guardava con aria scocciata e facendo numerosi e ampi gesti con le mani, indicando delle scale che scendevano. “Allora? Hai intenzione di stare lì a fissarmi?”. Lui si stropicciò gli occhi e cercò di mettere a fuoco l’individuo che ormai gli si era parato davanti… Aveva un’aria familiare. “Dot-Dottor Soriani!” quasi cadde giù dalla brandina per mettersi precipitosamente in piedi. “Dio mio ce l’abbiamo fatta! Prendi quella felpa lì sulla sedia e corri giù in garage. Michela e Stefano dovrebbero essere già lì. Il resto te lo spiegheranno loro” “Ma cosa…” “Niente ma! Vuoi fare una prima esperienza di emergenza o no?” “Em-Emergenza?” si sentì quasi mancare. “Si ma ti devi dare una mossa bello mio, sennò quelli se ne vanno!” “Se ne vanno… Ah si si!” afferrò di corsa la felpa che penzolava dalla sedia di metallo e con un sommesso cenno della mano si avviò di corsa giù per le scale. Quell’ospedale non gli era mai piaciuto troppo, tutti quei muri grigi, spenti che non davano alcun sollievo o gioia all’ambiente ospedaliero generalmente non molto amato. Il garage era al piano meno uno, e per quanto corresse, era convinto che Michela o Giulio (si chiamavano così?) non l’avrebbero mai aspettato. Era ormai al primo piano, non mancava poi così tanto. “Hei ciao!” una ragazza bassina, magra, con i capelli lunghi biondi gli si era parato davanti. “Oh hei ciao! Tutto bene?” lui non voleva proprio perdere tempo, ma forse era l’unica occasione per riuscire a parlarci un attimo, visto che i tentativi precedenti erano risultati dei veri e propri insuccessi. “Si sono un po’ indaffarata, sai com’è qui tutti ti danno cose da fare dato che sei nuovo… Diciamo che se ne approfittano. E tu dove scappi?” lo disse sfoderando un ampio sorriso ammaliante. “Ehm i-io sto andando a-a seguire la m-mia prima emergenza, s-sai com’è visto che sono nuovo, u-un po’ se ne approfittano ecco” sperava di aver fatto colpo ripetendo quello che diceva lei, oppure semplicemente di farla ridere un po’. “Un’emergenza? Wow! Allora sarà meglio che ti sbrighi! In ogni caso questo è il mio numero, magari ci possiamo prendere un caffè insieme uno di questi giorni” “Certo! Gr-grazie Lisa” lei gli lanciò uno sguardo ammiccante e proseguì lungo il corridoio. Aveva il suo numero! La giornata aveva preso una piega decisamente piacevole… Era già da un po’ che immaginava un appuntamento con Lisa, ma gli era sempre sembrato che lei cercasse di evitare il discorso quando lui tentava di affrontarlo. In effetti non si erano parlati molte volte, eppure lui era rimasto subito colpito. Lei era simpatica, sorrideva sempre ed era davvero carina. In più erano entrambi nuovi dell’ospedale, sarebbero stati una bella coppia insieme. L’infermiera e lo specializzando. Sì, decisamente niente male. Mentre fantasticava sulla sua futura relazione non si era reso conto di essere arrivato al garage. “Michelangelo! Muoviti!” si girò di scatto verso la direzione della voce. Una ragazza di carnagione mulatta, ricciolina, magra gli faceva segno di avvicinarsi. Michelangelo si avvicinò velocemente all’ambulanza. “Michela giusto?” “Si le presentazioni un’altra volta, dobbiamo muoverci!”. Michelangelo montò in modo impacciato sull’ambulanza che partì immediatamente. “Lasciala perdere quando abbiamo emergenze fa sempre così. Comunque io sono Giulio” un ragazzo sulla trentina con la barbetta e un po’ pelato gli sorrideva porgendogli la mano “Tu devi essere Michelangelo vero? Il dottor Soriani ci ha parlato di te” “S-si sono io, piacere”. Giulio e Michelangelo si trovavano sul retro dell’ambulanza, mentre Michela guidava nella parte anteriore del veicolo. “Insomma è la tua prima emergenza eh?” Michelangelo fece segno di si con la testa abbozzando un sorrisino imbarazzato. “Cavolo, ancora mi ricordo la mia… Un po’ di anni, non lavoravo ancora qui e…”. Ci mancava solo il racconto stile “nonno che racconta la seconda guerra mondiale al nipotino”… Lui odiava questo genere di cose. Aveva come una specie di allarme incorporato, appena qualcuno iniziava discorsi di questo tipo Michelangelo iniziava a vagare con la mente, annuendo soltanto ogni tanto all’interlocutore o magari intervenendo con esclamazioni come “Certo!” “Si si!” “No infatti…” “Ma dai!”… In questo caso, era ritornato a pensare a Lisa e a dove avrebbe potuto portarla come primo appuntamento. Voleva farle una buona impressione, senza però farle credere chissà cosa. Insomma voleva stupirla ma non troppo. Un’uscita tranquilla, e magari se ci scappava qualche bacio ancora meglio. Comunque nulla di impegnativo, la storia seria non la voleva proprio. “…E io gli ho detto ‘Guardi che sono del San Camillo’ e lui non voleva crederci, ti rendi conto?” “ Ma dai!” “Si guarda da non crederci…”. Forse però era ora che cominciava a pensare concretamente ad una storia seria come si deve, ad impegnarsi veramente con una ragazza. Solo che ci voleva la ragazza giusta. Magari Lisa era quella giusta, forse la stava sottovalutando. L’ambulanza frenò di colpo. “Eccoci! Muovetevi!” gridò Michela aprendo velocemente lo sportello. “Finirò di raccontarti quest’episodio un’altra volta, ora dobbiamo sbrigarci!” “A-ah si si c-certo”. Michelangelo non aveva la minima idea di cosa dovesse fare. Forse doveva agire esattamente come nelle scene dei film americani, in cui arriva l’ambulanza e i medici si catapultano fuori dal mezzo con aria figa ed esperta con una superaccessoriata barella. La prospettiva non era per niente male, già si vedeva come un eroe nazionale, con tutte le persone che lo ringraziavano e lo acclamavano… “Michelangelo vieni ad aiutarmi!”. L’urlo di Giulio lo fece risvegliare dal sogno ad occhi aperti. “S-si eccomi!” scese goffamente dall’ambulanza, prendendosi una storta alla caviglia destra facendo un piccolo salto sul marciapiede. Michela gli lanciò un’occhiata fulminante. “C-che devo fa-fare?” era davvero agitatissimo. La scena sembrava apparentemente tranquilla. C’erano due ragazzi che parlavano animatamente con Michela, mentre una signora anziana ascoltava, con aria preoccupata. Per terra era tutto bagnato, doveva aver piovuto parecchio. “Prendimi il defibrillatore” la voce di Giulio proveniva un po’ più avanti, dove Michelangelo non poteva vederlo perché nascosto dall’ambulanza parcheggiata di traverso. Si girò di scatto aprendo il portellone dell’ambulanza e cercando con lo sguardo il defibrillatore. “Trovato!” pensò con aria trionfante, e allungò la mano per afferrarlo. Chiuse il portellone con un calcio, visto che l’arnese gli occupava entrambe le mani, era più pesante del previsto. “E-eccolo!” gridò Michelangelo facendo il giro dell’ambulanza. Giulio era di spalle, piegato su una figura per stesa a terra. “Appoggialo qui” Giulio gli fece un segno col capo. Michelangelo si avvicinò lentamente, come se non volesse svegliare la persona stesa a terra. C’era una ragazza priva di sensi, con dei capelli lunghi e mori e delle labbra sottili di un rosso intenso e un viso pallido. Aveva addosso una camicetta che doveva essere stata azzurra, ma ora era di un blu intenso perché impregnata d’acqua. Un rivolo di sangue le scendeva lungo la fronte, proseguendo poi dietro l’orecchio. Michelangelo rimase per un po’ a fissarla, poi appoggiò frettolosamente il defibrillatore per terra e si allontanò di due metri, senza staccare gli occhi dal viso della ragazza. Giulio iniziò le scariche. Il corpo della ragazza sussultava ogni volta che le placche del macchinario la toccavano. “Dai Giulio andiamo!” era arrivata Michela con la barella, che non aveva niente a che vedere con quella dei film. “Aiutami a sollevarla. Al mio tre: uno, due, tre!” Michelangelo e Giulio sollevarono il corpo della ragazza, posandolo con cura sulla barella. “Forza muoversi, muoversi!” caricarono la barella sul retro e Giulio e Michelangelo si misero alla sua destra. Michela mise in moto, con la sirena spiegata. “Quei ragazzi mi hanno detto che è stata aggredita” gridò Michela girando appena la testa dietro. “Ha preso una bella botta” “Ma ce-ce la farà?” “Ragazzo ma stai scherzando? Certo che ce la farà. In ogni caso in ospedale faranno ulteriori accertamenti”.

  
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