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Autore: Thefoolfan    01/08/2011    8 recensioni
Sono passati alcuni giorni dal funerale di Montgomery e molti eventi porteranno i nostri due protagonisti a prendere decisioni importanti. Lei intrappolata in una storia che non vuole, lui che si allontana sentendosi di troppo. Riusciranno a ritrovarsi?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella puntata precedente

 

Su richiesta del padre Alexis porta il libro completo a Kate e ne approfitta anche per passare del tempo con lei. Beckett intanto informa la giovane della sua rottura con Josh sperando che la voce arrivi anche alle orecchie di Rick. Nel frattempo Rick, ancora a Roma, ha fatto qualcosa che non è piaciuta per niente a Gina.

 

CAPITOLO SETTE

 

Spom. Che fosse scoppiata la terza guerra mondiale? pensò Rick sentendo quell'improvviso tonfo. Apri a mala pena gli occhi e vide Gina furiosa. Si era scoppiata. Rick si girò dall'altra parte non volendo ascoltare la donna avendo già un impressionante mal di testa e non volendo peggiorarlo. Ma che aveva fatto ieri sera per stare cosi male oggi?! Ah si bevuto, molto per l'esattezza. D'improvviso luce, luce ovunque. Gina aveva aperto le tende lasciando entrare i primi raggi mattutini dentro la camera. L'uomo si rifugiò sotto le coperte cercando riparo ma queste gli furono spostate di dosso subito.

 

“Potevo essere nudo lo sai”. Disse lo scrittore optando per il cuscino per ripararsi dalla luce.

“Niente che io abbia già visto”

“E ammirato”. Ora era seduto sul letto guardando con quel fare sornione la sua ex moglie che però non rispecchiava il suo umore.

“Che succede?” Chiese innocentemente non avendo idea di cosa avesse potuto fare per renderla cosi di cattivo umore già di prima mattina. Ripensò alla sera precedente ma non ricordò quasi nulla e in quel poco che gli riaffiorava alla mente non si ricordava di aver trattato male la donna.

“Sofia!”

 

Che c'entrava quella ragazzina ora. Per quale motivo Gina la tirava in ballo, a meno che. Dannata ragazzina. Rick si lasciò cadere sul letto per poi rotolare e scendere da quello. La testa ancora gli girava ma meno rispetto la serata precedente, era più la lingua impastata e il gustaccio in bocca che gli davano fastidio. Si massaggiò il mento sentendo une leggera barbetta iniziare a formarsi. Prese la vestaglia e si diresse in bagno dimenticandosi di Gina, ma lei non si era dimenticata di lui.

 

“Come hai potuto farlo? Lei è la figlia del presidente”. Sul letto ora ci stava la donna con le braccia protese dietro di se a sorreggere il peso del corpo mentre si osservava attorno ad ammirare la stanza dell'uomo.

 

“é lei che mi ha provocato”. La risposta arrivò da dietro la porta chiusa del bagno dove si era rintanato Castle. Che importava se era la figlia del presidente. Ieri sera quella ragazza cercava qualcosa e qualcosa ha avuto, che colpa ne aveva lui.

 

“Richard ha solo 24 anni. Per lei eri un gioco. Ora vai dal presidente e scusati”. Come far a capire a quel testardo di Rick che quella era l'unica soluzione per non perdere il contratto. Gli italiani se la sarebbero legata al dito e lui non avrebbe più potuto pubblicare nemmeno una poesia in quella nazione.

 

“Richard mi hai sentito?”

 

“Forte e chiaro tranquilla” Disse lui uscendo dal bagno mostrando un aspetto un po' migliorato rispetto a prima ma i segni della sbornia ancora visibili sotto i suoi occhi.

 

 

“E quindi?”. Continuò a insistere la donna.

“E quindi non mi scuso. Se l'è meritato”

“Si è meritata di sentirsi dire di essere una sgualdrina?”

 

Castle si fermò al centro della stanza pensieroso. Non le aveva dato della sgualdrina. Almeno non direttamente. Le aveva semplicemente detto che era troppo piccola per lui e che se si comportava cosi poteva benissimo esser scambiata per una donna di facili costumi. Questo le aveva detto.

 

“ehm. Ero ubriaco non sapevo che dicevo. Meglio cosi che andarci a letto no. No?”. Senza farsi troppi problemi iniziò a vestirsi non preoccupandosi della presenza della donna. Inoltre aveva ragione. Erano cose che aveva già visto quindi che problema c'era.

 

“Per tua fortuna ho già chiamato il presidente che anche se non era molto con tento dell'appellativo che hai dato a sua figlia era molto più contento che non fosse finita a letto con te quindi ho organizzato la firma del contratto alle 10.30”. Gli spiegò la donna. Si era sentita le urla del presidente al posto suo. Almeno poteva dirle un grazie, che gesto carino, per fortuna che ci sei tu. Invece lui le disse tutt'altro.

 

“Cosi presto? Non possiamo fare almeno alle 13 che riesco a mangiare prima?”

 

Alzando gli occhi al cielo dall'esasperazione Gina prese la borsetta che aveva appoggiato a terra precedentemente e se l'appoggiò sulle gambe pronta ad estrarne il contenuto ma prima doveva far un piccolo discorsetto a quell'uomo che sarebbe stata la causa dei suoi capelli bianchi prima dei 40 anni. Cosa a cui non voleva assolutamente pensare.

 

“Circa tre quarti d'ora fa mi ha chiamato Alexis”

 

Sentendo pronunciare il nome della figlia Castle si mise subito sull'attenti e iniziò a pensare al peggio. Perchè Alexis aveva chiamato Gina? Che cos'era successo? Qualcosa di grave. Forse aveva avuto un incidente? Forse sua madre?. Iniziò a frugare come un disperato tra i vestiti sparsi sul pavimento, guardò nei cassetti, sotto il letto ma niente.

 

“Dov'è quel maledetto cellulare?”

 

“ehm ehm”

 

Si voltò verso Gina che teneva l'apparecchio telefonico sollevato con una mano mentre lo guardava con quell'aria da strafottente.

 

“L'avevi lasciato in sala ieri ma tranquillo Alexis sta bene. Mi ha chiamato per informarmi di un piccolo cambiamento avvenuto mentre noi eravamo in viaggio”

 

A Castle erano sempre piaciute le sorprese, i colpi di scena, la suspance, in quel momento li odiava. Voleva sapere perchè Alexis aveva chiamato. Ora.

 

“Kate ha lasciato Josh e da quanto posso supporre l'ha fatto per te”. Disse diretta Gina.

 

Apriti cielo. Aveva udito davvero quelle parole? Kate aveva lasciato Josh? Finalmente erano liberi di poter star insieme?. Senza pensarci cercò una maglietta per correre da lei ma quando fu alla porta si ricordò di un piccolo particolare. Lui era tutt'altra parte del mondo. Ma un aiuto gli arrivò inaspettato. Gina ora gli era vicino con una busta in mano e gliela stava porgendo.

 

“L'aereo per New York parte alle 13.15 quindi se fossi in te sarei puntuale alla firma del contratto cosi da non rischiare di perdere il volo.”

 

Rick era sbigottito. Non ci credeva. Gina lo lasciava andare? Non lo tratteneva li con la forza? Non lo legava al letto per farlo uscire solo per gli incontri con i fan? Prendendo la busta contente il biglietto tra le mani glielo chiese.

 

“Perchè lo fai?”. Era veramente incredulo. A fatica riusci a chiudere la bocca per lo stupore.

 

“Era giunto il momento di ricambiare”.Sempre quell'aria da strafottente ma Castle in quel momento adorò il suo modo di fare. Gli stava dando la possibilità di rimediare al suo errore e lui non se la sarebbe fatta scappare.

“Ora su sbrigati, prepara la valigia”

 

Rick non se lo fece ripetere due volte. Si mise subito in moto per aver tutto pronto prima della firma del contratto. Arrivò più che puntuale all'incontro e per sua fortuna anche gli editori erano in anticipo e tutto si concluse nel giro di mezz'ora. Anche grazie a Gina che fece pressioni sugli uomini dicendo che se non avessero accettato subito avrebbero chiamato un'altra case editrice che era più che interessata ai libri di Castle. Firmato e stretto le mani come da rito Rick salutò Gina ringraziandola ancora prima di correre nella propria camera, prendere i bagagli e correre in aeroporto. Alle 13.15 stava decollando per tornare a casa. Per tornare da Kate.

 

**

 

Quella mattina Kate non si svegliò di buon umore. Ebbe degli incubi durante tutta la notte. Sempre su di lui. Su di lui che se ne andava, che la lasciava da sola per sempre. Si chiedeva se Alexis avesse parlato con suo padre e se si come l'avrebbe presa lui. Controllò il cellulare, nessuna chiamata. Rick non l'aveva ancora cercata. Perchè? Che davvero non gli importasse più di lei?. Che Josh avesse rovinato definitivamente il loro rapporto?. Beckett non voleva pensarci, Castle non era cosi superficiale, aveva sempre affrontato le sfide che si trovava davanti. Tranne lei, con lei non aveva mai fatto quel passo definitivo. Forse era cosi anche questa volta. Basta Kate!, pensò la donna, non ci pensare più se non vuoi piangere come una ragazzina. Allungò una mano sul comodino cercando la bottiglia dell'acqua quando trovò altro. Il manoscritto. Non l'aveva ancora letto. Era giunto il momento però. Prese la bottiglia d'acqua e bevve senza staccare gli occhi da quei fogli dopodiché inviò diversi messaggi chiedendo a tutti di non andarla a trovare in quella giornata. Li rassicurò che stava bene ma che doveva affrontare quell'ostacolo da sola. Lanie non era tanto convinta, non voleva lasciarla sola in particolare in quel momento ma dopo 4 messaggi e una chiamata di oltre 20 minuti desisti.

 

“Forza e coraggio Kate”. Si mise seduta con le ginocchia sollevate e li appoggiò il libro fissando la pagina iniziale per qualche secondo. Perchè era cosi tanto difficile? Era un libro dopo tutto. Anche se Alexis aveva detto che suo padre aveva messo molto di loro questa volta. L'idea di leggere la sofferenza, di scoprire tutto quello che l'uomo si era tenuto dentro e non le aveva mai confidato, le faceva male, ma doveva farlo, per lei, per loro. Girò la prima pagina cercando la dedica. L'avrebbe dedicato lei? Sarebbe stato vago? Avrebbe scritto giusto poche parole?. In realtà non scrisse nulla. Non vi era nessuna dedica. Forse era un caso, voleva aspettare che gli editori gli dessero l'ok prima di inserirla. Troppe domande affollavano la mente di Kate,

 

“Leggi e basta ok.”. Era pronta era veramente pronta adesso.

 

Cosi si perse nelle parole. Si lasciò trasportare da loro in un altro mondo, un mondo che prima rappresentava il suo sogno, ora era più simile a un incubo. Agli inizi andava tutto bene tra i due protagonisti sempre lavorando insieme, cercandosi, stuzzicandosi, amandosi ma ad un certo punto tutto cambiava. Tutto mutò e rimasero solo litigi, grida e poi più nulla. Nikki e Rook erano finiti e la donna cercò consolazione in un altro uomo.Josh in pratica. Leggendo la reazione di Rook a tutto quello Beckett poteva capire cosa passava nelle mente di Castle in quei momenti. Scoprì cose che non sospettava. Cosi come loro erano quasi morti congelati anche Nikki e Rook rischiarono la loro vita dentro una cisterna piena d'acqua e una volta usciti indenni da quell'esperienza Rook stava per dirle che l'amava ma furono interrotti dall'assicuratore. Quella scena gli sembrò fin troppo conosciuta. Era la trasposizione di quanto accaduto dopo la bomba. Se solo Josh fosse arrivato qualche minuto dopo, se proprio non fosse venuto. Gli mancavano solo pochi capitoli ma doveva fermarsi. Non ce la faceva ad andare avanti. Quanto era stata stupida, quanto era stata cieca a non vedere i segnali che lo scrittore le mandava. Senti qualcuno bussare alla sua porta. Chi poteva essere. Aveva detto ai suoi amici di non venirla a trovare oggi e tutti avevano accettato quella sua richiesta. Solo una persona non aveva ancora sentito.

 

“Avanti”. Non ci sperare Kate, rimarrai delusa, non riporre le tue speranze in due colpi alla porta. Lui è a Roma attorniato da centinai di fans, oppure no?!.

 

“Ciao Kate”

 

**

 

10 ore di volo erano infinite. 10 ore di volo con lo stato d'ansia di Richard erano insopportabili, per il suo vicino di sedile. Lo scrittore continuava a farsi portare dalla hostess noccioline su noccioline da mangiare, continua a dondolarsi sul sedile, facendolo prima scendere e poi risalire non trovando una posizione comoda, per ultima si mise a tamburellare contro il sedile del passeggero davanti a lui. Stava combattendo con la voglia di chiamare Kate e dirle che stava tornando ma voleva farle una sorpresa. Però non poteva presentarsi a mani vuote. Magari un mazzo di rose, un enorme mazzo di rose. Una cinquantina sarebbero bastate. Però dove avrebbe potuto metterle? Quelle stanze di ospedale sono sempre cosi piccole e qualche infermiera poteva approfittarne e rubarne, qualcuna meglio non rischiare. Cioccolatini allora. Uhm ma poteva mangiarli o doveva seguire una dieta particolare?. Scartatati anche questi. Quanto era difficile trovarle qualcosa di adatto. Un peluche?. Un enorme peluche a forma di orso, magari con scritto “Ti amo” o “strapazzami di coccole”. No, nemmeno quello troppo sdolcinato, Kate l'avrebbe cacciato subito dalla sua stanza. Gli serviva un pensiero, un qualcosa di piccolo ma significativo che poteva darle. Pensò e ripensò ma nulla li venne in mente. Nulla era all'altezza di Beckett. Forse un parere femminile gli sarebbe stato d'aiuto. Chiamò un hostess ed attese.

 

“Vuole altre noccioline Signor Castle?”

 

“ No in verità avrei bisogno di un consiglio”

 

“Se posso volentieri”

 

La donna era più che contenta di aiutarlo. Quante volte nella vita capitava di poter aiutare un personaggio famoso come lui. Di solito non si chiedono consigli alle hostess. Peccato che la povera non sapeva a quello che andava in contro.

 

“Se io ti avessi lasciata perchè non potevo sopportare l'idea di vederti con il tuo fidanzato, preferendo fuggire in un altro continente piuttosto che parlarti, non chiamandoti o sentendoti in alcun modo cosa ti piacerebbe avere per regalo per farmi perdonare? Ah metti conto che sei anche appena uscita dal coma”

 

Vuoto più totale. La hostess non sapeva cosa dirgli. Quando aveva acconsentito di aiutarlo non avrebbe mai pensato a una richiesta simile. Cioè che razza di uomo poteva fare una cosa simile?!.

 

“Bhè non è una cosa che si può risolvere con fiori”

“Quello che aveva pensato anche io. Gioielli?”

“Troppo impegnativo credo”

“Vero”

 

I due erano entrambi pensierosi. Castle che fissava il tavolinetto davanti a se, la donna che faceva correre lo sguardo sui passeggeri sperando in un'ispirazione. Non era una cosa facile. Esisteva un regalo abbastanza importante per farsi perdonare un gesto simile?.

 

“Uhm pensi a cosa le piacerebbe avere alla donna”

“Lei non dice mai cosa vuole, è molto criptica, bisogna leggere tra le righe.”

“Lei è uno scrittore è il suo compito quello. Quindi pensi bene, cosa vorrebbe veramente ma che però non hai mai chiesto direttamente?”

“Eh bella domanda. Essere la mia vicina sulla luna pensa che potrebbe piacerle?”

 

 

**

 

“Ciao Kate”

 

“Martha?”

 

“Aspettavi qualcun'altro”

 

“No”. Si in realtà, tuo figlio.

 

Lei proprio non aveva pensato ad avvisarla. Non immaginava che sarebbe venuta a trovarla, ma Martha era come una madre per lei e c'era da aspettarselo.

 

“Credo che la tua visita non sia propriamente di cortesia”. Disse Kate sorridendo in direzione della donna. Se Martha si palesava da qualche parte era perchè aveva qualcosa di importante da dire. L'attrice si mise seduta sul letto della donna cogliendola di sorpresa pensando che anche lei, come tutti gli altri, si accomodasse sulla sedia.

 

“Vedo che l'hai letto” Disse in direzione del manoscritto.

“Non tutto in realtà, mi mancano pochi capitoli comunque”

“Ah quindi non sai ancora”

 

Martha aveva quell'espressione dalla quale intuivi che aveva un segreto ma stava combattendo con se stessa per non dirlo.

 

“Avanti Martha che succederà?”. Non voleva saperlo ma a quel punto credeva che la donna glielo avrebbe detto comunque quindi perchè non dimostrare quel falso interesse.

 

“Ah no no ho la bocca serrata io” Parlò imitando la zip sulle labbra. Martha con la bocca chiusa? Impossibile. Lei era sempre pronta a farle prendere fiato, non perdeva occasione per dire la propria opinione ed era alquanto strano che non lo facesse a proposito del libro di suo figlio.

 

 

“Martha perchè sei qui?”

 

“Per ringraziarti”

 

Di cosa poteva ringraziarla? Di aver fatto scappare il figlio in un altro continente cosi lei poteva aver la casa libera per le sue feste? Magari la ringraziava semplicemente per essersi risvegliata. Ma una persona poteva ringraziarne un altra per essere uscita dal coma? Sembrava una cosa alquanto strana. Anche se l'attrice era molto introversa cosi era veramente esagerato. L'unica era chiederle il motivo.

 

“Per cosa mi ringrazi?”

 

“Per avermi riportato indietro mio figlio”. Come? Beckett non capiva. Forse Castle stava tornando dall'Italia? Voleva intendere in quel senso?. No, non sembrava, l'avrebbe detto più chiaramente se fosse stato cosi. Dalle sue parole si poteva invece intuire qualcosa di più profondo.

 

“Mi dispiace non capisco”. Era vero. Non riusciva a comprendere il vero significato di quelle parole.

 

“Negli ultimi tre anni che Richard ha passato con te l'ho visto piano piano tornare quel ragazzo spiritoso, amante della vita, fiducioso, giocherellone che era una volta. Prima di te non era cosi. Dopo la fine del suo matrimonio con Meridith e poi con Gina era distrutto. Si era auto convinto di dover passare la sua esistenza da solo, iniziò a pensare di non aver uno scopo nella vita. Lo scrittore multimilionario che pensava solo al successo, alle donne, a sfornare libri era una finzione. Richard iniziò a recitare quel ruolo, in realtà non voleva più essere cosi”.

 

A Beckett le parole che sentiva le suonavano strano. Richard era sempre stato cosi con lei. Non aveva mai recitato una parte. L'aveva sempre visto aver quei comportamenti infantili e superficiali.

 

“Ha ucciso Storm perchè si era annoiato di lui, perchè si era annoiato della vita che faceva. La routine demoralizza una persona attiva come Richard. Poi arrivi tu e tutto cambia. Gli torna la voglia di fare tanto che nel giro di poco scrive un romanzo dal nulla. Trova nuovi stimoli, nuovi amici, non è più avvilito. La smette di esistere semplicemente ma inizia a vivere. Inizia a vivere per te Kate.”

 

La giovane donna non poteva immaginare un Rick diverso dal solito e non doveva esser stato facile per Martha vedere il proprio figlio piano piano abbattersi senza che lei non potesse far nulla per impedirlo.

 

“Prima era solo un corpo che vagava alla ricerca del suo posto e ora l'ha trovato. Il suo posto è accanto a te. Sei tu che ogni giorno da la forza a mio figlio di andare avanti, che gli da un motivo per combattere. L'hai reso felice. L'hai riportato alla vita e io te ne sarò sempre grata.”

 

Che poteva rispondere a quell'esternazione di Martha?. Nessuna parola era abbastanza grande per esprimere il senso di orgoglio, per esprimere tutta la felicità, che ora provava nel cuore. Cosa dire che potesse essere la miglior riposta a quanto detto dalla donna senza sminuire in pochi secondi tutto quel discorso. Beckett si trovò senza parole per qualche istante.

 

“Come posso rispondere per non risultare banale? Cosa posso dire perchè tu capisca quanto queste tue parole mi rendano felice?. Saper di essere stata di aiuto a Castle in un qualsiasi modo mi fa toccare letteralmente il cielo con un dito. Lui sembra sempre quello invulnerabile, invincibile e io non sapevo mai come aiutarlo perchè quanto facevo per lui non era nulla in confronto a quello che lui ha fatto per me. L'unica cosa che potevo fare era stargli vicino, sempre e comunque”

 

“Vuoi sapere qual'è la risposta più adatta a quanto ti ho detto?”

“Si”

“Dimmi perchè l'hai fatto?”

 

Nessuna esitazione. Nessun dubbio. Basta nascondersi dietro un muro di mattoni per proteggersi. La vita va vissuta e farlo con Rick era il modo migliore.

 

“Perchè lo amo”

“Questa è la risposta che volevo sentire”.

 

Martha non disse altro. La salutò ed usci dalla stanza. Per molti quella sua visita poteva anche non dire nulla. Per Kate voleva dire molto. Rick per lei era molto importante, senza di lui non era niente ma grazie a Martha capì anche altro, capi che per Castle era lo stesso. Rick senza di lei era solo un involucro vuoto. Quale miglior sensazione che sapere che l'uomo che ami vive esclusivamente perchè tu ci sei?. Questa consapevolezza le diede nuovo coraggio. Prese il manoscritto e continuò a leggere da dove si era fermata. Era ora di giungere alla fine. Era ora di scoprire la verità.

 

Erano ormai passate le 19 quando la donna fini di leggere il libro. Beckett rilesse ancora e ancora le ultime pagine del libro in particolare le ultime parole. Per qualche strana ragione sentì il bisogno di pronunciarle ad alta voce e cosi fece.

 

“Jameson Rook era su quell'aereo. Il viaggio era stato organizzato in fretta e furia ma il giornalista non poteva più rimanere in città, non poteva più lavorare a stretto contatto con Nikki. Ora lei aveva al suo fianco un altra persona, lui si era fatto da parte e doveva accettarlo, oppure no. Osservò l'aereo che decollava e si guardò indietro ripensando alle decisioni prese negli ultimi giorni e capi...”

 

Un altra voce sovrastò la sua dicendo a memoria, parola per parola, quanto vi era scritto sul libro dando alle parole tutto un altro peso, dando ad esse maggiore importanza, facendole sentire più vere di quanto già non lo fossero.

“e capì di aver commesso il più grande errore di tutta la sua vita. Si ripromise di tornare entro pochi giorni. Doveva riconquistarla, non gli importava in che modo, non gli importava quanto tempo ci avesse voluto. Alla fine lei sarebbe stata sua, perchè in quel momento Rook capì che era lei. Era sempre stata lei. La sua unica e sola.”

 

Beckett non voleva crederci, non poteva essere cosi bello, stava sognando. Alzò gli occhi e lo vide. Era li davanti a lei.

 

“Ciao Kate”. Mai il suo nome era stato pronunciato con cosi tanta tenerezza, con cosi tanto sentimento, con cosi tanto trasporto, con cosi tanto amore.

 

“Rick...”

 

“Mi sei mancata”

 

 

Rick è tornatooooooooooooooooooooo. Non serve dire altro :P

 

O si. Sono un po' in crisi con il prossimo capitolo, che sarà anche l'ultimo, Ho praticamente scritto la parte finale ma mi manca come arrivarci ahaha...ma ce la farò, con calma.

  
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