Nota della
traduttrice: L’
autrice della
storia ha ritenuto opportuno inserire dei flashback
all’interno della
narrazione, per rispondere ad alcune domande che potrebbero nascere
durante la
lettura. Quindi, quando troverete una data all’inizio di un
capitolo (o nel
mezzo) sappiate che la scena è un flashback. Se non ci sono
date, ovviamente, è
al tempo attuale della narrazione. A separare il presente dai flashback
troverete una linea orizzontale, così da poter capire che il
flashback è
finito. Buona lettura!
1 Settembre
Erano in piedi,
uno di fronte all’altro, impegnati in
una battaglia di sguardi che nessuno dei due sembrava voler perdere. I
loro
sguardi feroci erano così intensi che era davvero un bene
che gli sguardi non potessero
uccidere.
La
professoressa Minerva McGranitt non avrebbe potuto
sentirsi più a disagio di come si sentiva in quel preciso
momento. Ovviamente,
non poteva dire di non esserselo aspettata. Dopo tutto, come si sarebbe
sentita
lei se fosse stata appena informata
che avrebbe dovuto passare i dieci mesi successivi vivendo con il suo
peggior
nemico? Immaginava che si sarebbe sentita nello stesso modo in cui si
sentiva
Hermione Granger proprio ora.
“Allora,”
disse la McGranitt, schiarendosi la gola.
Nessuno indietreggiò al suono della sua voce. “Ora
che avete visto la vostra
nuova abitazione, uno di voi ha qualche domanda da fare?”
“Sì,”
rispose il biondo Serpeverde a denti stretti. “Verrei
espulso se per caso dovessi
uccidere
la mia compagna di stanza?”
La ragazza con
i capelli cespugliosi di fronte a lui
si accigliò. La professoressa McGranitt, ad ogni modo, si
mostrò solamente
annoiata.
“Non
ci faccia pentire di averla scelta, signor
Malfoy,” lo rimproverò. “Lei
è Caposcuola, adesso. E la signorina Granger
anche. Dovrebbe essere un onore, per entrambi, e vi consiglio di
dimenticare le
vostre differenze se volete avete intenzione di superare
l’anno scolastico.
Come rappresentati della scuola, ci si aspetta che diate il buon
esempio agli
altri studenti – e questo non include, come da lei precisato,
uccidere il vostro compagno. Sono
stata
chiara?”
“Perfettamente,
professoressa McGranitt,” rispose
soavemente Hermione.
“Stava
parlando con me,
mezzosangue,” ringhiò Draco.
“Basta
così!” urlò la McGranitt. Aveva
assistito ai
loro battibecchi per tutto il tragitto dal suo ufficio alla loro Sala
Comune, e
adesso aveva un terribile mal di testa. “Signor Malfoy,
può scegliere di
scusarsi con la signorina Granger per aver usato questo linguaggio
scorretto, o
può dire addio alla sua spilla di Caposcuola. Non
è troppo tardi per scegliere
un altro studente, per sua informazione.”
Draco
fissò prima l’insegnante, poi quella cosa che
qualcuno chiama ragazza, davanti a
lui. Un Malfoy che si scusa con una sporca mezzosangue era tanto usuale
quanto.. Beh, tanto usuale quanto la cosa meno usuale a cui potesse
pensare. Ma
sicuramente non voleva perdere il suo ruolo di Caposcuola prima ancora
di avere
la possibilità di goderselo – specialmente non
dopo aver visto la sua stanza.
Quindi fece un bel respiro e disse, “Va bene, Granger,
mi scuso per averti chiamata mezzosangue.” Sperava che la
McGranitt non notasse la falsità della sua voce.
Se
l’aveva notata, scelse di ignorarla. Draco pensava
che la donna ne avesse abbastanza di loro per quel giorno, e volesse
solamente
andar via il prima possibile. “Molto bene,” disse.
”Signor Malfoy, signorina
Granger, sarà un anno emozionante per entrambi, a ho fiducia
nel fatto che
sarete degli ottimi leader. Adesso, lascio che vi sistemiate. Ci
vediamo dopo
banchetto questa sera, in modo da poter discutere dei vostri doveri con
i
Prefetti.”
Hermione
annuì in risposta; Draco si limitò a grugnire
in risposta e si lasciò cadere sul divano con un tonfo
sordo. La professore
McGranitt accettò entrambe le loro risposte e si
affrettò a lasciare la stanza.
Quando la
professore fu andata via e si ritrovarono
soli, Draco saltò giù dal divano, si
avvicinò ad Hermione quanto più poteva
farlo senza toccarla realmente e disse, “Va bene,
mezzosangue, è il momento di
mettere in chiaro quali sono le regole da queste parti.”
Hermione
tirò un brusco sospiro alla parole
“mezzosangue”.
Ovviamente, Draco non aveva preso seriamente la minaccia della
McGranitt.
Oppure, immaginava di farla franca una volta che non si fossero
più trovati
sotto il suo sguardo di disapprovazione. “Regole?
Oh, dovrebbe essere una cosa buona,” disse con sarcasmo.
Draco fece un
passo indietro e disse, “Regola numero
uno: la mia camera da letto è zona vietata per te.”
Hermione
sbuffò. “Come se dovesse mai venirmi voglia
di mettere piede nella tua stanza, Malfoy. Potrei prendermi qualche
malattia
venerea portata da una delle tante sgualdrine di Serpeverde che, sono
certa,
stai pensando di portare lì dentro.”
Indietreggiò
dopo aver finito la frase, come se avesse paura che Draco
volesse
colpirla. Ma sorprendentemente, Draco scelse di ignorare il suo
commento e
continuare.
“Regola
numero due: quando ho ospiti, tu ti rendi
introvabile. Non voglio la tua sporcizia in giro, a rendere puzzolente
la
stanza per i miei ospiti.”
“Che
pensiero gentile da parte tua,” disse Hermione,
sempre con sarcasmo. “Ancora una volta, non è una
cosa di cui dovresti
preoccuparti. Non è che mi diverta
alla presenza dei tuoi ‘ospiti’, ad ogni modo.
Infatti, preferire buttarmi
dalla Torre di Astronomia piuttosto che restare qui e passare il tempo
con te e
con i tuoi amici.”
“È
davvero così? Bene, dovrò solo invitarti ad
uscire
con noi, un giorno di questi,” sogghignò Draco.
Hermione
incrociò le braccia sul petto e picchiettò il
piede sul pavimento. “Beh, entrambe le regole valgono anche
per te, sai. Non ti
voglio a meno di quindici piedi dalla mia stanza da letto, in qualsiasi
momento. E se ci sono i miei amici,
mi aspetto che tu vada
via.”
“Oh,
con molto piacere, Granger. Tu preferiresti stare
dalla Torre di Astronomia piuttosto che stare con i miei amici? Beh, io preferirei tagliarmi le dita una ad
una e gettarmi nel fuoco, piuttosto che stare con i tuoi.”
Hermione non
poté fare a meno di sorridere. “Bene
allora, è deciso.” Tese la mano per stringere
quella del compagno.
Draco la
guardò come se fosse pazza. La derise. “Si,
certo. Come se avessi intenzione di toccarti. Sogni ad occhi aperti,
Granger.”
“Perché
devi essere sempre un insopportabile cafone?”
“E
perché tu devi
essere sempre una tale -”
“Hermione!”
Il suono
smorzato del suo nome doveva essere un gran
sollievo per lei. Ma per Draco, gli faceva venire voglia di cavarsi gli
occhi.
Lo Sfregiato era arrivato.
“Harry!”
gridò Hermione. Si precipitò il più
velocemente possibile verso il buco del ritratto e aprì la
porta.
Harry maledetto
Potter stava in piedi dall’altro lato
dell’ingresso, con lo stesso aspetto da supereroe di sempre.
I suoi
indisciplinati capelli neri (disperatamente bisogno di un taglio) si
scagliavano in ogni direzione dalla cima della sua testa, e al momento
nascondevano la famosa cicatrice a forma di saetta che faceva impazzire
tutte
le ragazze. Aveva un sorriso grande e sciocco sul volto mentre stava
lì
impalato a fissare la ragazza con i capelli cespugliosi dinanzi a lui.
Oh, che
dolce.
“Ciao,
Hermione.” Harry gettò uno sguardo da sopra la
sua spalla verso Draco, e la sua espressione si rabbuiò
immediatamente. ”Posso
entrare?”
“Certo!”
rispose lei con voce gioiosa.
Draco
cominciava a sentirsi leggermente nauseabondo.
Harry
entrò nella stanza, guardandosi intorno con
soggezione. “Wow,” mormorò in un soffio.
“Quindi è qui che starai tutto
l’anno?”
Hermione
annuì. “Non è fantastico? Aspetta di
vedere
la mia camera da letto!”
“Scommetto
che non vedi
l’ora di mostrargliela,”
borbottò
Draco.
Harry lo
squadrò e disse, “Cosa vorrebbe significare questo, Malfoy?”
Draco
sospirò. “Significa qualunque cosa tu voi che
significhi, Sfregiato. Adesso, se volete scusarmi, vado a disfare i
bagagli.”
Lasciò
i due amici da soli e si diresse verso la sua
stanza. Comunque, arrivato alla portò, si fermò e
ascoltò la loro
conversazione.
“Sono
venuto a vedere come te la passavi con.. beh,
con lui,” disse Harry.
“Ero
preoccupato per te.”
“È
molto dolce da parte tua, Harry, ma sto bene. Posso
gestirlo.”
“Puoi
farlo davvero?” domandò Harry. “Non
riesco a
credere che vi abbiano messi insieme, conoscendo i vostri
trascorsi.”
“Harry,”
disse Hermione, “non ci avrebbero messi
insieme se non ci avessero ritenuti in grado di farcela. Avranno avuto
le loro
buone ragioni per sceglierci. Mi fido delle loro decisioni. E
oltretutto.. Sono
Caposcuola! È il mio sogno da quasi sette anni, e si
è avverato! Onestamente,
non potrebbe importarmene di meno chi è il Caposcuola. Anche
se..” La sua voce
si affievolì. “Speravo davvero che saresti stato tu.”
Oh, per amor di
Merlino. Draco aveva sentito
abbastanza. Se avesse continuato ad origliare la loro conversazione,
avrebbe
rigettato tutto il cibo che aveva mangiato quel giorno, davanti alla
sua camera
da letto. Eppure.. Semplicemente non poteva smettere di ascoltare.
“Sì,
beh.. Penso che abbiano immaginato che potrei
avere già un bel po’ da fare quest’anno.
Sai, in caso Voldemort si dovesse far vivo
un’altra volta.”
“Giusto,”
disse Hermione. “Suppongo di sì. È
stata una
mossa intelligente.”
“Ma
non così intelligente metterti con Malfoy.
Dovrei averne parlato con
Silente -”
“Oh,
Harry, non essere sciocco! Non avresti potuto
fargli cambiare idea. Oltretutto, sono una ragazza forte, posso
prendermi cura
di me stessa.”
Harry fece una
pausa per un momento prima di dire
dolcemente, “Lo so, Hermione. Mi preoccupo solo per te.
Verrò ogni giorno a
controllare che tu stia bene, lo sai.”
“Ah,
beh, questo
non è un problema per me,” disse Hermione,
all’improvviso vivace.
Draco decise
che era il momento giusto per tornare
nella stanza. “Ehi Potter, perché
non te
ne vai? Lascia che Granger possa disfare i bagagli prima di
cena.”
Harry lo
guardò in cagnesco, poi guardò Hermione.
Doveva aver capito che il suggerimento di Draco era buono,
perché disse, “Ci
vediamo con Ron dopo il banchetto?”
“Spiacente,
non si può,” rispose Draco per primo.
“Lo
stavo chiedendo ad Hermione,”
ribatté Harry a denti stretti.
“Ha
ragione, Harry,” disse Hermione dolcemente. “Non
posso. Io e Malfoy dobbiamo incontrare la McGranitt e gli altri
Prefetti dopo
il banchetto. Ma ci vediamo domani mattina presto per le lezioni, e
potremo
stare insieme dopo.”
Nonostante
Harry sembrava ascoltare Hermione, aveva
scrutato Draco per tutto il tempo. “Va bene,”
disse. Posò una mano sulla spalla
di Hermione. “Abbi cura di te.”
“Non
preoccuparti, Potter. È al sicuro con me,”
disse Draco con un sorrisetto.
Harry rise
beffardo. Si avvicinò a Draco e strinse i
pugni. “Se fai qualsiasi
cosa ad
Hermione -”
“Sì,
sì, sì. Lo so – me ne
pentirò. Sono davvero
terrorizzato. Non vedi?” Draco alzò la mano
davanti a lui e la scosse
violentemente. “Allora, non te ne stavi andando?”
“Ci
vediamo dopo, Hermione,” borbottò Harry mentre
passava di fianco a Draco, guardandolo in cagnesco nel processo. Non si
guardò
neanche alle spalle prima di andar via.
“Ciao,
Harry!” gli gridò dietro Hermione. Non
ricevendo risposta, si accigliò leggermente.
Il sorrisetto
di Draco si era ampliato. “Dunque,
Granger. Da quanto tempo?”
Hermione
spostò lo sguardo dal buco del ritratto. “Da
quanto tempo cosa?”
“Da
quanto tempo sei innamorata di Potter?”
Hermione
spalancò la bocca. “C-cosa? Non ho la minima
idea di cosa stai parlando!” Il tono della sua voce era sulla
difensiva.
Draco
ridacchiò. “Giusto. Non ho potuto fare a meno di
ascoltare pare della vostra conversazione, adesso. Oh,
Harry,” disse, imitandola, “speravo
tanto che saresti stato TU Caposcuola invece di quell’idiota
cattivo di Malfoy!
Sei così sexy, ti va di scopare?”
“Io
no ho..!” Il volto di Hermione diventò rosso. Draco non avrebbe potuto
dire se
dall’imbarazzo o dalla rabbia. Decise dalla rabbia, quando si
allungò come per
colpirlo.
Per sua
fortuna, Draco aveva ottimi riflessi; riuscì
ad afferrarle il polso prima che lo toccasse. E invece che lasciarla
andare
immediatamente, strinse la presa e l’avvicinò a
sé fino ad essere faccia a
faccia.
“Dimmi,
Granger,” disse con voce bassa e pericolosa,
“quando
sei nel letto, la notte, e pensi ad Harry Potter, ti tocchi?”
Draco
provò immenso piacere nell’osservare la reazione
che la sua domanda aveva provocato alla ragazza di fronte a lui: prima
i suoi
occhi si spalancarono. Poi, i suoi lineamenti semplici si
accartocciarono in
un’espressione di disgusto. Dopo ancora, sembrò
aver sviluppato una forza
sovraumana, perché lo spinse via con tutta la forza
possibile, spezzando la
presa sul suo polso e facendolo indietreggiare di un paio di passi. A
dire il
vero, Draco era abbastanza impressionato.
Una volta
stabilizzatosi, rise. “Lo prendo come un sì.”
“Argh!”
gridò. “Disgustoso maiale!”
“Andiamo,
Granger. Vorresti dire che non hai mai
pensato a Potter in quel modo?”
“No!”
urlò. “Voglio dire, sì,
è quello che voglio dire. Non ho mai -”
“Oooh,
è un peccato che io non ti creda. La
mezzosangue è innamorata del Ragazzo D’Oro.
Fantastico.”
“Io non sono
innamorata di Harry!”
“Chi
se ne frega, Granger.” Draco raccolse una borsa
che aveva lasciato dietro il divano. “Puoi continuare a dirlo
finché non
diventi blu, non me la bevo. Adesso va a disfare i bagagli. Il Caposcuola e la Caposcuola devo dare il
buon esempio agli altri studenti – a cominciare con
l’arrivare a cena in
orario.”
Fischiettando,
se ne tornò in camera.
“Ti
detesto, Malfoy!”
gli gridò dietro Hermione.
“È
un sentimento ricambiato, cara la mia mezzosangue.”
Oh, come gli
piaceva irritare la mezzosangue. Era così
facile! Si infilò nella sua stanza e gettò la
borsa sul letto. Prima di
chiudere la porta, poteva giurare di averla sentita bisbigliare,
“Sarà un anno
veramente lungo.”
Attraverso la
finestra della classe, Draco fissò la
neve che cadeva. Sembrava che fosse tutto quello che faceva in classe,
ormai –
fissare a vuoto un punto nello spazio mentre ogni professore continuava
a
parlare della propria materia. Trasfigurazione, Pozioni, Divinazione
– erano
tutte la stessa roba, per quel che lo riguardava.
La neve cadeva
così fitta che tutto quello che
riusciva a vedere fuori dalla finestra era il bianco
– come se niente esistesse al di fuori del muro della classe
se non uno spazio bianco, vuoto ed immenso..
“Signor
Malfoy.”
Una voce dal
fondo della stanza lo distolse dalle sue
fantasie. Il suo primo pensiero fu che la professoressa McGranitt lo
stesse
chiamando per rispondere ad una domanda – che lui,
ovviamente, non aveva
sentito, visto che non le prestava attenzione.
Ma quando
distolse lo sguardo dalla finestra, notò che
era l’unico studente rimasto nella stanza.
“La
lezione è finita, signor Malfoy,” disse la
McGranitt con un accenno di preoccupazione nella voce.
Draco si
sentì uno stupido. Si schiarì la gola e
mormorò, “Scusi,” e cominciò
a raccogliere le sue cose.
“Si
sente bene? Non ho potuto fare a meno di notare
che non era attento in classe oggi. O, a dirla tutta, ieri.”
La McGranitt si appoggiò al bordo della sua scrivania.
“E
ora che ci penso, si comporta così da un po ormai. Ha niente
a che fare con suo
padre?” Pronunciò le ultime parole un
po’ esitante.
Draco si
infuriò. Non perché la donna avesse tirato
fuori l’argomento su suo padre, ma perché quanto poteva essere sciocca quella donna? Se
avesse fatto veramente
attenzione, avrebbe notato che la sua mancanza di interesse accademico
era
cominciata solamente due mesi prima.
“No,”
tagliò corto. Finì di riporre i suoi libri nella
borsa e si alzò. “Mio padre non c’entra
niente. È morto più di un anno fa. L’ho
superata.”
E
l’aveva fatto
davvero. Aveva amato suo padre, ma Draco non aveva avuto problemi ad
affrontare
il dolore dopo che Lucius Malfoy era morto per mano di Lord Voldemort
all’inizio del suo sesto anno. Suo padre era stato
controllante ed esigente, e
probabilmente meritava di essere ucciso. Draco sapeva che era una cosa
orribile
da pensare su suo padre, ma era la verità. Suo padre aveva
fatto cose
diaboliche e terribili nel corso della sua vita. Di certo non era una
vittima
innocente, e il fatto che fosse stato ucciso proprio
dall’uomo che tanto
ammirava.. beh, suo padre sapeva a cosa andava incontro.. e con chi
aveva a che
fare – e aveva scelto di
continuare
su quella strada.. la strada che lo aveva portato alla morte. Draco
poteva
sentire la mancanza del padre, ma non poteva provare rimorso
per lui. Non come poteva per Hermione.
Ed ecco che lei
gli tornava in mente ancora. Quante
volte ci era riuscita? Aveva perso il conto, ormai.
“Dunque
cosa la distrae?” domandò la McGranitt.
“Niente,”
mentì. “Onestamente, sto bene.”
La McGranitt
scosse la testa. “Non sta bene, signor
Malfoy.. Draco. Viene a lezione
ogni
giorno come se avesse dormito appena. Sembra che si stia allontanando
dai suoi
amici. I suoi voti sono peggiorati, e non adempie i suoi compiti di
Caposcuola.
Sono stata informata che ha corrotto
dei Prefetti perché eseguissero i suoi compiti al suo posto.”
Draco fece del
suo meglio per non sembrare colpevole. “Queste
accuse sono infondate, professoressa.”
“Infondate?
Mi sono imbattuta in un Prefetto la notte
scorsa, a dire il vero. Stava pattugliando i corridoi – un
compito che doveva
fare lei, la notte scorsa. Sotto
interrogatorio, ha ammesso che lei l’aveva pagato
per svolgere il suo compito la notte scorsa. Posso chiederle cosa stava
facendo, da essere più importante dei doveri di
Caposcuola?”
La stessa cosa
che faccio tutte le notti,
pensò Draco. Mi siedo da solo nella
mia Sala Comune, e
spero di morire. “È veramente
importante, quello che stavo facendo?”
La
professoressa considerò la sua domanda per un
momento. “Suppongo di no. Quello che è importante
è che non stava facendo il
lavoro che le era stato assegnato. Non è decisamente il modo
in cui dovrebbe
comportarsi un Caposcuola. Dovrebbe dare l’esempio agli altri
studenti.”
Sospirò. “Signor Malfoy, non voglio doverle
togliere l’incarico – specialmente
non a questo punto dell’anno. E specialmente dopo.. beh, dopo
tutto quello che
è successo. È un ragazzo intelligente.
C’è un motivo se è stato scelto come
Caposcuola. So che può essere un ottimo esempio per gli
altri studenti, deve
solo provarci un po’ di più. Può
riuscirci?”
Draco
serrò i denti e annuì. “Sì
signora.” Senza
aggiungere un’altra parola, Draco si diresse verso la porta
della classe, ma la
professoressa McGranitt lo richiamò.
“Signor
Malfoy,” disse, “prima che vada via,
c’è
qualcos’altro di cui vorrei parlare con lei.”
Draco si
fermò a pochi passi dalla porta. Di cosa
altro potevano parlare? Si voltò.
“Perché
non si siede?” La McGranitt fece un cenno ad
uno dei banchi davanti alla cattedra.
Una discussione
che richiedeva che lui fosse seduto
non gli sembrava una discussione che avrebbe fatto volentieri.
“Di cosa vuole
parlare?” domandò, facendo come da lei richiesto.
Per un istante,
la professoressa restò in piedi in
silenzio; strinse le labbra; l’espressione sul suo volto
indicava che forse non
avrebbe voluto dire qualsiasi cosa stava per dire. “Il
professor Silente e io
abbiamo cominciato a prendere in considerazione altre ragazze per il
ruolo di
Caposcuola.”
“COSA?”
esplose Draco. Realizzò che la sua esplosione doveva
averla colta di sorpresa. Di certo non si era aspettata che lui
reagisse in
quel modo a quella notizia. “Non potete farlo.”
“Certo
che possiamo,” disse la McGranitt. “Sono passati
quasi due mesi da quando -”
“Esattamente due
mesi,” la
corresse. “Oggi sono due mesi.”
La
professoressa sembrò presa alla sprovvista.
“Giusto.
Sono due mesi oggi. Il che vuol dire che la scuola è stata
senza la Caposcuola
per esattamente due mesi. Dovremo trovare una sostituta, un
giorno.”
“Nessuna
potrebbe sostituirla,” borbottò Draco.
“Ascolti,
capisco che lei probabilmente si era
abituato ad avere il dormitorio tutto per sé, ma -”
“Non
ha niente a che fare con questo!” urlò Draco. Non
riusciva a credere che lei potesse pensare che fosse quella la ragione
per cui
non voleva un’altra Caposcuola – perché
voleva la Sala Comune tutta per sé. Ma
pensandoci, perché non avrebbe
dovuto
pensarlo? “Penso solo.. forse non dovremmo averne
un’altra per quest’anno.”
“E
per quale motivo
no?” domandò la McGranitt. “Ne
abbiamo bisogno ora più che mai.
Specialmente ora che il Caposcuola viene meno ai suoi
doveri..”
“Mi
dispiace,” disse Draco. “Okay? Mi dispiace di non
aver svolto I miei doveri. Mi dispiace di aver sbagliato tutto, ma per
favore..
per favore, non nominate una nuova
Caposcuola. Prometto che sarò un esempio migliore per gli
altri studenti.
Prometto che ricomincerò a svolgere i miei doveri. Posso
farlo la solo, lo
giuro. Con l’aiuto dei Prefetti e tutto, non abbiamo bisogno di un’altra
Caposcuola.”
Se la
professoressa non lo avesse conosciuto, avrebbe
potuto giurare che Draco Malfoy la stava supplicando. “Signor
Malfoy,” disse
gentilmente. “Dispiace anche a me. Ma sono passati due mesi
ormai. Abbiamo
rimandato per troppo tempo. Se non nominiamo un’altra
Caposcuola, permetteremo
alle cose di rimanere nello stesso modo in cui si trovano da quando la
signorina Granger.. beh, da quando è morta. Non è
salutare. Abbiamo bisogno
tutti di andare Avanti, e possiamo cominciare facendo questo. Mi
dispiace che
questo non sia quello che vuole lei. Ma è quello che va
fatto. Non servono
discussioni in merito. Se le fa piacere, potrebbe darci qualche
suggerimento su
chi lei vorrebbe come Caposcuola, e lo prenderemo certamente in
considerazione.”
Draco fece una
smorfia. “Onestamente non me ne frega
un cazzo chi scegliete,” disse, alzandosi. “Mi
scusi, devo andare alla prossima
lezione.”
“Signor
Malfoy!” gridò la McGranitt.
Si aspettava
che lo rimproverasse per il linguaggio.
Invece disse, “Il suo compito per questa sera è
pattugliare le sale. Se vedo
chiunque altro farlo al posto suo, prenderò seriamente in
considerazione l’idea
di toglierle la nomina.”
Come se gli
importasse. Ma non lo disse ad alta voce.
Si limitò ad uscire dalla stanza con stizza, domandandosi a
quale Prefetto
dovesse chiedere di svolgere il suo compito quella notte.