Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: elfin emrys    01/08/2011    2 recensioni
[Della serie Erede]
Dal capitolo 12:
"Ma delle mani invisibili lo trattenevano
no, non era lui a correre
dei becchi neri gli strappavano la pelle
bianca, pura, troppo morbida per essere la sua
le dita che entravano nella terra
dita... piccole, infantili
e un filo.
Un filo lungo, rosso, macchiato di oscurità.
Che si univa.
A un altro filo.
Fato. Destino."
MESSO NUOVO CAPITOLO, FINALMENTE!
Genere: Avventura, Comico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Erede'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Avviso: rileggete quello che vi avevo detto su chi aveva passato con Merlin “quella stramaledetta notte”! Sennò, passate oltre e leggete questo capitolo arivato in ritardo -.-”

 

Colori.

Colori sbiaditi, lontani, leggeri.

Delle voci concitate e balbettanti e dei fruscii di stoffa.

Notte, fuori, dalla finestra.

Richard sbirciò dalla porta aperta della camera di Merlin.

No...

Vide.

Il moro era sdraiato sul letto e che ansimava.

Le candele consumate si stavano spegnendo, coprendo col buio quella pelle bianca e morbida su cui passavano delle labbra estranee.

Un altro gemito.

Merlin aveva il viso rosso, gli occhi appannati e il volto sudato.

La sua camicia blu, dimenticata sul pavimento, e la sua bandana rossa che stava gettata su una sedia non gli stavano più addosso, ma assistevano impotenti alla scena.

Il moro si aggrappò al compagno, che con le mani sopra i glutei dell'altro lo spingeva dolcemente contro di sé.

Una mano pallida ed esile passò fra i capelli biondi per poi scendere sul collo forte.

I due sorrisero, mentre l'altro aumentava il ritmo delle spinte con cui...

-...A... Arthur...!

Le spinte aumentarono di profondità e velocità, senza controllo alcuno.

Richard chiuse la porta: non poteva vedere.

Non voleva vedere è l'espressione giusta.

Non voleva né vedere, né sentire i suoni, i sapori e gli odori di quello che stava avvenendo dietro quella porta.

L'uomo si mise una mano sulla bocca, sbarrando gli occhi.

Doveva andarsene da lì, andarsene per sempre.

Non voleva, non voleva...

Merlin... Merlin era...

Richard scappò dalla stanza, ma quei suoni lo perseguitavano ancora e ancora.

Sentiva il bisogno di urlare, gridare tutta la propria rabbia e angoscia.

Ma non lo fece.

E così rimase tutto dentro.

Come sempre, del resto.

 

*_*_*_*_*_*_*

 

Merlin guardava.

Guardava la propria vita sgretolarsi sotto quegli occhi indifferenti e pieni d'odio.

Era come temeva.

Arthur, Arthur non aveva accettato che lui gli avesse nascosto una cosa così importante per tanto tempo.

E in quel momento lo fissava.

Lo fissava mentre piangeva, mentre cercava con voce balbettante di spiegare.

E le lacrime uscivano copiose ma silenziose sul suo viso pallido.

Lo sguardo di Arthur era come mille stilettate, come se per tante volte lo colpissero con violenza senza mai farlo morire.

Era una lenta agonia, un dolore intenso.

Il Merlin spettatore si appoggiò a un

mobile, con gli occhi pieni di paura.

-Vattene, stregone!

Le parole del biondo erano piene di rancore e di rabbia, di un'ira dettata dall'orgoglio e dal suo animo ferito.

Il moro non se ne andò.

Restò lì, a soffrire, sussurrando un “No, no, ti prego...” leggero e quasi inudibile.

La voce di Arthur, così simile a quella di Uther in quell'istante, riempiva ancora l'aria, colpendo ancora la sua anima, ferendolo come quegli occhi diventati di ghiaccio.

Merlin restava nella stanza e sembrava quasi pregare il biondo di non cacciarlo.

Si stava aggrappando disperatamente al suo principe, alla sua faccia della medaglia.

Faccia che adesso sembrava ripudiarlo.

Chi aveva detto che una metà non poteva odiare ciò che la rendeva intera?

Il moro sentiva il Destino sotto di sé sgretolarsi e con lui tutte le sue certezze, i suoi sogni e le sue speranze.

Il Merlin spettatore si strinse una mano sulla stoffa che stava sul petto, vicino al cuore che pulsava veloce.

C'era qualcosa che non andava, che non quadrava, come se quello che stava vedendo non era la realtà che aveva vissuto.

Eppure in quel momento non si ricordava come aveva reagito il vero Arthur, se c'era un vero Arthur, non ricordava.

L'altro Merlin sfiorò con una mano la spalla del principe, che lo spinse lontano da sé.

Il mago cadde a terra, ma si rialzò subito.

Le gambe tremavano e la voce era balbettante.

-Arthur...

-Non chiamarmi per nome!

Il biondo lo cacciò ancora, gettando a terra il tavolo con tutto sopra.

Un porta candele arrivò fino ai piedi di Merlin insieme a una mela.

Il moro gli arrivò accanto per farlo ragionare, ma...

-No!

Il mago si ritrovò a terra con la guancia dolorante.

L'aveva... colpito...?

Il Merlin spettatore sbarrò gli occhi.

No, non poteva essere la realtà, Arthur lo l'avrebbe mai fatto, lui stesso non l'avrebbe mai perdonato, perchè significava che aveva giocato con lui fino ad allora, aveva solamente fatto finta di amarlo e invece aveva sentito perfettamente quanto affetto e quanta passione c'era nei suoi baci, nelle sue carezze.

Il moro del ricordo si toccò il punto in cui era stato colpito, sentendo la mano di Arthur afferrarlo per i capelli per buttarlo con violenza fuori dalla propria camera.

Merlin spettatore chiuse gli occhi: non era andata così, benchè in quel momento non potesse ricordare sapeva per certo che non era andata così.

Se fosse successo tutto quello, lui non gli avrebbe dato mai più dato la possibilità di possederlo, non dopo quello; non gli avrebbe mai più dato il proprio affetto e la propria fiducia.

Semplicemente non l'avrebbe voluto vedere mai più.

Non avrebbe potuto.

Se fosse successo quello, Merlin era sicuro che sarebbe tornato da Richard, se questi l'avrebbe accolto ancora come per il figliol prodigo.

Ciò che aveva visto era solo la sua paura più grande ma sembrava così vero e vivo...

Il moro chiuse gli occhi, mentre vedeva altre immagini.

Richard, ovviamente, non lo voleva più con sé...

Arthur continuava a rifiutarlo, a odiarlo...

Arthur che si sposa e...

-...!!

Quella è Gwen?

Sentì un grande disprezzo montargli nel cuore.

Come poteva disgustare così una sua amica?

Ma del resto era solo.

Solo con se stesso.

Solo...

 

*_*_*_*_*_*_*

 

-Una donna?

La ragazza aveva una maschera sul viso, ma si vedevano perfettamente i tratti gentili e femminili, il trucco leggero sugli occhi, i capelli lunghissimi legati in una coda.

Emrys fu sbattuto a terra con un incantesimo, mentre lei tirava un coltello alla serva.

Il principe si alzò e prese il pugnale al volo rischiando di ferirsi, rimandandolo alla proprietaria velocemente.

Si fermò a un centimetro dal viso: un'altra magia.

Il moro cercò di far continuare l'arma con dei propri incantesimi, ma la donna era molto potente ed era difficile.

Silenzio.

La serva era fuggita, lasciando il principe a combattere da solo.

Il ragazzo prese un proprio pugnale, tirandolo e mirando alle gambe della giovane che non riuscì a fermarlo in tempo.

Il sangue colava da subito sopra il ginocchio, macchiando i pantaloni e gli stivali e cadendo a terra.

La donna cadde, ma approfittando della distrazione del ragazzo per la piccola vittoria, lanciò il coltello che stavano reggendo, colpendolo sulla spalla.

Non un gemito sfuggì dalle labbra del moro.

Lei sorrise perfida mentre il ragazzo si piegava per il dolore: il pugnale era penetrato a fondo nella carne.

La donna zoppicando si avviò verso la porta aperta.

Emrys le lanciò un incantesimo, sperando che funzionasse.

-Ah!

La giovane cadde a terra nuovamente.

Il principe sorrise, mentre Emily entrava nella stanza legando i polsi dell'intrusa.

-Grazie Emily.

Lei sorrise gentilmente, andando a chiamare il medico per la ferita alla spalla.

Poi parlò alla sconosciuta con tono beffardo.

-E adesso scopriamo chi è questa giovane fanciulla.

Quando tolse la maschera, notò che la ragazza era molto bella.

Ma Emrys non era uno stupido: il pugnale a mezza luna era tipico delle sacerdotesse dell'Antica Religione e sapeva perfettamente che queste potevano mascherare la propria vecchiaia o la propria bruttezza con una magia detta “Incanto”.

-Chi sei?

-Ti aspetti che te lo dica?

-No, ma sarebbe meglio visto che in ogni caso lo capireri. E non mentire.

La maga non rispose.

-Bene. Guardie!

Tre uomini entrarono dalla porta: li aveva portati Emily.

-Portate questa donna in una cella. Fate in modo che non scappi: è una sacerdotessa.

Le guardie annuirono, prendendo la ragazza per le braccia e portandola un po' malamente via.

Emrys sorrise, vedendo Emily rientrare con il medico ancora in tenuta da notte.

Lo portarono nello “studio” del medico dopo averlo medicato rapidamente sul luogo.

Il principe stava in quel momento seduto su uno sgabello e la sua ragazza gli stava accanto, fasciandogli meglio la spalla.

I due si guardarono, sorridendo, mentre Emrys posò il proprio viso sulla spalla della ragazza, accoccolandosi là.

Lei arrossì lievemente, accarezzandogli il capo e i capelli mentre con l'altra mano lo teneva abbracciato a sé.

Il moro mugolò, strofinando il viso contro la pelle della giovane, che rise.

Sembrava che il principe facesse le fusa.

Emily lo fece alzare, accompagnandolo nelle sue stanze e facendolo sdraiare sul suo letto a baldacchino enorme.

Fece per andarsene, ma una mano la fermò.

-Sai, penso che il letto sia troppo grande per me solo, no?

La ragazza sorrise e, timidamente e con imbarazzo, mise le ginocchia sul materasso, vedendo il moro che le faceva spazio e, lentamente, gli scivolò accanto, abbracciandolo delicatamente.

Emrys sorrise come un bimbo felice, ricambiando l'abbraccio...

Sbam!

-Ahi! E questo per cos'era??

-Per la tua proposta così sfacciata, ovvio.

 

*_*_*_*_*_*_*

 

 

Richard si ritrovò ancora a Camelot.

Guardò le stelle in cielo.

Perchè gli era stato mostrato quello?

Perchè farlo soffrire così?

L'uomo cominciò a camminare senza sapere dove stava andando: semplicemente seguiva uno strano istinto che probabilmente lo avrebbe portato sul luogo del prossimo ricordo.

Sentì degli uomini parlare riguardo al tornero dove Sir Reginald era arrivato secondo: il suo cuore perse un battito.

Quello era un ricordo anteriore a quello che aveva visto prima.

Se lo ricordava bene anche lui.

Era...

Richard cominciò a correre verso un'ala del castello lontana da occhi indiscreti, deserta e solitaria.

Sentì la propria voce sussurrare qualcosa.

Si fermò: era arrivato.

Lui era piegato leggermente in avanti con la fronte poggiata a quella di Merlin che sorrideva.

La propria mano era poggiata sulla spalla del ragazzo.

Era la notte in cui si erano messi insieme, se la ricordava come se fosse stato il giorno prima.

Le sue labbra si avvicinarono a quelle del moro che, sentendole premere sulle proprie, sorrise ancora di più avvicinando la mano pallida ed esile al collo.

Richard si disse di distogliere lo sguardo.

Quei ricordi gli facevano male, gli aprivano e allargavano dellle ferite che sperava ancora di poter ricucire.

Quelle ferite sangunavano già troppo.

Troppo.

La bocca dell'uomo si distorse dallo sforzo: non ci riusciva, non poteva non guardare.

Si vide stringere Merlin a sé e baciarlo, le mani del moro che si allacciavano alle proprie in un gesto d'amore e di fiducia.

-Merlin... ti amo...

Il ragazzo ridacchiò, baciandogli l'angolo delle labbra.

-Lo so.

-Tu mi ami?

Il moro strofinò con dolcezza il naso contro il collo dell'altro.

-Ti devo dare davvero una risposta così ovvia?

Il Richard spettatore li guardò, attendendo la propria risposta che, nonostante la conoscesse, aveva paura di veder morire.

Desiderò di essere quel Richard che stava lì, a dividere il proprio amore con il moro.

Chiuse gli occhi appena le proprie orecchie cominciarono a sentire la propria voce.

-Voglio sentirtelo dire.

Aprì gli occhi e guardò avanti a sé, sorpreso.

Vedeva appoggiato al proprio petto il viso di Merlin: era diventato il Richard del ricordo.

-Ti amo.

Sorrise, sentendo che sulle proprie guance stavano scendendo delle lacrime.

-Perchè piangi?

-Lascia stare, Merlin, lasciami piangere.

Il moro sorrise, baciando le gocce salate che stavano sul viso dell'altro.

-...Dimmi che mi ami, Merlin.

-Ti amo.

Sorrise.

Richard sentì le mani calde del ragazzo andargli sul volto, per poi sentire premere contro di sé il suo corpo esile.

-Mi amerai per sempre, Richard?

-...Sì, Merlin, qualunque cosa tu posso vedere e pensare: per sempre, ricordalo. Per sempre...

 

*_*_*_*_*_*_*

 

 

Merlin cominciò a correre.

-Asppetta!

Arthur tese la propria mano verso il ragazzo che correva.

Il moro si girò.

I suoi occhi azzurri brillavano al buio e sembravano illuminare l'aria vicino.

-Aspetta!

Il ragazzo ricominciò a correre.

Arthur cominciò a seguirlo.

Mentre gli andava dietro, intorno a lui poteva vedere il castello e le sue nere mura sempre uguali.

Sempre anfratti scuri, porte che non si sarebbero mai aperte, finestre tappate con travi e ancora anfratti, angoli bui dove chissà quale essere si nascondeva.

Correvano.

E correvano.

Il respiro si stava facendo pesante.

Anf! Anf!

Le gambe tremavano.

E correvano ancora.

E ancora strani angoletti, porte chiuse, mura nere...

e buio.

Merlin continuava ad andare avanti.

Arthur sentiva lo strano respiro del ragazzo che stava cedendo.

Lo sentiva dentro di sé, nel proprio stomaco e nel proprio cuore, nella mente e nell'anima.

Ancora respiri e sospiri.

La figura sottile del ragazzo spariva.

Anf!

Un ultimo battito del cuore, un ultimo respiro nel buio.

E poi il silenzio di quei muri, di quei ricordi, di quei momenti che non lasciavano altro dietro di sé che il dolore e il profumo acre del passato.

-Dove sono? Richard? Merlin?

Arthur si guardava intorno.

Stava in una stanza senza muri e senza soffitto, con solo il pavimento di una sostanza biancastra.

Intorno a lui non si vedeva niente.

Ai bordi del pavimento c'erano delle candele consumate che presto si sarebbero spente ma che ancora illuminavano di una luce cupa e inquietante la “stanza”.

Arthur stava al centro.

-...Merlin?

-Arthur!

Il re si girò, vedendo Richard dietro di lui.

-Da dove sei venuto?

-Non lo so, sono apparso qui e basta.

I due uomini si guardavano intorno.

-Dove siamo?

-Non lo so e penso di non volerlo sapere.

Le candele cominciarono a spegnersi una a una, sporcando il terreno di cera.

Il buio avanzava.

Improvvisamente una figura distorta apparve in mezzo agli ultimi due lumi accesi.

-Oh dei...

 

 

Note: come avrete capito, il primo ricordo è quella stramaledetta notte ;) Il prossimo capitolo è quasi tutto dedicato al Heder/Aranel, spero non vi rompa le scatolette di fagioli -.-" Comunque spero che Richard vi sia piaciuto, almeno poco poco: poverino, a nessuna di voi piace, eppure è un gran fusto! Ah, per quella donna, si scoprirà nel prossimo capitolo chi è! Grazie per la pazienza.

Kiss

P.S. mi dispiace per il vostro probabile diabete dopo questo capitolo

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: elfin emrys