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Autore: eclissirossa    02/08/2011    2 recensioni
Hamarikyu Gardens, è il piccolo polmone verde di Tokyo. Dove una serie di amori prendono e perdono vita.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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C’ero soltanto.
C’ero. Intorno
mi cadeva la neve.


(tada oreba oru tote yuki no furi ni krei)
- Kobayashi Issa -


 

Era uscito finalmente dall’hotel, uno strano e fastidioso cerchio alla testa l’aveva colpito facendogli venire un tremendo emicrania. Sarà il fatto che non aveva dormito nel suo letto, o forse perché aveva dormito in un odore che per troppo tempo gli era mancato, mandandolo in assuefazione, o forse perché, quei ricordi da tanto, non tornavano più a scuotergli l’anima. Kagome. Se lei era, lì, forse ora stava attraversando una strada, forse anche lei stava cercando qualcosa o qualcuno, e sperò, che fosse lui, quel qualcuno.

Scese in strada, e si sistemo meglio il cappello sul capo, allungando una mano artigliata verso un taxi vuoto che costeggiava il marciapiede, avvicinandosi a questo ed entrandovi, sistemando una tracolla vicino a se. Fissa l’autista, che lo guarda di rimando, in attesa. Sospira, mormorando solamente un indirizzo, prima di puntare lo sguardo verso il vetro, oltre il finestrino. Stringe piano gli occhi, mentre una mano artigliata stringe il sedile, bucandolo in più punti.


- inizio flashback -

..
‹ NO! Kagome.. Non cosi! › La voce di Inuyasha tuonò forte verso la ragazza che terrorizzata chiuse gli occhi, sentendo un ringhio soffuso provenire dal ragazzo accanto a se.

Riaprì gli occhi nocciola, mentre le mani restavano alzate ai lati del viso, che aveva un espressione terrorizzata. Fissò tutto intorno a se, notando come la gente continuasse a camminare e sfrecciare in auto in tranquillità, senza degnarli di uno sguardo, ne loro, ne l’auto in cui erano.

‹ Scusa Inuyasha.. › biascica la ragazza con aria pentita, ritirando i piedi dai pedali e portando le mani a sistemarsi sul volante, mentre gli occhi scivolano sulla mano artigliata che ancora stringeva il freno a mano, e sulla faccia di Inuyasha, che aveva un espressione pensierosa.

Si volta verso di lei, guardandola piccola e stretta in quel vestitino di lana marroncino, e i capelli che ricadevano sulle spalle, cerchiando il viso dolce. Il capo ruota verso il finestrino, sbuffando.

‹ Baka! Dovevi specificare che non avevi
mai guidato, nel vero senso della parola! › sbotta, verso di lei, tornando a fissarla, ora che aveva un un espressione più adirata che dispiaciuta. Gonfia le guanciotte arrossate e lo guarda male, molto male.

‹ Bhè! Ma te l’ho detto! Stupido! › sbotta la ragazza, dandogli un leggero pugno su una spalla e voltandosi dal suo lato del finestrino, prima di tornare a guardarlo, dopo circa cinque minuti, notandolo intento a fissarla, più pensoso, quasi perso. ‹ Che cosa c'è?! SI! Non so guidare!! E allora!? › Sbotta, alzando le mani ed andandole a sbattere con forza contro il volante, lasciando che il
claxon con il suo rumore assordante riempi la vettura. Sobbalza, fiondandosi con le braccia attorno alle spalle di un Inuyasha divertito, che aveva preso a ridere a crepapelle, stringendole le spalle con le braccia e baciandole piano una guancia.
‹ Ti farò da istruttore ok? › Mormora, sfiorandole piano con le dita artigliate la schiena coperta dal vestitino, e notandola alzare lo sguardo verso di lui, donandogli un sorriso dolce, delicato, e felice. Di quei sorrisi ci avrebbe fatto volentieri indigestione.


- fine flashback -

La voce del tassista lo richiama, annunciandogli che erano arrivati. Lo guarda, di sbieco, annuendo e lasciando la mancia vicino ai soldi della tratta, prima di alzarsi e recuperare le borse, camminando a passo lento verso l'entrata del bar. Non era cambiata, non era mai cambiata. Ne quando era andato via, ne quando era tornato, cosi come il proprietario del bar. Ispira, lasciando che i campanellini annuncino il suo arrivo. Era lunedì mattina, e il bar, di lunedì mattina, era chiuso . Miroku, viveva al piano di sopra del bar, siccome non poteva permettersi molto altro, avendo gia le tasse e le spese del bar da pagare. Avverte i passi lungo la scala a chiocciola che portava al piano superiore, dove l'amico viveva.

‹ Spiacenti siamo chiusi. › Una voce appena alta annuncia scendendo verso il piano inferiore, non notandolo ancora. Doveva aggiustargli la serratura, non poteva continuare a fingere di chiudere il bar, e metterci davanti sedie e tavolini per non far entrare nessuno. Sospira, aspettando che l'amico lo veda e lo riconosco. Mentre le mani andavano a massaggiarsi piano una guancia, con aria abbastanza stanca.

‹ Scusi ho detto ch- › gli occhi blu del ragazzo incontrano quelli ambrati del mezzo-demone, lasciando che un sorriso si delinei sulle labbra dell'umano. ‹ Inuyasha! › Sbotta infine, avvicinandosi e dandogli una leggera pacca sulla schiena, abbracciandolo in una stretta fraterna. Miroku era una sorta di fratello, per lui. Da quando Sesshomaru si era trasferito e sposato con quella Rin, lo vedeva praticamente poco. Ricambia lentamente la stretta, osservandolo poco dopo e rabbrividendo.

‹ Inu-chan, non dovevi essere a New York a quest'ora? › Domanda, ancora con quel dannato nomignolo l'amico, fissandolo e facendogli segno di seguirlo lungo le scale. Lo segue, senza fiatare, fin quando non sono al piano di sopra. Un monolocale troppo piccolo anche per viverci. Ispira , spostandosi verso un tavolo addossato a una parete, sistemandovi sopra la borsa e la tracolla, lanciando uno sguardo a Miroku, che lo fissava preoccupato, versando in due tazze del caffè.

‹ L'ho trovata. › Mormora solamente, dopo essersi liberato anche della giacca e restando con una semplice camicia bianca, allentando anche il nodo della cravatta. Recupera la tazza di caffè, dalle mani di un Miroku curioso e confuso al tempo stesso, che riposava la caffettiera e lo guardava, in attesa di un continuo.

‹ Kagome, l'ho ritrovata, Miroku. › Mormora, tenendo ancora la tazza tra le mani e osservandolo spalancare gli occhi e guardarlo sconcertato. Miroku sapeva cosa gli aveva provocato la perdita della ragazza, era caduto in una sorta di depressione acuta, tant'è che quasi si era rifiutato di andare a lavorare all'estero, dove aveva trovato un lavoro che desiderava, da una vita. Ma senza di
lei, gli era sembrato inutile.

‹ Cosa? Kagome, quella Kagome? › mormora, il moro, sedendosi a una sedia vicino al tavolo e guardando l'amico intento a sorseggiare il caffè, che reggeva nella mano artigliata, andando avanti e indietro nella sua cucina. Se non sapeva che fosse impossibile, si sarebbe preoccupato di trovarci un fosso. Ispira piano, massaggiandosi il viso e scuotendo il capo.

‹ Inuyasha, se Kagome è scappata un motivo deve esserci. › sussurra, se pur a malincuore, verso l'amico, vedendolo voltarsi verso di lui di scatto, con gli occhi pieni di collera. Nonostante tutto fosse palese, o almeno lo
sembrasse, Inuyasha non riusciva a darsi pace, continuava con quella tiritera che Kagome, la sua Kagome, come ancora al definiva, non poteva farglielo, e stava per sposarsi, quell'uomo là, sposarsi con una , che non era questa Kagome.

‹ Lei non è scappata Miroku! › Ruggisce, ancora furioso verso di lui, sbattendo la tazza sul tavolo e riprendendo a camminare nella cucina, con aria assorta, pensieroso. Era sicuro, che stesse pensando come ritrovarla, quella ragazza. Conosceva Kagome, ma non quanto Inuyasha, ma a parer suo, lei era.. scappata, e non c'era altra soluzione alla sua sparizione improvvisa.

‹ E con Yumi? Che farai con lei Inuyasha? › Mormora, verso l'amico che si ferma di scatto, voltandosi a fissarlo ora più attento. Lo guarda camminare a grandi falcate prima di sedersi davanti a lui. Posa a sua volta la tazza sul tavolo, fissando il mezzo-demone, che lo guardava ancora. Era impazzito, nuovamente.

‹ Yumi sa che io sono a New York. E non dovrai dirle nulla se si presenta qua. Io ho spento il cellulare, e non ho l'auto.. › Mormora, osservandolo e ghignando appena, allungando una mano verso di lui, facendogli segno con le dita di lasciargli qualcosa. ‹ Per questo mi presterai la tua auto, Miroku. Devo trovare Kagome, e dopo, penserò cosa fare con Yumi. › mormora, annuendo piano guardando l'amico, che lo fissava di rimando, sconcertato, tenendosi stretta la mano sui jeans, all'altezza della tasca, scuotendo il capo. Un ringhio da parte del mezzo-demone e le chiavi gli finiscono in mano, velocemente.

‹ Inuyasha, però torna presto. Ho un appuntamento. › Sbotta, vedendolo rimettersi il cappotto e fiondarsi verso le scale, senza dar segno di aver sentito. Lo guarda sparire lungo le scale, ma i rumori si bloccano per un attimo, prima di lasciar ricomparire la figura del mezzo-demone che lo fissava stralunato. ‹ Esci? › domanda solo, sorridendo divertito verso l'amico, prima di poggiarsi alla ringhiera e sospirando. ‹ Farò presto. › Mormora solo, scivolando lungo le scale fino all'esterno del bar, lasciando tintinnare i campanelli dietro di se e spostandosi verso l'auto dell'amico.

Prima di tutto, doveva avere una scaletta di ciò che doveva fare in mente. Per ritrovare Kagome. In primis, sarebbe tornato in albergo, e lasciato un bigliettino. Forse lei sarebbe tornata lì . Da bravo stupido non si era messo a guardare in giro se avesse lasciato qualcosa, ma forse sarebbe tornata da lì. Poi sarebbe andato a cercarla . Respira profondamente, lasciando sfrecciare la macchina lungo le strade di Tokyo, fino ad arrivare dinnanzi all'hotel dove la sera prima l'aveva rivista. Era tornata, e nel giro di ventiquattro ore l'aveva mandato di nuovo nel pallone come la prima volta. Abbandona la vettura, avviandosi verso il ristorante, da dove era passata, e sistemandosi al bancone, recuperando un foglio dall'agenda che aveva nel cappotto, e una penna. Picchietta qualche attimo sul mento, prima di iniziare a scrivere, silente.


“ Kagome,
ti sto cercando.
Chiamami a questo numero 555
-359-1316
Inuyasha “


Era il numero di Miroku, ma sapeva che lei avrebbe chiamato lui, e Miroku avrebbe risposto, d'altra parte, quello era il numero di casa sua e del bar, come poteva non rispondere? Tossisce appena, richiamando l'attenzione del barman che gli si avvicina. Lo scruta qualche attimo prima di ispirare profondamente.

‹ Mi perdoni. Ieri sera, ho trovato la chiave di una stanza dell'hotel, di una ragazza. E' passata di qui. › Mormora, indicandole lo spazio tra i tavoli e osservandolo attentamente. ‹ E' bruna , occhi scuri, mingherlina.. alta su per giù cosi..› mormora, facendo più o meno un segno con la mano a mezz'aria vedendo l'uomo al bancone annuire piano e sorridergli.

‹ Ricordo! È quasi fuggita, facendo cadere un cameriere. Vuole darmi la chiave? › Mormora, verso il ragazzo che ragela quasi, scuotendo il capo e passandogli il biglietto. ‹ Potrebbe dargli questo? › sussurra, verso di lui, vedendolo annuire e tornare alle sue faccende. Da parte sua, resta fermo qualche attimo, prima di tornare verso l'esterno, arrivando alla macchina di Miroku, ed entrandovi, restando fermo nell'auto parcheggiata, rimuginando sul da farsi, ora.

Aveva lasciato un biglietto a Kagome, nel caso tornasse in albergo,ora che altro indizio aveva? Di Kagome nulla, se non il suo profumo. Accese la vettura, lasciandola riscaldarla prima di partire nuovamente, questa volta era diretto nei pressi del conservatorio, verso l'appartamento vecchio di Kagome. Quando era sparita, nonostante ci fosse tornato più volte, non l'aveva mai trovata, poi era andato via, richiamato dal lavoro. Respira piano stringendo il volante tra le mani e auto-imponendosi di restare calmo e non dare di matto in quell'auto. Kagome. Perchè l'aveva lasciato solo? Stringe maggiormente il volante, ringraziando di essere arrivato a destinazione nel giro di venti minuti, altrimenti sarebbe impazzito sul serio.

Parcheggia la vettura, e scende, camminando a passo lento verso l'entrata del palazzo. Sale lentamente le scale, fino al terzo piano. I piedi strusciano sul pavimento, e lui continua a salire le scale, piano, lentamente, e avverte il suo profumo colpirlo nuovamente, ma subito l'allontana. Era uno stupido scherzo della sua mente. Kagome non era lì, non l'aveva trovata anni prima, perchè doveva esserci ora? Però, magari, i proprietari attuali dell'appartamento, sapevano dove fosse, lei. Avanza, lungo il pianerottolo, risalendo una rampa di scale e sedendosi su questa, fissando la porta dell'appartamento per qualche attimo. Aveva bisogno di ritrovare la forza. Non ne aveva avuta di tornare ancora lì, e di cercarla ancora, e ancora. Ma ora era lì, e doveva ritrovarla. Resta fermo, il gomito si poggia sul ginocchio, puntando gli occhi ambrati sulla porta, e sospirando.



- inizio flashback -

Era fermo la fuori da qualche ora, ormai, e non lei, dall'interno, non era intenzionata a cedere. Avevano litigato. Il loro primo litigio. Per quanto fosse brutto, in fondo era quasi contento, c'erano tante prime volte per tante cose, e quella ne era una. Infondo c'era da dire che litigando venivano fuori due cose : la prima era che stavano crescendo, a livello di “ coppia “, la seconda che ci tenessero l'un l'altro, altrimenti non avrebbero avuto motivo di litigare, no?

‹ Avanti Kagome! Apri questa dannata porta! › Sbotta il mezzo-demone ancora fermo, andando a bussare contro la porta di legno, con la mano chiusa a pugno. Aveva sbagliato, aveva sbagliato alla grande, ma per lui era difficile avere una relazione, non ne aveva avute molte, e quelle poche che aveva avuto erano cose fisiche, nulla di sentimentale. Sbuffa, poggiando la fronte contro la porta. Aveva detto che lei era una
semplice umana, davanti ad alcuni suoi amici. Erano usciti in gruppo, e lui non voleva.. sembrare debole, aveva sbagliato alla grande. E l'aveva detto, e lei si era offesa tanto, che si era alzata e se n'era andata di botto, senza voler sentire niente. E ora erano lì, da circa un ora, a parla attraverso la porta, o almeno, lui parlava.

‹ Kagome, per favore. Fammi spiegare. Fammi entrare sto gelando. › Sussurra, ora, appoggiandosi contro la porta ancora e sospirando profondamente. Aveva corso sotto la pioggia e ora era fradicio, nonostante fosse nella palazzina da un ora. Le orecchie gli dolevano, ma nonostante questo, quando la serratura della porta scatta , in maniera incerta si muovono veloci sul capo, e un sorriso si disegna sul suo viso. Aspetta che lei apra un centimetro la porta, per fare una leggera forza ed entravi senza permesso, richiudendola velocemente e osservandola. Il sorriso scema in un attimo. Quello che aveva davanti non gli piaceva. Kagome, era ancora vestita come era andata via, non aveva tolto nemmeno la giacca bagnata o il cappello, semplicemente era vestita di tutto punto, ma il viso lo stava straziando, quel viso tanto bello, era rigato dalle lacrime che avevano inumidito tutto il visino, e fatto colare il trucco, che ora riempiva le guance, le labbra tremavano appena, trattenendo i singhiozzi, e gli occhi nocciola erano rossi, aveva pianto troppo, che stesse piangendo da quando era rientrata? Sperava vivamente di no.

‹ Kagome.. › mormora, avvicinandosi a lei, ignorando i tentativi della giovane di respingerlo, prendendogli il viso tra le mani e guardandola con aria affranta e dolorante. Gli piangeva il cuore a vederla cosi. Lei era sempre sorridente, e ora stava piangendo, e piangeva per uno zuccone come
lui.


‹ Kagome, non piangere. › mormora, passandogli i pollici sulle gote con fare dolce e attento, provando ad asciugare le lacrime, che imperterrite riprendevano a scorrere lungo le gote irrefrenabili, sembrava un fiume in piena, e alle sue parole, sembro straripare ancora di più, lasciando che pure i singhiozzi abbandonassero la gola. Scuote piano il capo, sentendo il tepore della casa l'avvolgerlo, e lui a sua volta la stringesse in un abbraccio, prendendola per i fianchi e alzandola senza alcuno sforzo, prendendo a camminare lentamente fino al bagno. Ormai conosceva quella casa, ci era andato cosi tante volte a prenderla o a trovarla, da quando lei gli aveva dato quell'appuntamento. La sente continuare a piangere, contro la sua spalla, e si maledice mentalmente di essere cosi stupido.

La lascia sedere sul bordo della vasca, prendendogli il cappellino e togliendoglielo, abbandonandolo sul fondo di questa, lasciando fare la stessa cosa alla sciarpa e al cappottino che ancora indossava. Lei non parlava, da parte sua, si limitava a piangere silente, mentre lo fissava prendersi cura di se come di una bambina. Si lascia stringere in un asciugamano asciutta, sentendo le sue mani sfiorargli con una leggera pressione le spalle.

‹ Kagome. › la richiama, vedendola tenere ancora gli occhi bassi, che continuavano a cacciare lacrime. ‹ Kagome, guardami.. › Si cala alla sua altezza, potando una mano sul suo mento, alzandolo verso di lui e incontrando i suoi occhi profondi. Addolorati. Stava soffrendo, per colpa sua. Avrebbe voluto sprofondare in quel momento, e non farsi vedere mai più, ma doveva riparare al danno, ora, aveva sbagliato lui e doveva parlare. Doveva spiegarsi, l'aveva fatto entrare e doveva parlare, aveva la sua opportunità. Si avvicina a lei, baciandole piano le labbra con dolcezza, un bacio casto, dal quale subito si ritrae, sentendola tornare a singhiozzare più forte. Non capiva perchè ora stesse piangendo di nuovo, con tanto dolore.

‹ Kagome..! › La richiama ora quasi spaventato, non capiva, le faceva male qualcosa, perchè piangeva cosi ? L'aveva solo baciata. Non le aveva fatto niente. La vede, coprirsi il viso con le mani, lasciando ricadere l'asciugamano nella vasca alle sue spalle e singhiozzare leggermente. Le spalle affusolate si muovevano, sobbalzando a ogni singhiozzo. L'abbraccia di slancio, lasciandola affondare col viso nel suo petto e ispirando a pieno polmoni il suo profumo.

‹ Kagome.. ascoltami bene. › Mormora, stringendola maggiormente a se, ancora scossa dai singhiozzi. ‹ Non volevo dire quelle cose , prima. Non volevo dirle, te lo giuro. › Mormora con tono sincero, stringendola con fare più protettivo, sentendola, pian piano, calmarsi e adagiarsi in maniera rilassata al suo corpo, cullata dal respiro e dalle sue parole. ‹ Non potrei mai affermare che tu sei una ..
semplice umana. › e ripete quelle parole con una sorta di disgusto nel tono, e rinforzando la stretta. ‹ L'ho fatto, ma non lo penso, non potrei mai! › sbotta a tono più alto ora, fissando un punto indefinito dietro di lei. ‹ Solo che avevo paura di mostrarmi.. debole. Ad essermi legato cosi.. tanto a te, a una persona, sei la prima che.. insomma, faccio conoscere ad alcuni amici. Sappi che è una cosa importante per me, per questo quando mi hanno domandato chi tu fossi ho risposto cosi. Non sapevo cosa dover dire e come dirlo. › mormora, rinforzando la stretta sulle sue spalle , e sospirando. ‹ Kagome, tu per me sei importante. Dannatamente importante. › Sussurra verso il suo orecchio ispirando profondamente il suo profumo. ‹ Tu sei molto di più, di una semplice umana. Denominarti cosi sarebbe riduttivo. Sei una rompiscatole. › sussurra con tono dolce quelle parole , allontanandosi da lei e osservandola in viso, e si rincuora, quando la vede sorridergli di rimando, asciugandosi gli occhi con i palmi delle mani, e ispirando profondamente. Era bellissima, con gli occhi lucidi, e le labbra arrossate, come le gote, e quel sorriso rassicurato delineato sulle labbra . Per la prima volta, dopo due mesi che si frequentavano, Inuyasha pensò di essersi innamorato.

‹ Baka. › sussurra solamente lei, cogliendolo di sorpresa e cingendogli le spalle con le braccia e avvicinandosi con uno slancio del corpo, facendolo ricadere al suolo, sul deretano, e baciandolo dolcemente sulle labbra. Inuyasha, da parte sua, sorvolando la sorpresa iniziale la stringe dolcemente contro di se, allargando le gambe e accogliendola contro il suo petto, stringendola con forza, poggiando la schiena contro i muro e baciandogli il capo.

‹ Sei fradicia. › Mormora, allontanandola appena e notandola fissarsi i capelli con aria indispettita. ‹ Colpa tua! Baka! › gli sbuffa contro, dandogli un pugno leggero sul petto, che a malapena avverte, facendolo ridere. Le prende il polso gracile, avvicinandosela e abbracciandola nuovamente, poggiando il mento sul suo capo e ispirando profondamente.

‹ Anche tu sei fradicio, Inuyasha. › L'aveva sentita sussurrare, prima di alzarsi e recuperare l'asciugamano che lui aveva usato per tenerla calda, e buttandogliela sul capo, coprendogli la visuale per qualche minuto. La mano artigliata afferra l'asciugamano, tirandola giù e cercandola con lo sguardo, fino a trovarla vicino alla spina della corrente che sistemava l'asciugacapelli; ma il problema non era questo, ma che si fosse spogliata nel giro di pochi minuti, restando solo in intimo, mostrandogli il corpo che ormai conosceva alla perfezione. Si sofferma sul seno stretto nel reggiseno, dove poco sopra la stoffa di questo, soggiornava una macchiolina rossa. Deglutisce piano, fissandola e ringhiando.

 

Dannata! Copriti! › Sbuffa, alzandosi e cingendola dentro l'asciugamano come meglio gli riusciva. Era tremendamente arrossato in viso, nonostante non ne avesse alcun motivo,e le mani gli tremavano appena a sfiorarle il corpo accaldato. La sente scoppiare a ridere, divertita, voltandosi verso di lui e baciandolo dolcemente.

‹ Cosa c'è Inuyasha! › mormora, tra le risate, prima di sistemarsi l'asciugamano da sola e fargli segno di sedersi sulla vasca, avvicinandosi con l'asciugacapelli tra le mani. ‹ Fatti asciugare, prima che ti prendi un malanno. › Aveva sussurrato dolcemente, prima di lasciar partire il getto di aria calda che gli colpiva in pieno il viso, spostandosi verso il capo e le orecchiette, che si muovevano veloci sulla sua testa, piacevolmente colpite da quell'aria. Allunga le mani sui suoi fianchi, abbracciandola e poggiando il capo sul suo ventre coperto dall'asciugamano, affondandovi il viso e ispirando a pieni polmoni il suo profumo, lasciandosi asciugare i capelli da lei. Aveva temuto di perderla, ma ora era lì, e la stava abbracciando, e l'avrebbe fatto per sempre.


- fine flashback -

Si risveglia da quei ricordi, con una ventata gelida proveniente da chissà dove, forse dal suo cuore. Si guarda attorno, e come succede ormai da quelle ultime ore, si sente spaesato e deluso. Lei non c'era, e non era lì. Si alza lentamente, scendendo le scale con incertezza, andando fin davanti alla porta che era stata artefice di mille ricordi, e mille dolori. Oltre quella porta non l'aveva più vista, o sentita, non ne aveva avuto più notizie. Tutti i ricordi che aveva, erano morti lì. Si avvicina a quella porta. Terzo piano. Alzando la mancina e bussando il campanello una volta, restando fermo, vigile quasi, a guardare il legno. Dei passi dall'interno lo fanno sobbalzare. C'era qualcuno. E se.. fosse lei? Gli occhi si spalancano , osservando il pomello esterno. I passi si fanno sempre più vicini fino a fermarsi. E ora? Kagome. Era lei? Gli stava aprendo la porta? Si sarebbero ritrovati? Possibile che fosse davvero.. lì? In tutto questo tempo.. non ci aveva pensato a tornare lì, mai.

Fermo, lo resta, osservando la porta e la serratura scattare, finalmente, mentre questa si schiudeva, aprendosi.
Era pronto a tutto.



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allora , questo è il quarto capitolo.
sto aggiornando molto spesso perchè tra poco parto!
tornerò a fine agosto :P
come vi sembra??

 

  
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