NOTE DELL'AUTORE
Buongiorno a tutti, perdonate il ritardo nella pubblicazione del capitolo ma sono rientrata in Italia domenica pomeriggio, dopo una vacanza a Barcellona di una settimana.
Questo è un capitolo che probabilmente giudicherete un po' "noioso", ma lo reputo fondamentale per il proseguo della trama.
Gradirei, se vi è possibile, che lasciate qualsiasi vostra idea, critica o commento. Mi fareste davvero molto felice perchè è fondamentale, per ogni scrittore, avere nuovi elementi per giudicare il proprio operato.
Noi di EFP chiaramente scriviamo gratis (magari guadagnassi per scrivere!), e leggere i commenti positivi o negativi è come ricevere lo stipendio. =)
Dedico questo capitolo allo sporco, idiota, maledetto, impestato e schifoso figlio di buona donna che ha pensato bene di rubarmi la borsa a Barcellona. Non c'è che dire, è stato proprio bravo.
Buona lettura a tutti.
Capitolo 6
L’ospite inatteso
“La vita é quello che ti succede mentre sei impegnato a fare altri
programmi”
(John Lennon)
Fuori
dalla cella interrogatori si stava consumando un gran baccano. I corridoi del
Quartier Generale si erano tutto d’un tratto affollati di persone vocianti.
Hermione
dovette appiattirsi contro la porta per evitare di essere investita dal
capannello di segretarie dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale,
che transitarono compatte e si diressero rumorosamente verso la Sala Comune degli
Auror.
<<…
me l’ha confidato la vecchia Lorinda Bath, che lavorava al Profeta con mio
marito. Qualcuno all’Ufficio Misteri ha spifferato che fosse in missione
segreta per conto del Quartier Generale.>> stava dicendo una di loro.
<<
Sicuramente una missione molto importante.>>
le fece eco la collega, che aveva dei lineamenti vagamente familiari.
<<
Finalmente è tornato a comandare il Quartier Generale!>>
L’altra
scoppiò in una risatina eccitata. Era Cho Chang.
Hermione
si sfilò il mantello da Auror dalle spalle e lo ripiegò frettolosamente. Fece
attenzione a non essere calpestata dalla folla e si unì al corteo di persone vocianti.
Sgomitò,
riuscendo ad avanzare verso le due giovani streghe. Ma non fu affatto semplice:
una strega tarchiata e dall’aria austera, accorgendosi che Hermione tentava di
scavalcarla, rispose all’affronto con un violento movimento dall’anca. Non
soddisfatta, rivolse a Hermione uno sguardo acido non appena lei approfittò di
una rientranza del corridoio per sgattaiolare via.
Le
doleva una costola e la tentazione di schiantare quelle oche starnazzanti era
notevole.
Non
ebbe bisogno di chiedere qual’era il motivo di tutto quel caos: fin da quando
aveva avvertito i primi scrosci di applausi dalla cella interrogatori, aveva
capito che Harry Potter era tornato al Ministero.
Il
solo pensiero che dì a poco avrebbe rivisto Harry le provocò un nodo alla gola.
Rilassati. Le
disse l’Hermione orgogliosa. Petto in
fuori e sguardo fiero. Sei tu il comandante ora.
La
Sala Comune del Quartier Generale era un vasto atrio rettangolare addobbato con
arazzi color porpora. Nelle nicchie delle pareti laterali erano posizionate le
statue degli Auror più celebri finemente scolpiti nel marmo; i loro sguardi
solenni incrociavano una piccola fontana di pietra che zampillava al centro
della sala.
<<
Comandante!>> strillò il giovane Devin Colbert, che prese ad agitare
freneticamente le mani per farsi notare. Era ingenuo, inesperto e palesemente
in preda al panico. << Comandante Granger! Venga da questa parte, la
prego!>>
All’improvviso
tutta la folla che la circondava parve attenuarsi. Molte paia di occhi si
voltarono nella sua direzione.
E’ il tuo momento.
Strepitò l’Hermione orgogliosa. Fai
vedere chi sei.
Non
ebbe difficoltà a raggiungere il giovane Auror appena entrato in servizio. Nel
tragitto si infilò il mantello dagli alamari d’oro, lasciando che gran parte
dei presenti potessero chiaramente intravedere l’effige del Quartier Generale
degli Auror ricamato sulla sua divisa. L’Hermione
orgogliosa aveva ragione: era lei che comandava adesso.
La
curiosità e l’impazienza divennero ira. L’ira divenne sete. Sete di risposte e
di rivalsa.
<<
Dov’è, Colbert?>> strepitò Hermione.
Il
ragazzo additò la porta del suo ufficio, assiepata di curiosi. << E’
arrivato da pochi minuti.>> bofonchiò. << Comandante
Granger?>>
Hermione
aveva preso a camminare con passo spedito. Man mano che avanzava la folla si dischiudeva
davanti a lei, aprendole un varco. I suoi passi rimbombarono in un insolito
silenzio.
Colbert
la inseguì. << Comandante, l’ho fatto accomodare nel suo ufficio. Non
avevo idea di dove…>>
<<
Ottimo lavoro, Colbert.>> Hermione lo congedò con un cenno del capo. Poi,
in un sussurro, soggiunse: << Fai sparire tutta questa gente.>>
Accennò ad un sorriso di convenienza, oltrepassò gli ultimi gruppi di curiosi e
serrò le dita attorno alla maniglia. Fece il suo ingresso nel suo ufficio
richiudendosi la porta alle spalle con un tonfo secco.
Al
di fuori, nel corridoio, il silenzio si trasformò in un sonoro brusio.
L’ufficio
del Comandante le apparteneva solo da pochi mesi, ma erano bastati per
permettere all’ordine di regnare sovrano. Se c’era una cosa che Hermione odiava
più di Harry Potter, in quel momento, erano le cose fuori posto.
Osservare
Harry Potter che giocherellava con un boccino d’oro raccolto da uno scaffale,
comodamente seduto sulla SUA poltrona, dietro la scrivania, la fece
letteralmente impazzire.
Senza
una parola, si diresse ferocemente verso di lui.
Harry
scattò in piedi goffamente, appoggiando l’oggettino sottratto dalla libreria su
una pila di incartamenti ordinati. << Hermione.>> mormorò,
rivolgendole un sorriso.
Lei
non rispose. Mosse indietro il braccio e lo fece scattare fulminea, colpendolo violentemente con un pugno. Avvertì le nocche delle
mani entrare in contatto con il suo naso.
Lui
emise un rantolo soffocato e barcollò indietro, andando a cozzare contro la
finestra. Il paesaggio incantato alle sue spalle, che prima mostrava una
tiepida brughiera inglese, d’improvviso divenne una tempesta.
<<
Harry!>> urlò qualcuno alla sua destra.
Hermione
si accorse solo in quel momento di non essere sola con Harry nell’ufficio. Una
ragazzina stava osservando Harry con gli occhi sgranati. Non appena vide lo
sguardo rabbioso di Hermione puntato su di sé, si apprestò immediatamente a
tapparsi la bocca le mani. << Mi s-scusi.>> balbettò. Era
terrorizzata. << Se vuole io… me ne vado…>>
Aveva
i capelli color castano ramato lunghi fino alle spalle, un ciuffo le ricadeva
sugli occhi nascondendole, in parte, il viso sottile. Gli occhi erano grandi e
di una strana sfumatura violacea. Indossava abiti babbani: una t-shirt di una
squadra di calcio e dei jeans scoloriti. Ai piedi delle scarpe da ginnastica
gialle, nere e rosa che sembravano fuoriuscire da un incidente cromatico, c’era
una borsa da liceale.
Era
lei la strega di livello cinque? Una teenager dall’aria spaesata?
Hermione
si limitò a tenderle freddamente la mano. << Hermione Granger. Comando il
Quartier Generale degli Auror.>>
La
ragazzina gliela strinse con circospezione. << Lisan Rowles.>>
<<
Potete accomodarvi sulle sedie davanti alla scrivania. Grazie.>>
Sottolineò la parola “davanti” con una certa enfasi. Detto ciò, senza
considerare Harry, fece il giro della scrivania e prese posto sulla sua
poltrona.
Lisan
sedette nervosamente. Probabilmente desiderava domandare a Harry come stava, ma
non ne ebbe il coraggio. Rimase in silenzio osservando attentamente i propri
piedi mentre Hermione afferrava il boccino d’oro e lo infilava in un cassetto.
Harry
si massaggiò il naso. Un rivolo di sangue gli stava colando sulle labbra.
L’Hermione orgogliosa ruggì splendente nel
suo petto. Si sentì sazia, priva di un peso che le attagliava lo stomaco. Aveva
dato a Harry esattamente ciò che si meritava.
<<
Dunque, Harry, mettiamo in chiaro una cosa. Io non sono una ventenne segretaria
starnazzante esaltata dal tuo ritorno. Sono la tua migliore amica e, per
qualche minuto ancora, il tuo comandante.>> Hermione strinse le labbra.
Aveva colto l’attimo fuggente. Il suo momento di gloria si affievolì all’idea
che dì lì a poco avrebbe dovuto consegnargli il distintivo e tornare ad essere
la sua fidata assistente. Spostò una mano nella tasca interna del mantello.
<<
Puoi tenertelo.>> mormorò Harry, come se le avesse letto nel pensiero.
<< Non sono qui per questo, Herm. Sono sicuro che sei in grado di
ricoprire l’incarico meglio di me.>>
Lisan
continuava a lanciare a Harry sguardi preoccupati, per poi tornare a scrutare
il pavimento o il soffitto. Sembrava evitare con cura gli occhi di Hermione.
Quel semplice comportamento bastò a infastidirla. Una persona non osservava
negli occhi il proprio nemico per due unici motivi: o aveva qualcosa da nascondere o non era abbastanza degna di guardarlo.
<<
Bene.>> esordì Hermione. Nascose con cura il proprio distintivo nella
tasca del mantello insieme alla sua bacchetta, ed accennò ad un ampio gesto del
braccio. << Qual è il problema, Harry?>>
Harry
si asciugò il sangue con la manica della camicia. Si accorse solo in quel
momento che non portava gli occhiali. Il suo fisico era esile, slanciato, i
capelli un tempo più lunghi e indomabili ora erano più corti e scompigliati
come i babbani della televisione. Un accenno di barba sul mento faceva da
sfondo ai suoi intensi, espressivi occhi verde smeraldo, che la guardarono così
profondamente da penetrarle dentro l’anima.
<<
Ero depresso, Hermione.>> si limitò a mormorare. << Non so a dire
il vero perché me ne sono andato. Mi sentivo inutile, qui dentro. In fondo lo
sappiamo entrambi che la più meritevole sei tu. Io sono stato eletto comandante
solo perché ero il ragazzo sopravvissuto.>>
Sospirò. << Solo perché ho ucciso Voldemort.>>
<<
Non dire sciocchezze, Harry.>> sentenziò aspramente Hermione.
<<
Avevo bisogno di riposarmi. O almeno speravo di farlo.>> Harry indicò
Lisan, al suo fianco, con un cenno del capo. Le raccontò dell’aggressione del
mangia morte e di come quella ragazzina fosse riuscita a salvarlo, costringendo
il nemico a fuggire. Ammirevole, non
c’era che dire. Senza bacchetta, poi. Eppure Hermione non era del tutto
convinta di quella strana ragazzina.
<<
Sono quasi certo che i Mangiamorte la stiano cercando per reclutarla nel loro
esercito.>> soggiunse Harry. Lisan annuì energicamente per rafforzare la
sua tesi. << Non abbiamo idea di chi possa capeggiare il loro gruppo, ma
è certo che due Mangiamorte l’hanno inseguita per mezza Europa senza mai
riuscire ad avvicinarla. Uno è morto. L’altro è giunto fino in Italia, per la
precisione a San Giminiano, dove mi ha aggredito e ha fatto in modo che la mia
automobile andasse in fumo.>> Harry si schiarì la voce. Non sembrava del
tutto sincero su quell’ultimo particolare, ma preferì non interromperlo.
<< Non è stato facile spiegarlo all’agenzia di Roma dove l’ho affittata,
devi credermi. In ogni modo, Lisan è in pericolo. Dobbiamo scoprire chi la sta
inseguendo e, soprattutto, perché è così interessato ai suoi poteri.>>
<<
Se è così forte come dici sicuramente farebbe gola a qualsiasi
rivoltoso.>> commentò Hermione, che parlava di Lisan come se non fosse
presente. << Tuttavia, non abbiamo prove in mano. Come faccio a sapere se
ciò che la ragazza dice sia vero?>>
Gli
occhi viola di Lisan fiammeggiarono. Il suo viso, per qualche frazione di
secondo, si contorse in una smorfia feroce. Si sforzò di abbassare nuovamente
lo sguardo sui propri piedi.
<<
Non ti basta la mia testimonianza, Hermione?>> fece Harry, incredulo.
<<
Una strega di livello cinque è in grado di controllare la mente delle persone.
Se ciò non bastasse, avrai di certo sbattuto la testa nell’incidente.>>
<<
Stai insinuando che sono così stupido da lasciarmi leggere nella mente?>>
Harry era diventato tutto ad un tratto serio. La guardava con la delusione
dipinta sul volto, come se morisse dentro all’idea che Hermione mettesse in
dubbio le sue parole.
<<
Non sto dicendo questo, Harry. Ma anche Voldemort è riuscito a penetrarti nella
mente svariate volte, e non di certo perché tu fossi stupido. Era semplicemente
un mago potente. Come potrebbe esserlo Lisan, per quanto ne sappiamo. O per
come vuole farci credere.>> Hermione, senza scomporsi, la guardò,
costringendola a ricambiare lo sguardo. I loro occhi si incontrarono per la
prima volta. Quelli di Lisan sembravano profondi come due pozzi neri senza un
fondale.
<<
Avanti, Lisan. Mostrami quello che sei in grado di fare.>> Hermione prese
a tamburellare le unghie sul legno laccato della scrivania.
<<
Io… non posso.>> disse Lisan. << Non riesco a controllare le mie
capacità.>>
<<
Oh, io dico che tu sappia controllarle a meraviglia.>> ribadì Hermione
con tono affabile, sfoderando un sorriso fin troppo pronunciato. << Hai
salvato la vita a Harry, avrai dovuto usare la magia in qualche modo,
no?>>
<<
Non posso.>> Lisan strinse i pugni << Ho detto che non riesco a
controllarla.>>
<<
E’ un vero peccato che tu non possa mostrarmi i tuoi poteri, Lisan.>>
Hermione si esibì in una smorfia dispiaciuta.
Harry,
mentre Lisan non lo guardava, la supplicò con lo sguardo di smetterla. Ma
l’ultima idea di Hermione era quella di gettare la spugna sul più bello.
<<
Mi dispiace molto, Harry, ma la Legge Magica parla chiaro. Se non ho prove
tangibili ho le mani legate. E poi, se posso permettermi, il Comitato Magico
Internazionale per il Controllo dei Maghi Minorenni non le ha mai spedito
nessuna lettera per avere accesso ad una regolare scuola di magia. E’ passata
del tutto inosservata al loro controllo. Da questo potrei dedurre che…>>
Non ebbe il tempo di terminare la frase.
Le
librerie che fiancheggiavano la scrivania, alte e possenti, iniziarono a
tremare. Alcuni pesanti volumi rilegati in pelle precipitarono a terra con un
tonfo. Il tavolino di cristallo in un angolo, sul quale era posizionata la
scultura in legno di un elfo domestico, iniziò anch’esso a scuotersi finché,
con uno scoppio simile allo sparo di un fucile, non andò fragorosamente in
pezzi disperdendosi in una marea di schegge sul prezioso tappeto persiano
donatole da Kingsley il natale precedente.
Lisan
era furibonda. Aveva afferrato i braccioli della sedia e guardava Hermione con
il sorriso malvagio di chi la sfida l’aveva vinta dal principio. Avrebbe
continuato finché il comandante del Quartier Generale degli Auror non l’avesse
pregata di smettere.
Perciò
Hermione, che aveva avuto la prova palese della sua forza, levò in alto una mano.
Il suo sguardo esprimeva sconcerto e timore. << Può bastare per
ora.>> mormorò.
Harry
era sconvolto. Si guardava attorno osservando i danni, gli occhi color smeraldo
spalancati e attoniti. Prima di parlare allentò il nodo della cravatta e si
sbottonò la camicia, traendo due profondi respiri. << Tutto questo
è…>>
<<
Pazzesco.>> confermò Hermione. << Avevi ragione, Harry. E’ del
tutto fuori controllo.>>
<<
Io sono qui!>> ululò d’improvviso Lisan. << Non parlare di me come
se fossi invisibile! Forse non ho tutti quei blasoni cuciti sul mantello, ma
sono in grado di ucciderti quanto mi pare e piace!>>
Hermione
scattò in piedi sfoderando la bacchetta con un guizzo fulmineo, ma Harry fu più
veloce. Si frappose fra lei e Lisan, parandosi davanti alla scrivania, e puntò
la bacchetta in mezzo agli occhi della ragazza. << Dì ancora una cosa del
genere, ragazzina.>> ringhiò ferocemente. << E io, lo giuro sulla
tomba di Silente, ti spedisco all’altro mondo.>>
Lisan,
d’improvviso, si fece piccola e tornò ad afflosciarsi sulla sedia. Nascose il
volto fra le mani e iniziò a singhiozzare.
Harry
respirava affannosamente. Rimise la bacchetta in una tasca dei jeans, ma non si
mosse dalla sua posizione difensiva. << Ha molto da imparare.>> mormorò
a voce bassa, ancora visibilmente scosso. << Dobbiamo avere
pazienza.>>
Hermione
osservò la sua nuca e i suoi capelli corvini scompigliati. Non gli servì
guardarlo negli occhi per esprimergli la sua gratitudine. Da un lato ne fu
felice: se Harry si fosse voltato avrebbe visto gli occhi del Comandante farsi
luccicanti, anche solo per un brevissimo istante; ma sufficiente a mostrare una
sua debolezza.
*°*°*°*
Draco
Malfoy abbandonò la sala interrogatori. Non aveva idea di quanto tempo avesse
trascorso rinchiuso fra quelle quattro mura umide, ma il suo umore migliorò
nettamente quando i due Auror che lo scortavano lo condussero dinnanzi
all’ufficio di Hermione Granger.
All’interno,
dietro la scrivania in legno massiccio, il Ministro della Magia e Hermione
stavano parlando fittamente tra loro. Erano in piedi e davano le spalle alla
grande finestra che mostrava il cielo cupo in tempesta. Pesanti gocce d’acqua
picchiettavano violentemente contro i vetri.
Poco
più in là alcuni addetti alla sicurezza del Terzo Livello erano impegnati a
sistemare con la magia quel che ne rimaneva di un tavolino di cristallo. Uno di
essi, un ometto con un paio di grossi occhiali che facevano sembrare i suoi
occhi come due palle da biliardo, era alle prese con la ricostruzione della
statua di un elfo domestico.
I
due Auror lo condussero fino alla scrivania. Lo lasciarono andare solo quando
Hermione interruppe la conversazione con il Ministro, rivolgendo loro un cenno
rapido della mano.
<<
Grazie.>> si limitò a mormorare. << Potete andare.>>
Kinglsey
Shaklebolt era scuro in volto. Faceva scorrere i suoi occhi color pece da
Hermione a Draco, con l’aria di chi stava soppesando una decisione importante.
<<
Ora mi credete?>> domandò Draco, gelido.
<<
Sì.>> risposero Hermione e Kingsley all’unisono. Ne seguì un breve
silenzio.
Draco
si accarezzò i capelli, sistemandosi la chioma bionda all’indietro. Odiava
sentirsi in disordine. Nulla del suo aspetto, in quel momento, pareva essere a
posto. Si sedette nervosamente sulla poltroncina di fronte alla scrivania e
prese a tormentarsi le mani.
<<
Verrò rinchiuso in cella o avete intenzione di liberarmi?>>
Hermione
e Shaklebolt si lanciarono un’altra occhiata fugace. Pareva che nessuno di loro
due trovasse la forza per assumere il controllo della situazione.
Il
fato venne loro in soccorso: la porta dell’ufficio tornò ad aprirsi e la figura
di Harry Potter si stanziò nella penombra dell’ambiente. La sua comparsa fece
arrestare immediatamente gli addetti del Ministero che armeggiavano con le
riparazioni. L’ometto con gli occhiali spessi si rialzò goffamente abbozzando
ad un pomposo inchino di riverenza. << Bentornato, signor Potter.>>
farfugliò al suo passaggio.
Harry
lo ringrazio con un sorriso sfuggente.
Vederlo
lì, in carne ed ossa, dopo mesi di assenza, fu per Draco un irreale sollievo.
In qualche modo aveva presagito fin dall’inizio che dietro la sua scarcerazione
ci fosse lo zampino folle di quello sfregiato.
La rigidità professionale di Hermione gli avrebbe garantito di vedere il sole a
strisce per il resto della sua esistenza, ma qualcosa dopo il suo
interrogatorio l’aveva spinta a cambiare idea. Draco dedusse che Potter fosse
lì per un motivo ben preciso. Quell’aria ebete e scanzonata avrebbe illuso
chiunque, ma non lui. Lo conosceva fin troppo bene.
<<
San Potter è tornato.>> sghignazzò Draco, che non riuscì a trattenere una
risata.
<<
Non riderei molto, se fossi in te.>> ringhiò Hermione. << E’ stato
Harry ad appoggiare la tua tesi, ed è stata tua la decisione di
convocarti.>>
<<
L’avevo intuito.>> rispose Draco. Accavallò le gambe e si appoggiò
comodamente ai braccioli della poltroncina, facendo oscillare ritmicamente il
piede in attesa che qualcuno si degnasse di fornirgli maggiori informazioni.
Harry
si fermò dinnanzi alla scrivania, come se aggirarla ed affiancare Hermione
significasse varcare un confine invalicabile. Evidentemente era lei ancora il
comandante Auror in carica. Draco avrebbe dovuto calcolare con cura ogni mossa,
quella sporca mezzosangue non vedeva l’ora di farlo marcire in prigione e non
avrebbe esitato ad inchiodarlo al primo passo falso.
<<
La situazione è molto semplice, Malfoy.>> tagliò corto Harry, che non
perse tempo nemmeno per salutarlo. << Sei in possesso di preziose
informazioni su Lucius Malfoy e sui Mangiamorte sfuggiti al Ministero. L’anno
scolastico a Hogwarts sta per ricominciare e la preside McGranitt pretende che
il professore di pozioni occupi puntualmente la sua cattedra. Pertanto >>
prese un respiro profondo. << io non ho assolutamente intenzione di contraddirla.
Nessuno, a dire il vero, sarebbe così stupido.>>
<<
Che cosa vuoi sapere?>> chiese Draco, con tono pacato. << Sono già
stato interrogato sotto l’effetto del Veritaserum, non è sufficiente?>>
Harry
appoggiò le mani sui braccioli della poltrona e si spinse in avanti fino a che
i loro nasi non si sfiorarono. Nonostante i suoi occhi verdi elettrici
fiammeggiassero a pochi millimetri dai suoi, Draco non si scompose minimamente.
<<
Non ho voglia di scherzare, Malfoy.>>
<<
Ed io di parlare con te, Potter.>> sibilò Draco. << Ne ho
abbastanza delle tue sciocche manie di grandezza. Hai già ucciso il Signore
Oscuro con la tua sfacciata fortuna, ma la sorte non ti aiuterà di certo una
seconda volta.>>
Harry
si ritrasse, livido in volto. Aveva colpito nel segno.
<<
Vuoi sapere se i Mangiamorte vogliono tornare? Certo che sì, ormai lo sapranno
anche i muri di questo stupido ufficio. Vuoi sapere perché ho ucciso mio padre?
L’ho fatto solo perché avrebbe causato una strage ben più grande di quanto
possiate immaginare. Di certo non l’ho ucciso per salvare il tuo bel visino,
Potter.>>
Era
bastato poco per alterarlo. Harry sferrò un pugno sulla scrivania, lanciando
un’occhiataccia a Hermione e al Ministro della Magia, che aveva assistito in
silenzio alla scena senza intervenire.
<<
In quanto testimone chiave, non credo affatto che Malfoy possa tornare a
insegnare a Hogwarts senza un’adeguata protezione.>> proruppe Kingsley.
<< Non c’è bisogno di innervosirsi, Harry. Il ragazzo ha passato due
giorni parecchio intensi ed ha tutto il diritto di riposare. Potremmo
interrogarlo domani, con maggiore calma, e fare maggiore chiarezza sulla
situazione.>>
<<
Non c’è abbastanza tempo, Kingsley.>> borbottò Harry. Additò con impeto
Malfoy, e lui non poté fare a meno che sorridere. << Malfoy ha detto che
suo padre conduceva esperimenti per trovare un corpo ospitante in grado di
accogliere l’anima di Voldemort quand’era debole, dopo la morte dei miei
genitori. Ha rapito bambini innocenti e li ha uccisi brutalmente senza provare
rancore. Evidentemente ha capito che i neonati non erano abbastanza forti da
sopravvivere, perciò ha deviato il tiro optando per corpi adulti. Il professor
Raptor ne è l’esempio lampante.>>
Hermione
guardava Harry con un’espressione nauseata dipinta sul volto.
<< Bellatrix è sopravvissuta, e dobbiamo
sapere come.>> proseguì Harry. << Se stava cercando Lucius per
reclutarlo nel suo nuovo esercito di Mangiamorte significa che ha intenzione di
ripetere quel genere di esperimenti. Sapete meglio di me quanto sia fuori controllo.>>
<<
Io non ho mai detto che Bellatrix volesse mio padre per quegli esperimenti, Potter>> lo interruppe Draco. << Né
tantomeno ho mai detto che ha ucciso tutti
i neonati purosangue che hanno ospitato l’anima del Signore Oscuro.>>
<<
Che cosa?!>> tuonò Hermione, con uno strillo convulso.
Draco
annuì. Era l’unico a mantenere un portamento rilassato. Si lasciò affondare
nello schienale della poltroncina, osservando la tempesta che si consumava
fuori dalla finestra. Un fulmine illuminò a giorno l’ufficio, seguito dal
fragore di un tuono.
<<
C’è qualcosa che non volete dirmi.>> affermò. Non era una domanda: ne era
assolutamente certo. << Pretendete informazioni a senso unico senza che
io possa rendermi conto completamente della situazione. Giocate ai piccoli detective, ma questo gioco non
mi sta affatto bene.>>
Harry
serrò i pugni. Era livido e impaziente.
<<
Digli di Lisan.>> mormorò Hermione, con un filo di voce.
<<
Io non voglio scendere a compromessi con lui!>> strepitò Harry, furente.
<<
Siamo costretti a farlo, altrimenti non ci aiuterà.>> proruppe Kingsley.
<< Se non lo farai tu, Harry, in qualità di Ministro della Magia è mio
compito salvaguardare il mondo magico. Perciò non esiterò a delucidare il
signor Malfoy dell’esistenza di una strega di livello cinque nascosta nel
ripostiglio del Quartier Generale.>>
Draco
ebbe un sussulto. Fece scorrere lo sguardo su tutti i presenti e la sua
compostezza svanì del tutto. << Voi state mentendo!>> urlò.
<< Gli unici maghi di quel calibro erano Voldemort e Albus Silente. E
sono morti entrambi!>>
<<
Evidentemente Lucius Malfoy ha contribuito a crearne un terzo, se ciò che dici
è vero.>> disse Kingsley, pensieroso. << Se anche solo uno di quei
neonati purosangue fosse sopravvissuto ai barbati esperimenti dei seguaci di
Voldemort, avrebbe in sé parte dell’anima stessa del Signore Oscuro.>>
<<
Impossibile, Ministro.>> sbottò Hermione. << Altrimenti sarebbe
stato un Horcrux, e Voldemort non avrebbe potuto morire. Sarebbe plausibile, in
effetti, che sia rimasta in lei traccia del potere di Voldemort. Una specie di impronta.>>
Kingsley
agrottò un sopracciglio. << Vero, Hermione. Ma come potremo provarlo?>>
<<
Qualcuno potrebbe dirmi, gentilmente, chi diavolo è questa Lisan?>>
strepitò Draco, che perse del tutto la pazienza.
Nello
stesso ufficio erano radunati la più importante carica magica d’Inghilterra,
due Auror e un assassino. E tutti quanti erano palesemente intenzionati a
litigare.
Harry
prese alcuni respiri profondi e socchiuse gli occhi. Cacciò fuori l’aria con
uno sbuffo. << Lisan è, probabilmente, se le congetture del Ministro e le
tue dichiarazioni sono vere, una potenziale neonata sopravvissuta.>>
affermò. << Per il momento è l’unica ipotesi plausibile. La sua età
coincide con la prima caduta di Voldemort, durante il periodo in cui tutti lo
credevano morto.>>
Hermione
si portò una mano alla bocca. Era terrorizzata.
<<
Non ho altre spiegazioni, per il momento. Il suo potere è forse superiore a
quello di Tom Riddle, quando aveva la sua età. Non ha ricevuto alcuna
istruzione magica, non ha documenti né è in grado di spiegarmi esattamente il
suo passato. Tutto coincide. Forse è
per questo motivo che Bellatrix la sta cercando.>> Harry ebbe il bisogno
di sedersi. Prese posto sulla poltroncina accanto a quella occupata da Draco e
si mise le mani nei capelli.
<<
Posso sapere come hai fatto a trovarla?>> domandò Draco.
<<
E’ stata lei a trovare me.>> mormorò Harry. << Sono una specie
di…>>
<<
Calamita.>> osservò
disgustosamente Draco. << E’ palese, Potter. Attiri i guai meglio di
chiunque altro.>>
<<
Il fatto è che questa ragazza è all’oscuro di ogni cosa.>> proseguì
Harry, che fece scorrere lo sguardo su tutti i presenti. << Lei deve
imparare a controllare il suo potenziale. Mi ha spiegato di essere cresciuta in
America. Non ha mai conosciuto suo padre e, da quel poco che ha detto, ha
involontariamente ucciso il compagno alcolizzato della mamma all’età di otto
anni.>>
<<
Notevole.>> fu il commento di Draco.
<<
L’ho vista con i miei stessi occhi.>> intervenne Hermione. << Per
quanto mi riguarda, ho la sensazione che sia capace di qualsiasi cosa. E’ stata
inseguita da Mangiamorte per mezza Europa ed è riuscita a fronteggiarli da
sola, smaterializzandosi in decine di posti senza che nessun Ministero della Magia
la localizzasse.>>
L’umore
di Draco volò sempre più in alto.
<<
Dobbiamo reperire una lista di tutti i neonati purosangue scomparsi in quel
periodo.>> disse Harry, risoluto. << Se Lisan è veramente un corpo
ospitante sopravvissuto, il suo nome deve comparire in una denuncia di
scomparsa.>>
<<
Strabiliante.>> Draco era estasiato. Il suo cuore batteva all’impazzata
nel suo petto come quello di un bambino in attesa di scartare i regali di
Natale. Stava aggiungendo tessere al puzzle. Decine di migliaia di tessere. Chi l’avrebbe detto che San Potter e
la mezzosangue gli sarebbero tornati utili?
Il
Ministro della Magia, dopo lunghi attimi di incertezza, riacquistò la saggia
fermezza che l’aveva da sempre contraddistinto. Si mosse per la prima volta
dalla finestra e, con grandi passi, si frappose fra Hermione e i due ragazzi,
appoggiando la schiena al pianale cosparso di incartamenti. <<
Ascoltatemi bene, voi tre. Parlo come Ministro e come padre. Io non ho affatto
intenzione che la pace nel mondo dei maghi sia intaccata da una strega fuori
controllo innamorata di un mostro ormai caduto. Voglio risolvere la faccenda il
prima possibile, senza creare inutili allarmismi fra i maghi. Pertanto pretendo
la collaborazione di tutti. >> sospirò, piegando le sopracciglia in
un’espressione contrariata nell’osservare il sorrisetto ironico di Draco.
<< Anche la tua, Malfoy.>> soggiunse. << Non sei esente dal
mio discorso. I Mangiamorte saranno di certo al corrente della morte di tuo
padre. Secondo quanto prescritto dal Codice Magico Internazionale, in quanto
testimone chiave delle indagini, sarai assegnato in custodia al comandante
Auror in carica.>>
Il
silenzio più profondo ricadde nell’ufficio.
Harry
e Hermione si lanciarono occhiate terrorizzate. Evidentemente entrambi avevano
soppesato l’idea di abbandonare sulla scrivania il distintivo e di cedere il
compito all’altro, ma nessuno aveva trovato il coraggio di obiettare l’ordine
del Ministro.
<<
Hermione si preoccuperà della tua incolumità.>> disse il Ministro, ed Harry
non nascose un sospiro di sollievo. << Harry, invece, dovrà occuparsi temporaneamente
della ragazzina. Si fida di lui.>>
Hermione
divenne paonazza. Si morse la labbra e lottò ferocemente per non esplodere. Per
Draco, invece, apprendere quella notizia non gli scatenò alcuna reazione. Odiava
i pomposi discorsi dei politici, che usavano trenta parola quando ne bastavano
quattro. Pensò solo in quel momento a cosa significasse essere preso in
custodia da Hermione Granger, ed una acuta gli attanagliò lo stomaco. Piuttosto la morte.
<<
Harry ha ragione, non c’è tempo da perdere.>> Kingsley batté il pugno sul
palmo aperto della mano, col fare determinato di un leader. << Io, Harry
e una cerchia ristretta di Auror accompagneremo la giovane strega a Hogwarts.
L’anno scolastico sta per iniziare ed è l’unico luogo sicuro dove la ragazza
potrà imparare a controllare al meglio i suoi poteri. Nel frattempo, Hermione
proseguirà le indagini al Quartier Generale. E il signor Malfoy, finché le
lezioni non avranno inizio, rimarrà sotto la sua protezione.>>
<<
Non mi è chiaro un punto.>> obiettò Hermione, che parlò lentamente
scandendo le parole con la voce rotta dall’ira più profonda. << Per quale
motivo devo proteggere un assassino?>>
<<
In questo momento Draco Malfoy è un assistente del Quartier Generale e un
prezioso testimone, pertanto dovrà sempre
rimanere al tuo fianco.>> Il sorriso educato di Kingsley nascondeva in
realtà un’amara sentenza. << E’ un ordine.>> sottolineò, e quelle
parole per Draco furono più pesanti di un Avada
Kedavra nel petto.
<<
Nessuna informazione dovrà fuoriuscire all’esterno del Quartier Generale. Mi
invierete rapporti dettagliati giornalieri sull’evoluzione delle indagini. Mi
preoccuperò di informare immediatamente la professoressa McGranitt
dell’accaduto, e sono del tutto certo che appoggerà completamente la mia linea
decisionale.>> Kingsley raccolse il mantello dall’attaccapanni. Estrasse
la bacchetta da una tasca e la agitò in direzione dei due addetti del
Ministero, che fino a quel momento avevano potuto ascoltare attoniti ogni loro
parola. I loro volti divennero improvvisamente sereni, le espressioni ebeti e
sorridenti. << Mi dispiace.>> mormorò il Ministro fra sé e sé,
mentre li osservava abbandonare l’ufficio con passo incerto. << Lisan
Rowles è un’arma preziosa. Non dovrà cadere in mani sbagliate.>> E, prima
che qualcuno dei presenti potesse domandargli qualsiasi cosa, si smaterializzò
scomparendo nel nulla con un piccolo pop.
*°*°*°*
Lisan
sgattaiolò all’interno dell’ufficio del comandante degli Auror e si accorse fin
da subito che di lì a momenti si sarebbe consumata una rissa.
Harry,
Hermione Granger e un ragazzo biondo che non aveva mai visto si stavano
fronteggiando al centro della stanza, urlando come forsennati, senza
preoccuparsi minimamente della sua presenza.
Il
ragazzo biondo continuava a strepitare epiteti contro un certo Shake-e-qualcosa, definendolo senza
mezzi termini come un pomposo figlio di buona donna.
<<
Non è colpa di Kingsley se siamo in questa situazione!>> ululò Hermione
Granger, lontana anni luce dalla composta e professionale figura di Comandante
a cui Lisan l’aveva associata. Aveva tutti i capelli arruffati, la cravatta
fuori posto e l’aria di chi avrebbe iniziato a menare pugni e calci a chiunque
avesse osato contraddirla.
<<
Lui è il Ministro della Magia, maledizione, ha semplicemente preso la decisione
più conveniente per salvaguardare il
mondo dei maghi.>> Adirata, indicò rabbiosamente Harry, di fronte a lei.
<< La colpa è di quell’emerito, immondo, sciocco idiota babbanizzato che ha abbandonato il
Quartier Generale per attirare decine di guai su di sé!>>
<<
Io non ho fatto proprio un bel niente!>> si difese Harry, che alzò la
voce per sovrastare quella di Hermione. << Cercavo solamente di
rilassarmi, dannazione! Stava andando tutto liscio finché un Mangiamorte non ha
tentato di uccidermi e quella ragazzina è sbucata dal nulla per salvarmi la
vita!>>
<<
Avresti dovuto ucciderla immediatamente!>> urlò il ragazzo biondo.
<< Lei è solo un danno collaterale. Era perfettamente evitabile!>>
<<
Ragioni esattamente come un Mangiamorte!>> ringhiò Harry. << Sei
degno di tuo padre. Potrei uccidere anche te, in effetti, ormai hai vuotato il
sacco e non avremmo più testimoni scomodi da proteggere!>>
<<
Siete solo due stupidi bambini decerebrati. Uccidersi a vicenda non servirà
proprio a niente!>> strepitò Hermione, con voce stridula. << In
assenza del Ministro, fino a prova contraria, sono io il vostro comandante.
Perciò vi ordino di…>>
<<
Taci, sporca mezzosangue!>> ululò
il ragazzo biondo.
In
un istante, tutti e tre sfoderarono le bacchette: Harry la puntò contro il
ragazzo biondo, lui ricambiò mirando Harry, mentre Hermione direzionò la
propria bacchetta facendola scorrere da uno all’altro, tenendo entrambi i
rivali sotto tiro.
<<
Smettetela, cazzo!>> gridò Lisan. La sua voce acuta da adolescente
risuonò nell’ufficio con un’insolita solennità. Levò rabbiosamente una mano in
aria e fece volare via le loro bacchette, osservandole schizzare in tre
direzioni diverse.
Harry,
Hermione e il ragazzo biondo rimasero goffamente immobili, impugnando
nient’altro che l’aria, e parvero impiegare molto tempo prima di capacitarsi di
essere stati disarmati nello stesso istante.
<<
E va bene, ho mentito!>> strepitò Lisan. << Non sono del tutto
incapace di controllare i miei poteri, ma ciò non vuol dire che io sia una
pazza assassina!>>
Harry
mosse le dita della mano e il polso, si accertò che la sua bacchetta fosse
effettivamente scomparsa dalla sua vista. La vide rotolare in un angolo della
stanza, scivolando sotto la libreria. Trattenne a stento un’imprecazione.
<<
Lisan Rowles!>> Il ragazzo biondo sfoderò un sorriso smagliante, si
diresse verso di lei a grandi passi e le afferrò una mano, stringendogliela
energicamente fra le sue. Era diventato improvvisamente sereno e affabile. <<
Draco Malfoy.>> si presentò. << Professore di Pozioni di Hogwarts.
Ordine di Merlino di Seconda Classe. Occlumante e Serpentologo esperto. A tua
completa e personale disposizione.>>
Lisan
ritrasse la mano con un’espressione disgustata. Arretrò di qualche passo e
cercò lo sguardo di Harry. Lui era ancora visibilmente scosso, ma ricambiò con
una strizzata d’occhio rassicurante.
<<
Devi sapere fin da subito, Lisan, che non tutti i maghi sono buoni e
affidabili. Dovrai imparare a concedere la tua fiducia alle persone giuste.>>
proseguì difilato Draco Malfoy, che non badò assolutamente ai due Auror
attoniti alle sue spalle. << Ciò che hai sentito era una piccola e
insignificante discussione fra colleghi, ovviamente non mi stavo riferendo a te
quando ho pronunciato le parole danno
collaterale.>> Si schiarì la voce, senza togliersi dalla faccia il
suo sorriso sfacciato e mellifluo. << Sono sicuro che diventeremo ottimi
amici.>>
Hermione
storse il naso in una smorfia disgustata. << Potrei vomitare,
Malfoy.>>
<<
Seriamente, Draco, come fai a guardare il tuo riflesso nello specchio la
mattina?>> le fece eco Harry.
<<
Stavamo solo scherzando, vero
ragazzi?>> Draco sfoderò l’ennesimo, forzato sorriso. E, quando Lisan
spostò nuovamente lo sguardo verso Harry, lo sentì mormorare qualcosa
sottovoce, udendo solo le parole “troppo
giovane” e “morire”.
<<
Quel che Malfoy sta cercando di dire.>> mormorò Hermione, incerta.
<< E’ che si scusa per essere stato poco educato nei tuoi
confronti.>>
<<
Non c’è problema.>> tagliò corto Lisan. << Mi aiuterete,
vero?>>
<<
Il Ministro della Magia ha ordinato il tuo trasferimento alla Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts, in modo che tu possa ricevere un adeguato
insegnamento.>> le spiegò Hermione, il cui tono era divenuto serio e
glaciale. << Abbiamo motivo di credere che i Mangiamorte abbiano ricreato
un esercito.>>
<<
I Mangiamorte sono malvagi?>>
<<
Più di quanto tu possa immaginare.>>
<<
E vogliono me, presumo.>>
<<
Di questo non devi preoccuparti.>> sentenziò Hermione. << La tua
incolumità è garantita dal Quartier Generale. Per il momento è meglio che tu
rimanga con Harry. Ho parecchie faccende da sbrigare e questa folle giornata è stata più dispendiosa
del previsto.>> Rivolse un cenno eloquente a Harry e Draco Malfoy.
<< Quindi, se non vi dispiace, gradirei che spariate entrambi dalla mia
vista e non vi facciate vedere prima di domattina.>>
<<
Ma Kingsley…>> bofonchiò Harry.
Gli
occhi gelidi e iracondi di Hermione lo trapassarono da parte a parte come se
fosse un lurido moscerino pronto da schiacciare con la carta moschicida.
<<
Ho detto di togliervi dai piedi.>> ringhiò. << Tutti
quanti!>>
*°*°*°*
NOTE DELL'AUTORE
Mi scuso per eventuali errori di battitura, l'ho riletto solamente un paio di volte prima di postarlo. Ma lo editerò successivamente, quando sarò meno incasinata.
Un bacio a tutti
Apple