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Autore: _StayStrong    03/08/2011    4 recensioni
JEMI/NEMI. Ivy Lovato, si ritrova a rivivere la vita della nonna Demi, nata 1000 anni prima di lei. Ma il suo cuore sarà diviso a metà, tra fantasia e magia. Un amore che va al di la degli anni e dei giudizi.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sento un dolore infernale, all’altezza del petto, il mio cuore batte forte, ma lo sento pulsare, penso che mi stia per uscire dal petto.

Sono in una stanza bianca, spoglia.

Ho solo una fotografia sul comodino. La predo, guardo la persona nella foto e incomincio a sentire amore, una amore incondizionato, ma per quell’amore c’è un dolore ancora più forte.

Ma non ricordo niente.


Poi entra un uomo nella stanza, un uomo che assomiglia tremendamente alla persona nella foto, ma è riccio, più basso o forse più lato, e più muscoloso; le sue labbra sono a cuore. Incomincio a tremare.

Ho paura.


“Come stai?” mi chiede, ma io non so neppure che cosa rispondere, mi guarda come se fossi pazza, e forse lo sono, mi tira via la foto dalle mani guardandola preoccupato, e io incomincio ad urlare.

Quel dolore, quel dolore mi sta lacerando.


I suoi occhi diventano lucidi, io incomincio a piangere, lui mi mette una mano sulla fronte ma io mi scosto violentemente, non so come faccio a non cadere da quel letto, poi incomincio ad ansimare.

Si spaventa.

“Dottore! Ha un’altra crisi” urla, ma io già non lo sto più ascoltando, poi entra una persona con un camice blu, ha il viso stanco, la fronte corrugata e io non lo riconosco.

Prende una siringa e inietta il contenuto nel mio braccio.


Mi sento scivolare via lentamente.

Il medico mette una mano sulla spalla dell’uomo che l’ha chiamato: “Signor Jonas, la signora Lovato si rimetterà, qui lo speriamo tutti”

Ma rimettermi da cosa?

Ho paura, non mi sento più.

Sto per cadere di nuovo.


Aiutami.

“Ivy!” sentì chiamare dal piano di sotto “Svegliati che devi andare a lezione” mi metto a sedere di scatto, tiro indietro le coperte, ho il respiro affannato e le lacrime che mi bagnano le labbra. Sento ancora la paura, quell’incubo oramai mi perseguita da anni, da quando avevo quindici anni per la precisione, ma più il tempo va avanti più le sensazioni di quella donna si fanno più mie.

Io sono lei, è questo che mi fa più paura.

Quel cognome è lo stesso che porta la mia famiglia da generazioni.

“Ivy!” sento ancora chiamare.

“Arrivo” urlo in risposta, mio padre probabilmente si è svegliato male e ora pensa che sono in ritardo. Come se dovesse accompagnarmi ancora lui, come se non avessi la macchina e non frequentassi il college; lui continua a comportarsi come se avessi ancora dieci anni.

“Ivy, muoviti, o farai tardi” dice ancora, mi trattengo dallo sbuffare, il mio cuore sta ancora battendo troppo forte, ci metto una mano sopra, vorrei impedirgli di uscire, ma lo sento quasi sotto pelle.

Mi alzo e vado verso il bagno, mi sciacquo il viso e poi cerco tastonando il muro il mio asciugamano, poi frego energicamente il viso, prima di guardarmi allo specchio, ma non vedo me stessa, vedo l’uomo della foto, quel viso mi assilla. Lo vedo di notte, di giorno, anche sulle pagine del libro che devo studiare.

Ho la sensazione di conoscere quell’uomo e anche quello dell’ospedale.

Mia madre direbbe che sono le vite passate che ritornano a tormentarci di notte, era fissata con i racconti soprannaturali.

Era una docente di storia e filosofia, specializzata in esoterismo, era la sua passione, le piaceva qualunque cosa fosse stato misterioso e magico, a me no. Io non credevo e non credo in quelle cose, credo solo nella fantasia collettiva.

Mia madre era una persona eccezionale, prima di morire in un incidente quando avevo diciotto anni, aveva passato il semaforo con il rosso, non si era accorta che cera un’altra macchina che arrivava nella direzione opposta.

E’ morta sul colpo.

“Ivy!” sento ancora, mi vesto di corsa, metto le lenti a contatto nei miei enormi occhi marroni e poi lego i capelli scuri in una coda alta.

“Arrivo papà” urlo mentre scendo di corsa dalla scala, appena scendo lui mi abbraccia, e io sorrido, poi andiamo a fare colazione.

La sua paura che io faccia tardi a lezione è dovuta al fatto che lui è un docente dello stesso college che frequento io, ma di un indirizzo diverso, io studio psicologia, mentre lui, come una volta faceva mamma, insegna storia. Se la figlia di un docente arriva sempre in ritardo, è la reputazione di quest'ultimo ad andar pian piano a rotoli, almeno così dice lui, per me sono baggianate.

Finita la colazione lo saluto e vado velocemente verso la mia macchina, un fuoristrada nuovo di zecca, appena comprato. Londra di mattina è incasinata, ma devo per forza passare per il centro visto che ci abito, per andare al campus.

Sono esattamente quaranta chilometri.

Quaranta chilometri in cui mi ritrovo a cantare canzoni mai sentite, mai imparate, ma che mi escono dalla bocca, come per magia. 

"I will be rising from the groud like a skyscraper..."

Angolo della Francy:
Eccomi qui, come promesso, dopo le quattro recensioni, e se io questa volta puntassi a 6 prima di continuare, ce la fareste? (:
A me farebbe piacere *ride*, fatemi sapere se vi piace, almeno l'inizio.
Un bacione.
#StayStrong.

  
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