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Autore: elenelessar    31/03/2006    3 recensioni
Si alzò, e si avvicinò a lui. “Cos’è questo tono con cui mi aggredisci nella mia casa? Non vi ho forse accolto qui, senza sapere nulla di voi, solo per aiutarvi? Vi ho forse chiesto qualcosa? – la sua voce era calma ma fredda come una lama, e dai suoi occhi non traspariva alcun sentimento – non aspettavo certo alcuna ricompensa per avervi aiutato, ma questa che mi mostri è davvero una ben strana riconoscenza!” Aragorn fece un passo indietro, confuso. Sapeva di essere stato scortese, ma ugualmente aveva bisogno di sapere la verità. Nella situazione in cui erano, sentiva di non potersi fidare di nessuno. “Ti chiedo perdono, le mie parole sono state di certo troppo dure. Ma ugualmente ho bisogno che tu risponda alla mia domanda. Ti prego di credermi se ti dico che devo guardarmi da ogni ombra.”
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono in ritardo penoso, perdonatemi. non ho avuto un attimo libero in questi giorni!
eccoci arrivate all'ultimo capitolo. Vi lascio alla lettura, i commenti alla fine!

Un nuovo tramonto stava scendendo sul bosco che costeggiava le rive dell’Anduin. Come ogni sera, il rosso ed il giallo caldo dei raggi solari si erano posati e mischiati ai colori naturali di ogni foglia degli alberi, dei tronchi rugosi, del soffice tappeto d’erba e muschio del sottobosco...
Ed all’interno dei confini di Lothlorien, questo spettacolo aveva toni ancora più caldi e dorati, capaci di incantare ogni volta anche chi vi abitava da molti anni...
La bianca signora del bosco dorato annuì stancamente, quando alcuni guerrieri di ritorno dai confini ebbero finito di raccontare ciò che avevano visto. Alzò appena una mano, congedandoli, e quando questi si inchinarono sulla porta, per salutarla, li ringraziò dolcemente.
Rimase solo un giovane elfo, un falconiere vestito di grigio scuro. Era in piedi, vicino ad una delle grandi finestre, e teneva sul braccio alzato un piccolo falco dal piumaggio lucente.
Dama Galadriel si alzò dal grande seggio posto al centro della stanza, e si avvicinò pensierosa alla porta. “Sarò qui tra poco con un messaggio da affidarti.”
Scese alcune scale, accompagnata dall’unico impercettibile rumore della sottilissima veste bianca, che accarezzava gli scalini un ad uno.
Entrò in uno dei grandi terrazzi che si affacciavano sul suo silenzioso reame. Era un grande spazio aperto, accolto dai rami dello stesso grande albero sul quale erano costruiti i suoi appartamenti. Si avvicinò alla ricca balaustra, e rimase a pensare, spingendo il proprio sguardo il più possibile lontano.
“Cos’è che ti turba, Signora della Luce?”
Si scosse dai suoi pensieri, sorpresa. Non erano molte le creature in grado di celarsi al suo sentire, ed una di queste era ora seduta poco distante da lei, su di una panca posta su un lato del terrazzo.
“Ho ricevuto cattive notizie, mio antico amico, e devo portarle a qualcuno...”
Si sedette accanto a lui, e rimasero a lungo in silenzio.
Due figure candide, antiche quanto la stessa terra di mezzo, immobili, probabilmente invisibili agli occhi di molti...
Poi l’uomo annuì, passandosi lentamente una mano sulla lunga barba candida.
“Già...nessuno ama recare cattive notizie...eppure ho dovuto farlo più di una volta, un tempo. Molti non amavano il grigio pellegrino, per questo...”
“Ma il grigio pellegrino non esiste più, e nemmeno il nome che portavi ti appartiene, ormai. Come ti senti oggi?”
“Debole e vuoto, ma comunque assai meglio di quando sono stato portato qui. Presto sarò in grado di muovermi, ed allora vi lascerò per raggiungere chi può aver bisogno del mio aiuto...”
La bianca signora sorrise, posando la sua mano su quella dell’istaro, poi si alzò, salutandolo con un cenno del capo.

Menel camminava lentamente. Non riusciva a compiere un percorso regolare, e si sentiva così debole che anche solo per scavalcare una grossa radice o scendere un piccolo pendio era costretta a fermarsi e poggiarsi a qualcosa. Era gelata. Il suo corpo era ormai divenuto così gelido da non sentire più il freddo. Sapeva di avere la febbre, poiché già da qualche ora era scossa da vampate di calore e da forti brividi.
Non appena compiva uno sforzo qualsiasi, anche solo un passo più lungo o veloce, la schiena le si ricopriva di infinite minuscole gocce di sudore, pronte a divenire gelate al passo successivo. Questo continuo tormento le provocava una nausea terribile, e sapeva che se non fosse stato così freddo, probabilmente il suo stomaco non avrebbe resistito a quelle contrazioni continue.
Guardò in alto, verso il cielo che da rosso stava diventando scuro. Di nuovo notte...un’ondata di terrore e di sconforto la prese...non poteva permettersi di dormire, non poteva esporsi ancora così tanto all’aria gelida della notte! Come avrebbe potuto superare un’altra nottata in quelle condizioni? Ma Lorien era ancora così lontana...non aveva percorso nemmeno la metà della strada che si era prefissa di coprire quel giorno, ed il giorno dopo sarebbe stato anche peggio. Sempre che il giorno dopo giungesse...
Sapeva che se avesse chiuso gli occhi, indebolita com’era, sarebbe stata in balia di ogni alito di vento, di ogni goccia di rugiada. Un’altra notte così, e non avrebbe riaperto gli occhi...
No, non si sarebbe fermata. Se doveva morire di freddo e di fame in quella foresta...se doveva chiudere gli occhi sola, senza che nemmeno il suo corpo ricevesse sepoltura...allora doveva morire in piedi! Avrebbe camminato finché fosse riuscita a mettere un passo avanti all’altro...non l’avrebbero trovata rannicchiata contro un albero, come un animale ferito...

Gimli si avvicinò a Legolas, posandogli una mano sulla spalla. L’elfo era seduto a terra, tenendo un piccolo foglio tra le mani, e Faroth era posato su un ramo, poco distante.
“Ancora nessuna notizia, amico mio?”
L’elfo chiuse il foglio, stringendolo con rabbia. “Non ricevere nessuna notizia sarebbe stato meglio di questo. – si passò una mano sugli occhi, abbassando la voce che era sfuggita al suo controllo – gli elfi di Lorien che erano stati mandati a cercare Menel hanno trovato il gruppo di orchi che aveva attaccato la sua casa. Li hanno sterminati, ma lei non era con loro...”
“Forse non si trattava dello stesso squadrone...ce ne saranno di certo molti sparsi per i boschi, in questo periodo...”
“No, no...erano loro. Molti avevano addosso oggetti rubati dalla casa...no, Gimli, non vi è più speranza. Se anche non l’hanno uccisa subito, come avevamo sperato non trovando il corpo, lo avranno fatto più tardi...forse l’hanno presa prigioniera, e poi...”
Non proseguì, chiudendosi il volto tra le mani. Il nano lo guardò in silenzio, senza sapere che dire. Se non avesse conosciuto bene l’amico, avrebbe detto che due grosse lacrime si fossero affacciate sui suoi occhi, per poi essere ricacciate indietro in un istante.

Dama Galadriel si avvicinò ancora una volta alle immobili acque nelle quali più di una volta aveva scorto cose lontane. Già il giorno prima vi si era affacciata, sperando di ricevere qualcosa, un aiuto per ritrovare la fanciulla che già una volta aveva accolto nel suo reame. Ma lo specchio era rimasto muto.
O meglio, non le aveva mostrato nulla di utile...tutto ciò che aveva visto, o meglio che aveva sentito, erano stati brividi di freddo ed una morsa d’angoscia, scioltasi nello scorrere di fiumi di sangue ferroso...
Non aveva raccontato a nessuno questa visione, limitandosi a raccomandarsi ai suoi soldati di compiere le ricerche con la maggior cura e velocità possibili...ma ancora non aveva ottenuto nulla.
In ogni caso non li avrebbe richiamati indietro finché non l’avessero trovata, o non avesse avuto la certezza che fosse morta, anche se sapeva bene che col passare delle ore la prima delle due possibilità avrebbe ceduto sempre più alla seconda...
Chiuse gli occhi, ed aspettò che ancora una volta la misteriosa forza che governava lo specchio e le sue visioni si risvegliasse. Vide Menel, pallida e stanca, camminare nella notte simile ad un’anima perduta...sentì ancora freddo, e paura...ma la visione svanì presto, lasciandole solo nelle orecchie il rombo dell’Anduin in piena.
Sospirò, poggiandosi al freddo bordo della vasca. Ancora nulla...
Tutto ciò che poteva aver raccolto da questa visione, era che forse Menel stava cercando di tornare a Lorien risalendo le rive del fiume...ma in quale punto? Avevano già immaginato che, nel caso fosse riuscita a fuggire, avrebbe fatto quel percorso, ma il tratto di fiume che li separava era lungo ed intricato, e probabilmente più di una volta si era dovuta allontanare dalla riva...
Non avrebbe scritto a Legolas di aver visto la fanciulla in fuga, perché non poteva governare ciò che lo specchio le mostrava...poteva essere qualcosa accaduto la notte in cui era stata distrutta la casa, ma cosa impediva che poi, di lì a pochi metri non fosse stata raggiunta e catturata, o peggio ancora uccisa? No...tutto quello che intendeva rivelargli erano fatti certi, solo cose realmente accadute...nessuna visione doveva giungergli...non vi era spazio per false illusioni.

Un elfo vestito di grossi panni grigi e di cuoio nero era in piedi accanto ad un albero, in un punto in cui la riva del fiume era più dolce e bassa. Aveva corso fino a quel punto, leggero e silenzioso come un’ombra. Ma ora che si trovava in un luogo aperto decise di approfittare delle prime luci dell’alba per spingere la propria vista acuta tutto attorno. L’aria era ancora fredda come la notte precedente, ed il suo fiato formava piccole nuvole di vapore. Un altro elfo, vestito allo stesso modo, era poco dietro di lui. “Vedi nulla?”
“No...non ancora...eppure ormai abbiamo percorso ogni tratto di questa foresta...”
stava per aggiungere altro, quando gli parve di vedere una piccola macchia chiara tra il muschio, ad una certa distanza. In poco fu lì, seguito dal compagno. A terra, bagnata dall’umidità della notte, era una fanciulla. I lunghi capelli bruni erano sparsi sulla schiena, scarmigliati e sporchi di fango e sangue. Indosso aveva solo una lunga veste da notte, strappata e macchiata in più punti...
Si chinò su di lei, girandola dolcemente per vederla in volto. Non sembrava ferita, ma era bianca e fredda come la morte. Le labbra e le palpebre erano nere, e dalla bocca non usciva neanche un debole respiro.
“E’ lei?” sussurrò il secondo elfo alle sue spalle.
“Sì... – annuì tristemente – è Menel.”

Aragorn aprì gli occhi. Il sole era sorto già da un po’, ed ora stava lentamente salendo al di sopra delle lontanissime colline che cingevano come un anello le verdi pianure di Rohan. Si sollevò a sedere, e vide che, come ogni notte, Legolas era rimasto sveglio accanto a loro, proteggendo le poche ore di riposo a loro concesse.
Gli si avvicinò. Il volto dell’elfo era teso e scuro, ed il ramingo si rese conto che stringeva tra le dita una piccola foglia, ormai secca. Si sedette accanto all’amico, che però non smise di fissare nel vuoto, davanti a sè.
“Hai ricevuto notizie?”
Non rispose. Si limitò ad abbassare lo sguardo.
Il ramingo non aggiunse altro. Non aveva parole di conforto per l’amico. Cosa poteva dire, sapendo che erano passati ormai troppi giorni perché Menel fosse sopravvissuta? All’inizio aveva sperato che fosse riuscita a fuggire, ma se non era stata catturata, e quindi mantenuta in vita dal putrido cibo e dalle lorde coperte degli orchi, l’essere sola in quel bosco era ancora peggio...ancora l’inverno non accennava a lasciare il posto alla primavera, e non vi era alcun luogo abitato lungo la strada per Lorien...
“Tu hai visto la stanza di Menel, Aragorn?”
Il ramingo si scosse dai suoi pensieri.
“Si...l’ho osservata...è davvero graziosa...”
“E’ parte di lei...ogni cosa che puoi trovarvi ha un preciso significato, sai? – si fermò, mentre il vento correva lungo le grandi praterie davanti ai loro occhi – all’inizio non riuscivo a capire perché lo facesse...per un elfo è così strano accumulare oggetti senza valore, legarsi a qualcosa fino a dargli significato...”
“Non le hai mai chiesto...”
“Sì...ed all’inizio capivo ancora meno...mi parlava di ricordi, di cose che sfuggono, di tempo che passa...poi ho parlato con uno dei suoi istitutori...e sai cosa mi ha raccontato?
Menel è cresciuta tra elfi, nessuno le aveva mai spiegato cosa significasse essere diversa da noi...quando è uscita dall’infanzia si è deciso che...io...io sono certo che abbiano usato ogni cura nel spiegarle cosa fosse ciò che ci divide...eppure scoprire cosa fosse la morte l’ha cambiata profondamente...”
Aragorn annuì.
“Si è resa conto di avere poco tempo...non avrebbe visto tutto ciò che a noi è concesso...non avrebbe raggiunto la nostra saggezza...Menel ha sentito il tempo scorrere come un fiume in piena...era poco, non le sarebbe mai bastato per tutti i sogni ed i progetti che aveva cullato nei suoi primi anni...è per questo che vive così... – strinse la piccola foglia nel pugno, sbriciolandola – ha vissuto così, perché doveva morire...”
Le ultime parole uscirono dalla bocca dell’elfo come un sussurro. Aprì la mano, ed un alito del vento che stava correndo sulla pianura catturò pochi piccoli frammenti verdi, trascinandoli via.


FINE

ecco, è finita. prima che mi linciate per aver ucciso la povera Menel, lasciate che vispieghi il perchè.
quando ho iniziato questa storia, volevo che fosse una sorta di "bolla" nel racconto originale. che prendesse la storia in un punto, la faccesse un po' "deviare", e la riportasse esattamente dov'era. Se ci fate caso, tutto quello che accade dopo nel romanzo è coerente anche con la "mia versione" della storia. (o almeno spero!)
Quindi, per me è stato quasi inevitabile eliminare l'unico elemento veramente estraneo che ho inserito, ovvero il nuovo personaggio.
mi perdonerete?

Per chi si aspettava un lieto fine, magari che vedesse legolas essieme a Menel, mi spiace, ma non riuscivo a vederlo come possibile.
Molte volte ho visto Fic in cui un elfo ed un mortale si innamoravano. Eppure io credo che nell'universo di Tolkien, quello originale, Legolas non si sarebbe mai innamorato della mia piccola e buffa Menel.
Tutto l'affetto fraterno che li lega non era sufficiente a superare la barriera tra le loro razze, che è forte e tangibile, ed è stata espressa così bene da Tolkien stesso. Non a caso esistono solamente due coppie per così dire "miste", e sono due coppie eccezionali, passate alla storia.
Diciamocelo, in fondo Menel sono io, e non ho certo il fascino di Aragorn!!!

basta delirare, e passiamo ai saluti!
grazie infinite a tutti coloro che sono arrivati in fondo a questa storia. è stato bellissimo sapere cosa ne pensavate, sentire i vostri commenti, sapere che ad ogni capitolo avrei trovato qualcuno che aspettava e leggeva...
un bacio speciale a tutte voi...
scappo... mi sta venendo malinconia a pensare che la storia è finita, e mica potrò farmi vedere così, no? sniff...
  
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