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Autore: NipoteDellaLuna    03/08/2011    4 recensioni
Beh, ciao a tutti, sono Ludo. Ho deciso di scrivere una Eff perché molte volte, non posso dire ciò che provo, ciò che penso, e sopratutto quello che voglio, che desidero ardentemente. Questa storia, più o meno è basata sulla mia.. Diciamo, stravagante vita. Passo per passo, vi racconterò (in parte), perché sto scrivendo, vi spiegherò il perché è all’incirca basata sulla mia vita.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le paure di un Bass.


 

Chuck’s Pov. (Father’s Chuck)


Sospirai, mi sentivo così impotente “B-blair, vado a chiamare tua madre, Roman e Serena. Poi vedo di avvertire gli altri.” Dissi con la voce tremante. “Non stare via molto.” Disse con il viso che implorava aiuto. Le baciai la fronte “Torno presto amore mio.” E detto questo, zoppicando uscii dalla stanza, percorsi il corridoio, girai a destra e poi qualcuno mi bloccò per il braccio. “Signore, lei zoppica, posso aiutarla?” Chiese con garbo e gentilezza un’infermiera, sorrisi lievemente.
“No, grazie. Mi scusi ma devo andare a fare una telefonata.” La donna mi guardò e si congedò con un lieve cenno del capo, arrivai all’uscita. C’era silenzio, non si sentiva volare nemmeno una mosca. Mi sedetti per terra all’inizio di una scalinata che portava al giardinetto, estrassi il cellulare dalla tasca della giacca e dalla rubrica selezionai la voce: Serena.
Premei il tasto verde, la chiamata parti, e con la poca pazienza che mi rimaneva aspettai. “Chuck!” Urlò una voce squillante dall’altro capo del telefono. “Serena.” Dissi in un sussurro. “Chuck? Chuck che ti prende? Stai bene?” Un sospiro, un lungo sospiro, poi incominciai a parlare. “A B-blair le si sono rotte le acque.” La mia voce tremava, ero in crisi. Avevo paura, troppa paura. “Cosa? Stai scherzando?” Disse lei incredula.
“Secondo te ti farei uno scherzo del genere? Secondo te scherzerei sulla vita di mia moglie, e di mio figlio?” Dissi urlando, ero fuori di me. “Voglio te e gli altri qui a Firenze in 9 ore.”  Dissi con voce rigida e fredda. “Chuck..” Disse la bionda, non le diedi il tempo di concludere la frase e riattaccai la chiamata. Ripercorsi la strada che avevo fatto poco più di due minuti fa, però all’indietro.
 
 
 

8 ore dopo.

Blair mi stringeva la mano, urlava le doglie erano sempre più vicine. “Aaaaaaah!” Un urlo troppo forte per essere ignorato. Mi strinse troppo forte la mano e un rumore di ossa, era la mia mano. MI morsi la lingua, tanto da farla sanguinare, sentivo il retrogusto agrodolce del mio sangue, invadere la mia bocca. 
Dopo l’urlo aveva socchiuso gli occhi, e a causa dello stress e della stanchezza si addormentò. Qualche minuto dopo entrò nella stanza un’infermiera sulla sessantina, aveva i capelli bianchi, e un sorriso dolce, quasi di compassione, mi osservò con tenerezza e si avvicinò. “Figliolo, stai bene?” Mi chiese la donna, io sorrisi e cercai di stringere la mano di Blair, come per darle forza, o forse per dare forza a me stesso.
Una smorfia di dolore apparve sul mio viso, non riuscivo nemmeno a muovere la mano, sospirai. “In realtà, no.” Dissi io sincero, avevo paura, e una disperata voglia di alcol. La donna continuò a guardarmi.
“Sono Baldovinett Anna.” Disse l’infermiera, o meglio Anna. Cercai di levare la mia mano da quella di mia moglie. Socchiusi gli occhi e pensai: “Su Chuck, come un cerotto. Uno strappo ed è tutto finito.” Presi un respiro profondo e bruscamente tirai la mano verso di me, la guardai e sinceramente non aveva un bell’aspetto. Tesi la mano ad Anna, ma lei esitò a stringerla.
“Sono Chuck Bass, e lei è mia moglie Blair Waldorf Bass.” Ma lei sembrava presa a fissare qualcosa, troppo impegnata a pensare non mi rispose. Seguii il suo sguardo, era fisso sulla mia mano, la ritirai non capendo.
“Signor Bass, la sua mano ha bisogno di cure.” Disse lei spostando i suoi occhi neri sul mio volto. “Non voglio lasciare sola mia moglie, grazie lo stesso Miss Anna.”
Ma guardò per qualche altro secondo, capendo che non avrei cambiato idea facilmente. “Se ha bisogno di me, non esiti a chiamarmi.” Sorrise carezzevole e andò via.
 

1 ora dopo.
 
“Charles, Charles svegliati.” Disse una voce a me familiare, dandomi dei colpetti sulla spalla. Aprii gli occhi esausto, spostai lo sguardo su di Blair, ancora stava dormendo. “Lily.” Dissi girandomi. Mi guardò, sembrava sconcertata “Che c’è?”
Mi strinse a lei, e ricambiai l’abbraccio, di solito Lily non mi abbracciava, mi sentivo un po’ strano. “Chuck, vai a casa, fatti una doccia, riposati e poi torna.” Scuotei la testa e mi alzai da quella sedia. “Sto bene così, grazie lo stesso. Ora devo andarmi a scusare con Serena.” Baciai la fronte di Blair “Ti Amo Blair Bass.” Sorrisi, mentre una nota di tristezza, attraversava il mio viso pallido.
Uscii fuori in corridoio, c’erano tutti: Serena, Nate, Dan, Eric, Jenny, Eleanor, Lily, Rufus, Harold, Cyrus, Roman, persino Aaron (Il figlio di Cyrus, Ex ragazzo di Serena.) Mi avvicinai a mia sorella. “Serena, scusa io non volevo aggredirti al cellulare, sono stato stupido.” Lei mi strinse a se “Ho paura anch’io.”  Sospirai e appoggia la fronte sulla clavicola della bionda, mentre Nathaniel mi diede una sonora, pacca sulla spalla. Mi staccai dalla mia sorellastra, e istintivamente passai la mano fra i capelli corvini, una smorfia di dolore apparve sul mio volto. “Chuck, che ti sei fatto alla mano?”
Chiesero assieme i due biondi, abbassai lo sguardo e lasciai cadere la mano dolorante lungo il fianco. “E’ stata Blair.” Serena mi guardò sconcertata, mentre Nate, mi rivolse uno sguardo che parlava da solo, e diceva: “Che vuol dire è stata Blair?” Risi malinconicamente, anche se gli anni erano passati, Nate era rimasto il solito ingenuo. “Quale perspicacia Nathaniel.” E una risata cristallina, eccheggiò lungo il corridoio, poi S tornò seria.
“Chuck, non ha una bella cera, vai a farla controllare, restiamo noi con Blair.” Sospirai rassegnato, ormai la mano mi faceva troppo male, non avrei resistito ancora per molto. “Okay, massimo mezz’ora e sono di ritorno.” Uscii dalla stanza e mi avvicinai ad un donna dai capelli bianchi e ben raccolti in uno chignon, decisi di annunciarmi schiarendomi la voce, e fatto questo Anna Baldovinett si girò. “Signor Bass.” Disse lei, e un sorriso di compiacimento di fece largo sul suo viso.
“Miss Anna, credo che la mia mano abbia bisogno di una medicazione, potrebbe indicarmi dove devo andare?” Dissi con il mio perfetto accento italiano, e lei annuì. “Vieni con me.” Guardai la donna avanzare attraverso il corridoio, la seguii zoppicante, e anche un po’ incerto. Anna alla fine del corridoio girò a destra e poi entrò in una stanzetta. “Accomodati in questo lettino.”

  
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