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Autore: Griph    03/08/2011    7 recensioni
- Tu hai qualcosa e non me la vuoi dire -. Hermione non capiva.
- Ti sbagli -.
- E allora perché ti stai comportando in questo modo idiota? -.
- E' importante? -.
- Devo risponderti? -.
- Non si risponde a una domanda con un'altra domanda -.
- Non m'importa. Voglio sapere che ti prende! -.
Malfoy la guardò. Voleva vedere se era in grado di mentirgli guardandolo dritto negli occhi.
- Con chi eri in Biblioteca? -.
- E' importante? - gli fece il verso lei.
- Non m'interessa se è importante o no! Voglio che tu mi dica con chi eri in Biblioteca! -.
- Beh, ti rispondo io: non è importante! -.
- Mezzosangue... -. Un sussurro. Uno solo bastò per fermarla. La mano che aveva poggiato sulla maniglia della porta, e che stava per abbassare, si fermò.
No, non ci riusciva.
Si voltò nuovamente verso di lui, come poco prima.
Era infuriato e stringeva i pugni talmente tanto forte che le nocche gli divennero bianche.
- Perché stai facendo così? Che cosa diavolo hai? Perché mi hai fatto venire qui? -. Tre domande alle quali voleva una risposta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Cercami... e mi troverai
C e r c a m i . . .  e  m i   t r o v e r a i

«Se è tardi a trovarmi insisti,
se non ci sono in un posto cerca in un altro,
perché io son fermo da qualche parte ad aspettare te.
»

Walt Whitman


La stanza di Draco Malfoy era irriconoscibile. Solitamente ordinata, adesso era un caos. Un caos totale. Vestiti dappertutto, letto disordinato, scrivania sottosopra, armadio spalancato.
Niente, lì dentro, rispecchiava il carattere del proprietario.
Quando la vide insieme a quell'... essere, non ci vide più dalla rabbia. Uscì dalla Biblioteca e si recò nella sua stanza privata, quella utilizzata dai Caposcuola.
Voleva cambiarsi, mettersi comodo, togliersi quell'insulsa divisa e mettersi a proprio agio e poi pensare al da farsi... Ma non ci riuscì.
Tirò fuori dall'armadio vesititi a caso cercando quello che più gli garbava ma non lo trovò, si gettò sul letto ma non riusciva a stare farmo e quindi si alzò nuovamente in piedi cominciando a camminare ininterrottamente, su e giù, per la stanza. Gettò un'occhiata allo scrittoio e un'idea gli passò per la testa, la più logica di tutte quelle che gli vennero in mente in quel momento.
Spostò, tirò più che altro, a terra tutto quello che non gli serviva eccetto un foglio di pergamena, inchiostro e una piuma.
Le scrisse una lettera, chiedendole di raggiungerlo quando poteva.
La vide spuntare in camera sua un'ora dopo e quando Hermione la vide, lo vide, non lo riconobbe.
Aveva i capelli arruffati, il volto distrutto dalla rabbia, la camicia fuori dai pantaloni, questi leggermente abbassati e i primi bottoni vicino al colletto sbottonati.
- Perché ci hai messo così tanto? -. Il suo sguardo era rivolto al pavimento, non la guardava negli occhi. La sua voce era fredda, tagliente, e questo ad Hermione non sfuggì.
La ragazza chiuse dietro di sé la porta e si voltò a guardarlo.
- Ero in Biblioteca a stud... -.
- Sì, lo so -.
- E perché, allora, me l'hai chiesto? -.
- Io ti ho chiesto perché c'hai messo tanto tempo, non cosa stavi facendo -.
- Se mi avessi fatto finire la frase, magari! -.
Allora fece un sorrisino ironico e le disse: - prego -.
Hermione lo guardò confusa, poi rispose. - Ero in Biblioteca a studiare con uno studente del settimo. Voleva spiegata una cosa di Aritmanzia che non era affatto semplice. Per questo c'ho messo così tanto. Contento? -.
- Come una Pasqua -.
- Malfoy, ma che ti prende? -.
- Oh, a me niente. A te, invece? -.
Ok, adesso sì che era confusa.
- Ma che dici? Ti senti bene? -.
- Sto benissimo, Mezzosangue! -. Così come Hermione fece un passo avanti, lui ne fece uno indietro.
- No, tu hai qualcosa e non me la vuoi dire -.
- Ti sbagli -.
- E allora perché ti stai comportando in questo modo idiota? -.
- E' importante? -.
- Devo risponderti? -.
- Non si risponde a una domanda con un'altra domanda -.
- Non m'importa. Voglio sapere che ti prende! -.
Malfoy la guardò. Voleva vedere se era in grado di mentirgli guardandolo dritto negli occhi.
- Con chi eri in Biblioteca? -.
- E' importante? - gli fece il verso lei.
- Non m'interessa se è importante o no! Voglio che tu mi dica con chi eri in Biblioteca! -.
- Beh, ti rispondo io: non è importante! -.
- Mezzosangue... -. Un sussurro. Uno solo bastò per fermarla. La mano che aveva poggiato sulla maniglia della porta, e che stava per abbassare, si fermò.
No, non ci riusciva.
Si voltò nuovamente verso di lui, come poco prima.
Era infuriato e stringeva i pugni talmente tanto forte che le nocche gli divennero bianche.
- Perché stai facendo così? Che cosa diavolo hai? Perché mi hai fatto venire qui? -. Erano ai lati opposti della stanza, in piedi, che si squadravano.
- Perché sto facendo così? Non lo so, dimmelo tu, Granger! -.
- Io lo sto chiedendo a te, Malfoy, altrimenti non ti avrei posto la domanda, non credi? -.
Parve pensarci un attimo, poi rispose. - Eri con McLaggen -.
Eccolo.
Punto sul vivo.
Era con un ragazzo.
Era con un ragazzo che non era lui.
Ma, più che altro, era con quel ragazzo! Proprio con quel verme!
- E allora? -. Sapeva che avrebbe frainteso, che si sarebbe arrabbiato. Per questo non gli disse nulla.
- E allora?! Granger, c'ha provato con te durante tutto il sesto anno! Non puoi dirmi "e allora"! -.
- Noto con piacere che osservavi bene! -. Effettivamente, due anni prima, quando la Guerra ancora non era scoppiata, loro due non si parlavano nemmeno, si odiavano, come sempre.
- Non è questo il punto, maledizione! -. Si stava innervosendo ancora di più di quanto già non fosse. Non sopportava le persone che cambiavano discorso.
Hermione alzò gli occhi al cielo. - Stavamo studiando, te l'ho detto -.
Una risata, priva di divertimento ma piuttosto ironica, uscì dalla bocca del ragazzo.
- Sì, certo, Granger! Tu, magari, stavi studiando! Lui aveva in mente cose ben diverse dallo studio, credimi! -.
- Malfoy, ascoltami, lui voleva seriamente studiare. Non è assolutamente... -.
- Sei così ingenua, Granger? Non sai riconoscere nemmeno quando un ragazzo ci prova con te? -.
- Lui non... Oh, diamine! Lui non... -.
- Che ha fatto? -. La domanda gli sorse spontanea. Capì subito che stava evitando di dirgli qualcosa. Qualcosa che, lei sapeva bene, l'avrebbe mandato su tutte le furie.
- C-cosa? -.
Malfoy cominciò ad avanzare verso di lei inducendola a indietreggiare. La situazione questa volta era inversa.
- Che ti ha fatto, Granger? -.
- Ma che... Non mi ha fatto niente! -.
Quella discussione poteva anche non nascere, non aveva né capo né coda, nessun significato.
Non era importante perché non era successo niente d'importante.
Ma, a quanto pare, lui non la pensava allo stesso modo.

Malfoy, esasperato, sospirò. Odiava quando gli nascondeva le cose, odiava quando gli mentiva. Ancora non aveva capito che non le riusciva per niente bene.
- Mezzosangue, te lo chiedo per l'ultima volta... -.
La ragazza aveva raggiunto la parete e poca distanza ormai li separava, pochissima. Hermione poteva sentire addirittura il respiro freddo di Malfoy sul suo viso.
- ... che ha fatto? -. Portò le mani sulla parete, ai lati del corpo della Grifondoro, e distese le braccia, in modo da negarle qualsiasi via di scampo, abbassandosi alla sua altezza.
Hermione ci pensò un attimo.
Cosa ci guadagnava a mentirgli? Del resto, aveva già capito che qualcosa era successo o, per lo meno, sarebbe potuta succedere, e quindi nasconderglielo avrebbe soltanto peggiorato la situazione.
E se dirglielo avrebbe causato, invece, più danni di quelli che lei voleva? Ne valeva la pena?
Dirgielo o non dirglielo? Che devo fare?
Aspettò qualche secondo, poi prese la sua decisione.
- Lui... - prese un respiro profondo - lui ha provato a baciarmi -.
Lo guardò dritto negli occhi.
Si aspettava una risposta del genere però sentirselo dire era tutt'altra cosa.
Vide i muscoli delle braccia, scoperte dalle maniche della camicia arrotolate, tendersi e i denti andarono a torturare quel labbro che molte volte aveva subito lo stesso trattamento da quelli della Grifona.
Sapeva che stava assimilando la cosa nel modo che gli riusciva meglio.
Non far niente.
Quando riceveva notizie che non gli andavano per niente a genio doveva fermarsi e non fare niente. Solo questo lo aiutava a calmarsi.
C'erano quelle volte, però, che nemmeno quello vi riusciva e quindi tendeva spesso a prendere decisioni troppo affrettate, dettate dalla rabbia e, la maggior parte delle volte, sbagliate per tutti e giuste solo per lui.
- Tu che fai fatto? - le chiese a denti stretti.
- L'ho assecondato, magari. Secondo te? -.
- Non lo so, dimmelo tu! -.
Hermione sbuffò. - L'ho respinto, ovviamente -.
La sua espressione non le piaceva affatto. Sapeva che stava pensando a qualcosa da fare. Qualcosa che lei non avreb...
- Io lo ammazzo -.
Ecco, appunto.
Si staccò con una slancio dalla parete e si diresse verso la porta. La ragazza lo fermò prima ancora che potesse raggiungerla.
- Malfoy, no, sta fermo. E' uno stupido! Lascialo perdere! -.
- Perché? Perché non posso spaccargli la faccia? Dammi un buon motivo -.
- Perché... Perché non puoi! -.
- Devi fare di meglio, Granger -.
- Oh, per l'amor del cielo! Non puoi farlo e basta! -.
- Ha provato a baciarti! -.
- Ma va?! Senti, c'ha provato perché tecnicamente non sto con nessuno ma praticamente non è così, solo che lui questo non lo sa! Nessuno lo sa! Ricordi? -.
- Non m'interessa. Io l'ammazzo comunque! -.
Ricominciò a camminare ma venne fermato di nuovo.
- No che non lo fai! Tu resti qui -.
- Granger, a quello non gliela faccio passare liscia! -.
- Va bene ma resta! -.
- Tu giurami che non lo rivedrai più -.
- Come? -.
Malfoy distolse lo sguardo. - Dimmi che non lo rivedrai più -.
- Non posso farlo -.
No! Che ho detto? Perché l'ho detto? E' ovvio che non voglio rivederlo! Ma perché non gliel'ho detto?
Il Serpeverde, allora, raddrizzò la schiena, si aggiustò i capelli e poggiò la mano sulla maniglia della porta - allora non abbiamo più niente da dirci - e, così come finì di parlare, se ne uscì da quella stanza lasciandola lì da sola, ancora immersa nella confusione più totale.


Sono stata un stupida! Un'emerita, un'enorme stupida! Cosa mi è saltato in testa? Non era quello che volevo dirgli, assolutamente! Stupido orgoglio! Stupido, stupidissimo orgoglio. La colpa è solo sua!
Hermione non  sopportava essere comandata, non sopportava quando gli dicevano cosa doveva fare. Per questo motivo aveva sempre milioni di discussioni con i suoi genitori.
Sapeva di aver sbagliato con Malfoy. Lo sapeva perfettamente ma, in quelle situazioni, è come se il suo orgoglio parlasse al posto suo. Quello che le esce dalla bocca non è mai quello che vorrebbe realmente dire e questo la mette sempre in situazioni troppo scomode, le complica come in quel momento.
Stette ferma davanti all'uscio di quella porta per qualche minuto. Più di qualche, molto probabilmente.
Non sapeva bene che fare. Se restare lì oppure seguirlo.
La prima era molto allettante. Voleva far riposare un po' la mente. Le era venuto un gran mal di testa.
La seconda, però, l'attirava di più. Non sapeva se stesse realmente andando a spaccare la faccia a Cormac o se se ne stesse andando a girovagare per i corridoi senza una meta precisa.
Si sedette sul letto e si buttò all'indietro, portandosi le dita a massaggiare le tempie.
Che situazione! Che situazione! Che fare? Seguirlo o aspettarlo qui? Dovrà pur tornare, no?
Certo, lui ha sbagliato. Non doveva fare in quella maniera, è stata troppo esagerata come reazione. Però, forse io, dovevo dirglielo.
Non l'ho fatto proprio per evitare una discussione, questa discussione, e invece è avvenuta lo stesso.
E se avesse ragione, invece? Non avrei dovuto accettare l'invito di McLaggen. Dovevo immaginarmelo che c'era qualcosa sotto, che non voleva realmente studiare.
Però, per lui reagire così, non poteva provare solo fastidio ma qualcos'altro, qualcosa in più! Ma cosa?
Non se lo sapeva spiegare.
Doveva parlargli. Dovevano chiarire. Doveva capire.
Si tirò subito sù e uscì dal Dormitorio.
Dove poteva cercarlo? Dove poteva essere andato?
Non sapendo bene dove potesse trovarlo, cominciò a camminare e a controllare le varie aule.
Camminava, cammnava e camminava.
I corridoi di Hogwarts non le sembrarono mai così lunghi.
Ne imboccava uno e le sembravano anni invece che secondi quelli che passavano prima di arrivare alla fine di esso.
Aveva perso il conto di quanti ne avesse attraversato, perse il conto anche della scale che aveva salito o sceso ma, soprattutto, perse il conto delle stanze che aveva controllato.
Lo cercava. Non lo trovava. Continuava a camminare. Correva. Si disperava. Continuava a correre. Altra aula. Altra delusione. Non si fermava.
E se non lo avesse trovato? Avrebbe continuato a cercarlo, su questo non c'era alcun dubbio.
E se non voleva che lo trovasse? Questo era un problema.
Se avesse avuto la Mappa di Harry lo avrebbe trovato subito. Però avrebbe dovuto spiegargli il motivo per cui la voleva e lei non era brava a mentire.
Così come i corridoi non le parvero mai tanto lunghi, quella scuola non le parve mai tanto grande.
Possibile che ancora non l'avesse trovato?
Sentiva un disperato bisogno di parlargli, di spiegargli, di farlo ragionare, diamine!
Spalancò la porta di un'altra aula: vuota, buia e lui non c'era.
La richiuse e continuò la sua ricerca più demoralizzata che mai.
Altra stanza, altra scala, altra porta sbattuta contro il muro e richiusa con altrettanta forza.
Non sapeva più dove cercare.
Si fermò per riposare un po'. Si sentiva mancare le forze. Aveva saltato la cena per cercarlo subito e questa sua scelta la stava pagando in quel momento, sentendo la testa girare e il suo stomaco fare salti mortali.
Dove ti sei cacciato?
Già, dove si era cacciato?
Poi, un'illuminazione.
Certo! So dove sei andato!
Riprese a correre verso quel posto che nessuno conosceva, che nessuno probabilmente sapeva neppure che esistesse. Neanche lei ne sapeva dell'esistenza finché Malfoy non gliela portò un giorno. Le confessò che era il suo posto preferito in tutta la scuola. Lì nessuno lo disturbava, era ben nascosto, protetto da occhi indiscreti. Era l'unico posto dove si rifugiava quando non aveva dove andare, l'unico posto che utilizzava per pensare. Era il luogo che aveva assistito a tutti i suoi cambiamenti d'umore, era il luogo in cui si nascondeva al sesto anno quando gli avevano affidato il compito di uccidere Silente, quando era tornato ad Hogwarts dopo la Guerra, quando ogni singolo studente lo fissava, lo additava, lo sparlava, lo offendeva. Quello era il posto dove si sfogava quando arrivava al limite, quando non riusciva più a tenersi tutto dentro, e allora correva lì.
Corse, ignorando il fastidiosissimo dolore al fianco, e poi eccola, quella piccola fessura nel muro. Rallentò il passo finché non la raggiunse. Si fermò un secondo prima di oltrepassarla, poi prese un lungo respiro e l'attraversò.
Lo trovò seduto su un gradino, con la testa all'indietro appoggiata al muro e gli occhi chiusi. La piccola finestrella alla sua destra lo illuminava e la luce della luna lo rendeva magnifico.
Le sembrò estremamente vulnerabile in quel momento.
Si avvicinò cautamente e, quando lo raggiunse, allungò una mano per accarezzarlo. Poi però la ritrasse rendendosi conto che non era quello che realmente voleva fare.
Gli si mise a cavalcioni e lo abbracciò, forte. Nascose il viso nell'incavo del suo collo e inspirò il suo profumo. Quanto le piaceva.
- Cosa ci fai qui? -. Gliel'aveva sussurrato e soltanto da quel sussurro riuscì a capire che la rabbia era quasi scomparsa. Rimase fermo nella sua posizione e gli occhi restarono chiusi.
- Volevo parlarti -.
Sbuffò. - Mi pare avessimo parlato abbastanza -.
Hermione chiuse gli occhi, contò fino a cinque e gli rispose. - Ti prometto che non lo rivedrò -.
Malfoy raddrizzò la testa e la fece riemergere dal suo collo. - Cosa? -.
Quanto amava quegli occhi. Grigi, come quelle nuvole che preannunciano l'arrivo di una tempesta, e rassicuranti. Quando lo guardava, quando li guardava, si sentiva tranquilla, ogni preoccupazione svaniva. Avevano la capacità di infonderle sicurezza.
- Ti prometto che non lo rivedrò -.
Aprì e chiuse la bocca più volte per risponderle ma non riuscì a dire niente. Così Hermione continuò, gli spiegò. - C'ho pensato e ho capito che avevi ragione. Non devo vederlo più perché è antipatico e indiscreto e... viscido e non mi piace. Sono una persona impulsiva a volte e dico cose che molto spesso non penso. Era una bugia quando ti ho detto che non potevo promettertelo -.
Un sorriso gli scappò dalle labbra. - Stai facendo progressi -.
Lei lo guardò confusa. - Eh? -.
- Hai detto una bugia e non me ne sono accorto -.
- Forse perché eri accecato dalla rabbia -.
- Io non... non ero arrabbiato -.
- Ah no? -.
- No -.
- A me è sembrato il contrario! -.
- Ero solo infastidito -.
- Infastidito dal fatto che studiavo con un ragazzo o che studiavo proprio con Cormac? -.
- Oh, siamo arrivati a chiamarlo per nome? -.
- Cos... Ma che dici! Senti, può darti fastidio che studio con McLaggen e questo ci sta, però non puoi pretendere che... -. Non riuscì a terminare la frase. Un'idea le sfrecciò nella mente, un pensiero a cui non aveva pensato prima.
Come ho fatto a non capirlo subito?
- Che c'è? -.
La risposta era davanti al mio naso e non me ne sono accorta!
- Granger? -.
Un sorriso enorme le si aprì in viso. - Tu sei geloso! -.
- Cosa? Non dire stupidaggini! Io non sono geloso! -.
- Tu sei geloso! Geloso, geloso e geloso! -.
- Mezzosangue, finiscila. Non lo sono -.
- Stai mentendo -.
- Non è vero! -.
- Ti sei toccato il naso! -
- E con questo? -.
- Lo si fa quando si dice una bugia! -. Lui la guardò con un'espressione strana, confusa. Hermione si afrettò a spiegare. - Babbani. E' scientificamente provato che una persona, quando mente, si tocca il naso... E tu l'hai fatto! Quindi sei geloso! -.
- Non ti rispondo più! -.
- Dai, non è così terribile essere gelosi -. Gli si avvicinò alle labbra e gli sussurrò su di queste le ultime parole. - Significa che tieni a me -. Subito dopo lo baciò. Non era un bacio né troppo lento né troppo veloce, né profondo né superficiale. Era un semplice bacio che serviva a dimostrargli che per lei era lo stesso.
- Un po' -. Questo le disse appena si staccarono.
- Cosa? -.
- Geloso, lo sono... Un poco -.
Gli sorrise. Non volle insistere. Non gli piaceva parlare di queste cose e sapeva che aveva fatto un enorme sforzo per ammetterlo.
- Ti stavo aspettando -.
- Davvero? -.
- Uhm uhm. Speravo che venissi. Ti avrei cercata io ma avevo bisogno di chiarirmi le idee, prima -.
- Ti ho cercato dappertutto, credimi -.
- Non sei venuta direttamente qui? -.
- No. Mi sono girata tantissimi corridoi, troppi per ricordarmi quanti! -.
- L'importante è che sei qui adesso -.
- Esatto -.
Le baciò gli zigomi, il naso e, per ultima, la bocca. Hermione lo fece entrare senza alcuna resistenza e giocarono come due ragazzini che si baciano per la prima volta.
- Comunque, McLaggen, lo uccido lo stesso -.
- E come pensi di fare? -.
- La prossima settimana c'è la finale di Quidditch: Grifondoro contro Serpeverde. Ormai non ci spero più e so che perderemo. Gli tirerò un pugno ben assestato. Lui penserà che l'ho fatto perché la sua squadra ha vinto ma quello che non sa è che il motivo reale per cui gliel'ho dato è un altro. Sarà un'ottima vendetta, per me -.
- Hai ragione, sai? Vinceremo la finale la settimana prossima -.
- Non gongolare, Granger. E' dura, per me, ammettere che perderemo e l'unico motivo per cui mi sto facendo tale violenza è perché il vantaggio che ne trarrò sarà poter picchiare quel pallone gonfiato -.
- Dagliene uno anche da parte mia, allora. Mi raccomando! -.
- Puoi contarci -.
Si baciarono di nuovo e non fecero altro per ore. Le parole ormai non servivano più, non c'era più posto per loro.

Quello che non sapevano era che il loro rapporto era un continuo scoprirsi l'un l'altro e, grazie alle loro diversità, non avrebbero mai smesso di farlo, di sorprendersi. Ci sarebbe stata sempre una nuova scoperta o una nuova ricerca, perché c'erano davvero troppe cose che non sapevano di entrambi e dirsele tutte insieme era impossibile.
Verranno, quindi, tutte fuori col tempo perché si presenterà sempre l'occasione che gli permetterà di mostrare ciò che ancora non sanno l'uno dell'altro.
Per questo il loro rapporto funzionerà, per questo non si stancheranno mai della compagnia dell'altro, perché scopriranno sempre cose nuove, diverse e inaspettate, ma ce ne saranno mille altre ancora nelle quali dovranno imbattersi, volenti o nolenti.


Quei due ragazzi erano una continua sorpresa.
Compreso il loro rapporto agli occhi degli altri, prima o poi, lo sarebbe stato, e come poteva non esserlo se i due protagonisti non lo erano tra di loro?







  
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