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Autore: Echoes of a VOice    03/08/2011    1 recensioni
Sì, dico a voi Maghi e Streghe! Cosa fareste se doveste muovervi senza scope volanti, senza Smaterializzazione o senza la Polvere Volante? Ve la cavereste con i piccoli lavoretti di casa senza ricorrere alla bacchetta?
Per scoprirlo, leggete "La mia vita Babbana", l'ultimo bestseller di Daisy Hookum. Da oggi in tutte le librerie di Diagon Alley!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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La Visione dell'Occhio

 

Ad Archibald Koobling era sempre piaciuto leggere. E grazie tante. “Figlio di”, “nipote di”, “bisnipote di” e chissà quanti altri gradi di parentela lo legavano alla vasta schiera dei precedenti proprietari della libreria magica più importante e fornita di Inghilterra, il Ghirigoro, del quale era anche divenuto proprietario e gestore, nonché commesso factotum, seguendo le orme di una tradizione che, lo sapeva, era il suo destino tracciato secoli e secoli prima dal fondatore di quella famigerata libreria. Dunque, con un “curriculum” del genere alle spalle in fatto di libri, letture e scritti tra i più disparati, gli era stato impossibile non appassionarsi a tutto ciò che quel mondo aveva sempre avuto da offrirgli; e infatti, col passare degli anni e l'impegno sempre maggiore in negozio, a dispetto della sua costante e imponente mole di lavoro, che utilizzava come la scusa più frequente per evitare alcuni faccia a faccia con qualche cliente non troppo gradito, Archie riusciva sempre a trovare, alla fine della giornata, del tempo da dedicare al suo hobby preferito (forse uno dei pochi per i quali valesse la pena sottrarre parte del suo “preziosissimo e unicissimo tempo”, così come lui lo chiamava): ovvero, sfogliare le pagine dei libri che più gli erano piaciuti, di quelli che ogni giorno iniziavano ad incuriosirlo, soprattutto di quelli che riusciva a scovare nei meandri più nascosti del Ghirigoro, ma anche di quelli che puntualmente potevano essere visti in bella mostra nelle vetrine del negozio o sul suo lucido bancone di quercia.

 

In questa lunga lista di libri, però, alcuni facevano eccezione: Archie, infatti, aveva deciso di proposito di non leggerli e di lasciarli da parte, rinchiudendoli in qualche vecchio scatolone in una stanza polverosa o relegandoli su alcuni scaffali poco visitati, non perché non fossero i nuovi più grandi capolavori della lettura magica o per il fatto che chi li avesse scritti non fosse un autore di fama internazionale, ma semplicemente perché l'autrice di quei libri era nient'altro che una delle sue amiche più care: sì, proprio Daisy Hookum!

Non era certo una donna che si faceva problemi a ricevere critiche in faccia, Daisy, o almeno così diceva: affermava sempre di essere una scrittrice aperta alle esigenze del pubblico e ad ascoltare proprio tutti quelli che avevano qualcosa da dirle su quanto aveva scritto, anche quando il suo unico lettore era il caro vecchio Archie. Già, il nostro Archie...costretto a leggersi un'intera bozza del nuovo “bestseller che, ne sono sicura, incanterà tutti, già me lo vedo!”, per poi doverne vendere copie su copie per giorni interi ad una schiera smisurata e ma contenta di clienti come Mrs. Crackle, per poi leggerselo di nuovo per soddisfare e tentare di placare l'esigente curiosità, tipica di quegli autori insicuri di sé e desiderosi di opinioni altrui come quella esuberante scrittrice che era Daisy.

«Sì, certo...lo leggerò, dai!»: erano quelle le parole con cui liquidava qualsiasi tentativo di Daisy di invitarlo alla lettura: a volte, quest'ultima si spingeva persino a fargli apparire magicamente i suoi libri sul comodino la mattina o a recapitarglieli direttamente in negozio -come se gli scaffali promozionali non fossero già stracolmi-. Ma, puntualmente, quei “successi letterari” finivano ognuno al suo posto nel buio umido e muffito della cantina del Ghirigoro. O sotto il bancone principale, in alternativa, pronti ad essere calciati e raccolti da terra, proprio come era successo quel giorno. A dirla tutta, trovandolo, Archie si era sentito un po' colpevole, nonché estremamente sbadato e disordinato: ricordava esattamente quanto Daisy gli avesse confidato di tenere a quel progetto che l'aveva tenuta occupata (in realtà, li aveva tenuti occupati visto che vi era dovuto intervenire con i suoi continui consigli o con le sue critiche spietate) per più di un anno intero e, pur essendosi ripromesso di non leggerlo...eccolo lì, quel libro dall'aria tutto sommato simpatica, leggera, che invogliava ad essere letto. Ma non poteva cedere al sorrisone gioviale di Daisy che gli sorrideva dall'immagine di copertina, dove la sua amica era intenta ad armeggiare con quello che i Babbani chiamano “telefono cellulare”; non poteva infrangere le promesse che si era fatto rischiando di perdere minuti utilissimi al lavoro che lo aspettava sul retro: proprio non era possibile! Però...però...Daisy gli sorrideva così allegra e speranzosa, invitante e cordiale al punto giusto: come poter rifiutare quell'invito, dopotutto? D'altronde, era solo un libro: una piccola tentazione a cui cedere, in fondo.

E, nell'indecisione, grattandosi il mento, ad Archie venne in mente una frase che aveva letto nel romanzo di uno degli autori Babbani più grandi di tutti i tempi, di cui ora gli sfuggiva il nome esatto: “L'unico modo per resistere ad una tentazione è cedervi”. Brillante questo...Vilde....Wilder...insomma, proprio geniale, accidenti!” pensò Archie suo malgrado, contravvenendo uno dei suoi pilastri fondamentali: il suo giudizio sulla genialità Babbana.

E così, dunque, burbero ma dal cuore tenero com'era, e soprattutto disposto a dare un'opportunità a ciò in cui Daisy si era lanciata a capofitto, Archie si decise, infine, ad aprire quel libro per leggero o per lo meno con lo scopo di sfogliarlo passivamente per controllare se gli sforzi della sua amica avessero dato i frutti da lui così sperati nel darle una mano.

  

* * *  

«Oh, cara, suvvia! Non vorrai farmi credere che come dici tu sia tutto più semplice?!»

 

Era una calda mattinata di primavera, una di quelle che ti sorprendono con quel tepore inaspettato; una mattinata verdeggiante e luminosa, che faceva risplendere i prati attorno a casa mia di un colore troppo brillante per essere vero. Giornata ideale, dunque, per una chiacchierata tra amiche e per una buona dose di cornetti caldi appena sfornati e una fresca caraffa di succo d'arancia. L'odore delle brioches appena pronte e il profumo della pasta fragrante e zuccherata invadevano l'aria e rendevano il giardino un posto più accogliente, stuzzicando il mio appetito e quello della mia amica, confidente, critica più fidata e spietata.
 

Giustamente, dopo avervi deliziato con questo tocco d'atmosfera primaverile, è opportuno fare le dovute presentazioni. Quel mattino, Venusia mi era venuta a trovare. Ebbene, Venusia Shanteau, una delle migliori esperte di Divinazione, Tassomanzia e Chiromanzia di tutta la contea di Leicester, per non parlare dell'Inghilterra magica intera e...”

 

Archie interruppe la lettura per soffermarsi su una delle fotografie che Daisy era solita inserire nei suoi romanzi per catturare l'attenzione dei suoi lettori: proiettate su un prato lussureggiante, che faceva da sfondo all'immagine, stavano sedute davanti ad una tavola riccamente decorata e imbandita, ed erano in due: Daisy, che stranamente non indossava i suoi abiti macchiati e polverosi tipici di una provetta giardiniera, e un'altra donna, la famigerata Venusia Shanteau.

Il librario, che faticava a dimenticare chi non gli stava del tutto a genio, non ci mise molto a ricordarsi chi ella fosse, in quanto ricorreva molte volte e addirittura per troppo tempo nei discorsi -o è meglio chiamarli monologhi?- tra lui e Daisy.

Sai...Venusia mi ha consigliato”, interveniva lei con tutta naturalezza quando Archie si trovava in disaccordo con lei, mostrandogli quanto i consigli della donna fossero saggi e illuminati; poi riprendeva con “Vedi...come ritiene Venusia”, e ancora “No, davvero...secondo il parere di Venusia”; ripensando a tutte le ore spese a parlare con Daisy, Archie avrebbe potuto raccogliere una serie infinita di frasi del genere e scriverci sopra una raccolta voluminosissima: questa onnipresente Venusia, a quanto pareva, era diventata il guru, la guida personale di Daisy Hookum; “Sta tutto scritto nelle stelle, o anche nelle foglie di tè che coltivo nell'orto sul retro”: quando Archie aveva sentito queste parole uscire dalla bocca di Daisy, che mai aveva dato retta a chiunque avesse qualcosa da dire che avesse che fare con la divinazione, quasi non aveva potuto fare a meno di sputarle addosso il caffè che stava sorseggiando.

Stelle? Foglie di tè? Mancano solo tarocchi e sfere di cristallo, qua...” aveva borbottato tra sé e sé, incredulo.

La stessa reazione, caffè bollente spruzzato a parte, l'ebbe quando vide quella donna enigmatica raffigurata tra le pagine di “La mia vita da Babbana”: che cosa ci faceva ancora quella donna nel giardino di Daisy Hookum? La sua amica non aveva ancora capito che tutto ciò che usciva da quella specie di bambolona di pezza ricoperta di scialli di pizzo e metri e metri di tessuto blu era, con buone probabilità, simile allo sterco di drago? Archie non riusciva a capire come Daisy si fosse lasciata abbindolare da una tale ciarlatana quale era quella Shanteau, e questa era la cosa che lo faceva infuriare maggiormente. “Un'impostora, e delle peggiori, pure! Ecco cos'è!”, pensò con ira guardandola sorseggiare con tranquillità una tazza di tè nella foto.

Dopo aver sfogato tutta la propria rabbia repressa nei confronti della tanto odiata Chiromante, Archie decise di saltare tutti gli elogi che Daisy aveva steso nei confronti della Shanteau: il proprietario del Ghirigoro non aveva la benché minima voglia di leggere i deliri della sua amica, che nel giro di poco tempo aveva finito per credere a quelle “baggianate da Babbani”, come le chiamava lui. 
 Dove era finita quella Daisy sporca di terra e di pus di Bubotubero dalla mattina alla sera, quella col viso sempre paonazzo e madido di sudore per le tante ore di lavoro spese a curare le sue care piante? Le uniche di cui sembrava interessarsi, ora, sembravano essere solo piante di tè, per “leggere i misteri del futuro nelle foglie”.

Queste e tante altre inutili informazioni sul curriculum divinatorio di Venusia furono ciò che Archie saltò a piè pari, fino a che non raggiunse una parte interessante del libro: intorno a pagina 40, dopo pagine e pagine barbose, Daisy aveva cominciato infatti ad accennare alla sua decisione di rinunciare alla magia per un anno intero, una decisione che sembrava non essere stata del tutto un'idea sua.

 

Ritornando a quella mattina, ammetto che Venusia non sembrava tanto interessata alle chiacchiere che ogni volta ci scambiavamo: i miei progressi con la mia rigogliosissima siepe di Arbusti Autofertilizzanti e il mio incredibile disastro con una fioriera di Gerani Zannuti sembravano non interessarla come al solito: si limitava ad inarcare le sopracciglia da sopra la tazza di tè che stava sorseggiando e a pulirsi la bocca con discrezione, come se avesse paura di far rumore. E invece, effettivamente non ci sarebbe voluto molto a capirlo, il discorso le stava risultando parecchio noioso e, anzi, sembrava anche avesse voglia di parlarmi di tutt'altro, come se avesse cose ben più importanti da dirmi.

Quando ormai fu evidente che non mi stava ascoltando da un bel po' di tempo, perché le sue mani avevano iniziato a frugare freneticamente nella borsa alla finta ricerca di qualcosa che, ne ero certa, nemmeno lei sapeva cosa fosse, cominciai a tamburellare nervosamente le dita sulla tavola; ma dal momento che Venusia aveva anche distolto completamente lo sguardo da me, che tra l'altro avevo anche smesso di parlare senza che lei avesse dato il minimo segno di essersene accorta, allora sbottai:

«Beh, sembra che tu abbia di meglio da fare!»

«Oh? Ah, sì...beh, forse le tue avventure vegetali non sono il mio argomento preferito, oggi», fece lei guardandomi con tanto d'occhi: era palese che non si era aspettata la possibilità che io le parlassi così.

«E allora sentiamo, qual è la cosa tanto importante che ti sta crucciando, eh?»

Tengo a precisare che non sono una donna dalle maniere brusca, ma neanche una donnina remissiva: non mi faccio di certo mettere i piedi in testa!

Questo, per sua fortuna, Venusia sembrava averlo capito: per come si erano messe le cose, capì che le sarebbe convenuto vuotare il sacco riguardo a ciò che aveva da dirmi e che le impediva di darmi ascolto come faceva di solito.

Lei, dal canto suo, dall'essere sul punto di rivelare chissà quale segreto, passo tutta d'un tratto all'essere parecchio restia a parlare, affermando che la questione non era così importante e che non valeva la pena di dirmelo.

«Insomma, Venusia! Che cos'è tutta quest'aura di mistero? Non avrai scoperto qualcosa che mi riguarda leggendo il tuo tè!»

Questa mia esclamazione ebbe un certo effetto inaspettato per la mia amica, la quale posò la sua tazza con estrema cura, come se avesse paura che le potesse cadere dalle mani da un momento all'altro, e si incrociò le mani sulle ginocchia iniziando a dondolarsi sul bordo della sedie: le perline e i piccolo sonagli che si era applicati sugli scialli che la ricoprivano iniziarono a tintinnare, introducendo ciò che Venusia aveva da dirmi, suo malgrado.

«No, è che il tè proprio non c'entra! Ho smesso da un po' di leggere le foglie, sono passata alle sfere di cristallo: mi sembrano più adatte ad espandere i confini del mio Occhio. Capisci, no?»

Iniziavo a capirci sempre meno, in realtà, ed è inimmaginabile quanto stessi innervosendomi.

«Il fatto è che...» continuò Venusia a dirmi non senza esitare: ma cosa diavolo aveva?, mi chiedevo. «Il fatto è che ho dato uno sguardo alla mia nuova sfera, l'altro giorno, e ho intravisto cose che ti riguardano...anzi, che ci riguardano!». Mi guardò con intensità, per poi terminare il suo “annuncio”, che era quanto di più simile ad una “profezia” avessi mai sentito dire da lei. «Ho una proposta da farti! E' il destino! Il mio Occhio ha squarciato le Nebbie del Futuro portandomi a farti questo annuncio, amica mia! Ho una proposta che cambierà la tua vita, immagino...».

 

«Una proposta che mi cambierà la vita?! Venusia, ascoltami...Per quanto io ammiro, e questo lo sai, le tue capacità visionarie, permettimi di dirti che forse il tuo Occhio ha bisogno di un bel paio di occhiali! La mia vita va già bene così com'è! Ho mio marito, le mie piante e i miei libri! Cosa potrei volere di più?».

Non avessi mai detto quelle parole! Quando uscirono dalla mia bocca, Venusia si indispettì tutta d'un tratto: avevo toccato un tasto che sarebbe stato meglio non toccare, un argomento tabù che non avrei dovuto mettere in mezzo. Un consiglio: mai criticare le capacità divinatorie di una Veggente. Mai! Lo dico per il vostro bene, cari lettori!

La mia amica, infatti, si issò sulla sedie, riprendendo la sua solita posizione importante, la schiena diritta e il mento sollevato, per affermare con sussiego: «Ti ricordo che il mio Occhio ti ha fatto comodo fino ad ora! Ti prego di non sputare nel piatto in cui hai mangiato fino ad adesso e di ascoltare ciò che ho da dirti!». Venusia era diventata di un buffo colore paonazzo che non le si addiceva, e questo andò a mio svantaggio perché, ormai, ero costretta ad ascoltarla: non se ne sarebbe andata fino a quando non mi avrebbe detto ciò che il suo Occhio aveva intravisto! E d'altronde, non aveva nemmeno tutti i torti.

Le feci cenno che sì, avrei ascoltato quello che aveva da dirmi con così tanta fretta. Lei, allora, dopo essersi schiarita la voce, mi guardò e dopo aver incrociato le mani, poggiate sul tavolo, mi chiese: “Cosa faresti se dovessi vivere un anno senza magia! Voglio dire, se tutto ad un tratto ti ritrovassi ad essere una semplice Babbana senza alcuno straccio di potere?"

 

Daisy Hookum, Archie lo riconobbe, non la smetteva di disseminare le pagine del suo romanzo di rivelazioni improvvise, ultima tra tutte quella che era stata Venusia, a quanto pare, a instillare nella mente dell'autrice l'idea malsana che una strega potesse vivere per un anno senza ricorrere ai suoi poteri magici. Una possibilità che, al libraio del Ghirigoro, pareva quanto meno assurda e irrealizzabile; invece, la prova che il farneticare di Venusia si fosse realizzato era proprio sotto ai suoi occhi: il racconto di Daisy durante il suo anno senza magia.

Ma come aveva potuto imbarcarsi in un'esperienza del genere? Quale mago o strega sano di mente lo farebbe? Daisy Hookum era impazzita? Archie questo non lo sapeva, perché di tutta quella storia conosceva solo pochi frammenti, notizie e informazioni frammentarie, per altro sempre alternate agli elogi dei consigli provenienti da Venusia Shanteau, che Daisy gli aveva dato durante quell'anno: per il resto, era stata molto vaga, facendo nascere in Archie la convinzione che quell'idea impensabile non avrebbe potuto essere concepita da una persona normale. E, leggendo quelle pagine, e continuando con le successive, la sua certezza sul potere fuorviante di Venusia non cambiò di una virgola. Per niente.

«Un anno senza magia! UN ANNO SENZA MAGIA?!» esclamai io, strabuzzando gli occhi come mai nella vita. «Venusia ma ti rendi conto di quello che mi stai dicendo? Un anno senza magia, per Merlino...no no, sarebbe davvero terribile, e insopportabile, e inconcepibile, e altamente inutile...e poi no, cosa direbbero?»

«”Direbbero” chi?» mi domandò Venusia come se volesse lasciare ad un altro momento la risposta alle altre mie domande, frutto del mio farneticare nervoso e stupefatto.

«Ma tutti, Venusia, TUTTI quelli che conosco dal primo all'ultimo!»: il mio tono di voce si era ormai visibilmente incrinato, e io mi ero sporta pericolosamente sul bordo del tavolo, le mani tremanti per il nervoso.

«Sentimi bene, cara! Le visioni del mio Occhio non mentono mai, e sono insindacabilmente vere, e accadranno senza che tu possa farci nulla! Vuoi rifiutare questa proposta, che viene esclusivamente da ciò che ho potuto Vedere? Ebbene, fallo pure! Sappi anche, però, che il Destino farà in modo che il mio Occhio interiore non si sia sbagliato: tutto accadrà come deve accadere, che tu lo voglia o no!»

 

Non so se si possa capire quale fosse il mio stato d'animo in quel momento: con una proposta del genere che ti piomba tra capo e collo, sfido io a non rimanere di sasso! Beh, effettivamente non me ne rimasi proprio zitta e a bocca aperta, perché non è nel mio carattere, e probabilmente la mia reazione fu leggermente eccessiva: Venusia, del resto, non mi aveva imposto di sacrificarmi per la salvezza della Comunità Magica, la qual cosa in quel momento mi sarebbe sembrata più plausibile e, paradossalmente, persino accettabile, ma mi aveva solo fatto una proposta in base a ciò che le sue elevate doti divinatorie avevano potuto offrirle.

E fu così che mi calmai, con l'intento di ricevere una spiegazione a tutta quella situazione così assurda: fu solo dopo numerose domande da parte mia e altrettanto numerose spiegazioni da parte di Venusia che raggiunsi un accordo con me stessa.

Un auto-accordo che mi ha cambiato la vita, che mi ha reso una persona diversa: un po' inconsciamente, mi sono affidata alle Nebbie del Futuro, rischiarate dall'Occhio Interiore di Venusia, affinché esse decidessero del mio avvenire -le cui sorti, probabilmente erano già state decise a priori- facendomi prendere una scelta del genere.

Un peso enorme sembrò crollarmi addosso: avrei dovuto vivere per un anno, per dodici lunghissimi mesi, che in quel momento si proiettavano davanti a me come un'eternità sconfinata ed infinita, senza fare il minimo ricorso ai miei poteri magici? Con tutte le buone probabilità, sarei stata la prima strega sulla faccia di questa Terra a voler abbandonare, seppur per un breve periodo, le proprie facoltà magiche. Perché? Per essersi fidata di una Visione.

Dovevo essere matta, completamente andata. Ma, come vedete, non me ne sono affatto pentita!

Archie alzò gli occhi dalla fine del capitolo, sempre più scombussolato: era impressionante la rapidità con cui Daisy aveva fatto quella sorta di patto col destino, il quale la indirizzava in un futuro dove, per un anno, avrebbe dovuto rinunciare alla magia.

Fortunatamente, Archie sapeva come era andata a finire l'intera vicenda, ma si mise lo stesso nei panni dei lettori, domandandosi come mai Daisy avesse lasciato questa “aura di mistero” attorno ai motivi che l'avevano spinta a prendere quella decisione così importante: non poteva essere solo per via di una Visione (“baggianate, nient'altro che specchietti per allodole!” continuava a pensare Archie), per via di un'apparente finestra offuscata sul futuro, letto da un personaggio tutt'altro che affidabile. Oppure era davvero per quella futile motivazione che Daisy si era lasciata abbindolare? Voleva forse dare uno sguardo più ravvicinato e concreto al mondo dei Babbani, così che la fantomatica “proposta” di Venusia, oltre che inevitabile, le era anche sembrata piuttosto convincente e conveniente tanto da coglierla al volo come un'opportunità irrinunciabile?

Archie sospirò, dando un freno alla montagna di domande che gli si ammassavano nel cervello, pensando che avrebbe potuto fare una cosa migliore: esporre tutti quei dubbi direttamente alla diretta interessata, Daisy.

Ma ci sarebbe stato tempo, specialmente ora che le avventure della sua sventurata amica nel mondo Babbano, senza l'aiuto della magia, stavano per iniziare davvero.

SPAZIO DELL'AUTORE:
Eccomi qua, dopo una settimana e qualche giorno di ritardo sulla pubblicazione: mi ero ripromesso di essere regolare ma, come disse qualcuno, "mai dare fretta al genio" (genio chi? io? ok, deliri serali di uno pseudo-scrittore montato! perdonatemi!)
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, perché ho inserito una caratteristica importante di questa fanfiction che si ripeterà in seguito: l'alternanza tra le pagine di "La mia vita da Babbana" e i pensieri dei lettori. Lettori, esatto, avete letto bene: perché non ci sarà solo Archibald Koobling, ma anche qualcun'altro che interpreterà per noi le avventure di Daisy Hookum nel mondo dei Babbani!

Enjoy it e...alla prossima!
Manuel.

   
 
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