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Autore: xenascully    04/08/2011    1 recensioni
Quando il loro intrepido Capo scompare, la squadra di Gibbs si impegna per trovarlo prima che il suo tempo giunga alla fine...
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Ducky era fuori dal furgone gridando perché qualcuno venisse ad aiutarli dal pronto soccorso, mentre Gibbs si spostava per tirare fuori il corpo inanimato di Tony. Lo tenne stretto, cullandolo fra le braccia come fosse stato un bambino mentre andava incontro alla barella nel mezzo del parcheggio delle ambulanze.

Ducky stava spiegando ai dottori cosa stava succedendo, mentre Gibbs posava gentilmente Tony sulla barella. La vista del blu sulla pelle di Tony, gli ricordò che la paura che in quel momento lo stava sopraffacendo era meglio spesa diretta contro coloro che avevano causato tutto questo, sotto forma di furia.

Quando i dottori spinsero rapidamente la barella in direzione dell’ospedale, l’Agente li seguì. Ma quello che voleva fare non era stare alle costole del suo Agente.

“Avete un’Infermiera di nome Carol, che lavora qui oggi?” Chiese alla signora al banco della reception.

“Carol?”

Gibbs si guardò attorno in cerca di Ducky, ma lui se n’era già andato assieme ai dottori di Tony per assistere in ogni modo possibile. Incontrò di nuovo gli occhi della signora. “Nei vostri dati, dovrebbe vedere che ieri l’Agente Anthony DiNozzo Jr. è visitato qui nel pronto soccorso. È stato controllato da un’Infermiera di nome Carol.”

“Oh…beh, mi faccia solo…controllare per lei, Signore.” Disse lei, voltandosi verso il computer. Gibbs cominciò a camminare avanti e indietro mentre attendeva, impazientemente. “Oh, oh, sì! Carol!” L’esclamazione della donna lo fece voltare immediatamente verso di lei. “Lavora qui da solo un mese, ecco perché non riuscivo a inquadrarla. Sta facendo un doppio turno, ma credo stia riposando nella saletta delle infermiere.”

“Dove?” Chiese lui.

“Mi dispiace, Signore, ma non posso permetterle di-”

“Sono l’Agente Speciale Leroy Jethro Gibbs dell’NCIS.” Le mostrò il distintivo. “E lei è indagata. Ora, mi dica dov’è quella saletta.”

“Oh santo cielo!” Disse la donna. “L- le chiamo qualcuno che la porti lì…”

Il cellulare di Gibbs cominciò a suonare e lui lo tirò fuori per rispondere. “Sì, Gibbs.” Rispose con voce impaziente.

“Capo, abbiamo trovato qualcosa.” Risuonò la voce di McGee dall’altra parte della linea.

“Dimmi.”

“Una delle infermiere attualmente impiegate a Bethesda, è stata trasferita lì tre settimane e mezza fa. L’abbiamo controllata, e si è trasferita da una clinica di Baltimora. Il suo nome è Carol Winter. Ma senti questo, Capo…Si è cambiata il cognome otto anni fa. Il suo vero nome è Carol McWithey…”

Gibbs chiuse il telefono senza rispondere, rimettendoselo in tasca. Ora era sicuro, senza nessun dubbio, che Carol era colpevole.

“La porterò alla saletta, Agente Gibbs.” Gli si avvicinò un uomo basso con addosso un camice. Gibbs annuì e seguì l’uomo. “È proprio qui.” Indicò la porta.

“Grazie.” Gli disse Gibbs. Entrò nella saletta. Le luci erano abbassate, e lui trovò l’interruttore per accenderle. Una donna giaceva in una branda dall’altra parte della sala. Erano gli unici due in quella stanza, e le luci la fecero svegliare.

“Che diavolo?” Gemette lei.

“Carol Winter?” Chiese Gibbs.

“Chi lo chiede?” Lei si sedette e mise a terra i piedi, strofinandosi gli occhi con entrambe le mani.

“Penso che lei sappia chi sono.” Le disse. “E io so chi è lei davvero, Signorina McWithey.”

Alzò lo sguardo su di lui, allora; i suoi occhi tradivano il suo tentativo di rimanere calma. “Non so di cosa sta parlando. Il mio nome è Carol Winter.”

“Oh, lo è ora.” Disse Gibbs, avvicinandosi. “Ma ha fatto cambiare il suo cognome otto anni fa.” Gli occhi di Carol vagarono per la stanza. “Lei e suo fratello minore dovete essere stati molto vicini.”

Incontrò il suo sguardo, allora. “Lo eravamo…molto tempo fa.” Gli disse. “Finché DiNozzo non ha spezzato la nostra famiglia.”

“E dovete esserlo di nuovo. Avete pianificato per molto tempo, per essere riusciti a fare ciò che avete fatto.”

“Billy ha pianificato tutto.” Lo guardò negli occhi, anche se aveva la testa china. “Io ero qui solo come piano B.” Improvvisamente, i suoi tratti furono colpiti da un’illuminazione e lei sollevò il capo. “È qui perché ha funzionato.” Disse. Quando Gibbs strinse gli occhi, lei sorrise, proprio come suo fratello. “Allora…va bene che mi abbia trovata. Volevamo fosse così; le conseguenze non avevano importanza.”

“Per vendicare la morte di vostro padre.” Verificò Gibbs. “Perché? Perché gettare via tutto? Ha una carriera; amici…Suo fratello non ha niente, per quanto ne sappiamo. Non c’era nulla fra lui e la follia. Ma perché lei dovrebbe?”

“Pensa che una carriera metta a posto tutto? Ho perso la mia famiglia per colpa del suo Agente. Prima, mio padre, poi Billy. Dopo che nostro padre venne ucciso lui cambiò. Per anni, è stato come un completo estraneo. Poi è semplicemente…scomparso. Ciò che ho fatto con la mia vita è stato un tentativo di andare avanti. Ma non è servito a niente.” Lacrime le brillarono negli occhi, nonostante stesse sorridendo, e scosse la testa. “Non è cambiato niente. Non sono mai stata in grado di andare avanti.”

“Ha mai saputo cosa ha fatto suo padre?” Chiese Gibbs. Lei sospirò seccata e scostò le sguardo. “Ha ucciso tre persone tentando di rapinare una banca. E aveva la pistola puntata contro una donna, che si trovava lì assieme a sua figlia.” Carol alzò lo sguardo su di lui con la coda dell’occhio. “L’avrebbe uccisa, come anche sua figlia, perché stavano piangendo. DiNozzo gli ha sparato, per salvarle. E ora…ora tutto quello a cui può pensare è causargli lo stesso dolore che ha provato lei perdendolo. Davvero, desidera onestamente che qualcuno provi quel dolore? Sapere come ci si sente a perdere qualcuno che si ama…Io non lo augurerei a nessuno. Nemmeno al mio peggior nemico.”

Lei lo guardò, dritto negli occhi; le lacrime che rapidamente le riempivano gli occhi, ora le rigavano le guance. Carol sapeva del passato di Gibbs, grazie all’intensa ricerca di suo fratello. Sapeva che aveva perso sua moglie e sua figlia. Quindi, sapeva che lui comprendeva quel dolore…

La porta alle loro spalle fu forzata aperta, facendo voltare entrambi. McGee e Ziva entrarono, pistole pronte e puntate a Carol. “Tutto bene, Capo?” Chiese McGee.

Annuendo, Gibbs si voltò verso Carol. “Riportatela al Cantiere. Fatele scrivere una confessione.” Ordinò. Carol non mostrò segni di resistenza mentre Ziva la ammanettava.

“Hanno scoperto cosa non andava con Tony?” Chiese Tim al suo capo.

“Botulismo.” Confessò Carol. “C’è un’anti-tossina. C’è tempo per salvarlo.”

“Eccetto che non avete contato, con tutta la ricerca che avete fatto sulle nostre vite, che i suoi polmoni erano già stati compromessi dall’infezione con la peste polmonare.” Disse Gibbs.

Lo sguardo di Carol cadde a terra. “M- mi dispiace…”

Gibbs trovava difficile provare della simpatia o anche perdono per lei in quella situazione. Dopo qualche momento, realizzò che Ziva e Tim lo stava fissando preoccupati, a causa di quello che aveva appena detto. Erano investigatori; non era difficile capire che quello significava che c’era un problema con i suoi polmoni adesso.

Prese un respiro e lo emise rumorosamente. “Portatela fuori di qui. Vi chiamerò non appena saprò qualcosa.”

Con un po’ d’esitazione, se ne andarono per eseguire i loro ordini.

Così, Gibbs se ne andò concentrandosi solo su una cosa…Sperare che Tony ce l’avrebbe fatta…

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Eh, già...quando Gibbs sfodera il nome intero c'è di che preoccuparsi!

  
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