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Autore: Wren07    04/08/2011    4 recensioni
Un giorno, Al, comunque vada, aprirò una Cioccorana, e ci sarà la tua faccia qui sopra - il sorriso si allargava sempre di più - Te lo prometto - aggiunse abbassando leggermente il capo e socchiudendo gli occhi, in tono solenne.
Albus non poté fare a meno di ridere, e si avvicinò al volto di Gellert per baciarlo dolcemente.
- Sarai il primo a saperlo, Gel - sussurrò subito dopo - te lo prometto - .
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Edizione Straordinaria

Albus Silente, già noto per aver scoperto dodici usi del sangue di drago, annienta il Mago Oscuro Grindelwald, ora rinchiuso nella prigione di Nurmengard da lui stesso costruita.

All’interno i dettagli dell’epico duello.

 

Il giornale, ancora fresco di stampa, giaceva ripiegato sulla scrivania, alla destra della bacchetta che aveva vinto in duello e di cui ormai era il legittimo padrone. La bacchetta robusta e nodosa su cui non osava posare lo sguardo per più di una manciata di secondi.

Lo sguardo di Albus era rivolto altrove, mentre misurava a grandi passi il suo ufficio. E la sua mente era ben al di là del camino di fronte a lui che continuava a fissare, seguendo distrattamente i profili delle fiamme guizzanti al suo interno.  - Assurdo - rifletté.  In un’altra vita, rinchiusa per troppo tempo in un baule senza fondo, possedere quell’arma avrebbe significato tutto. Avrebbe significato che non era più il ragazzino emarginato di Godric’s Hollow, né il piccolo genio di Hogwarts, ma il futuro Padrone della Morte.

Ma ora significava solo una cosa.

Che non avrebbe più visto il suo sorriso beffardo, né il volto emaciato, né gli occhi guizzanti come le fiamme che ardevano nel camino acceso di fronte a lui.

Inspirò profondamente e finalmente si sedette, smettendo di girovagare per la stanza. Ma prima che il volto di Gellert potesse continuare a prendere forma dolorosamente nella sua mente, fu riscosso brutalmente dai suoi pensieri.

- Silente! - tuonò una voce, mentre la porta del suo ufficio veniva aperta rumorosamente, senza che nessuno avesse prima bussato.

- Ministro - commentò Albus in educata sorpresa, sollevandosi appena dalla sedia, su cui fino a un attimo prima giaceva sprofondato, gli occhi ancora fissi sulla fenice in gabbia tornata al massimo dello splendore.

- Io… Mi scusi per l’intrusione, ma non potevo esimermi dal porgerle personalmente i miei più sentiti complimenti. Straordinario. Semplicemente straordinario - esordì il Ministro, tonante ed entusiasta.

Albus fece del suo meglio per sorridere cordialmente all’uomo, che si era avvicinato per stringergli la mano.

Fissò gli occhi nei suoi, per costringersi a seguirne ogni parola, ma lo sforzo risultò quasi del tutto inutile.

- Be’, avrà già ricevuto l’Ordine di Merlino Prima Classe e la nomina di Stregone Capo del Wizengamot, immagino. E naturalmente, se aspirasse a una più alta carica, un gufo al Ministero è l’unica cosa che ha da fare, lo sa - .  Si fermò per un attimo, grattandosi il capo.

- Non mi fraintenda, ma voglio dire, Hogwarts, per un mago del suo calibro, non le sembra - e fece un’altra pausa come per cercare un termine adatto - limitante? - concluse. Solo allora parve risvegliarsi l’attenzione di Albus, che alzò il sopracciglio destro con un sorriso a mezza bocca e l’aria scettica.

- Affatto, Ministro, affatto. Come vede, qui dispongo di un’ampia selezione dei dolci magici più variegati - Oh, si serva pure, la prego - aggiunse, accennando ad una ciotola colma di piccoli caramelle scure dall’aria poco rassicurante.

- E non troverei niente di più limitante di quei pasticcini che siete soliti offrire nei vostri uffici - sorrise cordiale.

Il ministro abbassò gli occhi, come colto alla sprovvista, ma si riprese subito.

- Oh, come vuole, professore, ma certo - Ah, quasi dimenticavo - aggiunse quasi amareggiato, ma sforzandosi di mantenere il tono affabile, mentre frugava nel suo mantello da viaggio. Ne estrasse una scatola ottagonale, che allungò ad Albus sulla scrivania.

- Cioccorane? Devo ricredermi allora, il Ministero conosce i miei gusti - disse Albus, abbassandosi sulla punta del naso gli occhiali a mezzaluna.

- Oh, me lo auguro. Mi permetta di andare ora - .

- Non si disturbi - concluse, mentre Albus si alzava dalla sedia per accompagnarlo alla porta.

 - E se ha qualche disposizione speciale per Grindelwald, o qualche mozione su qualunque altro tipo di faccenda, non esiti a contattarmi - .

La porta si richiuse alle sue spalle e Albus si sedette nuovamente alla scrivania. Aprì la scatola e ne estrasse una Cioccorana. Perché mai gli avevano recapitato proprio i suoi dolci preferiti?

Scartò la prima. Era da un po’ che non ne assaggiava. Non era più abituato a quel sapore dolciastro.

Masticando, estrasse dalla carta anche la figurina allegata. Cliodna.

Una scarica elettrica gli percorse le dita. Quante volte ne aveva fatto quasi indigestione con Gellert. 

Per scrollarsi quei pensieri di dosso, prese una seconda Cioccorana. Merlino.

Terza. Paracelso.

Quarta. La figurina sembrava appiccicata all’involucro. La tirò con forza, ritrovandosela tesa esattamente sotto gli occhi. Il familiare volto su carta rispondeva cordiale al suo sguardo stralunato. Lesse in fretta la descrizione, riuscendo a coglierne solo poche parole attraverso le macchie di cioccolato.

“Albus Silente, noto sopratutto per aver sconfitto nel 1945 il mago del male Grindelwald ... ama la musica da camera e il bowling."

“Un giorno, Al, comunque vada, aprirò una Cioccorana, e ci sarà la tua faccia qui sopra”.

 "Sarai il primo a saperlo, Gel, te lo prometto".

Mentre le parole di Gellert, come riaffiorate con un balzo da quel baule sprangato ed evitato con così tanta meticolosità, riecheggiavano nella sua testa, fissò la figurina per un altro istante, prima di riporla nell'involucro con un colpo di bacchetta, insieme alla Cioccorana, che saltava libera per la stanza e cercava inutilmente una via di fuga.

Prima ancora che potesse decidere cosa fare, sentì un suono conosciuto provenire dal corridoio. Era la risata di circostanza del Ministro. Doveva essere stato trattenuto da qualche altro insegnante.

Fece comparire dal nulla un pacchetto, in cui fece scivolare la Cioccorana ormai di nuovo intatta.

Si precipitò fuori dalla stanza e raggiunse il Ministro. Il professor Lumacorno aveva appena svoltato l’angolo.

- Professore - lo salutò di nuovo il Ministro con aria meravigliata.

- Le chiedo scusa per il disturbo, Ministro, ma avrei bisogno di un favore per una questione della massima importanza. Ho bisogno che venga recapitato con urgenza questo pacco a Grindelwald - .

E gli porse il pacchetto appena incartato.

- Ma certo professore, come desidera - rispose il Ministro, sgranando per un attimo gli occhi per l’incredulità, ma mascherandola un instante dopo con un largo sorriso che lasciava intravedere le rughe sul suo volto, non ritenendo saggio aggiungere altro.

Albus lo salutò con un breve cenno del capo e si avviò nuovamente verso il suo ufficio.

Circondato da sbarre invisibili, da ombre che non lo avrebbero mai abbandonato. Come l’ombra del sorriso che gli contorceva il volto.

E si avventò sulla scatola di Cioccorane, per ritrovare quell’Albus Silente un po’ grottesco nella sua perfezione plastificata che da allora tutti avrebbero conosciuto.

*

Immobile, accovacciato sul sedile di pietra. Gli occhi bassi fissi e brucianti. Fissi sul pavimento, sulle piccole pietre quadrate da cui era composto. Che poteva fissare, seguire, contare.

Stretto, come quella stanza. E freddo e vuoto. Non così vuoto in realtà. Era quello che avrebbe voluto. Che quello spazio stantio non fosse abbastanza largo da contenere i suoi ricordi. Che non facesse entrare i suoi ragionamenti. Che il suo dolore non potesse passare attraverso le sbarre. E si disperdesse fuori come nebbia, invadendo l’aria.

Invece era lì dentro, ad aggiungere soffocanti dimensioni alla cella piatta.

Gli occhi stralunati, prese a contare le pietre del pavimento. Una-due-tre.

Con un cigolio, la porta si spalancò, lasciando entrare tre uomini robusti con le bacchette puntate su di lui. Mantenne gli occhi bassi. Dall’esterno non era entrata luce né aria. Solo gli uomini che continuavano a rivolgersi a lui come se da un momento all’altro avesse voluto alzarsi, farli fuori e fuggire. Rise tra sé, ancora con gli occhi fissati sul pavimento, e riprese a contare. Quattro-cinque-sei.

Gli uomini parlarono. Alzarono la voce. Sette-otto-nove.

Uno di loro si avvicinò, borbottando parole incomprensibili. Lasciò scivolare un pacchetto dal mantello sulla panca su cui giaceva Gellert e si ritrasse con un moto quasi disgustato. Gli altri lo seguirono. Undici-dodici-tredici.

Non sapeva dove era arrivato quando alzò gli occhi dal pavimento per fissarli sul pacchetto. Con un gesto molle, lo scartò e prese tra le mani il foglio che conteneva.

La pergamena sapeva di chiuso almeno quanto la  cella. Ma la grafia che spiccava su di essa sapeva ancora di aria fresca e di speranza, come il verde dell’inchiostro, che tracciava solo poche parole.

Io non dimentico, Gellert.

Avvicinò la carta al viso, per sentire ancora una volta quell’aroma, per tracciare con le dita la sagoma di ogni lettera. Solo dopo riprese il pacchetto e ne estrasse una Cioccorana. I dolci preferiti di Albus, certo, anche lui ricordava. Le indigestioni che ne avevano fatto. La sua collezione di figurine che doveva ancora avere da qualche parte nel suo ripostiglio la vecchia Bathilda, nel cofanetto che aveva lasciato a Godric’s Hollow nella fretta partire. La fretta di fuggire. Fuggire da Albus. Ma non era fuggito stavolta. Era stanco di essere in gabbia. Stanco di inseguire il suo destino. Stanco perfino della sua ricerca. Non aveva più scelta e non aveva potuto scegliere lui. Eppure, per un momento, mentre il canto inebriante della fenice lo pervadeva, aveva sentito di avere un’altra possibilità. Aveva scelto di seguire quel canto e di abbandonare il resto. Aveva scelto di essere libero. Ma Albus no. Era sempre stato lui quello responsabile. Non avrebbe mollato tutto, lo sapeva in fondo. E così Gellert aveva lasciato che lo disarmasse. Aveva visto la bacchetta volare nelle sue mani. L’arma per cui aveva dato tutto. Ancora non capiva perché si era fermato. Perché si era arreso e aveva atteso che Albus lo finisse. Ma la fine non era arrivata.

Era ancora lì, in quella cella che sapeva fogna, seduto con in mano una Cioccorana. Rise tra sé, tenendola ancora chiusa nella carta. Lui sapeva benissimo cosa conteneva, ma Albus! Albus sicuramente non ci aveva creduto. E come avrebbe potuto credere che la sua promessa si avverasse?

Finalmente scartò la Cioccorana e la inghiottì prima che potesse scappare. Poi si concentrò sulla figurina e rise di nuovo, la bocca ancora piena. La versione garbata e cerimoniosa di Albus gli rispondeva con un sorriso elegante dalla foto. Era più o meno così la prima volta che gli aveva rivolto la parola. Doveva essere quella la maschera che aveva portato prima di conoscerlo. La stessa che portava ora e che non poteva sapere se avrebbe portato per sempre.

Molto più comodo per lui chiuso lì dentro forse, si disse Gellert, che ancora rideva tra sé leggendo il suo nome menzionato sulla figurina.

Il mago del male Grindelwald. Lo avrebbe ricordato così Albus d’ora in poi? Prima ancora che potesse darsi una risposta, il suo sguardo ricadde sull’inchiostro verde brillante sulla pergamena.

No, non avrebbe dimenticato.

E con un sorriso contorto continuò a guardare l’Albus Silente che non avrebbe mai conosciuto.

 

 

 Wren's Corner

* La descrizione di Silente sulla figurina della Cioccorana è tratta da Harry Potter e La Pietra Filosofale, J.K. Rowling, Salani, Milano, p. 100.

** “Un giorno, Al, comunque vada, aprirò una Cioccorana, e ci sarà la tua faccia qui sopra”.

 "Sarai il primo a saperlo, Gel, te lo prometto". è una citazione alla fine del terzo capitolo di questa storia.

*** Trovate una descrizione dei personaggi delle Cioccorane che ho nominato QUI

E così sono arrivata all'ultimo capitolo. Ringrazio davvero di cuore tutti quelli che hanno letto e recensito la storia.

E naturalmente un grazie anche ad Albus e Gellert, che qui mi sta puntando molto gentilmente la bacchetta alla tempia.

Ed essendo giunti alla conclusione, lasciate che aggiunga qualche parola.

Pigna, pizzicotto, manicotto, tigre. 

Ecco, ora non ho davvero più nulla da dire.

 

 

   
 
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