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Autore: Douglas    04/08/2011    1 recensioni
Per gli appassionati di storie cavalleresche ecco un mix fra Tristano e Isotta e Merlin, dove un inedito Tristano darà del filo da torcere ad Artù
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lancillotto, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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Salve a tutti quelli che mi seguono, mi leggono o mi recensiscono... ecco un nuovo capitolo di questa storia. Per intanto tutto vi sembrerà piuttosto confuso ma con il tempo capirete un po' meglio la trama della storia.

Buona lettura e mi raccomando, recensite e dite la vostra! Ovviamente accetto anche le critiche!

 

Capitolo 8 – Sottomissione

 

Un flebile raggio di sole oltrepassò il vetro trasparente delle finestre della camera degli ospiti e colpì in pieno le palpebre chiuse di una giovane fanciulla dai capelli lunghi e dorati.

Infastidita, spalancò gli occhi cerulei ed emise un boato molto simile ad uno spaventoso ruggito, mostrando le fauci fameliche.

- Buongiorno- esclamò una voce gentile al suo fianco e una mano forte le accarezzò un braccio. Un brivido molto umano le attraversò la schiena facendola sentire speciale.

Anche se lei era una sirena, una delle creature più selvagge e astute che esistano in natura, non sentiva di esserlo pienamente poiché aveva ricevuto in dono l’unica capacità che le sue sorelle non possedevano.

Questo poteva essere per lei una benedizione venuta dal cielo quanto una maledizione proveniente direttamente dagli inferi.

Al contrario di Carmilla e Briseide, la minore delle tre sorelle provava altri sentimenti che non fossero l’odio e il rancore: provava tristezza, sorpresa, felicità, astio, gelosia ma soprattutto era in grado di innamorarsi.

Si rigirò fra le coperte calde e avvolgenti e il sorrise accogliente di Artù le fece battere il cuore come non accadeva da lungo tempo.

- Buondì mio bel principe- esclamò la ragazza accarezzando il profilo delicato del ragazzo… era da così tanto tempo che non godeva della compagnia di un essere umano poiché Carmilla non la faceva avvicinare ad uno di loro se non per sfamarsi.

Artù, invece, era troppo bello e sensibile per morire… il suo carattere così fiero e autoritario sapeva sciogliersi sotto le carezze di una donna.

- Padrona, che cosa comanda?- esclamò il ragazzo con un tono di voce vagamente freddo e distaccato e questo fece soffrire enormemente la piccola sirena.

Sapeva benissimo che l’amore che provava verso quel nobile cavaliere non sarebbe mai stato ricambiato poiché la sua volontà sostava silenziosa in un ampolla di vetro e non nel suo cuore.

- Ti prego non chiamarmi più padrona e trattami come se fossi la tua amata- ordinò la ragazza sconsolata e, osservando con una vaga tristezza quelle meravigliose mani così potenti quando stringevano una spada, invidiò profondamente la ragazza che aveva rubato il suo cuore.

Non una dama altolocata bella e impossibile ma una stupida e semplice servetta.

Il ragazzo annuì rigidamente e scostò una ciocca di capelli biondi che era ricaduta sul viso della ragazza. - Dimmi quanto mi ami- lo invitò Iside sussurrando quelle parole all’orecchio destro del ragazzo.

- io vi amo più del mio popolo, mia dolce fanciulla. Amo i vostri stupendi capelli che ondeggiano quando la brezza li scompiglia, amo le vostre labbra sottili e delicate dal quale scaturiscono parole dolci e sagge come succede all’acqua cristallina che emerge dalle più alte sorgenti, amo i vostri profondi occhi in cui potrei affogare e la vostra pelle che sa di rose…-  esclamò provocandole una cascata di brividi e lei, senza troppo esitazioni, lo baciò con tutto l’ardore e la passione che sentiva in corpo.

- mi dispiace- sussurrò appena le loro labbra si staccarono di qualche centimetro – per cosa mia amata? - esclamò il ragazzo stringendola a sé con tanta facilità – Per quello che ti ho fatto ieri sera. Ti ho provocato un dolore immenso solo per un mio capriccio ma l’ho fatto anche perché tu possa essere risparmiato quando le mie sorelle porteranno a termine la loro missione- esclamò giocherellando distrattamente con una delle ciocche bionde di Artù, come se uno sterminio fosse qualcosa all’ordine del giorno tra le immonde creature del mare.

- un dolore di un attimo per una felicità di una vita – ripeté meccanicamente il principe come se quella frase gli fosse stata inculcata nel cervello usando la forza.

- Sorellina, sai essere molto ripetitiva. Non è la stessa frase che ha pronunciato quell’altro smidollato prima che Carmilla lo mandasse all’altro mondo?- esclamò una graziosa damigella di corte dai lunghi capelli neri e dagli occhi grigi taglienti come la lama di un coltello appollaiata sopra uno dei grandi armadi di legno della stanza.

A quelle parole, l’improbabile Isotta saettò in piedi davanti al letto e, mostrando gli spaventosi canini appuntiti, nascondeva dalla visuale dell’altra il principe ancora disteso fra le coperte rosse che osservava la donna con uno sguardo perso nel vuoto.

- Vattene Briseide!- esclamò emettendo un suono simile ad uno boato e l’altra dama, più anziana della principessa, sembrò improvvisamente divertita dal comportamento protettivo della sorella.

- Calmati sorellina, il principino non te lo ruba nessuno. Non condivido questa tua insana mania di giocare con il cibo. Io potrei farmi un bell’antipasto con lui…- esclamò osservando famelica il ragazzo con aria famelica.

Isotta si avvicinò furtivamente alla dama Briseide mostrando ancora i denti più pericolosi del reame – LUI NON SI TOCCA!- urlò mentre il suono delle fauci che stridevano l’uno sull’altra invadeva la stanza.

- Tu non oseresti mai colpire tua sorella solo per un insulso umano, vero?- esclamò l’altra per nulla spaventata dal tono minacciosa della bionda.

- se fosse necessario lo farei sicuramente. Ma so che tu non lo ucciderai perché ci serve per il nostro piano. Sai che oggi pomeriggio verrà costruita la nostra dimora e senza di lui, tra qualche ora, noi tre potremmo finire disidratate- esclamò malignamente la sorella tentando di non scatenare dell’ulteriore ira che si annidava nell’animo di ognuna di loro come un ragno infetto che intaccava le pareti della sua anima.

- Smettetela voi due! Iside sai che non tollero questo tuo stupido attaccamento agli esseri umani tuttavia il principe ci sarà molto utile per riuscire a sottomettere tutti senza provocare il minimo sospetto. Quindi stagli alla larga Briseide- urlò una voce possente sovrastando gli ululati e i versi che le altre due si scambiavano.

Quella voce le fece zittire immediatamente.

Le due sorelle si prostrarono in un inchino profondo quando Carmilla, la più temuta e glaciale fra le tre, apparve nella stanza.

- Come procedono i preparativi per questo pomeriggio?- domandò rivolgendosi alla minore ma a rispondere, questa volta, fu il principe che, con espressione vacua sul volto, ordinò: – Guardie! Voglio che costruiate un enorme vasca d’acqua per allietare il soggiorno delle mie ospiti.- e subito dopo si zittì, tornando a distendersi inerme tra le coperte vermiglie mentre la maggiore ghignava soddisfatta.

- Molto bene, vedo che sei riuscita a sottomettere il principe senza destare alcun sospetto. I miei complimenti!- esclamò sarcastica mentre l’altra piegava il capo sempre più in basso come se la sorella le avesse caricato un pesante macigno dritto sulle spalle.

- Non ne ero a conoscenza!!! Credevo che la nostra messinscena avesse convinto tutti persino quello scettico del re. Come potevo sospettare che un stupido menestrello ci avesse pedinato?- si scusò Iside strillando impaurita –Fortunatamente il re è più ottuso di te altrimenti sarebbe stata la nostra fine- concluse Briseide e, lanciando un occhiataccia alla sorella minore, balzò giù dall’armadio affiancandosi Carmilla.

- Questo Tantris potrebbe esserci d’impaccio… quindi voglio che una di voi due lo elimini o almeno lo sottometta al nostro potere prima che riesca a convincere il re- esclamò Carmilla soffermando lo sguardo prima su una poi sull’altra che non osavano neppure emettere un fiato.

Alla fine prese la sua decisione.

- sarai tu Iside ad ucciderlo- esclamò Carmilla con fare autoritario – io? Perché proprio io e non Briseide? Lei ha solo dovuto fingere di svenire mentre io venivo quasi uccisa da quello. Non avrà dimenticato dell’attacco e quindi non abbasserà nemmeno per un secondo la guardia- urlò Iside indicando la sorella in malo modo.

 – Questo, cara la mia sorellina, è un ordine e non una richiesta. Mi è sembrato che quel Tantris provi qualcosa per questa sciocca principessa di cui hai preso le sembianze e quindi sarebbe più facile fare crollare le sue difese… Inoltre vuoi che ti ricordi chi ha il coltello dalla parte del manico?- esclamò quella sorridendo diabolicamente e, con uno scatto repentino, si ritrovò seduta sul letto stringendo pericolosamente un unghia tagliente quanto una spada vicino alle vene pulsanti del collo di Artù.

Iside sussultò spaventata poi, piegando di nuovo il capo in segno di sottomissione, accettò il suo nuovo incarico.

 

 

Se il principe Artù non fosse stato così impegnato a ordinare alle guardie di costruire quello scempio stringendo la mano di una perfetta sconosciuta, avrebbe sicuramente deriso la sua espressione idiota. Perché Merlino né era assolutamente certo: in quel momento doveva proprio sembrare un completo imbecille.

Forse lo sembrava per la mascella praticamente caduta al suolo, forse per gli occhi azzurri ormai completamente fuori dalle orbite o forse per le braccia penzolante che si sottomettevano silenziosamente alla forza di gravità o forse per tutte tre le cose.

Quello che stava accadendo, però, andava contro ogni limite della sua immaginazione poiché un intero plotone di guardie stava silenziosamente costruendo un enorme tinozza per il bagno proprio al centro della piazza centrale della cittadella come una vera squadra di carpentieri.

Il ragazzo sbatté insistentemente le palpebre tentando di acquisire un po’ di lucidità.

Si guardò attorno stupefatto e si accorse di non essere il solo ad assistere a quello strambo spettacolo messo in scena dal principe e dalla sua bionda ospite.

Qualche metro più in là, seminascosta da un enorme colonna che sorreggeva la reggia di Camelot, c’era Ginevra che osservava con la sua stessa espressione di qualche attimo prima quella strana costruzione.

Senza farsi notare da Artù, immerso in una fitta conversazione con la principessa Isotta, si avvicinò silenziosamente alla ragazza e notò che il suo sguardo non era posato sulla tinozza gigante bensì sulle due figure reali strette in un abbraccio.

Si accorse che i suoi occhi erano leggermente arrossati e il cesto dei panni , che reggeva qualche attimo prima, era caduto al suolo spargendo il suo contenuto disordinatamente.

Merlino si bloccò addolorato dalla visione della sua migliore amica e provò l’impulso di scappare per lasciarla sola con il suo dolore.

- Merlino!- esclamò improvvisamente appena notò la figura smilza del servo avvicinarsi e, con un gesto veloce, si asciugò gli occhi e raccolse da terra tutto il suo bucato.

- Buondì Guen! Hai idea di cosa stia accadendo qui?- domandò il giovane mago fingendo di ignorare le lacrime cristalline che le avevano inumidito gli occhi.

- Ne so quanto te! Questa mattina sono andata al mercato ed erano già al lavoro. Il principe non ti aveva accennato di questo suo progetto? – domandò distogliendo lo sguardo dai due e concentrandosi a fatica su Merlino.

- Veramente non l’ho più sentito dalla festa di ieri sera perché mi ha ordinato di tornare a casa e di prendermi una giornata libera…- esclamò corrugando le sopracciglia stupito lui stesso dell’improvvisa magnanimità del suo padrone. Non era nemmeno sicuro che il principe conoscesse termini come giornata libera o vacanza.

- A cosa credi che serva?- domandò Merlino distogliendosi da quei buffi pensieri e indicando l’enorme vasca con fare scettico – Non saprei. Sinceramente non credo che possa avere qualche scopo militare… però io non sono un cavaliere di Camelot e non ne capisco nulla di strategia quindi non è da escluderlo.- concluse infine.

- Vorrei tanto sbagliarmi ma anche io credo che non abbia tale scopo… e se venisse riempita d’acqua e usata soltanto per fare un bagno a quelle principessa snob mi toccherà fare due chicchere con il mio caro pesce lesso innamorato- esclamò il ragazzo osservando sospettosamente le labbra della ragazza che sussurravano parole impercettibili  all’orecchio del futuro re.

- Nella città bassa ci sono famiglie in cui l’acqua scarseggia e credo che sia uno spreco vero e proprio… E se il popolo lo venisse a sapere probabilmente si nascerebbero delle proteste… Ti devo salutare: devo tornare da Morgana, arrivederci Merlino.- esclamò con tono afflitto e osservandola trascinarsi a passò lento su per le scale del castello, provò un senso soffocante di dispiacere schiacciargli il torace e impedendogli quasi di respirare.

Merlino tornò ad osservare l’incessante lavorio delle guardie che seguivano silenziosamente gli ordini del principe erigendo sostegni in legno o rinforzando con altre travi le sponde rigide della vasca.

Prendendo un po’ di coraggio si decise ad affrontare il suo principe consapevole che un’ orrenda punizione lo attendeva.

Fece un solo passo in avanti prima che un braccio lo trascinasse con sé in un oscuro vicolo. Due profondi occhi marroni cerchiati da due anelli d’oro inconfondibili lo osservarono con decisione. Tantris il menestrello , infatti, se ne stava nascosto dietro la colonna con il dito posto davanti le labbra sottili facendogli segno di stare in silenzio.

Merlino seguì il suo consiglio ma osservò quello strano ragazzo con un espressione dubbiosa sul volto. Non sapeva ancora cosa pensare di lui: soprattutto perché la sera prima aveva sventolato ai quattro venti un improbabile attacco del vigoroso principe da una delicata principessa che non potrebbe fare del male nemmeno ad una mosca.

Doveva ammettere che, se il suo comportamento non fosse stato così sospetto, lo avrebbe considerato quasi quanto un eroe. Non era da tutti sfidare il re ad una gara di sguardi e uscirne vincitore , soprattutto se lo si è appena umiliato pubblicamente.

- Non è una buona idea per voi starvene così vicino alla reggia. Questa volta il re non potrebbe essere così clemente e credo che nemmeno Artù provi una stima poi così profonda verso di voi per salvarvi la vita- sussurrò tutto d’un fiato Merlino appena ripreso dallo shock e osservando il menestrello avvolto in un lungo mantello scuro si domandò come avesse fatto ad eludere le guardie.

- Quante volte devo dirvi che io non ho paura di nessuno dei reali di Camelot: né del figlio e tanto meno del padre. Il destino mi assegnò, già alla nascita, un grande peso che grava tuttora sulle mie spalle…- esclamò il ragazzo con quel tono malinconico che Merlino non sapeva ancora spiegarsi.

- Dovreste averne invece… il re è furibondo- esclamò ricordando l’espressione omicida con cui aveva osservato il menestrello andarsene dal suo prezioso castello.

- me ne compiaccio…- esclamò Tristano soddisfatto e Merlino sentì un senso di dispiacere invaderlo. Quel ragazzo sembrava essere così simpatico seppur un po’ sprovveduto.  Eppure c’era qualcosa in lui che non lo convinceva del tutto e finché non avrebbe rivelato la verità, avrebbe mantenuto le distanze da lui.

- Voi mi credete Merlino?- domandò improvvisamente il menestrello con voce profonda e il giovane mago lo osservò stupito dalla immediatezza della domanda, come se quel giovane ragazzo avesse capisse l’ostilità che il servo di Artù ostentava nei suoi confronti.

- Io non lo so… mi sembra incredibile quello che avete detto. Sono il servo del principe eppure non ho trovato stranezze nel suo comportamento- esclamò con fare poco convinto.

- Ah no? è quella come la reputate?- disse il menestrello indicando con vigore l’enorme contenitore mentre i suoi occhi lo infilzavano con decisione.

Merlino rimase a riflettere diversi minuti, indeciso.

- Una stranezza…-  concluse abbassando lo sguardo sui suoi stivali logori.

- Esatto. Merlino, ti giuro che ho visto con questi miei stessi occhi i canini di quella ragazza infilzati nella pelle chiara del principe e non me lo sono né immaginato né inventato… non so che diavolo di creatura sia quella,  né cosa voglia da Artù ma di una cosa sola sono sicuro: sta manovrando il principe a suo piacimento per ottenere fama o potere. Quindi rispondete a questa domanda Merlino. A chi riponete la vostra fiducia? ad una principessa sconosciuta o a un uomo che vi ha salvato più volte la vita?- disse con tono ostile mentre esplodeva come un vulcano in eruzione

- Devo riflettere.- esclamò alla fine Merlino confuso ma determinato a mantenere calma e sangue freddo anche di fronte alle provocazioni.

La razionalità era il fattore più importante di un mago.

- Non aspettare troppo Merlino perché la facilità con cui la malvagità potrebbe prendere il sopravvento sul potere non ti potrebbe concedere poi così tanto tempo per riflettere- esclamò amareggiato per non aver ottenuto la risposta che si aspettava.

Merlino lo guardò negli occhi per l’ultima volta, come se implorasse a quello sguardo di parlargli e di confessare tutta la verità su messer Tantris ma ricevendo in risposta solo fulmini guizzi d’ira annebbiati da una tiepida tristezza, abbassò lo sguardo e si avviò a passo spedito verso il principe.

  
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